Mauro Ansaldi – dichiarazioni 28.10.1982

Circa la strage di Bologna nulla so di preciso. Posso pero’ dire che qualche giorno prima del fatto lo Zani a la Cogolli incontrarono a Bologna o in una citta’ vicina una persona che se ben ricordo era il Fachini Massimiliano, il quale disse loro di andarsene via da Bologna o dai dintorni perche’ sarebbe successo qualcosa. Il Fachini e’ legato a Freda essendo tra l’ altro stato il direttore delle edizioni AR di Freda. Lo Zani e la Cogolli ebbero in tal modo una ulteriore conferma dei loro sospetti che la strage di Bologna fosse stata compiuta da provocatori di Avanguardia Nazionale legati ai servizi segreti italiani. Tutto ciò me lo disse la Cogolli. Lo Zani in un altra occasione mi disse che conosceva una persona, di cui non mi ha fatto il nome, che sapeva tutto sulla strage di Bologna.

In generale, l’ Adinolfi mi disse che sicuramente la strage era opera del gruppo di Delle Chiaie, che tendeva a criminalizzare terza posizione nel momento in cui il movimento stava velocemente ampliandosi. Ricordo che l’ Adinolfi mi disse che proprio in quei giorni a Roma vi era della gente di avanguardia nazionale, mai coinvolta in inchieste nemmeno in quella sulla strage che girava nei quartieri per reclutare delle frange del movimento e riportarle sulle posizioni di Avanguardia Nazionale. E’ mia impressione quindi in base ai discorsi di Adinolfi, che Ciolini dica la verità anche se fa polverone.

So ancora che signorelli era in rapporti con il Semerari, il quale si dice fosse della P2. Adinolfi mi disse infatti che era certo che Semerari, Signorelli e Gelli si erano incontrati in un ristorante di Roma. Ovviamente non so che cosa si siano detti.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – dodicesima parte

L’avv. Lisi : Presidente io ho ascoltato il teste nella speranza che ci portasse qualche novita’ in ordine alle sue solite cose, comunque modificate anche in questa data. In presenza di un continuo modo di comportarsi da parte sua, con le stesse caratteristiche, siamo costretti a fare queste richieste. Poi per quanto riguarda l’esame di quelle dichiarazioni, le contestazioni non le posso fare perche’ non avete tutte le copie di quei verbali, ne’ posso ricorrere a domande precise con le quali evidenzierei come il teste Izzo oggi ha continuato a contrastare se’ stesso e a contraddirsi. Poi per quanto riguarda la valutazione del teste, ecc. sara’ oggetto di valutazione da parte di tutti quanti. Il Presidente: perche’ non le ha fatte prima queste istanze?

L’avv. Lisi: se il teste oggi fosse venuto a dire: “smentisco tutto cio’ che ho detto fino ad oggi ed inizio un nuovo tipo di discorso” noi non saremmo stati costretti a chiedere l’acquisizione di questi interrogatori.

L’avv. Giampaolo: la domanda dov’e’?

Il p.m.: Esibisca ora il verbale e faccia la contestazione, mi sembra tutto regolare. Non c’e’ nessuno che si oppone al suo deposito di atti.

L’avv. Lisi: non sono in grado di depositarli perche’ i miei atti sono copie peraltro anche informi.

L’avv. Giampaolo: vanno bene anche informi, anche deformi…

Il Presidente: completi le richieste istruttorie e faccia le domande.

L’avv. Pisauro chiede che venga acquisito il verbale reso alla corte di assise di Roma per il processo leighton.

L’avv. Lisi: e’ gia’ allegato.

L’avv. Pisauro: no, non mi pare.

L’avv. Baldi: mi sembra estremamente scorretto tacciare Izzo di aver modificato le sue versioni, quando dagli atti di questo processo che tutti abbiamo letto, Izzo non ha fatto altro che confermare puntualmente quanto sostenuto in tutti i suoi interrogatori. Gradirei che l’avv. Lisi, anziche’ fare affermazioni che sembrano incomprensibili, potesse esplicitare meglio le contraddizioni in cui oggi sarebbe caduto Izzo, altrimenti sarebbe molto meglio che risparmiasse certi commenti.

L’avv. Montorzi: se li sa che li contesti.

L’avv. Lisi: per la posizione dell’Izzo con riferimento alla dichiarazione resa alla domanda del collega Bezicheri con riferimento all’episodio di Iannilli, Izzo ha sostenuto che non e’ mai stato messo nelle condizioni di sapere quale fosse l’esito delle sue accuse nei confronti di Iannilli…

Izzo interrompe: no assolutamente, sta dicendo una cosa non vera. So benissimo che Iannilli e’ stato prosciolto, chi ha mai detto che non lo so…

L’avv. Lisi: lo disse nella dichiarazione resa alla Corte di Assise di Appello di Bari mi sembra il 14/4/85. A domanda precisa, disse che non era nelle condizioni di conoscere perche’ egli aveva dato delle indicazioni, e non poteva andare al di la’ delle indicazioni stesse perche’ non poteva dare alcun elemento di riscontro in ordine a quelle dichiarazioni da lui rese con riferimento al fatto per cui Iannilli venne processato. Per tutte le altre dichiarazioni, con riferimento a tutti i fatti per i quali sono sorti i processi, ivi compreso il discorso nei confronti del Latini, egli insiste nel dire quanto affermato in data 14/4/85, cioe’ che…

Il Presidente: avvocato, lei sta facendo una domanda estremamente poco chiara. Cerchi di chiarire.

L’avv. Lisi: siccome il documento non e’ agli atti, debbo per forza di cose basarmi sui miei appunti. Il riferimento e’ esclusivamente a una accusa che Izzo fece al Latini il quale, sentito il 29/4/85 (e di questo verbale chiedo l’acquisizione agli atti, perche’ e’ un chiaro riferimento ad una valutazione possibile dell’attendibilità del teste) dichiarò: “per quanto mi riguarda, nei miei confronti Izzo e’ stato anche bugiardo, perche’ al giudice vigna di Firenze ha riferito circostanze non vere, per cui mi trovo imputato di concorso nell’omicidio Buzzi del quale sono completamente estraneo.

Il Presidente non ammette la domanda perche’ non attinente al processo.

L’avv. Lisi procede nella lettura: “io e Bonazzi a Trani eravamo soliti prendere in giro Izzo dicendo che era posseduto dal demone della bugia”…

Izzo interrompe: aspetti avvocato mi faccia dire una cosa, Latini ha confermato il mio verbale lo ha confermato ventiquattro volte….

Il Presidente: aspetti…

L’avv. Bezicheri: Latini e’ stato assolto.

Il Presidente fa presente che la vicenda Buzzi non interessa il processo.

Izzo: Latini l’aveva confessato questo omicidio, poi ha in causa ha ritrattato dicendo che ero un bugiardo, io le posso portare un centinaio di persone che ho chiamato in correi e anche tantissimi condannati…

L’avv. Lisi chiede l’acquisizione del verbale 29/4/85 avanti la Corte di Assise di Appello di Bari.

Izzo: di Brescia.

L’avv. Bezicheri: e’ il processo di Piazza Fontana.

Izzo: allora chiediamo anche l’acquisizione dei verbali in cui Latini confermava cio’ che dicevo io.

Il p.m.: Dove risulta che Latini avrebbe confessato questa partecipazione sia pure non ritenuta… Se puo’ dire qual e’ il verbale e si acquisisce anche questo.

Izzo: ci sono due processi in merito a questo, a Novara e a Brescia. A Novara c’e’ stato anche un confronto con me e il giudice contesto’ a Latini: “guardi che non e’ Izzo che l’accusa, e’ lei che ha confessato” e lui: “ne parlerò a Brescia.” A Brescia ha detto che sono bugiardo e che non c’entrava niente e la corte di assise di Brescia ha reputato… che poi e’ utile acquisire la sentenza, perche’ sono convinto che quella corte non mi ha dato del bugiardo, ha detto che probabilmente le prove non erano sufficienti per condannare, giustamente, una persona…

L’avv. Lisi: vorrei sapere se dal 17/2/80 al 10/4/80 Izzo fu tradotto presso l’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino per perizie e cure.

