Il giudice Mario Amato

Sostituto procuratore della Repubblica a Roma. Eredita le indagini già assegnate a Vittorio Occorsio, assassinato nel 1976, da Ordine Nuovo. Fa subito i conti con tutti i personaggi di spicco dell’Italia torbida di quei tempi: i “fratelli” della Loggia massonica P2 e Michele Sindona. Il procuratore capo, Giovanni De Matteo, durante l’inchiesta non gli fornisce la minima collaborazione. scopre il clamoroso “protocollo 7125, n° 21950″ del 27 agosto 1976: un incartamento dei servizi di sicurezza che rivelava la riorganizzazione di Ordine Nuovo, messo al bando nel 1973. Maggiori sono i risultati ottiene, più il procuratore capo, Giovanni De Matteo, lo contrasta, sino a giungere a rifiutargli la controfirma del provvedimento restrittivo a carico di Alessandro Alibrandi, il quale armato di pistola ha opposto resistenza alle forze dell’ordine. Arresta due volte Paolo Signorelli, per una serie di attentati, ma costui verrà sempre scarcerato, subito dopo l’interrogatorio. Nella primavera del 1980, raccoglie le rivelazioni del falsario Marco Mario Massimi, su una riunione tenutasi, il 9 dicembre 1979, a casa di Paolo Signorelli, presente fra gli altri il criminologo Aldo Semerari, alla quale ha fatto seguito l’eliminazione, ad opera dei Nar, di Antonio Leandri, scambiato per la vittima designata: l’avvocato Giorgio Arcangeli, difensore di Albert Bergamelli, subentrato nell’ufficio all’avvocato Gian Antonio Minghelli.
Finisce, così, per collegare Paolo Signorelli e Aldo Semerari, e si convince della fondatezza del sospetto che l’estrema destra abbia collegamenti e ramificazioni dappertutto, anche nell’ordine giudiziario.
Per la prima volta ha paura: stila un rapporto che finisce nell’ufficio di Giovanni De Matteo, il quale, come dichiarerà in seguito, sotto giuramento, lo tratterrà una settimana intera senza neppure leggerlo. Intanto però, il contenuto del colloquio  col falsario in carcere, che pure doveva rimanere segreto, si diffonde rapidamente. Marco Mario Massimi se ne accorge subito e ritratta tutto. Il 13 giugno 1980, non gli resta, dunque, che presentare le sue doglianze al Consiglio Superiore della Magistratura. Senza fare i nomi di Semerari o Signorelli, rivela l’esistenza di un”incartamento Massimi”, contenente rivelazioni clamorose. Denuncia la negligenza di Giovanni De Matteo e avverte nell’imminenza di un attacco terroristico di proporzioni enormi. Denuncia i pericoli del suo lavoro e chiede un’auto blindata. Gli viene negata. Non serve neppure che faccia presente di essere stato pedinato, nelle ultime settimane, da due giovani, su di una moto di grossa cilindrata. Esattamente 10 giorni dopo aver esposto le sue lamentele, esce di casa per recarsi al Palazzo di Giustizia, ma, raggiunta a piedi la fermata dell’autobus di viale Ionio, viene avvicinato alle spalle da un killer a volto scoperto, sceso da una moto guidata da un complice, che gli pianta  due pallottole in testa. Ha 36 anni.

Estratto da “Banda della Magliana” di Otello Lupacchini

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – ottava parte (confronto con Delle Chiaie)

Si da’ atto che alle ore 16,25 la Corte entra in camera di consiglio, per una breve sospensione.

Si da’ atto che alle ore 16,35 la Corte rientra in aula. Il Presidente fa richiamare Izzo Angelo.

Il Presidente: per quanto riguarda le frasi proferite dall’imputato fioravanti nei confronti della corte, il Presidente ordina la trasmissione di copia degli atti al Procuratore della Repubblica in sede.

Izzo spontaneamente: Presidente mi scusi, cosi’ forse risparmiamo anche del tempo riguardo alle domande. Io ho mandato una lettera alla Corte e volevo sapere se e’ stata ricevuta?

Il p.m. fa presente che e’ agli atti.

Il giudice a latere: noi tutti i lunedi’ pubblichiamo un elenco degli atti pervenuti alla Corte.

L’avv. Bezicheri: Presidente, non ho capito il collegamento tra il risparmiare tempo e la lettera.

Il giudice a latere: ce lo spieghi.

Izzo: siccome questo non e’ il primo processo in cui sono testimone, ho notato che la maggior parte delle domande vertono sulla mia posizione personale e giuridica che in quella lettera viene chiarita. Questo e’ tutto.

Il Presidente da’ la parola alla difesa.

L’imputato Delle Chiaie interviene: ha mai dichiarato a qualche giudice l’episodio della pistola spagnola? La pistola regalata da un ufficiale della marina spagnola?

Il Presidente: quella con le iniziali di un ufficiale spagnolo.

Izzo: credo di si’. Comunque l’inchiesta sui fatti spagnoli e’ in mano al GI Calabria di Roma.

L’imputato Delle Chiaie: in che anno l’ha dichiarato?

Izzo: questa storia dovrebbe essere di uno – due anni fa, non glielo so proprio dire.

L’imputato Delle Chiaie: dopo il 1984?

Izzo: io mi sono pentito nell’84, percio’…

L’imputato Delle Chiaie: ah, quindi dopo il pentimento. Ricorda questo brano che mi permetto di leggere: “… di una Ingram, cioe’ una pistola regalata da un ufficiale della marina spagnola a Stefano Delle Chiaie, sequestrata a Concutelli.” Ricorda questo brano?

Izzo: si’,parliamo di due pistole diverse, pero’. C’e’ anche una Colt Commander 45 sequestrata a Concutelli.

L’imputato Delle Chiaie: nella mia memoria, inviata al processo Occorsio, che questa pistola famosa, lei puo’ chiedere al dott. Vigna, non fu mai trovata e fu soltanto un sentito dire.

Izzo: no, mi scusi, stiamo parlando di due pistole diverse. Io sto parlando di una pistola sequestrata a Gianfranco Ferro.

L’imputato Delle Chiaie interviene: perfetto.

Izzo: a Concutelli furono sequestrate una Ingram ed una Colt Commander 45 qualsiasi, probabilmente proveniente sempre… La 45 di cui ho parlato a dimostrazione dei rapporti con i servizi spagnoli, è la 45 Commander che e’ uguale a quella di Concutelli, pero’ sequestrata a Gianfranco Ferro, che e’ il luogotenente, ma gia’ l’ho dichiarato. La Commander sarebbe l’automatica.

L’imputato Delle Chiaie: da chi apprese delle possibili connessioni con i servizi segreti spagnoli? Da Concutelli?

Izzo: da Concutelli soprattutto.

L’imputato Delle Chiaie: puo’ indicare un episodio?

Izzo: Concutelli non mi diede grandi particolari su questi episodi, mi disse che avevano eliminato almeno due o tre terroristi che avevano messo una bomba in una certa occasione, che una volta hanno sequestrato un terrorista. La storia che so piu’ in dettaglio e’ che una volta, ai confini tra la Francia e la Spagna, avevano sequestrato un terrorista che andava in motorino, lo avevano caricato su di una macchina e portato in territorio spagnolo in cui era stato consegnato ai servizi di sicurezza.

L’imputato Delle Chiaie: presso il giudice Calabria c’e’ un’inchiesta, come ha detto lo stesso teste, ed e’ possibile controllare che non vi e’ stato alcun episodio di eliminazione fisica, ne’ di sequestro almeno fino al 1978-79.

Il Presidente fa presente che, in ogni caso, e’ un reato commesso in Spagna.

L’avv. Pisauro: la persona che sarebbe stata uccisa, questo militante dell’Eta, in effetti non era morta, mori’ nell’82.

Il Presidente: chieda l’acquisizione degli atti.

L’imputato Delle Chiaie: non è mai stato ucciso. Vorrei sapere, il teste ha parlato della sede di “Europa e Civilta’” che è a piazza San Giovanni. Ha presente i magazzini Coin?

Izzo: sono 13 anni che sono in carcere, no.

L’imputato Delle Chiaie: e il cinema Massimo?

Izzo: neanche, non conosco bene quella zona.

L’imputato Delle Chiaie: si puo’ essere dimenticato in carcere, ma la sede di “Europa e Civilta’” era di fronte al cinema Massimo e quindi…

Izzo interrompe: comunque le sedi di “Europa e Civilta’” erano due.

L’imputato Delle Chiaie: è una.

Izzo: no, erano due. Allora le specifico: la sede che ho visitato io, era un seminterrato in una traversa di via S. Quintino, via che da su S.Giovanni. Mi pare si chiami Vittorio Emanuele, Carlo Alberto, una cosa simile. Penso che sia facilmente rintracciabile dalla polizia.

L’imputato Delle Chiaie: il teste prima che entrasse in carcere nel ’73, ’74 ha parlato di riunioni in casa di una certa Fiammetta, puo’ dire il cognome?

Izzo: non ricordo. Sono in grado di identificare la casa in qualsiasi momento. E’ su corso Trieste, nei pressi di piazza Istria. Fiammetta era la ragazza di tale Sergio Meloni, militante di AN sarebbe colui che fu assolto dal giudice Alibrandi a Roma per un pestaggio ai comunisti, una storia del genere.

L’imputato Delle Chiaie: dov’era la sede di AN nel ’73?

Izzo: a via Arco della Ciambella n 7, nei pressi del Pantheon c’era una sede; un’altra, che era una sede semi-clandestina, nei pressi di piazza Bologna.

L’imputato Delle Chiaie: il teste ha detto che accompagnava Adinolfi da Saverio Ghiacci per prendere ordini, mi sembra. Dove lo accompagnava?

Izzo: si’. Lo accompagnai quasi sempre in una saletta interna del bar Negresco, a piazza Istria. In una occasione lo accompagnai alla facolta’ di Architettura.

L’imputato Delle Chiaie: dove studiava il Ghiacci?

Izzo: non lo so. Non credo, era vecchio. L’appuntamento era davanti alla facolta’.

L’imputato Delle Chiaie: puo’ descrivere Saverio Ghiacci?

Izzo: e’ bassetto e tracagnotto, con la pelle rosata, i capelli corti, mi sembra castani, ed i baffetti.

L’imputato Delle Chiaie: puo’ specificare in che momento del giorno c’erano gli incontri nella saletta del bar?

Izzo: l’appuntamento all’Architettura sicuramente di mattina perche’ ricordo che la facolta’ era aperta e c’era movimento. Al bar penso a tutte le ore, si tratta di due o tre e mi risulta difficile… Probabilmente nelle ore pomeridiane e serali.

L’imputato Delle Chiaie: faccio presente che Saverio Ghiacci lavora da sempre in un negozio fino alle 8 di sera e su questo si puo’ indagare. Conferma il teste che nel ’73 si incontrava anche con Paglia?

Izzo: si’, anche con Paglia che effettivamente non era piu’ il dirigente di AN romana che era rimasta solo in mano a Tilgher. Pero’ Paglia continuava a frequentare l’ambiente e continuava a mantenere rapporti.

L’imputato Delle Chiaie: faccio presente che Paglia dal ’71 non… è stato emarginato da AN per motivi notissimi, credo a tutti quanti, compreso il libro “La notte della Madonna”.

Izzo: scusi Delle Chiaie, questo e’ un falso.

L’imputato Delle Chiaie: non le permetto di dirmi che e’ un falso. Qui il falso lo dice uno solo e non le permetto…

Il Presidente interrompe: Delle Chiaie non reagisca in questo modo, altrimenti non le ammetto piu’ domande.

Izzo: mi scusi, e’ una cosa di cui sono sicuro non sia vera.

L’imputato Delle Chiaie: ha detto che c’erano avanguardisti in Lotta di Popolo, nella cui sede si riunivano elementi di AN. E’ al corrente dei rapporti tra Lotta di Popolo e AN in quegli anni?

