Carlo Semerari – dichiarazioni 30.12.1984

Mi sono presentato spontaneamente per riferire ulteriori circostanze che sono riaffiorate alla mia memoria dopo il colloquio avuto l’ altro ieri.
Ho innanzitutto ricordato di aver conosciuto l’avvocato Era subito dopo l’ arresto di mio fratello avvenuto alla fine dell’agosto 1980 ad opera della procura di Bologna. Intorno al 15.09.80 il radiologo professor Di Gregorio Michele venne da me in anzi mi convoco’ a villa Mafalda dove lavora, per presentarmi l’ avvocato Era Franco, direttore amministrativo della clinica. Andai li’ con gli avvocati Cuttiga e Iezzi. Il Di Gregorio mi consiglio’ quell’ incontro dicendomi che l’ avvocato Era faceva parte dei servizi di sicurezza ed aveva il grado di generale.

Era persona cioe’ molto influente in grado di aiutare mio fratello. In quella occasione l’ Era tenne un atteggiamento vago per cui ci lasciammo senza aver concluso nulla. Ricordo ancora che mio fatello Aldo era iscritto al Grande Oriente d’ Italia da molti anni. Vi fu’ poi il suo passaggio nella loggia massonica P2 ma non posso collocarlo nel tempo ne’ so indicarne le ragioni la circostanza e’ certa e mi riservo altresi’ di approfondire i motivi della sua adesione alla loggia Propaganda 2 (P2) . Poiché il passaggio avvenne assieme a quello del dr Ferrara Carlo, medico legale, ritengo che costui sia in grado di fornire spiegazioni circa le ragioni del passaggio dalla massoneria ufficiale alla detta loggia coperta. Faccio presente ancora che il vero riferimento di mio fratello era la sua segretaria Berarducci Anna, titolare di utenza telefonica nr 06 – 6789489 (ufficio) e nr 6210650 (abitazione) ha lavorato con mio fratello fino al 1978 – 1979, ma e’ rimasta a lui molto legata. Ricordo poi un altro particolare che ritengo di interesse: mio fratello riferi’ a sua moglie, poco prima che venisse arrestato dalla magistratura di bologna e dunque intorno al giugno – luglio 1980 di avre ricevuto un giubbotto antiproiettile consegnatogli dal professor Ferracuti che lo metteva al corrente che mio fratello correva un grave pericolo. Il Ferracuti disse a mio fratello che  il giubbotto gli era stato consegnato dal generale grassini e che era proprio il generale grassini a fargli sapere che egli correva questo grave pericolo. Non fu detto da mio fratello a mia cognata in cosa consisteva questo pericolo. Mio fratello mi disse che il Ferracuti faceva parte dei servizi segreti italiani ed era in stretto contatto con i servizi segreti statunitensi e cioe’ con la Cia. Come e’ noto Ferracuti fece parte della commissione, istituita presso il ministero degli interni, per far luce sulla vicenda Moro. A questo proposito ricordo che un giorno giunse a mio fratello spedita dall’ italia e recapitatagli presso l’ istituto di medicina criminologica una lettera scritta in codice a firma “mister Brown” . Lo si informava delle modalita’ del sequestro Moro e comunque era inerente a tale episodio. Mio fratello si affretto’ a consegnare la lettera al generale dei carabinieri Ferrara. Non so’ perche’ abbia scelto proprio lui, ritengo che cio’ abbia fatto perche’ i due si conoscevano, anche perche’ mio fratello ha sempre insegnato presso la scuola superiore di polizia. Ricordo anche che un giorno, quando fu liberato da Bologna, Aldo mi disse di non aver mai fatto viaggi in Libia e che aveva viceversa riferito di essere stato in Libia alla sua assistente Carrara Fiorella, morta in drammatiche circostanze, per sottrarsi alla carrara che aveva verso di lui un rapporto affettivo assillante.

Praticamente mi voleva dire che aveva detto di andare in Libia alla carrara ma poi era andato altrove. Ritengo ancora importante riferire quanto segue: in occasione dell’ arresto di mio fratello Ferracuti assunse un atteggiamento aggressivo nei  confronti di mia cognata, che arrivo’ persino a minacciare di ritorsioni; le disse che se Aldo era stato arrestato per i fatti di Bologna, lui non c’ entrava per nulla e che egli non intendeva essere implicato in tali vicende e che se fosse stato implicato in tali fatti egli avrebbe saputo reagire; ritengo evidente il senso di quel messaggio rivolto a mio fratello che veniva invitato bruscamente attraverso mia cognata a non coinvolgere il Ferracuti in responsabilità. Non è possibile infatti spiegare diversamente quella condotta. Quando mio fratello fu sequestrato, pochi giorni prima di essere ammazzato, partimmo, io e la dottoressa Dell’ Orbo per Martina Franca dove fummo ricevuti dal colonnello Santoro. Questi mi disse che era stato certamente Ammaturo Umberto a sequestrarlo e ricordava il particolare che una sera a cena mio fratello, dopo la scarcerazione, gli aveva esternato preoccupazioni per l’ accertamento di una perizia psichiatrica nei confronti di un malavitoso accusato di avere ammazzato un carabiniere. Non ne ricordo il nome. Invitai allora il colonnello a riferire questa circostanza, che a suo giudizio giustificava il sequestro di mio fratello ad opera di Ammaturo, al magistro di Napoli, cosa che fece. In una certa fase dell’ indagini fu anche accusato del fatto tal Sasso Giovanni, persona a me nota per averlo avuto in cura nell’ Opc di Anversa. Notai che la cosa era impossibile per le gravi mutilazioni e menomazioni che il Sasso aveva all’ arto superiore destro a seguito di conflitto a fuoco precedente l’omicidio di mio fratello. Ho sentito piu’ volte dire nello ambito degli amici di mio fratello che l’ attivita’ di Era a villa mafalda rappresentava una copertura della sua reale attivita’ . Ritengo che l’ avvocato Cuttiga Franco, che il prof Di Gregorio Michele possano fornire indicazioni utili sull’ Era (…) evidentemente il rapporto tra era e mio fratello risaliva a vecchia data. ­