Izzo: si’. Ero in attesa di appello per l’ergastolo e tentai di prendere la perizia psichiatrica. Feci il matto per un periodo, misi la fascia in testa, mi vestivo tutto sporco, insomma le solite cose che si fanno in questi casi e mi addussero all’ospedale psichiatrico dove rimasi una ventina di giorni, forse il periodo che dice lei. Dopo di che, dissero che ero sano di mente e mi mandarono via.

A d.p.m.r.: Si’, avevo Ferracuti come perito di parte.

L’avv. Lisi: oggi ha sostenuto che il Freda gli aveva confidato della sua partecipazione alla strage di piazza fontana. Se puo’ dirci perche’ il 13/3/84, dinanzi al GI di Catanzaro e quindi post-pentimento, ebbe a dire: “ad ulteriori chiarimenti posso aggiungere che il Freda per la verita’ non mi disse di essere direttamente implicato nella strage”.

Izzo: lei non deve leggere mezza riga. Quello che volevo dire e’ che Freda non ha detto che c’entrava direttamente; lui era correo dell’organizzazione della strage. Mi ha detto che la bomba a Piazza Fontana l’ha messa Fachini di persona e che l’organizzatore generale e’ Delle Chiaie che lui c’entrava in questa storia, ha raccontato la storia dei timers del capitano Amid, quella storia famosa. Questo e’ quello che mi ha raccontato. E’ poi la corte di Catanzaro che deve valutare se questo e’ concorso nella strage o associazione sovversiva, non sta a me dirlo.

L’avv. Lisi: Izzo ha dichiarato che si stava ipotizzando una certa decisione di collocare nella villa di feltrinelli alcuni timers della stessa partita acquistata da Freda. Ha aggiunto oggi che questo collocamento lo si stava organizzando insieme ai cc.

Izzo: era una cosa organizzata dal gruppo milanese facente capo a Rognoni, Ballan, Nico Azzi. Riguardo questa collaborazione con i cc., rispetto a questi fatti, dovrebbe essere quella divisione di cc., Che non ricordo come si chiama, che sta a Milano, la quale, tra l’altro – poco tempo fa feci un verbale con la dott.ssa Dameno della procura di Milano – ed era abbastanza in legami stretti e questo episodio e’ dimostrato da un episodio abbastanza brutto che sarebbe la violenza carnale nei confronti di franca rame che hanno fatto con la protezione dei carabinieri. L’hanno fatta alcuni neofascisti, tra cui angelo angeli, con la protezione dei carabinieri. E’ una storia che mi ha raccontato Bonazzi.

Il p.m.: Presidente, se puo’ essere piu’ preciso perche’ vi e’ traccia in atti. Il Presidente fa presente che e’ irrilevante.

Il p.m.: Quando e’ stata dichiarata la prima volta questa storia?

Izzo: l’ho dichiarato mesi fa alla dott.ssa Dameno di Milano che mi ha interrogato su una serie di documenti ritrovati in un covo di potere operaio, mi sembra, covo riguardante l’omicidio Ramelli. Hanno trovato tracce di rapporti tra fascisti e carabinieri di Milano.

L’avv. Lisi: quando apprese la notizia del collocamento dei timers, e da chi?

Izzo: ne ho parlato nel verbale del gennaio ’83 e mi sembra di averla appresa esclusivamente da Bonazzi che era molto amico di Nico Azzi; diciamo che la fonte principale di questa storia dovrebbe essere Nico Azzi, ma a me l’ha detta Bonazzi.

L’avv. Lisi chiede che venga sentito Bonazzi anche su questo punto.

Izzo spontaneamente: con Bonazzi ho passato circa quattro anni in cella.

L’avv. Lisi chiede che si dia lettura della lettera inviata da Izzo in ordine alla sua posizione che e’ allegata agli atti.

Il Presidente: e’ arrivata di recente, circa un mese fa.

L’avv. Lisi: a cosa fa riferimento?

Il Presidente: non fa riferimento a fatti processuali, alla sua posizione personale.

L’avv. Lisi chiede se e’ possibile che Izzo esponga il contenuto della lettera.

Il Presidente acconsente.

Izzo: in questa lettera faccio presente questo tipo di situazione. Vista la vastita’ di procedimenti di cui vi sarete resi conto, mi trovo spesso a deporre in questo tribunale, davanti a varie corti di assise. In questa situazione vengo sempre attaccato come persona, difficilmente mi vengono contestate le cose che dico. Allora volevo far presente a questa corte che sono entrato in carcere a 19 anni e ne ho scontati 13, ho fatto delle azioni orribili di cui mi vergogno. Che posso dirle, posso rinnegare, posso anche cercare di porci riparo con una vita diversa, se riuscirò ad averla. Io credo che una qualsiasi societa’ civile, debba ammettere che le persone possono non solo cambiare, ma anche essere diverse a distanza di molti anni da quelle che erano. La mia scelta di collaborazione e’ soprattutto un rifiuto di quello che ero, in un certo senso. Sono un po’ in difficoltà a dire certe cose, perche’ mi rendo conto che in fondo sono cose mie di cui e’ difficile parlare, pero’ vorrei far presente a tutti che a dimostrazione di questo ho una situazione personale reale. Mi sono autoaccusato di numerosi reati che sono tutti reati comuni che dovrò pagare normalmente. Ho cominciato a collaborare quando ormai avevo una condanna all’ergastolo e numerosi altri anni definitivi per cui le accuse che dicono, che posso chiedere ai giudici, cosa posso chiedere ai giudici? Nulla. Posso solo sperare con la buona condotta che un domani io possa prendere la condizionale, le cose che avrei preso in ogni caso, comportandomi bene, ecc.

Izzo prosegue: non voglio nemmeno demonizzare l’opportunismo, e’ anche umano essere opportunisti in certe condizioni. Purtroppo non sono neanche nella condizione di essere opportunista. Questa e’ la mia scelta. Ho sofferto molto in carcere perche’ ho fatti molti anni di carcere speciale, di art. 90, ecc. Per quanto puo’ sembrare paradossale, a volte mi lacera anche rendermi conto che con le cose che dico procuro del carcere ad altre persone. Non e’ che io sia diventato un santo, sono diventato un buono, ho le mie debolezze, le mie rabbie, i miei rancori. Certamente non sono piu’ la persona che ha commesso quei fatti e questa in qualche maniera e’ una forma di riparazione che vorrei offrire ai fatti che ho commesso. Ecco questo volevo dire. Faccio presente che la mia situazione e’ controllabile. Qui si parla di Paliano come se fosse un paradiso: e’ un carcere, si e’ applicata la riforma, ma praticamente non si gode di particolari benemerenze. Ho la possibilità di fare un corso di computer e dato che sono bravino con il computer, insegno a ragazze e ragazzi; ho la possibilità di avere colloqui con qualche amica perche’ ho l’autorizzazione dell’AG, normalmente voglio dire. Quando ero al carcere speciale di Trani, in un certo periodo che il carcere si era enormemente allargato, stavo molto meglio di quanto sto oggi a Paliano e questo e’ controllabile, io addirittura prendevo il materasso e dicevo: “domani vado a dormire in cella con Sartorelli, vado a fare una settimana da Sartorelli”, le guardie stavano zitte ed io andavo in cella da Sartorelli.