Izzo: si’. So gia’ a cosa lei fa riferimento, a liti avvenute all’universita’ tra militanti di AN e di Lotta di Popolo. Ad esempio nella difesa di giurisprudenza nel ’73 quando c’era l’assemblea, c’ero anch’io, eravamo tutti la’, c’era Tilgher, Dantini, Ugo Gaudenzi, Alberto Pascucci, Gabriele Adinolfi, Giannetto Ubino che è gente di AN.

L’imputato Delle Chiaie interviene: non faccio riferimento ai contrasti dell’università, ma agli attacchi sullo stesso bollettino di Lotta di Popolo contro AN nel ’72-73 e c’è stata una rottura costante.

Izzo: il motivo era che l’Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale, legata a Borghese, cioe’ i reduci della Repubblica Sociale legati ad Avanguardia, difendeva a spada tratta il gruppo, il Golpe Borghese, praticamente Borghese, come faceva anche Avanguardia che diffondeva volantini del tipo “Italia, primo e unico paese che esilia le sue medaglie d’oro” che era Borghese la medaglia d’oro. Invece la Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale, che era una organizzazione di reduci che si richiamavano al fascismo repubblichino di sinistra, attaccavano pesantemente Borghese. Facevano addirittura un bollettino in cui dicevano che il Golpe era un tentativo reazionario da cui bisognava guardarsi e cose del genere. Il gruppo giovanile della Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale contro corrente era legato a Lotta di Popolo, e da qui nasceva una serie di contrasti, a volte anche fisici, fra militanti del gruppo e di AN, ma in effetti, io non nego l’esistenza di screzi, questioni, ecc…. dico che fondamentalmente e in ogni processo si tira fuori, cioe’ si gioca sulla buona fede di persone che non sono addentro alle cose, perche’ chiunque era un po’ nell’ambiente sapeva che in realta’ queste sigle, queste cose non impedivano assolutamente, eravamo tutti camerati, avevamo tutti gli stessi progetti in quel momento.

Izzo prosegue: penso signor Delle Chiaie che sarebbe piu’ onesto fare una storia vera del movimento, poiche’ nel momento in cui uno fa una storia vera puo’ anche essersi evoluto. Io oggi non ho nessun dubbio che lei potrebbe essere anche anti-reazionario o cose del giorno, ma il fatto che lei Delle Chiaie falsifichi il suo passato…

Il Presidente: si fermi qui.

L’imputato Delle Chiaie: innanzi tutto non devo ricevere lezioni di onesta’ da nessuno. Comunque vorrei sottolineare, siccome qui si fa confusione come sempre in nome del …

Il Presidente interrompe: faccia delle domande.

L’imputato Delle Chiaie: il teste non ha risposto. Permetta anche a me di commentare rispetto al commento del teste. A livello di base e’ possibile che i giovani si parlassero; dal punto di vista strutturale e organizzativo, le organizzazioni erano in rotta e in contrasto e in contrasto pesante e non esistevano strategie comuni…

Izzo interrompe: Pascucci Alberto, facciamo un nome che lei conosce…

L’imputato Delle Chiaie: no, non lo conosco.

Izzo: e’ controllabile, e’ il responsabile della sede di AN di piazza Bologna, era militante di Lotta di Popolo, era il capo del Fronte Studentesco ed era il responsabile della sede di AN di piazza Bologna. Si puo’ interrogare, è vivo, è libero.

L’imputato Delle Chiaie: chiamiamo il Pascucci, è importante. Io non l’ho mai conosciuto.

Izzo: e’ il vice di Dantini.

L’imputato Delle Chiaie: in che anno era responsabile di AN?

Izzo: non so dire il periodo, nel periodo in cui era aperta la sede di AN vicino al policlinico Italia.

L’imputato Delle Chiaie: era il responsabile di AN nello stesso periodo in cui erano in Lotta di Popolo?

Izzo: in quel periodo Alberto Pascucci era il capo del Fronte Studentesco che era un’emanazione da cui poi nascera’ Lotta di Popolo, ed era Lotta di Popolo in quel momento, e contemporaneamente era il vice di Enzo Maria Dantini che e’ il fondatore di Lotta di Popolo ufficiale ed aveva contemporaneamente anche questi compiti nella sede di AN.

L’imputato Delle Chiaie: nel 1973.

Izzo: potrei dire ’72, ’71, comunque e’ una cosa controllabile, percio’ anche l’anno si puo’ controllare.

L’imputato Delle Chiaie: nelle riunioni di cui ha parlato il teste quali erano le risoluzioni finali? Cioe’ ho sentito dire che si parlava di difesa da contro il comunismo, tutta una serie di cose, alla fine che cosa si concludeva. Quale elemento, quale fatto comune…?

Il Presidente: non risponda, ha gia’ risposto.

Il p.m.: Se lui ebbe un incarico preciso.

Izzo: ebbi un incarico preciso rispetto alle cose di cui si parlava nelle riunioni, ma non lo ebbi nelle riunioni. Lo ebbi da Andrea Sermonti in separata sede.

Il p.m.: Che incarico?

Izzo: di preparare un gruppo… Quello che ho detto.

Il Presidente da’ la parola all’avv. Bezicheri.

L’avv. Bezicheri si riporta alle dichiarazioni odierne di Izzo, in particolare alla uccisione di Palladino e chiede: e’ vero che accuso’ Iannilli e Di Vittorio di concorso nell’omicidio di Palladino?

Izzo: Iannilli mi disse che lui e Lele Macchi avevano partecipato, assieme a Concutelli, all’omicidio di Palladino. E’ una cosa che mi e’ stata detta, per cui non posso sapere se sia vera o falsa; il giudice ha ritenuto di non rinviarli a giudizio per questa storia, a me sta benissimo.

L’avv. Bezicheri: la mia domanda e’ se e’ vero che Izzo ha deposto a carico di Iannilli e Di Vittorio.

Izzo: risulta in atti, lo confermo che mi e’ stato detto questo.

L’avv. Bezicheri: le risulta che il GI e la sezione istruttoria di Novara, con doppia sentenza, abbiano prosciolto Iannilli e Di Vittorio con formula piena?

Il Presidente: questo e’ gia acquisito agli atti.

Il p.m.: Risulta gia’ alla Corte.

Il Presidente: questo e’ una domanda suggestiva.

L’avv. Bezicheri: ha parlato di Iannilli e Di Vittorio, e’ una domanda. Io la domanda la faccio, poi la corte…

Izzo spontaneamente: sugli omicidi al carcere di Novara ho scagionato…

Il Presidente: no, lei non deve rispondere.

Izzo continua: mi scusi, ma e’ una cosa che voglio dire. Io ho scagionato, quando mi sono pentito erano imputati Bonazzi, Azzi e Invernizzi.

Siccome mi risultava che mi avevano detto di no, sono andato dallo stesso giudice e gli ho detto che secondo me erano innocenti perche’ non mi risulta… E sono stati assolti. Io non ho accanimento nei confronti di nessuno.

L’avv. Bezicheri: nessuno ha detto che abbia un accanimento, era solo una domanda e chiedevo una risposta. Ha parlato del brigadiere Pirri del carcere di Trani che ebbe ad accompagnare Izzo da Freda che era stato posto temporaneamente in isolamento, per consentirgli un colloquio dopo il 2/8/80, esatto?

Izzo: si’.

L’avv. Bezicheri: se si ricorda anche il nome di questo brigadiere?

Izzo: il nome di Pirri l’ho detto nell’83 nella prima deposizione. E’ comunque rintracciabile, al carcere di Trani ci saranno tre o quattro brigadieri.

L’avv. Bezicheri chiede che venga ammesso e sentito il brigadiere Pirri, a riscontro della circostanza riferita dall’Izzo.

Izzo: certo.

Il p.m. Interrompe facendo presente che e’ un contesto diverso dall’interrogatorio del testimone.

L’avv. Bezicheri: e’ una richiesta istruttoria a riscontro di affermazioni fatte da Izzo, il quale tra l’altro in un verbale si lamenta che non sono stati cercati dal giudice i riscontri delle sue dichiarazioni proprio sul caso Iannilli.

Izzo: quello si’, certo.

L’avv. Bezicheri: chiedo inoltre che vengano ammessi e sentiti Freda e Concutelli, ampiamente citati, ed eventualmente anche messi a confronto. Insisto sull’accertamento su S. Maria di Leuca e Fachini, che mi pare divenuto sempre piu’ rilevante, anche alla luce di quanto oggi ha fatto cenno Izzo sull’argomento.

L’avv. Bezicheri: il teste Izzo ha detto, non ricordo piu’ in occasione di quale risposta, comunque l’ha detto, che ha l’ergastolo e trent’anni, ecc. Ricorda che a Brescia ebbe a dire che pensava di uscire presto?

Izzo: si’. Purtroppo l’ufficio del dott. Mancuso, cioe’ la procura della Repubblica di Bologna ha frustrato le mie speranze.

L’avv. Bezicheri: comunque la domanda e’ questa: se e’ vero che a Brescia durante l’interrogatorio dibattimentale…

Izzo interrompe: mi faccia finire. Ho fatto una richiesta di cumulo all’ufficio competente che e’ la procura, ufficio esecuzioni di Bologna; purtroppo mi e’ stato fatto un cumulo estremamente severo, sono ricorso in cassazione e la mia situazione e’ questa: per la semi-liberta’ dovrò aspettare 8-9 anni e per poter uscire altri 16 anni.

Ne ho gia’ fatti 13, non sono messo tanto bene… Questo nell’ipotesi ottimistica.

L’avv. Bezicheri: conferma che in occasione del processo di Brescia, nella primavera di quest’anno…

Izzo interrompe: si’, speravo di cavarmela. Speravo mi facessero un cumulo piu’ benevolo.

L’avv. Bezicheri: affermo’ nella deposizione di avere buoni motivi per ritenere di potere uscire fuori.

L’avv. Bezicheri: beh, con un ergastolo e 30 anni, con un cumulo secondo le norme di legge uscire un po’ presto…

Il Presidente: questa domanda e’ testuale?

L’avv. Bezicheri: si’, l’ha detto lui e chiedo anche che vengano acquisiti i verbali di Brescia.

Izzo: a Brescia ho detto che a 16 anni ho diritto di uscire in semilibertà.

Siccome mi hanno fatto un cumulo per cui l’ergastolo mi decorre dall’80, e’ chiaro che i 16 anni non sono piu’ imminenti, cioe’ se ne ho fatti 13 e mi mancano tre anni, adesso sono diventati altri 10. Amen, me li faro’, pazienza.

L’avv. Bezicheri: a questo punto chiedo anche, per questa e per altre cose, perche’ ci sono altre domande che riguardano il dott. Mancuso, ci arriveremo; sono atti processuali, contestazioni, perche’ non si danno solo rapporti in cui ci sono nomi di avvocati, ci sono anche domande su pubblici ministeri, sono in atti.

L’avv. Bezicheri fa richiesta di acquisizione della deposizione resa da Izzo alla Corte di Assise di Brescia nel processo contro Ferri ed altri.

Izzo interviene: scusi, ma la circostanza l’ho confermata qua.

L’avv. Bezicheri: ma se non c’e’ come fa a confermarla? Io ne chiedo l’acquisizione anche per altre circostanze.

L’avv. Bezicheri: ha parlato di una bomba a mano che avrebbe fatto vari passaggi, anche attraverso Fachini, per arrivare a qualcuno di Milano, se ricordo bene.

Izzo: no, forse quella di Litta Modigliani.

Il Presidente: quello che abbiamo contestato e’ l’episodio Litta Modigliani.

L’avv. Bezicheri: da chi ha saputo questo passaggio attraverso Fachini?

Izzo: da Litta Modigliani e da Giusva Fioravanti.

L’avv. Bezicheri: quando e in quali circostanze lo ha saputo?