Izzo prosegue: il privilegiato in carcere e’ colui che continua a possedere un potere criminale, non e’certo la mia condizione di privilegiato. Aggiunga che non ho possibilita’ neanche in termini giuridici, perche’ ho problemi di pericolo personale, ho problemi di opportunita’, mi si accusa dicendomi che qualsiasi cosa mi darebbero sarebbe un premio per quello che faccio… Mi trovo in una situazione veramente disperata da questo punto di vista e mi vengono sempre contestate queste cose. Sto veramente cercando di essere una persona diversa, mi dispiace anche di accusare altre persone a cui procuro del carcere; d’altra parte sono convinto che bisognava fermare e questa e’ una mia convinzione profonda che ho tuttora che bisognava fermare certi episodi, come le stragi, ecc.. E ho dato un piccolo contributo a questo. Non ho nulla da chiedere.

L’avv. Lisi: nella lettera c’e’ un riferimento ad una sua condanna anche precedente a quella del Circeo?

Il Presidente: e’ una domanda processuale questa?

L’avv. Lisi: se nella lettera c’era il chiarimento.

Il Presidente: questo non me lo ricordo.

L’avv. Lisi: ha subito condanne precedenti a quella del Circeo?

Izzo: ho subito parecchie denunce, arresti, sia precedenti che conseguenti al Circeo; ho fatto numerosissimi reati. Se allude a una denuncia per violenza carnale, si’, ho capito a cosa allude ed e’ vero, si’.

Il p.m.: A cosa allude?

Izzo: ad una denuncia per violenza carnale che ho avuto in tempi precedenti.

L’avv. Bezicheri: e’ una condanna.

Izzo: si’ ha ragione, e’ una condanna.

Il Presidente: ho ammesso questa domanda solo per un chiarimento su cio’ che ha detto prima, non come domanda processuale, perche’ l’art. 133 vale per gli imputati e non per i testimoni. I precedenti penali del teste non interessano, almeno quelli che non riguardano fatti politici.

L’avv. Bezicheri: allora dovrebbe chiarire quando ha detto che voleva riparare ai motivi per i quali era in carcere, che si trovava a scontare l’ergastolo e altre condanne e non per fatti politici. E’ bene che chiarisca.

Il Presidente fa presente che questo e’ noto.

L’avv. Bezicheri: no, non l’ha detto.

Izzo: ho detto che per motivi politici ho due piccole condanne che non ho ancora preso e per cui rischio pochissimo.

L’avv. Lisi: per i detenuti che entrano in carcere con la sua caratteristica, con la sua condanna, qual e’ la condizione normale?

Il Presidente fa presente che la condizione carceraria dei testimoni e’ cosa assolutamente irrilevante ed invita Izzo a non rispondere.

Izzo: la mia posizione carceraria e’ talmente evidente che non ho mai avuto problemi.

L’avv. Lisi: gradirei che venisse verbalizzato. La domanda e’ specifica: per i detenuti non politici ne’ politicizzati all’ingresso del carcere e nella condizione in cui si trovava Izzo al momento dell’arresto…

Izzo interrompe: ma io ero un rapinatore, ero una persona che aveva sparato alla gente, io me la mangiavo la gente in carcere, avvocato…

Il Presidente: Izzo, le ho detto di non rispondere, aspetti che io ammetta la domanda.

L’avv. Lisi prosegue: con la condanna per i fatti del Circeo quale sarebbe stata la condizione…

Izzo: ma cosa ne so quale sarebbe stata…

Il Presidente: no, no, non deve rispondere. Ordino al cancelliere di non verbalizzare le risposte se prima non ho ammesso la domanda.

L’avv. Lisi: chiedevo solo che venisse verbalizzata la domanda e’ chiaro, non mi interessa la risposta. Se conosce le condizioni nelle carceri per i detenuti che hanno le stesse caratteristiche, con la condanna con le quali …

Izzo: le coltellate le ha prese il suo difeso in galera. La faccia finita, la faccia finita…

L’avv. Bezicheri: no, no…

Il Presidente: io non ho ammesso questa domanda.

L’avv. Bezicheri: no, no, che il teste dica “faccia finita” a un avvocato… No, eh.

L’avv. Lisi: ma lascialo stare…

L’avv. Bezicheri: no, che ci dobbiamo sentire “faccia finita” da Izzo, Presidente questo e’ troppo.

Izzo: quando era in carcere mi scriveva piagnucolando: “sto in carcere, ho chiamato mia moglie…”

L’avv. Bezicheri: chi?…

Izzo: lei.

L’avv. Bezicheri: io a te scrivevo?

Izzo: si’, proprio, la troviamo la lettera..

L’avv. Bezicheri: porta qui le lettere, porta qui le lettere… Io scrivevo a Izzo?

Izzo: si’, proprio.

L’avv. Bezicheri: porta qui la lettera.

Izzo: gliela troviamo, perche’ e’ censurata…

L’avv. Bezicheri: io a te scrivevo?

Il Presidente: a questo punto sospendiamo l’udienza.

L’avv. Bezicheri: ma come. Ma che… Crediamo di trattare cosi’ gli avvocati, Presidente.

L’avv. Bezicheri: porta qui le lettere. Le mani mi facevo tagliare prima di scrivere a Izzo. Qui si sta esagerando.

Il Presidente: il processo e’ rinviato a domani, ore 9,00.

Il Presidente: a questo punto l’udienza viene sospesa. Si da’ atto che a questo punto il Presidente rinvia la udienza a domani 26/11/87, ore 9,00 ed ordina che Izzo Angelo sia nuovamente tradotto per l’udienza di sabato 28/11/87, ore 9.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – ottava parte (confronto con Delle Chiaie)

Si da’ atto che alle ore 16,25 la Corte entra in camera di consiglio, per una breve sospensione.

Si da’ atto che alle ore 16,35 la Corte rientra in aula. Il Presidente fa richiamare Izzo Angelo.

Il Presidente: per quanto riguarda le frasi proferite dall’imputato fioravanti nei confronti della corte, il Presidente ordina la trasmissione di copia degli atti al Procuratore della Repubblica in sede.

Izzo spontaneamente: Presidente mi scusi, cosi’ forse risparmiamo anche del tempo riguardo alle domande. Io ho mandato una lettera alla Corte e volevo sapere se e’ stata ricevuta?

Il p.m. fa presente che e’ agli atti.

Il giudice a latere: noi tutti i lunedi’ pubblichiamo un elenco degli atti pervenuti alla Corte.

L’avv. Bezicheri: Presidente, non ho capito il collegamento tra il risparmiare tempo e la lettera.

Il giudice a latere: ce lo spieghi.

Izzo: siccome questo non e’ il primo processo in cui sono testimone, ho notato che la maggior parte delle domande vertono sulla mia posizione personale e giuridica che in quella lettera viene chiarita. Questo e’ tutto.

Il Presidente da’ la parola alla difesa.

L’imputato Delle Chiaie interviene: ha mai dichiarato a qualche giudice l’episodio della pistola spagnola? La pistola regalata da un ufficiale della marina spagnola?

Il Presidente: quella con le iniziali di un ufficiale spagnolo.

Izzo: credo di si’. Comunque l’inchiesta sui fatti spagnoli e’ in mano al GI Calabria di Roma.

L’imputato Delle Chiaie: in che anno l’ha dichiarato?

Izzo: questa storia dovrebbe essere di uno – due anni fa, non glielo so proprio dire.

L’imputato Delle Chiaie: dopo il 1984?

Izzo: io mi sono pentito nell’84, percio’…

L’imputato Delle Chiaie: ah, quindi dopo il pentimento. Ricorda questo brano che mi permetto di leggere: “… di una Ingram, cioe’ una pistola regalata da un ufficiale della marina spagnola a Stefano Delle Chiaie, sequestrata a Concutelli.” Ricorda questo brano?

Izzo: si’,parliamo di due pistole diverse, pero’. C’e’ anche una Colt Commander 45 sequestrata a Concutelli.

L’imputato Delle Chiaie: nella mia memoria, inviata al processo Occorsio, che questa pistola famosa, lei puo’ chiedere al dott. Vigna, non fu mai trovata e fu soltanto un sentito dire.