Izzo: ci fu un periodo in cui ci trovavamo tutti nello stesso braccio del carcere di Ascoli, c’era Giusva Fioravanti, Litta Modigliani, Roberto Nistri, Giulio Liberti, Gabriele De Francisci, i fratelli Lai, Mario Rossi. Questo nel 1982-83. Ci trovavamo una serie di terroristi, piu’ io, dentro questo braccio. All’interno di questo braccio esisteva una situazione piuttosto pesante, nel senso che Valerio era malvisto poiche’ c’erano Nistri, Liberti, c’erano elementi di Terza Posizione e in ogni caso… Iannilli, nemici di Valerio. Diciamo che in un certo senso gli ho salvato la vita, nel senso che mi sono messo a sua disposizione. Un mio amico, con il quale facevo delle rapine, Viccei che era in liberta’, aveva un autosalone e c’erano un paio di guardie che portavano coltelli, ecc…. Di conseguenza ho armato Valerio; i coltelli sono poi stati ritrovati nella mia cella del carcere di Ascoli, alcuni li ho fatti ritrovare anch’io che erano nascosti particolarmente bene.

Izzo prosegue: eravamo quindi in una situazione di scontro enorme. Io prendevo la parte di Valerio a viso aperto e con grossi rischi. Era presente anche calore, e’ una cosa che gli potete chiedere. Quando Nistri, o altre persone con cui ero pur sempre in buoni rapporti, mi contestavano cose di Valerio, oppure Litta mi chiedeva perche’ Valerio era in contatto con Fachini e Signorelli, ecc…. Chiedevo a Valerio cosa dovevo rispondere alle domande. Ecco le circostanze in cui ho appreso questi fatti, cioe’ accuse nei confronti di Valerio e risposte dello stesso. In questo caso Valerio ha confermato le accuse che gli rivolgevano.

L’avv. Bezicheri: solo Valerio o anche…

Izzo: Litta gli ha rivolto l’accusa, io mi sono rivolto a Valerio per sapere come stavano le cose e Valerio ha confermato questa storia, cioè ambedue.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – quinta parte

Il Presidente: questo rapporto chi glielo ha riferito?

Izzo: Valerio diciamo, come fonte principale.

Il Presidente: cioe’ Valerio le parlo’ proprio di avere lui dei rapporti con ambienti massonici…

Izzo: si’, pero’ me li spiego’ diversamente da come diceva Terza Posizione, che lui era uno zozzone… e lui mi diceva che, siccome questo era un gruppo di potere esistente e chiunque volesse fare politica rivoluzionaria doveva fare i conti … Uno non puo’ fare finta di vivere in un altro mondo, cioe’ in un mondo in cui queste cose non ci sono. Lui diceva proprio cosi’: “non si puo’ fare la frittata senza rompere le uova”.
Il Presidente: queste sono parole di Valerio.

Izzo: si’.

Il Presidente: e diceva questo per giustificare i suoi rapporti…

Izzo: si’, per giustificare dei suoi rapporti con ambienti della massoneria.

Il Presidente: che funzione aveva mangiameli specificamente in questi rapporti?

Izzo: quello che mi ha detto Valerio era proprio rispetto all’omicidio Mattarella; mi aveva detto che era a conoscenza e manteneva dei rapporti, perche’ praticamente non e’ che abbia fatto l’omicidio direttamente…

Il Presidente interrompe: non vorrei parlare neanche dell’omicidio Mattarella, se non per questi rapporti…

Izzo: ho difficoltà a spiegarglielo allora.

Il Presidente: sono processi per cui si procede avanti ad altre AG e quindi….

Izzo: sono in istruttoria, lo so. Lui a Palermo era sceso su indicazione di gente Romana, cioe’ della Magliana e di ambienti dietro la Magliana; non e’ che ando’ a Palermo perche’ conosceva dei mafiosi, questo lo voglio dire, ma cosi’, per caso. Mangiameli gli aveva tenuto certi contatti rispetto a questa storia, e proprio per questo diceva che una volta eliminato Mangiameli questa storia non sarebbe piu’ venuta fuori. Questo pensava Valerio.

A d.p.r.: Si’, me lo disse esplicitamente come giustificazione dell’omicidio Mangiameli. Ripeto che Valerio mi diede una grande serie di giustificazioni, ogni tanto ne tirava fuori una.

Il Presidente: lei e’ stato a Paliano insieme con Cristiano Fioravanti.

Izzo: certo.

Il Presidente: lei ha riferito in un interrogatorio reso l’8/4/86 al g.i. Zincani, di alcune cose apprese da Cristiano Fioravanti, presente anche la Furiozzi, a proposito della strage. Ricorda di cosa si tratta?

Izzo: certo. Devo addirittura aggiungere una cosa che ho riferito in precedenza ad altra AG, pero’ ho letto sui giornali che forse riguarda anche la strage.

Il Presidente: cosa le disse Cristiano?

Izzo: la prima cosa che mi disse in tempi diversi, fu che il fratello gli aveva detto che la strage era avvenuta poiche’ era crollato il tetto della sala d’aspetto della stazione, senno’ non ci sarebbero stati tanti morti.

Un’altra volta, mi parlo’ della faccenda Ciavardini al processo amato e, in un’altra occasione in cui la Furiozzi non era presente, mi parlo’ della copertura a Ciavardini sia al processo amato che al processo Arnesano, cioe’ mi parlo’ due volte di questa storia.

Il Presidente: chi gliene parlo’, Cristiano?

Izzo: Cristiano. A me sembrava una cosa…. Cioe’ lo sapevano tutti che Cristiano… Anche Cavallini nell’ultimo periodo cercava di avvalorare l’ipotesi che fosse stato vale, lo disse anche a me. Cio’ non toglie che era cosa risaputissima che era Ciavardini a guidare la moto dell’omicidio Amato. Avendo io appreso dai giornali o anche da racconti che mi erano stati fatti, che lui accusava vale, gli dicevo: “Cristiano, com’e’ che accusi vale? A parte che non ti possono credere, ma perche’ lo accusi, se non e’ stato lui?”. Anche perche’ sapevo che tra lui e Ciavardini non c’era un grande rapporto di amicizia, praticamente non lo conosceva. Quando Cristiano e’ uscito dal carcere il 2 agosto, Ciavardini nei giorni immediatamente successivi si era distaccato dal gruppo. In piu’, Ciavardini aveva accusato la Mambro e Valerio dell’omicidio evangelista; tutto sommato non vedevo il motivo per cui coprire Ciavardini.

Izzo prosegue: e lui mi disse che lo faceva perche’ cosi’ voleva Valerio, perche’ Ciavardini lo avrebbe potuto inguaiare rispetto alla strage di Bologna. Non solo, la stessa cosa avvenne con l’omicidio Arnesano per il quale Cristiano non ha mai confessato la partecipazione di Ciavardini. Si tratta di una guardia uccisa praticamente sotto le finestre di casa Ciavardini; Ciavardini mi racconto’ personalmente che aveva visto dalla finestra l’omicidio, del quale mi diede tanti particolari; ad esempio mi disse che Valerio aveva tirato fuori la pistola da una cartelletta, di quelle che si usano per i documenti, che mentre sparava sorrideva, ecc… Per cui sono piu’ che sicuro che fosse presente, diciamo dalla finestra, a guardare a questo omicidio. E allora gli chiesi perche’ lo copriva per l’omicidio Arnesano; lui mi ripete’ nuovamente il discorso per cui, sia per amato che per Arnesano, glielo aveva chiesto Valerio con questo tipo di motivazione. Volevo dire un’altra cosa. Alcuni mesi fa, prima che uscisse questa notizia sui giornali, ho verbalizzato che Cristiano si preoccupo’ di far scappare, nel momento in cui la Digos gli stava arrivando addosso e servendosi del fatto di essere un pentito, per cui poteva avere qualche informazione in piu’, Pippi Bragaglia; questo e’ spiegabile poiche’ c’e’ grande amicizia tra Cristiano e Pippi Bragaglia.

Izzo prosegue: l’altro nome che mi fece, e allora non capii assolutamente il senso, era quello di Riccardo Brugia che non era grande amico di Cristiano; questo l’ho verbalizzato cinque o sei mesi fa avanti al dott. D’Ambrosio e al dott. Vigna in sede di confronto con Cristiano, intorno all’aprile dello scorso anno.

Il Presidente: cosa sa di Brugia?

Izzo: non so niente. So che non e’ particolarmente amico con Cristiano, so che e’ del loro gruppo… pero’ Cristiano ha accusato tantissimi del loro gruppo, e non capivo perche’ avesse coperto anche Riccardo Brugia. Ora leggendolo sul giornale questa storia di Brugia, mi e’ venuto in mente.

L’avv. Lisi: leggendo che cosa?

Izzo: leggendo che in questo processo era venuto fuori il nome di Brugia, su, mi sembra, su un documento, una cosa del genere… qualcosa letto sul giornale, ora non ricordo precisamente?

L’avv. Lisi: possiamo sapere che documento?

Izzo: mi pare di avere letto sul giornale che questo brugia aveva dato il nome a Picciafuoco, un documento di Picciafuoco, non so…. una storia del genere.

Il p.m. Chiede se Izzo abbia conosciuto le seguenti persone: Formisano.

Izzo: si’. E’ lo zio di Emanuele Macchi, un estremista di destra del mio quartiere che conosco da quando eravamo ragazzini e con il quale ho compiuto reati che ho confessato. Questo Formisano era molto legato a Francis Turatello, gli portava addirittura a spasso il figlio eros. In seguito a questo si lego’ anche alla Banda della Magliana. Turatello era stato imputato per gli stessi sequestri per i quali erano stati imputati Danilo Abbruciati, Bergamelli, nel famoso maxi processo di Imposimato ed io ero in sezione con loro a Rebibbia. Turatello strinse una forte amicizia con Danilo Abbruciati, con i Romani diciamo e gli passo’ Formisano come contatto.

Il p.m.: Loria.

Izzo: non ho conosciuto Loria. So che era un pregiudicato Romano assassinato da quelli della Magliana poiche’ spacciava droga senza il loro permesso.

Il p.m.: Ludovighetti.

Izzo: no.

Il p.m.: Balducci.

Izzo: so che Balducci era un usuraio, a Roma era conosciuto da molte persone come tale e legato alla malavita. Non so altro.

L’avv. Baldi: ha avuto modo di sentire parlare degli attentati compiuti nel ’74 e ’75 con la sigla ordine nero?

Izzo: si’. Siccome ero in rapporti abbastanza stretti con Zani, praticamente uno dei capi di ordine nero… Ho poi conosciuto quasi tutti quelli del gruppo milanese che erano tutti carcerati con me, praticamente, quindi ho sentito parlare spesso e volentieri di questa sigla Ordine Nero.

Anche perche’ c’era una storia abbastanza…. La vecchia inimicizia tra Zani e Signorelli risale addirittura ai tempi di Ordine Nero, in quanto Zani accusava Signorelli di essere uno dei capi di Ordine Nero e di averli poi rinnegati, mentre Signorelli invece spargeva la voce che Ordine Nero era un gruppo di provocazione, attribuibile a giri di avanguardia del nord, comunque era il solito gioco delle parti.

Il Presidente: come sa queste cose?

Izzo: erano discussioni tra Zani e Signorelli. Io le ho sapute sicuramente da Tuti, da Bonazzi, da Azzi, da tutte le persone di quell’ambiente, questa era una cosa risaputa che esisteva, cioe’ la lite fra Zani e Signorelli, anche se poi esistevano tanti altri fatti seguenti, risaliva a quello… Signorelli tra l’altro accusava un certo Falica di Bologna di essere la persona che aveva millantato il suo nome. Signorelli si giustificava dicendo che non c’entrava e che era Falica, perche’ Signorelli diceva: “io nel periodo susseguente avevo organizzato il Fulas”, che erano bombe secondo lui mirate, cioe’ Signorelli diceva: “questi sono casini di Beppe Pugliese, io non c’entro niente”. Diciamo che accettava di aver guidato delle organizzazioni di tipo terroristico, pero’ negava di avere avuto a che fare con attentati di tipo indiscriminato, tipo treni e cose del genere.

L’avv. Baldi: Izzo ebbe modo di ricordare, a proposito e a dimostrazione del doppio gioco che rivestiva Signorelli nell’ambiente, anche un episodio in particolare con riferimento a due bombe, o due attentati dinamitardi compiuti in quel periodo, di cui uno mi sembra all’Eur. Ricorda questo particolare?

Izzo: si’, pero’ cadiamo nel solito discorso. Esiste una istruttoria, Signorelli ha un mandato di cattura per il fulas e queste fanno parte delle bombe del Fulas. Se volete posso raccontare quello che so sul fulas, pero’ e’ un’istruttoria…

L’avv. Baldi: a me interessa semplicemente il suo discorso con Signorelli.