Izzo: no, mi scusi, stiamo parlando di due pistole diverse. Io sto parlando di una pistola sequestrata a Gianfranco Ferro.

L’imputato Delle Chiaie interviene: perfetto.

Izzo: a Concutelli furono sequestrate una Ingram ed una Colt Commander 45 qualsiasi, probabilmente proveniente sempre… La 45 di cui ho parlato a dimostrazione dei rapporti con i servizi spagnoli, è la 45 Commander che e’ uguale a quella di Concutelli, pero’ sequestrata a Gianfranco Ferro, che e’ il luogotenente, ma gia’ l’ho dichiarato. La Commander sarebbe l’automatica.

L’imputato Delle Chiaie: da chi apprese delle possibili connessioni con i servizi segreti spagnoli? Da Concutelli?

Izzo: da Concutelli soprattutto.

L’imputato Delle Chiaie: puo’ indicare un episodio?

Izzo: Concutelli non mi diede grandi particolari su questi episodi, mi disse che avevano eliminato almeno due o tre terroristi che avevano messo una bomba in una certa occasione, che una volta hanno sequestrato un terrorista. La storia che so piu’ in dettaglio e’ che una volta, ai confini tra la Francia e la Spagna, avevano sequestrato un terrorista che andava in motorino, lo avevano caricato su di una macchina e portato in territorio spagnolo in cui era stato consegnato ai servizi di sicurezza.

L’imputato Delle Chiaie: presso il giudice Calabria c’e’ un’inchiesta, come ha detto lo stesso teste, ed e’ possibile controllare che non vi e’ stato alcun episodio di eliminazione fisica, ne’ di sequestro almeno fino al 1978-79.

Il Presidente fa presente che, in ogni caso, e’ un reato commesso in Spagna.

L’avv. Pisauro: la persona che sarebbe stata uccisa, questo militante dell’Eta, in effetti non era morta, mori’ nell’82.

Il Presidente: chieda l’acquisizione degli atti.

L’imputato Delle Chiaie: non è mai stato ucciso. Vorrei sapere, il teste ha parlato della sede di “Europa e Civilta’” che è a piazza San Giovanni. Ha presente i magazzini Coin?

Izzo: sono 13 anni che sono in carcere, no.

L’imputato Delle Chiaie: e il cinema Massimo?

Izzo: neanche, non conosco bene quella zona.

L’imputato Delle Chiaie: si puo’ essere dimenticato in carcere, ma la sede di “Europa e Civilta’” era di fronte al cinema Massimo e quindi…

Izzo interrompe: comunque le sedi di “Europa e Civilta’” erano due.

L’imputato Delle Chiaie: è una.

Izzo: no, erano due. Allora le specifico: la sede che ho visitato io, era un seminterrato in una traversa di via S. Quintino, via che da su S.Giovanni. Mi pare si chiami Vittorio Emanuele, Carlo Alberto, una cosa simile. Penso che sia facilmente rintracciabile dalla polizia.

L’imputato Delle Chiaie: il teste prima che entrasse in carcere nel ’73, ’74 ha parlato di riunioni in casa di una certa Fiammetta, puo’ dire il cognome?

Izzo: non ricordo. Sono in grado di identificare la casa in qualsiasi momento. E’ su corso Trieste, nei pressi di piazza Istria. Fiammetta era la ragazza di tale Sergio Meloni, militante di AN sarebbe colui che fu assolto dal giudice Alibrandi a Roma per un pestaggio ai comunisti, una storia del genere.

L’imputato Delle Chiaie: dov’era la sede di AN nel ’73?

Izzo: a via Arco della Ciambella n 7, nei pressi del Pantheon c’era una sede; un’altra, che era una sede semi-clandestina, nei pressi di piazza Bologna.

L’imputato Delle Chiaie: il teste ha detto che accompagnava Adinolfi da Saverio Ghiacci per prendere ordini, mi sembra. Dove lo accompagnava?

Izzo: si’. Lo accompagnai quasi sempre in una saletta interna del bar Negresco, a piazza Istria. In una occasione lo accompagnai alla facolta’ di Architettura.

L’imputato Delle Chiaie: dove studiava il Ghiacci?

Izzo: non lo so. Non credo, era vecchio. L’appuntamento era davanti alla facolta’.

L’imputato Delle Chiaie: puo’ descrivere Saverio Ghiacci?

Izzo: e’ bassetto e tracagnotto, con la pelle rosata, i capelli corti, mi sembra castani, ed i baffetti.

L’imputato Delle Chiaie: puo’ specificare in che momento del giorno c’erano gli incontri nella saletta del bar?

Izzo: l’appuntamento all’Architettura sicuramente di mattina perche’ ricordo che la facolta’ era aperta e c’era movimento. Al bar penso a tutte le ore, si tratta di due o tre e mi risulta difficile… Probabilmente nelle ore pomeridiane e serali.

L’imputato Delle Chiaie: faccio presente che Saverio Ghiacci lavora da sempre in un negozio fino alle 8 di sera e su questo si puo’ indagare. Conferma il teste che nel ’73 si incontrava anche con Paglia?

Izzo: si’, anche con Paglia che effettivamente non era piu’ il dirigente di AN romana che era rimasta solo in mano a Tilgher. Pero’ Paglia continuava a frequentare l’ambiente e continuava a mantenere rapporti.

L’imputato Delle Chiaie: faccio presente che Paglia dal ’71 non… è stato emarginato da AN per motivi notissimi, credo a tutti quanti, compreso il libro “La notte della Madonna”.

Izzo: scusi Delle Chiaie, questo e’ un falso.

L’imputato Delle Chiaie: non le permetto di dirmi che e’ un falso. Qui il falso lo dice uno solo e non le permetto…

Il Presidente interrompe: Delle Chiaie non reagisca in questo modo, altrimenti non le ammetto piu’ domande.

Izzo: mi scusi, e’ una cosa di cui sono sicuro non sia vera.

L’imputato Delle Chiaie: ha detto che c’erano avanguardisti in Lotta di Popolo, nella cui sede si riunivano elementi di AN. E’ al corrente dei rapporti tra Lotta di Popolo e AN in quegli anni?

Izzo: si’. So gia’ a cosa lei fa riferimento, a liti avvenute all’universita’ tra militanti di AN e di Lotta di Popolo. Ad esempio nella difesa di giurisprudenza nel ’73 quando c’era l’assemblea, c’ero anch’io, eravamo tutti la’, c’era Tilgher, Dantini, Ugo Gaudenzi, Alberto Pascucci, Gabriele Adinolfi, Giannetto Ubino che è gente di AN.

L’imputato Delle Chiaie interviene: non faccio riferimento ai contrasti dell’università, ma agli attacchi sullo stesso bollettino di Lotta di Popolo contro AN nel ’72-73 e c’è stata una rottura costante.

Izzo: il motivo era che l’Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale, legata a Borghese, cioe’ i reduci della Repubblica Sociale legati ad Avanguardia, difendeva a spada tratta il gruppo, il Golpe Borghese, praticamente Borghese, come faceva anche Avanguardia che diffondeva volantini del tipo “Italia, primo e unico paese che esilia le sue medaglie d’oro” che era Borghese la medaglia d’oro. Invece la Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale, che era una organizzazione di reduci che si richiamavano al fascismo repubblichino di sinistra, attaccavano pesantemente Borghese. Facevano addirittura un bollettino in cui dicevano che il Golpe era un tentativo reazionario da cui bisognava guardarsi e cose del genere. Il gruppo giovanile della Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale contro corrente era legato a Lotta di Popolo, e da qui nasceva una serie di contrasti, a volte anche fisici, fra militanti del gruppo e di AN, ma in effetti, io non nego l’esistenza di screzi, questioni, ecc…. dico che fondamentalmente e in ogni processo si tira fuori, cioe’ si gioca sulla buona fede di persone che non sono addentro alle cose, perche’ chiunque era un po’ nell’ambiente sapeva che in realta’ queste sigle, queste cose non impedivano assolutamente, eravamo tutti camerati, avevamo tutti gli stessi progetti in quel momento.