Izzo: io difesi Signorelli all’interno dell’ambiente per un certo periodo, dopo esserci incontrati nel ’79 con Azzi, ecc… Questi mi raccontarono che Signorelli era implicato fino al collo nelle bombe e che buttava su Zani e sugli altri le colpe, quando poi era lui che li aveva organizzati, ecc. Quando incontrai Signorelli avevo un po’ il sangue agli occhi, perche’ avevo speso una parola in sua difesa… A questo proposito vorrei chiarire e cio’ serve nella valutazione della mia testimonianza, cioe’ voi dovreste riuscire ad entrare nella mentalita’ che esisteva nei bracci speciali in quegli anni; eravamo 500 detenuti e si verificavano 25-26 morti all’anno all’interno dei bracci speciali, cioe’ c’era una atmosfera di grande violenza, proprio per il fatto di essere chiusi e in queste condizioni e con un articolo 90 estremamente duro, ecc..; Ogni voce, ogni chiacchiera, ogni discorso, non era piu’ un “pour parler” diciamo tranquillo, diventava una cosa che non si sapeva come poteva andare a finire, per cui di conseguenza su ogni cosa si arrivava pure… in effetti, per esempio, io presi Signorelli abbastanza di brutto quando lo rividi a Roma, gli chiesi una spiegazione e lui scaricò completamente … Ammise soltanto di aver guidato il Fulas, che erano appunto le bombe dell’Eur, le bombe a casa di Moravia, le bombe giu’ in Sicilia. Disse che non sapeva nulla degli attentati al nord e della Toscana e che gli unici rapporti con quelli di Ordine Nero li aveva Giuseppe Pugliese di Ordine Nuovo e Falica avra’ fatto il mio nome con questi ragazzi, con Zani, ecc… dicendo che ero io. Pero’ Falica ha millantato credito, io non c’ero dietro a queste cose. Questo era piu’ o meno il discorso di Signorelli.

L’avv. Baldi: ha mai sentito parlare di un certo Gaggiano detto “Il Barba”?

Izzo: si’. Era il rappresentate dei libri delle Edizioni di AR a Milano, di Freda, ed era strettamente legato a tutto il gruppo milanese. Freda ultimamente ce l’aveva con lui, perche’ diceva che non gli aveva pagato una partita di libri…

L’avv. Baldi: e’ vero che era costui il contatto tra i gruppi milanesi e quelli veneti di Fachini, Ballan, Cagnoni e Rognoni?

Izzo: si’. Fachini e Ballan erano in continuo e stretto contatto per cio’ che mi dicevano Freda e gli altri, Concutelli per esempio. Riguardo al gruppo milanese, le due cose piu’ eclatanti che possono dimostrare questo contatto sono il tentativo di depistaggio di Nico Azzi relativo ai timers nella villa di Feltrinelli, il tentativo di attentato da attribuire a sinistra, e soprattutto e questa e’ la cosa piu’ grossa e’ la bomba dell’agente Marino…

Il Presidente invita Izzo a ritornare alla domanda.

L’avv. Baldi: il ruolo del Gaggiano nell’ambito di questi rapporti.

Izzo: il gruppo milanese di cui faceva parte Gaggiano era in stretto rapporto con i veneti, a dimostrazione….

L’avv. Bezicheri interrompe: a questo punto io mo oppongo alla domanda, perche’ Gaggiano non mi pare che sia un soggetto del processo. Quindi io formulo opposizione su qualsiasi domanda…

Il Presidente fa presente che Izzo ha gia’ risposto.

L’avv. Bezicheri chiede che non si tenga conto della risposta e formula opposizione ad ogni futura domanda che riguardi contatti fra gli imputati e personaggi che non sono del processo, perche’ non rientrerebbe in una deontologia processuale….

Il Presidente: il Barba e’ nominato in una delle sue deposizioni.

L’avv. Bezicheri: e’ nominato, ma non esiste, dov’e’ questo Barba? Quindi parliamo di contatti attraverso….? Il p.m. se vuole, ha tutti i mezzi, attraverso la p.g., per identificare persone, se la cosa e’ influente ed interessante; se il p.m. non l’ha fatto e’ segno che non l’ha ritenuto… Non fa parte del processo.

Il Presidente: ha mai conosciuto Smedile Antonio?

Izzo: no, non mi pare. Aspetti, penso di sbagliare. Conosco uno Smedile che ha accoltellato Tuti a Favignana, un pregiudicato catanese, ma non so se…..

Il Presidente: non credo si tratti di quella persona. E’ uno che ha un negozio in Campo dei Fiori a Roma, l’ha mai sentito nominare?

Izzo: no.
L’avv. Baldi: ha sentito parlare di un’arma in possesso di Esposti a pian del Rascino? Se ci puo’ dire cos’era quest’arma e che provenienza aveva.

Izzo: io frequentavo ascolani, in particolare Crocetti, Valerio Viccei, che erano legati al gruppo di Gianni Nardi, un gruppo ascolano: Piergiorgio Marini, Giuseppe Ortenzi, tutte queste persone che erano legate al gruppo di Nardi. Piergiorgio Marini all’epoca era fidanzato con Alba Nardi, sorella di Gianni. Io li frequentavo, tra l’altro io con Viccei avevo rapporti piu’ che buoni, abbiamo anche fatto una rapina insieme a Roma, abbiamo comprato armi insieme, avevo rapporti piu’ che buoni con queste persone e gia’ da fuori mi parlavano di rapporti con milanesi, ecc… Al tempo della morte di Esposti ebbi modi di vedere Viccei, in quei giorni, il quale era incavolato nero per la morte di questo suo grande amico, come lui diceva. Addirittura, potrei anche avere conosciuto Esposti, pero’ non ne sono certo. In occasione di una cena lui mi disse che c’ero anch’io e c’era questo qui, ma sinceramente non me lo ricordo; comunque anche se l’avessi conosciuto non conterebbe niente, perche’ sarebbe stata una cosa che stavamo ad una cena insieme. Comunque, in seguito, anche in carcere volli sapere cose su Esposti, ecc., anche perche’ Concutelli ne parlava piuttosto male; mi disse che era un provocatore e gli attribuiva strane abitudini sessuali, ma siccome era morto, era una cosa tra noi fascisti un po’ difficile, poiche’ di solito i morti vengono portati sugli altari, per cui qualche volta avemmo dei battibecchi. Una volta in presenza di Freda, appunto Freda disse che, anche se aveva fatto degli sbagli nella vita, con la morte che aveva fatto aveva ripulito tutto. Riguardo all’arma di cui mi viene chiesto, ho sentito parlare, sia da Freda che da Concutelli, di un mitra di produzione artigianale, progettato da Amos Spiazzi, che era tra le armi di Pian del Rascino e che poi sarebbe sparito da, ma non so se questa storia sia vera.

L’avv. Baldi: le dissero anche dove era stato fabbricato?

Izzo: si’, mi sembra fosse stato fabbricato in Veneto, ed e’ dello stesso modello delle armi che poi tenteranno di fabbricare in spagna quelli di ordine nuovo nel 1976, sempre disegnato da Spiazzi…

Il Presidente: lei l’ha visto? Chi le disse che era lo stesso modello?

Izzo: non l’ho visto. La notizia l’ho avuta da Concutelli e Freda che mi hanno raccontato la storia di questa arma che era sparita, ecc.; Invece di averlo visto me lo ha detto Viccei, ma in tempi recenti, non al tempo del fatto.

Il Presidente: fu Viccei a dirle che era lo stesso modello?

Izzo: no, me l’hanno detto Concutelli e Freda. Viccei non sapeva nulla di questo; me ne ha parlato a livello di armi, in quanto era appassionato di armi.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – quarta parte

Si da’ atto che alle ore 15,05 l’udienza e’ ripresa. (…) Il Presidente fa chiamare Izzo Angelo e lo avverte che da questo momento puo’ avvalersi della facolta’ di non rispondere.

Izzo: intendo rispondere.

Il Presidente: cosa le rivelo’ il Leccese, cognato del Selis, in merito a tutti i rapporti di questi personaggi?

Izzo: le ultime notizie sulla banda della Magliana, prescindendo dai rapporti precedenti che avevo con loro, me le ha rivelate in particolare tonino leccese e in seguito anche Danilo Abbruciati nel carcere di Rebibbia. La banda della Magliana aveva deciso di strutturarsi in maniera del tipo mafioso soprattutto per controllare il traffico di eroina nella capitale e in effetti per un lungo periodo aveva raggiunto questo risultato e gestivano grosse quantita’ di denaro. A seguito di questo volevano anche porsi su due piani: uno, spargere il terrore nella malavita per costringere tutti i grossisti di droga a rifornirsi da loro e in questo senso compirono parecchi omicidi per cui sono stati poi rinviati a giudizio e contemporaneamente cercarono rapporti con il mondo finanziario e politico della capitale, col sottobosco politico, faccendieri, uomini politici, ecc. Posso dire, a questo proposito, per scienza diretta di un tentativo di estorsione che facemmo nei confronti di Cesare Valzania, un grosso trafficante e usuraio che viveva a Roma e di cui sentii parlare anche in ambienti neofascisti e poi un’altra storia raccontatami da Bergamelli, dell’avv. Minghelli, legato ad ambienti piduisti, come diceva lui, il quale gli aveva praticamente “bidonato” una certa somma di soldi che… questo Minghelli aveva…. gli erano stati affidati per Louiselle, la bambina di Bergamelli, una piccola bambina che aveva avuto con una certa Felicia Buozzo, che viveva in una villa sul litorale laziale e dal momento che sia la madre che il padre erano detenuti, per un periodo era stata affidata a degli estranei e percio’ lui desiderava che questo avvocato provvedesse a pagare bene queste persone, perche’ la bambina vivesse bene. Io tra l’altro mandai anche degli amici a portare giocattoli e vedevo che a questa Louiselle praticamente non le passavano una lira. Ne parlai con Bergamelli e infuriato mi disse che quel porco di Minghelli aveva investito tutti i soldi che gli aveva dato in bot, insomma Bergamelli si sentiva tradito dai rapporti avuti con questi ambienti. Dico questo per dire che il legame con gli ambienti finanziari della capitale e’ sicuramente di vecchia data, cioe’ il Danilo Abbruciati in particolare, che potrebbe essere il trait-union, infatti e’ stato imputato per i sequestri con i francesi, con Forset, Bergamelli, con questi e poi per un lungo periodo il capo, in un certo senso, con Nicolino Selis, della banda della Magliana, fino alla sua morte per… tra l’altro il Tonino Leccese, per cio’ che so io che mi hanno detto in carcere, e’ stato proprio assassinato da Danilo Abbruciati il giorno dopo che fu ucciso Nicolino Selis. Ammazzarono Nicolino Selis in casa di uno, appena uscito in licenza dal carcere e la sera stessa, per paura di ritorsione da parte di Tonino Leccese, ammazzarono anche lui. Queste pistole “sporche”, con le quali furono realizzati questi due omicidi, dovrebbero essere nell’arsenale della Sanita’, al ministero della Sanita’.

Il Presidente : le risulta che Magnetta aveva rapporti con Nistri e contemporaneamente con la banda della Magliana?

Izzo: si’, questo me l’ha detto sia Nistri che Danilo Abbruciati per esempio, era un po’ arrabbiato con noi, diciamo che io in un certo senso facevo parte… diciamo non ci facevo parte, pero’ come immagine mi considerava dell’ultima leva dei neofascisti, era arrabbiato per la sfiducia che avevamo nei confronti di AN e tra gli altri portava proprio deserti, Magnetta, Carminati in particolare, come membri di AN e diceva che erano persone serie e bravi ragazzi: “sono bravi ragazzi, siete un po’ fissati. Guarda che quelli di avanguardia non sono come dite voi, tutti infami, confidenti dei servizi, ecc. Sono anche gente che fa rapine, gente brava che si presta a farci favori, ecc….” Cosa che poi mi fu confermata anche da Valerio Fioravanti, rispetto alla storia della Chase Manhattan Bank, una rapina che aveva compiuto insieme a membri di AN in cui parte dei proventi…. la parte di Di Mitri pare che ando’ direttamente a Delle Chiaie, ma anche lo stesso Valerio fu portato da Di Mitri….

Il Presidente interrompe: “pare” che significa? Chi glielo ha detto? Da chi l’ha saputo lei?

Izzo: o da Valerio o da Nistri o da tutti e due.

Il Presidente: e’ vero che Nistri le disse che Santino Ducci e Danilo Abbruciati erano in rapporti di amicizia con Francesco Pazienza?

Izzo: si’, questo me lodisse danilo Abbruciati, sono sicuro che me l’ha detto lui, in ogni caso pazienza era persona conosciuta da questi della Magliana come persona di grosso livello o implicata in riciclaggi o cose del genere. E’ vero che questi ogni tanto potevano anche spararti… però io, se non vado errato, io… Mi parlo’ di pazienza addirittura in tempi in cui il nome pazienza era sconosciuto a Danilo Abbruciati, io credo….

Il Presidente interrompe: ne parlo’ Abbruciati?

Izzo: mi parlo’ di pazienza nel settembre, ottobre ’80, quando pazienza era proprio uno sconosciuto.

A d.p.r.: Me ne parlo’ Abbruciati sicuramente.

Il Presidente: e’ vero che Nistri le disse che Cavallini aveva la possibilita’ di fare investimenti di denaro consegnandoli a Ducci?

Izzo: si’, a Ducci e ad Abbruciati.

Il Presidente: Abbruciati, quando le parlava di pazienza, le disse che aveva dei contatti diretti con lui?

Izzo: si’, mi disse che era una persona molto importante… mi fece proprio il suo nome come di una persona molto importante…

Il Presidente: ma aveva dei contatti diretti?

Izzo: si’, si’, che era in contatto con lui e in un certo senso lui voleva addirittura far capire che pazienza, ma anche lo stesso carboni, questi nomi che magari mi fece in altra occasione, voleva far capire in un certo senso che era lui che li teneva in qualche modo sotto controllo. Erano personaggi importanti, pero’ lui voleva far capire che era lui…

Il Presidente: che era Pazienza…

Izzo: no, che era Abbruciati che li teneva in un certo senso sotto, era gente che lui poteva ricattare e che teneva sotto controllo.

Il Presidente: e’ vero che Freda le Disse che il gruppo veneto aveva fatto un buon lavoro fra i Militari… Izzo: si’.

Il Presidente: vuole specificare che cosa Significava questa affermazione?

Izzo: questo discorso nacque rispetto al fatto che Freda si era vantato con il conte Alberto Antonelli, un conte che era detenuto che pero’ faceva anche le rapine, pero’ era della vecchia famiglia degli Antonelli e percio’ Freda lo teneva in grande considerazione, dei cardinali Antonelli. Avvenne che questo aveva un cumulo da qualche parte, in Veneto, dei reati in Veneto e Freda disse: “guarda che io ho un magistrato che lo Posso tenere completamente sotto controllo…”, Poi questo me lo disse anche Antonelli, insomma una storia di questo tipo e allora proprio in quell’occasione si parlo’ anche di questa storia, del gruppo veneto, di come era strutturato. Lui mi disse: “abbiamo fatto un buon lavoro fra i militari, in particolare fra quelli di stanza nel Veneto”; lui diceva appunto che nel Veneto c’era quasi tutta la totalita’ delle forze armate italiane; diceva che era un lavoro sia di infiltrazione che di proselitismo. E io sono a conoscenza ora che Ricordo, ero proprio bambino, che Freda addirittura era libero e in un certo circolo del Drago a Padova, tenne una conferenza sugli ariani, qualcosa del genere, ed era una conferenza alla quale partecipavano quasi esclusivamente dei militari.

L’avv. Pisauro interviene: a che eta’ questo? Quand’era bambino cosa significa?

Izzo: sara’ stato il ’71; avro’ avuto 15-16 anni.

L’imputato Fachini interviene: nel ’71 Freda era in carcere.

Izzo: sara’ stato il ’70.

L’avv. Bezicheri: sono fatti notori.

Il Presidente: e’ vero che Valerio Fioravanti le parlo’ di una visita che il padre di Valerio aveva ricevuto da parte dell’avv. Di Pietropaolo?

Izzo: si’.

Il Presidente: vuole dire il contenuto e le ragioni di questa visita?

Izzo: quando eravamo a Sollicciano, io Sergio Calore e Valerio Fioravanti, a livello giornalistico si era sparsa la voce che esisteva l’intenzione, da parte di tutte e tre, di collaborare. Quando Valerio torno’ dal processo amato mi disse di essere stato avvicinato dal padre che gli aveva riferito un messaggio dell’avv. Di Pietropaolo che gli diceva: “per me ti puoi pentire, puoi dire tutto quello che vuoi, pero’ tieni fuori la storia di pecorelli da quello che dici poiche’…..” Cioe’ praticamente gli chiese questo ed ancora: “poi qualsiasi cosa ti serve, qualsiasi cosa, ce l’avrai a disposizione”. E glielo disse come cosa che veniva direttamente da Gelli.

Il Presidente interrompe: a lei risulta che Di Pietropaolo fosse il difensore?

Izzo: non lo so; era sicuramente il difensore di Cristiano Fioravanti, perche’ a seguito di questa storia, Valerio gli disse di interessarsi solo di Cristiano e che a lui interessava solo di cristiano, che non gli serviva niente, di non preoccuparsi, una cosa del genere. Questo lo riferi’ a me e a Sergio Calore e io poi su questa storia ho fatto un confronto con Calore, perche’ lui si ricorda che dopo questo fatto, Valerio avrebbe detto che si’, l’omicidio Pecorelli l’avrebbe fatto Alibrandi, cioe’ avrebbe detto questo a calore. Io sinceramente non ricordo che a questa storia ha aggiunto questo particolare, comunque… forse non c’ero in quel momento.

Il Presidente: comunque l’omicidio pecorelli, per se stesso, non interessa questo processo. Interessa questo intervento dell’avv. Di Pietropaolo. E’ vero che lei ha saputo dalla Furiozzi, che Macciò le aveva detto, per averlo saputo da cavallini, che cavallini e Fioravanti riciclavano denaro proveniente da rapine investendolo poi in societa’ finanziarie e specificamente nel Banco Ambrosiano?

Izzo: confermo.

Il Presidente: lei conferma tutto quello che ha dichiarato in istruttoria a proposito delle dichiarazione fattele dalla Furiozzi?

Izzo: si’, assolutamente.

Izzo continua: anzi, l’unica cosa che vorrei precisare e’ questa, none’ che la storia della Furiozzi mi abbia creato… perché purtroppo nel verbalizzare uno… spiega una cosa, ma non riesce esattamente a esprimere il suo pensiero. La storia della Furiozzi, sono convinto al cento per cento, per come conosco la Furiozzi che la Furiozzi l’abbia appresa cosi’ come l’ha raccontata, non necessariamente, chiaramente è una cosa appresa, pero’ c’e’ un particolare che mi ha convinto e mi ha fatto cascare Valerio da quell’ultima parte di mito che avevo nei suoi confronti, cioe’ io di Valerio ero molto deluso rispetto al fatto che aveva difeso gente come Freda e Ferri ai processi e mi aveva convinto che non era poi pulito come lo credevo io. Pero’ c’e’ un particolare del racconto della Furiozzi che mi ha proprio colpito in quanto ho riconosciuto il modo di pensare di Valerio, cioe’ la progressiva… cioè’ dopo l’omicidio Amato, il fatto che lui si fosse sentito disperato perche’ non aveva risultati e decidesse di alzare il tiro in qualche modo. Questo effettivamente mi ha colpito anche se non so se questo giuridicamente puo’ avere valore, pero’ mi ha colpito, perche’ per come conoscevo Valerio appartiene proprio al suo modo di essere, alla sua mentalita’. Ecco questo che racconta la Furiozzi mi ha convinto in maniera enorme.

Il Presidente: ad Andrea Litta Modigliani furono sequestrate due pistole e una bomba a mano SRCM, mi dice il percorso…..

Izzo interrompe: si’, nel 1979, mentre si apprestavano a compiere una rapina, furono arrestati Andrea Litta Modigliani, Fausto busato e un altro ragazzo….

Il Presidente invita Izzo a parlare piu’ adagio in quanto non si riesce a seguire cio’ che dice.

Il Presidente ripete la domanda: ci sono due pistole e una bomba a mano srcm che vengono sequestrate ad Andrea Litta Modigliani, quello che Izzo sa sui vari passaggi di mano di queste due pistole e di questa bomba.

Izzo: nel 1979 viene arrestato Andrea Litta Modigliani in compagnia di altri due ragazzi, Fausto Busato e Rossano Monni con due pistole e una bomba a mano, mentre si apprestavano a compiere una rapina. Succede che Andrea Litta Modigliani, come gli altri due, erano del giro di Bruno Mariani e di Sergio Calore, diciamo che facevano parte del giro Costruiamo l’Azione e percio’ del giro, in senso lato, di Signorelli e Fachini. Avviene che questa bomba a mano che viene sequestrata ad Andrea Litta Modigliani e che mi dice di avere ricevuto da Bruno Mariani, ho saputo in seguito, da racconti sia dell’uno, sia di Valerio, sia di altri, che apparteneva al lotto delle bombe a mano rubate da Valerio nella famosa caserma di Pordenone allora ….

Il Presidente chiede se questo gliel’ha detto Litta.

Izzo: me l’ha detto sia Litta e probabilmente me l’ha confermato anche Valerio, una volta parlando, insomma una storia cosi’. Ora la cosa che mi ha colpito di questa storia e’ che era impossibile in quel momento, stando ai racconti che mi faceva Valerio e alle versioni ufficiali che sono sempre state date rispetto a questa cosa, cioe’ Valerio dice di avere conosciuto Signorelli solo in epoca post e che non aveva nessun rapporto con Fachini, coi veneti, a quel tempo, allora come faceva una bomba di Valerio a trovarsi in mano? Tra l’altro mi ha detto Litta che questa bomba Bruno Mariani l’ha ricevuta dai veneti, da Melioli e da Fachini e percio’ il percorso sarebbe stato questo: Valerio, che non so a chi l’ha data, poi in qualche modo questa bomba e’ finita in mano a Fachini e Melioli che l’hanno data a Bruno Mariani che poi e’ finita ad Andrea Litta.

L’imputato Fioravanti interviene: Presidente, io sono stato zitto fino ad ora, ma questa e’ grossa. Litta e’ stato processato per concorso con noi, nel deposito di armi e tutto quanto, non concorso con Fachini per il deposito di armi.

Izzo risponde spontaneamente: si’, pero’ la bomba viene da Fachini, cosi’ mi ha detto Litta.

L’imputato Fioravanti interviene: stiamo parlando del ’79, Litta e’ stato imputato con noi in tutti questi trasporti di armi e depositi di armi con noi e non con Fachini, percio’ Litta nell’imputazione e’ accusato di averli ricevuti da noi personalmente.

Izzo interrompe rivolto a Fioravanti: si’, comunque la bomba a mano è venuta, Valerio, lo sai bene che non sono fesserie, la bomba a mano, a me ha detto Litta che veniva da Bruno Mariani che l’aveva ricevuta da Fachini, se è vero, non vedo perché Litta mi doveva dire una cosa storta rispetto a questa cosa ed e’ strano che fosse una bomba a mano di quelle di Valerio. Questo e’ tutto.

L’imputato Fioravanti rivolto a Izzo: sai bene che il problema è di chi le aveva rubate queste bombe a mano, allora Litta ha detto…

Il Presidente interrompe Fioravanti dicendo che non deve interloquire.

L’imputato Fioravanti interviene: e lei non chieda troppi pareri psicologici al teste.

Il Presidente espelle dall’aula l’imputato Fioravanti.

L’imputato Fioravanti: si’, grazie.

L’imputato Fioravanti rivolto a Izzo: fai altre consulenze tu, nel frattempo.

L’imputato Fioravanti: continui, continui, non la disturbiamo.