Izzo prosegue: penso signor Delle Chiaie che sarebbe piu’ onesto fare una storia vera del movimento, poiche’ nel momento in cui uno fa una storia vera puo’ anche essersi evoluto. Io oggi non ho nessun dubbio che lei potrebbe essere anche anti-reazionario o cose del giorno, ma il fatto che lei Delle Chiaie falsifichi il suo passato…

Il Presidente: si fermi qui.

L’imputato Delle Chiaie: innanzi tutto non devo ricevere lezioni di onesta’ da nessuno. Comunque vorrei sottolineare, siccome qui si fa confusione come sempre in nome del …

Il Presidente interrompe: faccia delle domande.

L’imputato Delle Chiaie: il teste non ha risposto. Permetta anche a me di commentare rispetto al commento del teste. A livello di base e’ possibile che i giovani si parlassero; dal punto di vista strutturale e organizzativo, le organizzazioni erano in rotta e in contrasto e in contrasto pesante e non esistevano strategie comuni…

Izzo interrompe: Pascucci Alberto, facciamo un nome che lei conosce…

L’imputato Delle Chiaie: no, non lo conosco.

Izzo: e’ controllabile, e’ il responsabile della sede di AN di piazza Bologna, era militante di Lotta di Popolo, era il capo del Fronte Studentesco ed era il responsabile della sede di AN di piazza Bologna. Si puo’ interrogare, è vivo, è libero.

L’imputato Delle Chiaie: chiamiamo il Pascucci, è importante. Io non l’ho mai conosciuto.

Izzo: e’ il vice di Dantini.

L’imputato Delle Chiaie: in che anno era responsabile di AN?

Izzo: non so dire il periodo, nel periodo in cui era aperta la sede di AN vicino al policlinico Italia.

L’imputato Delle Chiaie: era il responsabile di AN nello stesso periodo in cui erano in Lotta di Popolo?

Izzo: in quel periodo Alberto Pascucci era il capo del Fronte Studentesco che era un’emanazione da cui poi nascera’ Lotta di Popolo, ed era Lotta di Popolo in quel momento, e contemporaneamente era il vice di Enzo Maria Dantini che e’ il fondatore di Lotta di Popolo ufficiale ed aveva contemporaneamente anche questi compiti nella sede di AN.

L’imputato Delle Chiaie: nel 1973.

Izzo: potrei dire ’72, ’71, comunque e’ una cosa controllabile, percio’ anche l’anno si puo’ controllare.

L’imputato Delle Chiaie: nelle riunioni di cui ha parlato il teste quali erano le risoluzioni finali? Cioe’ ho sentito dire che si parlava di difesa da contro il comunismo, tutta una serie di cose, alla fine che cosa si concludeva. Quale elemento, quale fatto comune…?

Il Presidente: non risponda, ha gia’ risposto.

Il p.m.: Se lui ebbe un incarico preciso.

Izzo: ebbi un incarico preciso rispetto alle cose di cui si parlava nelle riunioni, ma non lo ebbi nelle riunioni. Lo ebbi da Andrea Sermonti in separata sede.

Il p.m.: Che incarico?

Izzo: di preparare un gruppo… Quello che ho detto.

Il Presidente da’ la parola all’avv. Bezicheri.

L’avv. Bezicheri si riporta alle dichiarazioni odierne di Izzo, in particolare alla uccisione di Palladino e chiede: e’ vero che accuso’ Iannilli e Di Vittorio di concorso nell’omicidio di Palladino?

Izzo: Iannilli mi disse che lui e Lele Macchi avevano partecipato, assieme a Concutelli, all’omicidio di Palladino. E’ una cosa che mi e’ stata detta, per cui non posso sapere se sia vera o falsa; il giudice ha ritenuto di non rinviarli a giudizio per questa storia, a me sta benissimo.

L’avv. Bezicheri: la mia domanda e’ se e’ vero che Izzo ha deposto a carico di Iannilli e Di Vittorio.

Izzo: risulta in atti, lo confermo che mi e’ stato detto questo.

L’avv. Bezicheri: le risulta che il GI e la sezione istruttoria di Novara, con doppia sentenza, abbiano prosciolto Iannilli e Di Vittorio con formula piena?

Il Presidente: questo e’ gia acquisito agli atti.

Il p.m.: Risulta gia’ alla Corte.

Il Presidente: questo e’ una domanda suggestiva.

L’avv. Bezicheri: ha parlato di Iannilli e Di Vittorio, e’ una domanda. Io la domanda la faccio, poi la corte…

Izzo spontaneamente: sugli omicidi al carcere di Novara ho scagionato…

Il Presidente: no, lei non deve rispondere.

Izzo continua: mi scusi, ma e’ una cosa che voglio dire. Io ho scagionato, quando mi sono pentito erano imputati Bonazzi, Azzi e Invernizzi.

Siccome mi risultava che mi avevano detto di no, sono andato dallo stesso giudice e gli ho detto che secondo me erano innocenti perche’ non mi risulta… E sono stati assolti. Io non ho accanimento nei confronti di nessuno.

L’avv. Bezicheri: nessuno ha detto che abbia un accanimento, era solo una domanda e chiedevo una risposta. Ha parlato del brigadiere Pirri del carcere di Trani che ebbe ad accompagnare Izzo da Freda che era stato posto temporaneamente in isolamento, per consentirgli un colloquio dopo il 2/8/80, esatto?

Izzo: si’.

L’avv. Bezicheri: se si ricorda anche il nome di questo brigadiere?

Izzo: il nome di Pirri l’ho detto nell’83 nella prima deposizione. E’ comunque rintracciabile, al carcere di Trani ci saranno tre o quattro brigadieri.

L’avv. Bezicheri chiede che venga ammesso e sentito il brigadiere Pirri, a riscontro della circostanza riferita dall’Izzo.

Izzo: certo.

Il p.m. Interrompe facendo presente che e’ un contesto diverso dall’interrogatorio del testimone.

L’avv. Bezicheri: e’ una richiesta istruttoria a riscontro di affermazioni fatte da Izzo, il quale tra l’altro in un verbale si lamenta che non sono stati cercati dal giudice i riscontri delle sue dichiarazioni proprio sul caso Iannilli.

Izzo: quello si’, certo.

L’avv. Bezicheri: chiedo inoltre che vengano ammessi e sentiti Freda e Concutelli, ampiamente citati, ed eventualmente anche messi a confronto. Insisto sull’accertamento su S. Maria di Leuca e Fachini, che mi pare divenuto sempre piu’ rilevante, anche alla luce di quanto oggi ha fatto cenno Izzo sull’argomento.

L’avv. Bezicheri: il teste Izzo ha detto, non ricordo piu’ in occasione di quale risposta, comunque l’ha detto, che ha l’ergastolo e trent’anni, ecc. Ricorda che a Brescia ebbe a dire che pensava di uscire presto?

Izzo: si’. Purtroppo l’ufficio del dott. Mancuso, cioe’ la procura della Repubblica di Bologna ha frustrato le mie speranze.

L’avv. Bezicheri: comunque la domanda e’ questa: se e’ vero che a Brescia durante l’interrogatorio dibattimentale…

Izzo interrompe: mi faccia finire. Ho fatto una richiesta di cumulo all’ufficio competente che e’ la procura, ufficio esecuzioni di Bologna; purtroppo mi e’ stato fatto un cumulo estremamente severo, sono ricorso in cassazione e la mia situazione e’ questa: per la semi-liberta’ dovrò aspettare 8-9 anni e per poter uscire altri 16 anni.

Ne ho gia’ fatti 13, non sono messo tanto bene… Questo nell’ipotesi ottimistica.

L’avv. Bezicheri: conferma che in occasione del processo di Brescia, nella primavera di quest’anno…

Izzo interrompe: si’, speravo di cavarmela. Speravo mi facessero un cumulo piu’ benevolo.

L’avv. Bezicheri: affermo’ nella deposizione di avere buoni motivi per ritenere di potere uscire fuori.

L’avv. Bezicheri: beh, con un ergastolo e 30 anni, con un cumulo secondo le norme di legge uscire un po’ presto…

Il Presidente: questa domanda e’ testuale?

L’avv. Bezicheri: si’, l’ha detto lui e chiedo anche che vengano acquisiti i verbali di Brescia.

Izzo: a Brescia ho detto che a 16 anni ho diritto di uscire in semilibertà.

Siccome mi hanno fatto un cumulo per cui l’ergastolo mi decorre dall’80, e’ chiaro che i 16 anni non sono piu’ imminenti, cioe’ se ne ho fatti 13 e mi mancano tre anni, adesso sono diventati altri 10. Amen, me li faro’, pazienza.

L’avv. Bezicheri: a questo punto chiedo anche, per questa e per altre cose, perche’ ci sono altre domande che riguardano il dott. Mancuso, ci arriveremo; sono atti processuali, contestazioni, perche’ non si danno solo rapporti in cui ci sono nomi di avvocati, ci sono anche domande su pubblici ministeri, sono in atti.

L’avv. Bezicheri fa richiesta di acquisizione della deposizione resa da Izzo alla Corte di Assise di Brescia nel processo contro Ferri ed altri.

Izzo interviene: scusi, ma la circostanza l’ho confermata qua.

L’avv. Bezicheri: ma se non c’e’ come fa a confermarla? Io ne chiedo l’acquisizione anche per altre circostanze.

L’avv. Bezicheri: ha parlato di una bomba a mano che avrebbe fatto vari passaggi, anche attraverso Fachini, per arrivare a qualcuno di Milano, se ricordo bene.

Izzo: no, forse quella di Litta Modigliani.

Il Presidente: quello che abbiamo contestato e’ l’episodio Litta Modigliani.

L’avv. Bezicheri: da chi ha saputo questo passaggio attraverso Fachini?

Izzo: da Litta Modigliani e da Giusva Fioravanti.

L’avv. Bezicheri: quando e in quali circostanze lo ha saputo?

Izzo: ci fu un periodo in cui ci trovavamo tutti nello stesso braccio del carcere di Ascoli, c’era Giusva Fioravanti, Litta Modigliani, Roberto Nistri, Giulio Liberti, Gabriele De Francisci, i fratelli Lai, Mario Rossi. Questo nel 1982-83. Ci trovavamo una serie di terroristi, piu’ io, dentro questo braccio. All’interno di questo braccio esisteva una situazione piuttosto pesante, nel senso che Valerio era malvisto poiche’ c’erano Nistri, Liberti, c’erano elementi di Terza Posizione e in ogni caso… Iannilli, nemici di Valerio. Diciamo che in un certo senso gli ho salvato la vita, nel senso che mi sono messo a sua disposizione. Un mio amico, con il quale facevo delle rapine, Viccei che era in liberta’, aveva un autosalone e c’erano un paio di guardie che portavano coltelli, ecc…. Di conseguenza ho armato Valerio; i coltelli sono poi stati ritrovati nella mia cella del carcere di Ascoli, alcuni li ho fatti ritrovare anch’io che erano nascosti particolarmente bene.

Izzo prosegue: eravamo quindi in una situazione di scontro enorme. Io prendevo la parte di Valerio a viso aperto e con grossi rischi. Era presente anche calore, e’ una cosa che gli potete chiedere. Quando Nistri, o altre persone con cui ero pur sempre in buoni rapporti, mi contestavano cose di Valerio, oppure Litta mi chiedeva perche’ Valerio era in contatto con Fachini e Signorelli, ecc…. Chiedevo a Valerio cosa dovevo rispondere alle domande. Ecco le circostanze in cui ho appreso questi fatti, cioe’ accuse nei confronti di Valerio e risposte dello stesso. In questo caso Valerio ha confermato le accuse che gli rivolgevano.

L’avv. Bezicheri: solo Valerio o anche…

Izzo: Litta gli ha rivolto l’accusa, io mi sono rivolto a Valerio per sapere come stavano le cose e Valerio ha confermato questa storia, cioè ambedue.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – quinta parte

Il Presidente: questo rapporto chi glielo ha riferito?

Izzo: Valerio diciamo, come fonte principale.

Il Presidente: cioe’ Valerio le parlo’ proprio di avere lui dei rapporti con ambienti massonici…

Izzo: si’, pero’ me li spiego’ diversamente da come diceva Terza Posizione, che lui era uno zozzone… e lui mi diceva che, siccome questo era un gruppo di potere esistente e chiunque volesse fare politica rivoluzionaria doveva fare i conti … Uno non puo’ fare finta di vivere in un altro mondo, cioe’ in un mondo in cui queste cose non ci sono. Lui diceva proprio cosi’: “non si puo’ fare la frittata senza rompere le uova”.
Il Presidente: queste sono parole di Valerio.

Izzo: si’.

Il Presidente: e diceva questo per giustificare i suoi rapporti…

Izzo: si’, per giustificare dei suoi rapporti con ambienti della massoneria.

Il Presidente: che funzione aveva mangiameli specificamente in questi rapporti?

Izzo: quello che mi ha detto Valerio era proprio rispetto all’omicidio Mattarella; mi aveva detto che era a conoscenza e manteneva dei rapporti, perche’ praticamente non e’ che abbia fatto l’omicidio direttamente…

Il Presidente interrompe: non vorrei parlare neanche dell’omicidio Mattarella, se non per questi rapporti…

Izzo: ho difficoltà a spiegarglielo allora.

Il Presidente: sono processi per cui si procede avanti ad altre AG e quindi….

Izzo: sono in istruttoria, lo so. Lui a Palermo era sceso su indicazione di gente Romana, cioe’ della Magliana e di ambienti dietro la Magliana; non e’ che ando’ a Palermo perche’ conosceva dei mafiosi, questo lo voglio dire, ma cosi’, per caso. Mangiameli gli aveva tenuto certi contatti rispetto a questa storia, e proprio per questo diceva che una volta eliminato Mangiameli questa storia non sarebbe piu’ venuta fuori. Questo pensava Valerio.

A d.p.r.: Si’, me lo disse esplicitamente come giustificazione dell’omicidio Mangiameli. Ripeto che Valerio mi diede una grande serie di giustificazioni, ogni tanto ne tirava fuori una.

Il Presidente: lei e’ stato a Paliano insieme con Cristiano Fioravanti.

Izzo: certo.

Il Presidente: lei ha riferito in un interrogatorio reso l’8/4/86 al g.i. Zincani, di alcune cose apprese da Cristiano Fioravanti, presente anche la Furiozzi, a proposito della strage. Ricorda di cosa si tratta?

Izzo: certo. Devo addirittura aggiungere una cosa che ho riferito in precedenza ad altra AG, pero’ ho letto sui giornali che forse riguarda anche la strage.

Il Presidente: cosa le disse Cristiano?

Izzo: la prima cosa che mi disse in tempi diversi, fu che il fratello gli aveva detto che la strage era avvenuta poiche’ era crollato il tetto della sala d’aspetto della stazione, senno’ non ci sarebbero stati tanti morti.

Un’altra volta, mi parlo’ della faccenda Ciavardini al processo amato e, in un’altra occasione in cui la Furiozzi non era presente, mi parlo’ della copertura a Ciavardini sia al processo amato che al processo Arnesano, cioe’ mi parlo’ due volte di questa storia.

Il Presidente: chi gliene parlo’, Cristiano?