L’imputata Mambro rinuncia al prosieguo dell’udienza, acconsentendo il prosieguo dell’udienza anche in sua assenza.

L’imputato Fioravanti: che, vi vergognate a continuare davanti a noi questo spettacolo?

Il p.m.: Inizi a vergognarsi lei, Fioravanti.

L’imputato Fioravanti: no, io non mi devo vergognare, io sono una persona seria.

L’imputato Fioravanti rivolto a Izzo: ciao Angioletto.

Si da’ atto che gli imputati Fioravanti e Mambro lasciano l’aula.

Izzo: ciao.

Il Presidente a Izzo: cosa le disse la Raffaella Furiozzi a proposito dell’attentato di palazzo Marino a Milano?

Izzo: mi disse che era stato organizzato da un romano che si chiamava capro o cosi’ soprannominato e da cavallini, appunto a seguito di questa storia… Io gia’ sapevo pero’ di questo attentato, anche perche’ me ne aveva parlato anche Marcello Iannilli e non solo, sapevo che era opera di un ragazzo con il quale ero abbastanza amico, cioe’ Silvio Pompei non lo conosco, pero’ Benito Allatta e’ un mio carissimo amico per esempio e’ quello che mi ha fornito una pistola dentro il carcere di Latina per tentare l’evasione, percio’ c’e’ un ottimo rapporto e di conseguenza mi disse che gli esecutori materiali erano stati questi ragazzini quali Aprilia, Silvio Pompei… E quello che mi disse Raffaella e praticamente me lo confermò.

Il Presidente: quello che le disse la Furiozzi a proposito dei rapporti fra Signorelli e Gelli lo aveva appreso dal Macciò; le disse la fonte?

Izzo: si’, si’. Credo che tutto quello che aveva appreso mi sembra, mi disse che l’aveva appreso dal Macciò. Vorrei dire che io da Raffaella questa storia me la sono fatta raccontare una volta sola e ho evitato di parlarne, come l’ho riferita e’ quello che mi ricordo, proprio per paura di influenzarla discutendone, cioe’ potesse dire una cosa diversa da quella che sapeva lei, perche’ purtroppo, in queste… Ero anche indeciso se chiamare i giudici per questa storia, perche’ pensavo che nascendo qua, in un ambiente di pentiti, poteva essere… In effetti poi sono nate delle chiacchiere su questa storia. Pero’ del resto… Io onestamente ci ho parlato una volta sola di questa storia e l’ho riferita come me la ricordavo.

Il Presidente: lei ha affermato che i collegamenti fra Valerio e gli ambienti massonici mafiosi erano tenuti soprattutto da Mangiameli. Da chi ha saputo questa notizia?

Izzo: Valerio, fra le giustificazioni che mi ha dato dell’omicidio Mangiameli, me ne ha data una serie enorme di giustificazioni, dei soldi che aveva rubato, diciamo la storia ufficiale; addirittura mi ha raccontato la storia di un piatto… Che una volta aveva pescato le telline e questo aveva fatto gli spaghetti, anziche’ fargli mangiare le telline, con tutti i suoi amici professori, era tornato a casa e aveva trovato questo a mangiare gli spaghetti con le sue telline… Cioe’ delle storie praticamente… Cioe’, ecco… Poi un movente che pero’ mi diede con un minimo di cose, e’ che disse che lo doveva eliminare, poiche’ essendo implicato… Sapeva tutto dell’omicidio Mattarella, sapeva dei suoi rapporti con ambienti mafiosi e massonici legati a questo tipo di cosa, percio’ aveva paura che un domani questo gli facesse qualche… Io sinceramente ripeto, anche questa storia non mi convince perche’ e’ una cosa troppo improvvisa, cioe’ io sono certo che immediatamente dopo la strage, mangiameli era ancora in buoni rapporti con Valerio, a meno che non si tratti di una scoperta… Che ne so… trovato un diario …

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – seconda parte

Il Presidente chiede al teste di spiegare ancora questo fatto.

Il teste: mi fu detto che per il fatto che questo aveva chiesto i passaporti loro erano convinti che andasse a trovare Delle Chiaie. Non mi spiegarono perche’ erano arrivati a questo tipo di convinzione e a seguito di questo, probabilmente perche’ c’era stata la strage in quel periodo, decisero di eliminare Fachini: “e’ meglio eliminarlo questo Fachini, che e’ proprio uno sporcaccione, ecc.” Questa e’ la storia che mi hanno raccontata.

Il giudice a latere: chi gliel’ha raccontata?

Il teste: sicuramente valerio fioravanti e probabilmente anche Ciavardini, perche’ poi l’esecutore materiale probabilmente avrebbe dovuto essere Ciavardini.

Il Presidente: lei ha riferito che Cavallini si reco’ in casa di Fachini…

Il teste interrompe: non in casa, andarono a fare un sopralluogo perche’ dissero … In una casa che non era la sua, era la casa dove mori’ quel famoso portiere, forse era la casa della madre, pero’ non vorrei dire una cosa … in uno scantinato dove Fachini teneva esplosivo, armi e cose di questo genere.

L’avv. Bezicheri interviene: sempre a detta di Cavallini.

Il teste: sempre a detta di Cavallini logicamente, certo.

Il teste continua: Ciavardini mi sembra, mi disse l’episodio …

A d.p.r.: Mi sembra Ciavardini, oppure fioravanti, non posso essere certo chi dei due… La storia complessiva e’ questa, ma a distanza di tempo ho difficolta’ a ricordare cosa mi abbia detto l’uno o l’altro, ma la storia e’ sicuramente quella. Addirittura una vicina di casa, probabilmente l’avra’ notato perche’ hanno buttato dei gettoni per terra per restare davanti al portone, in maniera che questa quando apriva il portone potevano entrare anche loro. Questa e’ la storia che mi hanno raccontato, proprio per fare questo sopralluogo, per assassinare il Fachini.

A d.p.r.: Invece Fachini era gia’ partito con una roulotte per andare in vacanza, credo in Puglia.

Il Presidente: ricorda se si poteva trattare di S.Maria di Leuca?

Il teste: potrebbe essere, ma non lo ricordo.

Il Presidente fa presente al teste che e’ quello che aveva dichiarato al p.m.Vigna.

Il teste: allora la cosa era fresca…. Sicuramente sara’ cosi’.

Il Presidente: poi la cosa svani’? Non se ne parlo’ piu’ di questo.

Il teste: si’, infatti e’ una cosa che ho sempre trovato un po’ strana.

Il Presidente: lei ha avuto occasione di parlare con Zani, ha saputo…

Il teste interrompe: no, con Zani non ho avuto occasione di parlare.

Il Presidente continua: chi le ha riferito che Zani ce l’aveva con Signorelli?

Il teste: e’ una notizia di dominio pubblico nell’ambiente di destra, tuttavia io l’ho saputa in maniera diretta, perche’ noi eravamo in contatto anche con Zani e anche durante la latitanza Zani ci scriveva, eravamo in contatto io e Bonazzi nel carcere di Ascoli con Zani e Zani considerava Signorelli come l’elemento piu’ sporco, diceva esattamente l’uomo della P2 all’interno dell’ambiente e di conseguenza diceva che andava eliminato a tutti i costi.

Il teste continua: io ero abbastanza favorevole a una azione di questo tipo, tuttavia conoscevo altri retroscena … Voglio dire… Sono a conoscenza di numerosi fatti per cui non sono portato a credere, non so, che per esempio quelli di terza posizione possano ergersi a giudici di Signorelli, cioe’ io accompagnavo Gabriele Adinolfi, quando ancora ero fuori, a prendere ordini da Saverio Ghiacci di AN, Cosa che ho detto. Sapevo degli incontri di Adinolfi, Fiore e Spedicato a Catanzaro, con Freda durante il processo; di questi incontri ci dovrebbe essere prova, perche’ dovrebbero essere stati fermati dalla polizia in qualche occasione, quando andavano a trovare Freda a Catanzaro. Percio’ ero abbastanza freddo, diciamo, rispetto…

Il Presidente: lei ha detto che Cavallini le ha raccontato di colloqui avuti con pagliai quando era in bolivia, per questioni riguardanti la strage di Bologna. Lei su questo e’stato messo a confronto con Cavallini.

Il teste spontaneamente: io ho avuto occasione di conoscere Cavallini in un momento particolare, cioe’ nel momento in cui Cavallini, dall’isolamento, veniva posto in compagnia, in mezzo agli altri fascisti diciamo e capito’ proprio nella cella dove eravamo detenuti io, Nistri e iannilli. In conseguenza in pochi giorni fu fatta una enorme serie di discorsi e in quella stessa occasione, come ho riferito in tempo precedente anche il fatto avvenisse, ma voi probabilmente non avete i verbali, ci si mise d’accordo Cavallini, Nistri ecc. Anche di operare alcuni depistaggi, per esempio ad accusare walter sordi, con l’aiuto di giampiero vito, di questi qui, dell’omicidio di due poliziotti che invece lui attribuiva a Nistri. Io vorrei fare notare che feci questi verbali prima che questa operazione fosse effettivamente portata a termine, cioe’ in periodo processuale questa cosa e’ stata effettivamente fatta, non sapendo che io l’avessi rivelata. Questo per dire che in quel momento i discorsi che venivano fatti non erano fatti solo per parlare, dei semplici sentiti dire, erano discorsi incui si chiedevano spiegazioni; io vorrei riuscire a spiegarel’atmosfera di quei momenti…

L’avv. Lisi interviene perche’ si dica al teste di parlare piu’ lentamente in quanto non si riesce aseguirlo.

Il teste si scusa e continua: quindi questo incontro era di una serie di chiarimenti, si parlo’ di soldi che erano spariti… Di questo tipo di argomenti e si parlo’ anche della strage di Bologna in quanto aveva creato una situazione di forte repressione e appunto Cavallini mi disse che era andato in bolivia, pero’ a trovare pagliai e non Delle Chiaie, perche’ gli fu contestato questo fatto. Bisogna tenere presente pero’ che io conoscevo anche altri fatti, cioe’ del fatto che Cavallini era stato in contatto con ballan in tempi precedenti, che … dopo che valerio fioravanti cadde in galera, AN Aveva appoggiato la famiglia di Cavallini e lui era ricorso ad elementi di AN, In particolare mi sembra a magnetta e ballan per essere favorito nella latitanza.

Il Presidente interrompe il teste dicendogli che poi si parlera’ di questo e chiede: riferisca cio’ che le disse Cavallini sui suoi colloqui con Pagliai.

Il teste: mi disse che Delle Chiaie aveva organizzato la strage di Bologna, praticamente che questo glielo aveva detto Pagliai.

Il Presidente fa presente che in sede di confronto Cavallini disse che questa era un’ipotesi fatta da pagliai.

Il teste: purtroppo il confronto deve tener conto esattamente delle cose che sono scritte, pero’ era chiaro per chiunque fosse presente al confronto, il fatto che Cavallini cercasse di farmi dire… Praticamente di aggiustargli la cosa, cioe’ “io non posso fare la figura dell’infame, percio’ di’ che era una ipotesi”. Diciamo che c’e’ stato un tentativo… Il modo di dire questa cosa, era per cercare di forzare me a cambiare versione, questo lui cercava di fare nel confronto.

Il Presidente: quindi leiconferma che furono queste le dichiarazioni di Cavallini.

Il teste: assolutamente, non ha mai parlato di un parere di Pagliai.

Il Presidente: ricorda che Cavallini abbia detto, riferendo un discorso di pagliai, che ciolini aveva detto un sacco di bugie, ma comunque qualcosa di vero lo aveva detto in riferimento ai rapporti con Delle Chiaie e che ciolini aveva saputo cose che non doveva sapere. Vuole chiarire?

Il teste: si’. Praticamente il discorso era proprio su chi era Delle Chiaie, come vive, cosa fa? Cavallini in un certo senso tendeva a sminuire Delle Chiaie e diceva che doveva anche stare attento perche’ uno come Pagliai era pure capace di sparargli in testa e diceva anche che parecchie persone in Bolivia erano arrabbiate con Delle Chiaie, perche’ aveva parlato troppo con Ciolini, questo era il senso del discorso che ho riferito.

Il Presidente: a proposito delle motivazione della strage di Bologna, lei ha saputo da Cavallini sempre per un riferimento di Pagliai.

Il teste: questa e’ una cosa per cui mi sono posto il problema. Mi risulta difficile dividere quello che effettivamente lui… Sulle motivazioni; mentre sono certissimo del fatto che pagliai abbia detto che Delle Chiaie aveva organizzato la strage di Bologna, ho difficolta’, rispetto alle motivazioni che mi ha riferito Cavallini, a distinguere quelli che erano i suoi pensieri, da quelli che gli aveva riferito Pagliai… discorsi che facevamo tutti insieme, per onesta’ su questa cosa…

Il Presidente interrompe: comunque fatta questa premessa…

Il teste interrompe: fatta questa premessa era indubbiamente per una cosa di controllo rispetto all’ambiente… In particolare romano, diciamo, pensava che la strage potesse avere una funzione di questo tipo, cioe’ di innescare la repressione, creare uno spirito dighetto…

Il Presidente interviene: uno spirito di solidarieta’ fra i vari componenti.

Il teste: si’, esatto.

Il Presidente: lei ha conosciuto Sinatti il quale le ha fatto delle dichiarazioni. Le risulta che facesse parte di AN?

Il teste: cosi’ mi disse lui, anche se non ci faceva parte diciamo, ci si era avvicinato nel periodo carcerario in particolare.

Il Presidente: le ha parlato di un viaggio che Alibrandi aveva fatto a parigi per incontrarsi con Delle Chiaie?

A d.p.r.: Sinatti mi disse che, mi sembra Di Mitri o altre persone, avevano portato Alibrandi e altri a Parigi per incontrare Delle Chiaie e che lui li aveva ricevuti in modo abbastanza scenografico – devo aggiungere che questa storia mi e’ stata confermata anche da Nistri -, ho varie fonti e piu’ o meno il racconto concorda che Delle Chiaie aveva fatto una discreta sceneggiata, cioe’ li aveva fatti ricevere da apriporta con i mitra in mano, in questa casa dove stava e aveva fatto un discorso cosi’ a questi ragazzi, fra il minaccioso e l’amichevole, invitandoli a compattarsi intorno a certe posizioni. Sembra che l’Alibrandi, per nulla impressionato, abbia chiesto a Delle Chiaie se era possibile acquistare alcuni di questi mitra Mas, mitra francesi con il caricatore piegabile…

Il Presidente interrompe: Alibrandi chiese a Delle Chiaie?

Il teste: si’, li portavano i suoi guardaspalle.

Il Presidente: questo e’ sempre un riferimento di Sinatti?

Il teste: si’, che pero’ mi e’ stato confermato sicuramente da Nistri e probabilmente da altre persone.

Il Presidente: Sinatti le ha detto come sapeva queste cose?

Il teste: probabilmente le aveva apprese da Vinciguerra.

Avv. Lisi: da chi le aveva apprese Sinatti non lo so.

Il teste continua: comunque diciamo che questa storia piu’ o meno mi e’ stata raccontata negli stessi termini da Nistri che l’aveva appresa direttamente da Alibrandi e pare che Delle Chiaie abbia offerto la possibilita’ di acquistare una partita di walkie-talkie, una cosa cosi’… Dice che fu una cosa abbastanza penosa insomma.

Il Presidente: Sinatti aveva appreso da Vinciguerra di una sua dissociazione da altre persone. Puo’ dire qualcosa su questo?

Il teste: mi disse che avvennero delle riunioni di avanguardisti, nel periodo precedente la costituzione di Vinciguerra, e ad almeno una di queste riunioni partecipo’ Delle Chiaie, per decidere la linea che AN doveva prendere, rispetto anche a dei fenomeni di lotta armata che iniziavano ad emergere, in particolare nell’ambiente romano, nell’ambiente neofascista in generale, perche’ anche a Trieste e in altri luoghi emergevano fermenti di questo tipo. In un certo senso presero corpo due anime di Avanguardia rispetto a questo problema: alcuni che dicevano di appoggiare direttamente la lotta armata, cioe’ di creare una struttura ancora piu’ efficiente di quelle che potevano essere strutture spontaneistiche… Di questi gruppi che nascevano, che potremmo identificare come Nar, gruppi operativi di Terza Posizione, Fuan di Roma, ecc. E un altro gruppo che voleva invece mettersi o in contrapposizione o perlomeno fagocitarli. Vinciguerra appoggiava strenuamente il discorso…

L’avv. Bordoni interrompe: abbiamo la registrazione di queste cose?

Il Presidente: certamente.

Il teste continua: Vinciguerra appoggiava a spada tratta l’ipotesi di mettersi a fare la lotta armata ed era in perfetto disaccordo con questi altri… Questi altri in particolare, mi ricordo che Sinatti ce l’aveva in particolare con Delle Chiaie, con Giorgi, con… ora non ricordo tutti i nomi. Sicuramente Giorgi e Delle Chiaie.

Il Presidente: parlo’ anche di Tilgher?

Il teste: si’ parlo’ anche di lui, ma ora non ricordo quali delle due posizioni prese Tilgher.

Il Presidente: Vinciguerra appoggiava la lotta armata? E gli altri cosa volevano?

Il teste: gli altri volevano o fagocitare la lotta armata, oppure si comincio’ anche a parlare della possibilita’ di fare un botto, un atto clamoroso che avrebbe potuto creare questo spirito di ghetto di cui… Il Presidente: l’appoggiava nel senso di farla fare agli altri?

Il teste: io qui dovrei fare una valutazione mia. Secondo me Avanguardia…

Il Presidente: non faccia valutazioni; dica se le e’ stato detto o no.

Il teste: non mi e’ stato detto in particolare. Mi e’ stata detta questa cosa qui, cioe’ di fagocitarla o di… in qualche maniera metterla sotto controllo. Addirittura alcuni, nella fase iniziale, parlavano di schierarcisi contro, cioe’ di fare del male a qualche capo di questi qua, in modo da … da riprenderli sotto controllo. Secondo me, fra l’altro, la linea di Vinciguerra era impossibile, perche’ Avanguardia non sarebbe mai stata in grado di fare una cosa del genere, proprio materialmente, probabilmente. Comunque nel momento in cui prevalse la linea stragista, diciamo in un certo senso, perche’ si parlava di fare un botto, di fare una strage, questo mi disse Sinatti, il Vinciguerra per dissociarsi in maniera netta da questa associazione arrivo’ a costituirsi. Cio’ e’ quello che mi ha raccontato.

Il Presidente: Signorelli le ha mai parlato dell’attentato al CSM?

Il teste: Sì, me ne parlo’ quando lo rividi in galera, non questa carcerazione, quella precedente del ’79. Lui e Calore erano in stato di isolamento al braccetto di massima sicurezza di Rebibbia e non si potevano incontrare e io ovviamente mi misi a disposizione per tenere i contatti fra Signorelli e Calore che non potevano incontrarsi, in quanto io avevo possibilità di muovermi, perche’ non ero in stato di isolamento. Fra le altre cose quello che mi disse Signorelli sul CSM. Era che il figlio Luca gli aveva procurato la macchina che era servita per questo attentato e lui era preoccupatissimo di questo fatto, perche’ da Luca sarebbero risaliti a lui e il patatrac era fatto. Quando riferii queste cose a Calore si arrabbio’ molto, secondo me proprio per il fatto che me l’aveva detto e mi disse di dirgli di non preoccuparsi.

A d.p.r.: Mi aveva rivelato il coinvolgimento di Luca, il coinvolgimento loro nell’attentato, diciamo. Il teste spontaneamente: forse debbo dire che io Signorelli lo conosco praticamente da quando ero poco più di un bambino.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – prima parte

Il Presidente: mi dica qual e’ la sua posizione processuale, cioe’ quali procedimenti penali ha pendenti per questioni politiche.

Izzo: per questioni politiche ho una minaccia a mano armata, ho un’associazione sovversiva con Zani, Tuti, per Quex e poi mi sembra basta per questioni politiche. Non ho procedimenti per calunnia conseguenti a mie dichiarazioni.

Il Presidente: richieste del P.M. Sul modo di sentire il teste?

Il P.M.: Io credo che la cosa piu’ opportuna sia quella di sentirlo come teste a meno che non risulti nel corso delle domande che verranno poste questioni che possono esporre il teste a responsabilità penali o che riguardino fatti per i quali egli e’ stato giudicato e condannato a suo tempo.

L’avv. Battista: io ritengo che debba essere sentito ai sensi dell’art. 450 bis essendo imputato di associazione sovversiva per i fatti di Quex e per essere stato sentito in questa veste anche in fase istruttoria.

L’avv. Baldi: la posizione dell’Izzo per quanto concerne il procedimento per Quex e’ del tutto simile a quella del Naldi, per cui riteniamo che non possa non essere sentito come teste.

Il Presidente: la corte decide di sentirlo come testimone.

Si da’ atto che il teste Izzo Angelo presta giuramento secondo la formula di rito.

Il Presidente: lei ha avuto occasione durante la detenzione di conoscere e di parlare con il Freda. Il Freda le ha parlato del gruppo veneto della destra eversiva e di rapporti che tale gruppo aveva con delle chiaie, puo’ dire su questo punto cosa ricorda di avere sentito da Freda?

Il teste: si’, dunque rispetto a tempi molto antichi cioe’ racconti sulla storia del 1969, rispetto ai tempi di Piazza Fontana, gia’ allora Freda mi parlo’ di rapporti che aveva con Delle Chiaie personalmente e con A.N., Anche se in quel momento A.N. Era ufficialmente sciolta. Mi disse tra l’altro che Avanguardia era implicata… praticamente Le bombe a Roma contemporanee alla bomba di Milano di Piazza Fontana erano state messe da elementi di A.N. .

Il Presidente: parlo’ di manovalanza fornita da A.N.

Il teste: si’, esatto.

Il Presidente: le disse quali elementi aveva per fare queste affermazioni?

Il teste: tra l’altro la famosa riunione del 18 aprile, quella del famoso signor P, Freda mi disse che il signor P della riunione non era Rauti, nemmeno Giannettini, bensi’ un dirigente romano di A.N. Di cui mi diede dei particolari. Non so poi se a seguito delle indicazioni che ho fornito sia stato identificato o meno, mi disse che era un dirigente romano di A.N.. Vorrei aggiungere qualcosa che forse potrebbe essere utile, partendo da una mia esperienza degli anni seguenti, degli anni ’73-’74, quando ero un ragazzo di 18-19 anni, questa e’ una cosa che in quasi tutti i processi viene fuori e si gioca molto sulla differenza di sigle; quello che invece dalla mia esperienza e potrei citare dei fatti incontrovertibili e’ che in realta’ fra Avanguardia, Ordine Nuovo, il gruppo veneto, gente che era iscritta al MSI, gente di Lotta di Popolo, gente del fronte studentesco che poi diventera’ Lotta Studentesca e Terza Posizione, ecc., I rapporti sono sempre stati strettissimi, cioe’ in realta’ l’appartenenza per esempio ad ordine nuovo non ti impediva di lavorare con quelli di avanguardia e svolgere un qualsiasi tipo di attivita’, in realta’ questa differenza non esisteva, era una differenza puramente teorica e giudiziara che viene portata avanti nelle sedi giudiziarie.

Il Presidente: va bene, ma torniamo alla domanda. Quindi Freda diceva di sapere queste cose sulla base di una riunione alla quale aveva partecipato?

Il teste: si’, Freda con me ammise di essere partecipe al disegno che era interno alle bombe del 1969 e mi disse che questo disegno era organizzato sia dal gruppo veneto e sia da A.N. Del resto Fachini, che Freda mi disse essere l’esecutore materiale della bomba di piazza fontana, e’ un uomo che si potrebbe definire di ordine nuovo, ma sicuramente anche di A.N., Per gli stretti rapporti con il gruppo milanese.

Il Presidente: e’ vero che ci fu un accordo, questo e’ sempre un riferimento che viene da Freda, ci furono contatti assai stretti fra il gruppo Freda e….

Il teste interviene: terza posizione?