Izzo: Cristiano. A me sembrava una cosa…. Cioe’ lo sapevano tutti che Cristiano… Anche Cavallini nell’ultimo periodo cercava di avvalorare l’ipotesi che fosse stato vale, lo disse anche a me. Cio’ non toglie che era cosa risaputissima che era Ciavardini a guidare la moto dell’omicidio Amato. Avendo io appreso dai giornali o anche da racconti che mi erano stati fatti, che lui accusava vale, gli dicevo: “Cristiano, com’e’ che accusi vale? A parte che non ti possono credere, ma perche’ lo accusi, se non e’ stato lui?”. Anche perche’ sapevo che tra lui e Ciavardini non c’era un grande rapporto di amicizia, praticamente non lo conosceva. Quando Cristiano e’ uscito dal carcere il 2 agosto, Ciavardini nei giorni immediatamente successivi si era distaccato dal gruppo. In piu’, Ciavardini aveva accusato la Mambro e Valerio dell’omicidio evangelista; tutto sommato non vedevo il motivo per cui coprire Ciavardini.

Izzo prosegue: e lui mi disse che lo faceva perche’ cosi’ voleva Valerio, perche’ Ciavardini lo avrebbe potuto inguaiare rispetto alla strage di Bologna. Non solo, la stessa cosa avvenne con l’omicidio Arnesano per il quale Cristiano non ha mai confessato la partecipazione di Ciavardini. Si tratta di una guardia uccisa praticamente sotto le finestre di casa Ciavardini; Ciavardini mi racconto’ personalmente che aveva visto dalla finestra l’omicidio, del quale mi diede tanti particolari; ad esempio mi disse che Valerio aveva tirato fuori la pistola da una cartelletta, di quelle che si usano per i documenti, che mentre sparava sorrideva, ecc… Per cui sono piu’ che sicuro che fosse presente, diciamo dalla finestra, a guardare a questo omicidio. E allora gli chiesi perche’ lo copriva per l’omicidio Arnesano; lui mi ripete’ nuovamente il discorso per cui, sia per amato che per Arnesano, glielo aveva chiesto Valerio con questo tipo di motivazione. Volevo dire un’altra cosa. Alcuni mesi fa, prima che uscisse questa notizia sui giornali, ho verbalizzato che Cristiano si preoccupo’ di far scappare, nel momento in cui la Digos gli stava arrivando addosso e servendosi del fatto di essere un pentito, per cui poteva avere qualche informazione in piu’, Pippi Bragaglia; questo e’ spiegabile poiche’ c’e’ grande amicizia tra Cristiano e Pippi Bragaglia.

Izzo prosegue: l’altro nome che mi fece, e allora non capii assolutamente il senso, era quello di Riccardo Brugia che non era grande amico di Cristiano; questo l’ho verbalizzato cinque o sei mesi fa avanti al dott. D’Ambrosio e al dott. Vigna in sede di confronto con Cristiano, intorno all’aprile dello scorso anno.

Il Presidente: cosa sa di Brugia?

Izzo: non so niente. So che non e’ particolarmente amico con Cristiano, so che e’ del loro gruppo… pero’ Cristiano ha accusato tantissimi del loro gruppo, e non capivo perche’ avesse coperto anche Riccardo Brugia. Ora leggendolo sul giornale questa storia di Brugia, mi e’ venuto in mente.

L’avv. Lisi: leggendo che cosa?

Izzo: leggendo che in questo processo era venuto fuori il nome di Brugia, su, mi sembra, su un documento, una cosa del genere… qualcosa letto sul giornale, ora non ricordo precisamente?

L’avv. Lisi: possiamo sapere che documento?

Izzo: mi pare di avere letto sul giornale che questo brugia aveva dato il nome a Picciafuoco, un documento di Picciafuoco, non so…. una storia del genere.

Il p.m. Chiede se Izzo abbia conosciuto le seguenti persone: Formisano.

Izzo: si’. E’ lo zio di Emanuele Macchi, un estremista di destra del mio quartiere che conosco da quando eravamo ragazzini e con il quale ho compiuto reati che ho confessato. Questo Formisano era molto legato a Francis Turatello, gli portava addirittura a spasso il figlio eros. In seguito a questo si lego’ anche alla Banda della Magliana. Turatello era stato imputato per gli stessi sequestri per i quali erano stati imputati Danilo Abbruciati, Bergamelli, nel famoso maxi processo di Imposimato ed io ero in sezione con loro a Rebibbia. Turatello strinse una forte amicizia con Danilo Abbruciati, con i Romani diciamo e gli passo’ Formisano come contatto.

Il p.m.: Loria.

Izzo: non ho conosciuto Loria. So che era un pregiudicato Romano assassinato da quelli della Magliana poiche’ spacciava droga senza il loro permesso.

Il p.m.: Ludovighetti.

Izzo: no.

Il p.m.: Balducci.

Izzo: so che Balducci era un usuraio, a Roma era conosciuto da molte persone come tale e legato alla malavita. Non so altro.

L’avv. Baldi: ha avuto modo di sentire parlare degli attentati compiuti nel ’74 e ’75 con la sigla ordine nero?

Izzo: si’. Siccome ero in rapporti abbastanza stretti con Zani, praticamente uno dei capi di ordine nero… Ho poi conosciuto quasi tutti quelli del gruppo milanese che erano tutti carcerati con me, praticamente, quindi ho sentito parlare spesso e volentieri di questa sigla Ordine Nero.

Anche perche’ c’era una storia abbastanza…. La vecchia inimicizia tra Zani e Signorelli risale addirittura ai tempi di Ordine Nero, in quanto Zani accusava Signorelli di essere uno dei capi di Ordine Nero e di averli poi rinnegati, mentre Signorelli invece spargeva la voce che Ordine Nero era un gruppo di provocazione, attribuibile a giri di avanguardia del nord, comunque era il solito gioco delle parti.

Il Presidente: come sa queste cose?

Izzo: erano discussioni tra Zani e Signorelli. Io le ho sapute sicuramente da Tuti, da Bonazzi, da Azzi, da tutte le persone di quell’ambiente, questa era una cosa risaputa che esisteva, cioe’ la lite fra Zani e Signorelli, anche se poi esistevano tanti altri fatti seguenti, risaliva a quello… Signorelli tra l’altro accusava un certo Falica di Bologna di essere la persona che aveva millantato il suo nome. Signorelli si giustificava dicendo che non c’entrava e che era Falica, perche’ Signorelli diceva: “io nel periodo susseguente avevo organizzato il Fulas”, che erano bombe secondo lui mirate, cioe’ Signorelli diceva: “questi sono casini di Beppe Pugliese, io non c’entro niente”. Diciamo che accettava di aver guidato delle organizzazioni di tipo terroristico, pero’ negava di avere avuto a che fare con attentati di tipo indiscriminato, tipo treni e cose del genere.

L’avv. Baldi: Izzo ebbe modo di ricordare, a proposito e a dimostrazione del doppio gioco che rivestiva Signorelli nell’ambiente, anche un episodio in particolare con riferimento a due bombe, o due attentati dinamitardi compiuti in quel periodo, di cui uno mi sembra all’Eur. Ricorda questo particolare?

Izzo: si’, pero’ cadiamo nel solito discorso. Esiste una istruttoria, Signorelli ha un mandato di cattura per il fulas e queste fanno parte delle bombe del Fulas. Se volete posso raccontare quello che so sul fulas, pero’ e’ un’istruttoria…

L’avv. Baldi: a me interessa semplicemente il suo discorso con Signorelli.