Il Presidente: e il gruppo di Fachini o Fachini in persona, allo scopo di nascondere dei timers analoghi a quelli usati per Piazza Fontana, in una villa di Feltrinelli. Cosa puo’ dire su questo?

Il teste: si’, sono varie storie che mi sono state raccontate sia da Concutelli che da Freda, rispetto ai timers della partita di Piazza Fontana. Inizialmente c’era un piano, d’accordo con gente dei carabinieri, per poter mettere questi timers all’interno di una villa di Feltrinelli in maniera da creare un depistaggio. Altro tentativo di depistaggio su Piazza Fontana fu quello di Nico Azzi che doveva essere un depistaggio per poter….

Il Presidente interrompe: a me interessa sotto il profilo dei rapporti con Fachini.

Il teste: mi raccontava, se ricordo bene, che Fachini aveva nascosto, murato, dei timers nella villa, non vorrei dire una sciocchezza, ma mi pare anche il nome di un dirigente di Avanguardia, un certo Cristiano De Eccher, questi timers sono poi finiti nelle mani di Delle Chiaie.

Il Presidente: in che modo?

Il teste: probabilmente questo De Eccher glieli avra’ consegnati.

Il Presidente: Concutelli le parlo’ anche di bombe a mano tipo SRCM?

Il teste: Si’, che aveva ricevuto direttamente da Fachini, il quale le aveva ricevute a sua volta… Ecco Diciamo che questa e’ la prova del collegamento strettissimo fra il gruppo milanese, i veneti e ordine nuovo. Cioe’ queste bombe a mano sarebbero state rubate da Nico Azzi in qualche caserma, o al tempo che faceva il servizio militare, cioe’ dai milanesi ed erano finite poi nelle mani di Fachini. Al momento del sequestro di via dei Foraggi, Concutelli aveva delle SRCM di Fachini, non solo, ma una di queste bombe di questa provenienza, cioe’ della stessa partita che era in mano a Fachini, e’ la bomba a mano che ucciso l’agente Marino durante i famosi disordini a Milano. Sono tutte cose controllabili.

Il Presidente: per la verbalizzazione vorrei fare i riferimenti ai singoli interrogatori. Qui stiamo ai fogli 1 e seguenti dell’interrogatorio 18/1/84 p.m. Vigna.

L’avv. Lisi interrompe: gradirei sapere come intende procedere alla verbalizzazione di cio’ che sta dicendo ora Izzo, cioe’ desidereremmo sapere se viene verbalizzato quanto egli ha detto fino ad ora, con l’esattezza con le quali sta dicendo queste cose e cioe’ con i riferimenti specifici, o se invece lei, dato che stava per fare riferimento agli interrogatori precedenti, vuole invece procedere con riferimento agli interrogatori precedenti.

Il Presidente: io faccio le domande, ma i riferimenti per comodità di reperimento in sede di verbalizzazione…

L’avv. Lisi interrompe: siccome noi abbiamo dei dubbi in ordine alla corrispondenza di quanto viene dichiarato, con quello che e’ stato dichiarato prima, desidereremmo che venisse verbalizzato con l’esattezza dei particolari e soprattutto con riferimenti specifici a quello che viene detto in questo momento.

Il teste interviene: vorrei far presente che l’interrogatorio sul quale mi sta interrogando e’ il mio interrogatorio iniziale, cioe’ il tour de force di alcuni giorni, al termine del quale io mi sono riservato di specificare meglio, punto per punto, poi forse non sono piu’ stato interrogato.

Il Presidente: li percorreremo tutti i punti.

L’avv. Lisi: dato che ci sono dei riferimenti: “Freda mi disse di essere coinvolto anche lui”…. ecc, noi desidereremmo che questo venisse verbalizzato, poiche’ dalla lettura….

Il Presidente interrompe: viene verbalizzato avvocato, soltanto che quando ha risposto alla domanda possiamo anche dire a conferma dell’interrogatorio precedente.

L’avv. Lisi: no, Presidente, questo non ci trova consenzienti, perche’ molti di questi interrogatori, o molte di queste frasi non sono contenute nell’interrogatorio o comunque sono differenti, anzi direi sostanzialmente differenti.

L’avv. Lisi rivolto al PM chiede di non interromperlo in quanto ha chiesto la parola al Presidente e continua dicendo che nella verbalizzazione deve apparire anche la virgola detta oggi da Angelo Izzo.

Il Presidente conferma che tutto viene verbalizzato.

Il Presidente rivolto al teste: lei ha parlato con Signorelli di Francesco Mangiameli, ricorda cio’ che Signorelli le ha detto di Francesco Mangiameli a proposito della sua posizione politica e dell’attivita’ politica?

Il teste: faccio tutta la storia della questione: io di Mangiameli sentii parlare per la prima volta nell’inverno 1979, inizi 1980, quando Concutelli, in quel periodo mio compagno di cella a Trani, ando’ a Milano per il processo alla banda Vallanzasca in cui lui era imputato per associazione a delinquere con loro. In quell’occasione Mangiameli era a Milano per contattare Concutelli per la sua evasione e siccome Mangiameli non voleva essere identificato in aula, mandava Mauro Addis e la sorella a chiedere il permesso al PM di udienza per potersi avvicinare alla gabbia e parlargli e cosi’ loro gli portavano i messaggi di Mangiameli che appunto gli diceva che stava preparando un’evasione da Palermo per Concutelli. Al ritorno di Concutelli a Trani, mi parlo’ per la prima volta di questo Mangiameli e mi disse che Mangiameli era un suo carissimo amico siciliano dei tempi del Trocadero, che era una associazione precedente anche ai tempi in cui era al Fronte Nazionale di Borghese a Palermo, e che ora si stava dando da fare per la sua evasione. Inizialmente non diedi troppo peso a questa cosa, pero’ in seguito, quando stavo concretizzando un altro progetto di evasione da Roma,con Concutelli capito’ la combinazione di avere due processi fissati a Roma, cominciai ad interessarmi molto di piu’ di questo Mangiameli, anche perche’ malgrado i tentativi che avevano fatto di ottenere un ricovero di Concutelli in ospedale a Palermo, tentativo che praticamente falli’, ma di questo dovrebbe esistere un riscontro preciso in quanto a Trani dovrebbe esistere una cartella medica di Concutelli in cui lo stesso fingeva di avere un’ulcera. Noi ci tiravamo il sangue con una siringa avuta e lui se lo prendeva in bocca, chiamava l’infermiere e rovesciava davanti… A volte mi sono tirato il sangue anch’io per fare questo tipo di operazione. Dovrebbe esistere un preciso riscontro di un’ulcera di Concutelli nella cartella medica. Nel momento in cui questo tentativo falli’, prese forza l’idea di tentare qualche cosa nel momento in cui ci saremmo trovati entrambi a Rebibbia. Io con alcuni miei complici, con cui avevo fatto delle rapine quando ero libero, avevo degli stretti contatti in maniera di preparare questa cosa. Dissi allora di coordinare. Mangiameli si vantava di avere un gruppo, diciamo molto agguerrito e allora io dissi: “coordiniamo, facciamo prendere contatti a questi due gruppi per coordinare gli sforzi…” Proprio in questo periodo facemmo anche un minimo di attivita’, perche’ il fratello di Concutelli e i genitori di Concutelli si vedevano anche direttamente con Fioravanti e la Mambro che andavano a casa del fratello di Concutelli che era un medico a Portogruaro…

Il Presidente: questo lei da chi l’ha saputo?

Il teste: sempre da Concutelli, che tornato dal colloquio, telefonava a casa e mi diceva che questi ragazzi, che chiamava il gruppo di Mangiameli, stavano in contatto. Io gli fornii anche dei numeri di telefono per organizzare questo contatto. Preciso, dato che queste persone cercavano un fucile di assalto, io mi diedi da fare con Antonio Golia, un detenuto che si trovava a Trani per procurargli un Fal, che fu procurato da Golia e mediante Addis arrivo’ al gruppo Fioravanti. Quando stavano avvenendo queste cose, una sera, dal telegiornale, apprendemmo che Mangiameli era stato ritrovato dentro questo laghetto. Nacque chiaramente un momento di sconcerto, anche perche’ noi della situazione fuori, rispetto a Mangiameli, non sapevamo moltissimo. Sapevamo che Fioravanti e la Mambro non si presentavano con il loro nome a casa dei familiari di Concutelli e sapevamo di Mangiameli che parlava di un gruppo che si stava interessando per la sua evasione ecc. Concutelli prese tempo e disse: “faro’ in maniera di organizzarmi per Taranto, perche’ adesso con la morte di Mangiameli…”. Vivemmo anche un periodo anche abbastanza drammatico in cella, perche’ Concutelli mi svegliava di sera e mi diceva: “perche’ l’avranno ammazzato”, cioe’ mi faceva discorsi di questo tipo, cioe’ era veramente preoccupato, ecc. In seguito venni a sapere pian piano altre cose rispetto a questa storia, nell’ambiente carcerario, fino a che mi incontrai addirittura con Valerio Fioravanti, da cui seppi delle storie sull’omicidio Mangiameli, la sua versione, seppi delle storie da Nistri, da quelli di Terza Posizione sulla loro versione dell’omicidio Mangiameli, insomma una serie di cose. Io me ne feci una mia idea. Nell’ultimissimo periodo, prima della mia collaborazione, ebbi modo di incontrare Signorelli che a sua volta mi diede una versione ancora diversa su Mangiameli. Mi disse che Mangiameli era un suo uomo, una persona alla quale era molto legato e che lui aveva inserito all’interno di Terza Posizione.

Il Presidente: a che scopo?

Il teste: quello che posso dire rispetto alle versioni che mi sono state date, rispetto alla versione di quelli di terza posizione e cioe’ che Mangiameli era venuto a conoscenza di qualcosa di Fioravanti, proprio per esperienza diretta, per il contatto che aveva avuto….

Il Presidente; Signorelli disse che Mangiameli era un suo uomo, che lui lo aveva inserito in terza posizione, a che scopo lo aveva inserito?

Il teste: allo scopo di controllo rispetto a terza posizione, nella quale esistevano dei tentativi… Avevano paura che sia terza posizione che i Nar vi fossero delle variabili che potevano sfuggire al controllo dei “vecchi”.

Il Presidente: le disse qualcos’altro di Mangiameli? Cosa disse Signorelli dell’omicidio Mangiameli? Approvava o disapprovava?

Il teste: disapprovava assolutamente, anche se pero’ non mi pare che Signorelli mi disse… cioe’ rispetto a Nistri, a quelli di terza posizione, mantenne una posizione piu’ moderata. Voleva piu’ dire che era un malinteso in un certo senso, uno sbaglio dei Nar, piu’ che…

Il Presidente interrompe: cioe’ alla base dell’omicidio Mangiameli c’era un malinteso…

Il teste: secondo Signorelli piu’ un malinteso o forse anche una cattiva azione, una follia da parte di Valerio pero’ non mi pare che disse che c’erano delle “sozzerie” dietro, come era la tesi sostenuta da Nistri e da Terza Posizione. Per quanto mi risulta in maniera abbastanza certa, questa tesi e’ abbastanza improbabile da parte di Terza Posizione poiche’ Mangiameli fino a poco tempo prima di essere ucciso non sembrava avesse dubbi su Valerio e su questo gruppo al quale era legato, cosi’ ne parlava, ameno che non sia avvenuto nell’ultimissimo…

Il Presidente interrompe il teste che stava facendo una supposizione e chiede: lei ha saputo da Cavallini che Fachini gli aveva chiesto due passaporti; ricorda questo fatto?

Il teste: certo, e’ il tentativo, l’idea di uccidere Fachini di cui mi dissero sia Valerio Fioravanti che Ciavardini mi sembra. Cioe’ nel periodo o immediatamente successivo alla strage di Bologna o immediatamente precedente, ora non ricordo con sicurezza. Fachini chiese un paio di passaporti a Cavallini per muoversi.

A d.p.r.: Non ricordo piu’ se era il periodo immediatamente precedente o successivo alla strage, e’ piu’ probabile nel periodo successivo perche’ non lo presero perche’ era andato in vacanza.