Izzo: io difesi Signorelli all’interno dell’ambiente per un certo periodo, dopo esserci incontrati nel ’79 con Azzi, ecc… Questi mi raccontarono che Signorelli era implicato fino al collo nelle bombe e che buttava su Zani e sugli altri le colpe, quando poi era lui che li aveva organizzati, ecc. Quando incontrai Signorelli avevo un po’ il sangue agli occhi, perche’ avevo speso una parola in sua difesa… A questo proposito vorrei chiarire e cio’ serve nella valutazione della mia testimonianza, cioe’ voi dovreste riuscire ad entrare nella mentalita’ che esisteva nei bracci speciali in quegli anni; eravamo 500 detenuti e si verificavano 25-26 morti all’anno all’interno dei bracci speciali, cioe’ c’era una atmosfera di grande violenza, proprio per il fatto di essere chiusi e in queste condizioni e con un articolo 90 estremamente duro, ecc..; Ogni voce, ogni chiacchiera, ogni discorso, non era piu’ un “pour parler” diciamo tranquillo, diventava una cosa che non si sapeva come poteva andare a finire, per cui di conseguenza su ogni cosa si arrivava pure… in effetti, per esempio, io presi Signorelli abbastanza di brutto quando lo rividi a Roma, gli chiesi una spiegazione e lui scaricò completamente … Ammise soltanto di aver guidato il Fulas, che erano appunto le bombe dell’Eur, le bombe a casa di Moravia, le bombe giu’ in Sicilia. Disse che non sapeva nulla degli attentati al nord e della Toscana e che gli unici rapporti con quelli di Ordine Nero li aveva Giuseppe Pugliese di Ordine Nuovo e Falica avra’ fatto il mio nome con questi ragazzi, con Zani, ecc… dicendo che ero io. Pero’ Falica ha millantato credito, io non c’ero dietro a queste cose. Questo era piu’ o meno il discorso di Signorelli.

L’avv. Baldi: ha mai sentito parlare di un certo Gaggiano detto “Il Barba”?

Izzo: si’. Era il rappresentate dei libri delle Edizioni di AR a Milano, di Freda, ed era strettamente legato a tutto il gruppo milanese. Freda ultimamente ce l’aveva con lui, perche’ diceva che non gli aveva pagato una partita di libri…

L’avv. Baldi: e’ vero che era costui il contatto tra i gruppi milanesi e quelli veneti di Fachini, Ballan, Cagnoni e Rognoni?

Izzo: si’. Fachini e Ballan erano in continuo e stretto contatto per cio’ che mi dicevano Freda e gli altri, Concutelli per esempio. Riguardo al gruppo milanese, le due cose piu’ eclatanti che possono dimostrare questo contatto sono il tentativo di depistaggio di Nico Azzi relativo ai timers nella villa di Feltrinelli, il tentativo di attentato da attribuire a sinistra, e soprattutto e questa e’ la cosa piu’ grossa e’ la bomba dell’agente Marino…

Il Presidente invita Izzo a ritornare alla domanda.

L’avv. Baldi: il ruolo del Gaggiano nell’ambito di questi rapporti.

Izzo: il gruppo milanese di cui faceva parte Gaggiano era in stretto rapporto con i veneti, a dimostrazione….

L’avv. Bezicheri interrompe: a questo punto io mo oppongo alla domanda, perche’ Gaggiano non mi pare che sia un soggetto del processo. Quindi io formulo opposizione su qualsiasi domanda…

Il Presidente fa presente che Izzo ha gia’ risposto.

L’avv. Bezicheri chiede che non si tenga conto della risposta e formula opposizione ad ogni futura domanda che riguardi contatti fra gli imputati e personaggi che non sono del processo, perche’ non rientrerebbe in una deontologia processuale….

Il Presidente: il Barba e’ nominato in una delle sue deposizioni.

L’avv. Bezicheri: e’ nominato, ma non esiste, dov’e’ questo Barba? Quindi parliamo di contatti attraverso….? Il p.m. se vuole, ha tutti i mezzi, attraverso la p.g., per identificare persone, se la cosa e’ influente ed interessante; se il p.m. non l’ha fatto e’ segno che non l’ha ritenuto… Non fa parte del processo.

Il Presidente: ha mai conosciuto Smedile Antonio?

Izzo: no, non mi pare. Aspetti, penso di sbagliare. Conosco uno Smedile che ha accoltellato Tuti a Favignana, un pregiudicato catanese, ma non so se…..

Il Presidente: non credo si tratti di quella persona. E’ uno che ha un negozio in Campo dei Fiori a Roma, l’ha mai sentito nominare?

Izzo: no.
L’avv. Baldi: ha sentito parlare di un’arma in possesso di Esposti a pian del Rascino? Se ci puo’ dire cos’era quest’arma e che provenienza aveva.

Izzo: io frequentavo ascolani, in particolare Crocetti, Valerio Viccei, che erano legati al gruppo di Gianni Nardi, un gruppo ascolano: Piergiorgio Marini, Giuseppe Ortenzi, tutte queste persone che erano legate al gruppo di Nardi. Piergiorgio Marini all’epoca era fidanzato con Alba Nardi, sorella di Gianni. Io li frequentavo, tra l’altro io con Viccei avevo rapporti piu’ che buoni, abbiamo anche fatto una rapina insieme a Roma, abbiamo comprato armi insieme, avevo rapporti piu’ che buoni con queste persone e gia’ da fuori mi parlavano di rapporti con milanesi, ecc… Al tempo della morte di Esposti ebbi modi di vedere Viccei, in quei giorni, il quale era incavolato nero per la morte di questo suo grande amico, come lui diceva. Addirittura, potrei anche avere conosciuto Esposti, pero’ non ne sono certo. In occasione di una cena lui mi disse che c’ero anch’io e c’era questo qui, ma sinceramente non me lo ricordo; comunque anche se l’avessi conosciuto non conterebbe niente, perche’ sarebbe stata una cosa che stavamo ad una cena insieme. Comunque, in seguito, anche in carcere volli sapere cose su Esposti, ecc., anche perche’ Concutelli ne parlava piuttosto male; mi disse che era un provocatore e gli attribuiva strane abitudini sessuali, ma siccome era morto, era una cosa tra noi fascisti un po’ difficile, poiche’ di solito i morti vengono portati sugli altari, per cui qualche volta avemmo dei battibecchi. Una volta in presenza di Freda, appunto Freda disse che, anche se aveva fatto degli sbagli nella vita, con la morte che aveva fatto aveva ripulito tutto. Riguardo all’arma di cui mi viene chiesto, ho sentito parlare, sia da Freda che da Concutelli, di un mitra di produzione artigianale, progettato da Amos Spiazzi, che era tra le armi di Pian del Rascino e che poi sarebbe sparito da, ma non so se questa storia sia vera.

L’avv. Baldi: le dissero anche dove era stato fabbricato?

Izzo: si’, mi sembra fosse stato fabbricato in Veneto, ed e’ dello stesso modello delle armi che poi tenteranno di fabbricare in spagna quelli di ordine nuovo nel 1976, sempre disegnato da Spiazzi…

Il Presidente: lei l’ha visto? Chi le disse che era lo stesso modello?

Izzo: non l’ho visto. La notizia l’ho avuta da Concutelli e Freda che mi hanno raccontato la storia di questa arma che era sparita, ecc.; Invece di averlo visto me lo ha detto Viccei, ma in tempi recenti, non al tempo del fatto.

Il Presidente: fu Viccei a dirle che era lo stesso modello?

Izzo: no, me l’hanno detto Concutelli e Freda. Viccei non sapeva nulla di questo; me ne ha parlato a livello di armi, in quanto era appassionato di armi.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – terza parte

Il Presidente: come ha avuto occasione di conoscerlo?

Il teste: perche’ Signorelli era praticamente… Il solito discorso che facevamo delle sigle. Io da ragazzo fui espulso dal MSI per aver partecipato proprio ragazzino, avevo 14 o 15 anni, all’assemblea di fondazione di avanguardia nazionale alla facoltà di legge dell’Universita’ di Roma. Dovrebbe esistere una lettera a questo proposito alla federazione Romana del movimento sociale con la quale mi espellevano, io purtroppo non ce l’ho piu’, ma dovrebbe esistere una copia di tale lettera. E io mi avvicinai inizialmente, prima di Lotta di Popolo al fronte studentesco, che era un coacervo di gruppi in cui confluivano studenti di Avanguardia, di Ordine Nuovo, di Lotta di Popolo, di tutti i gruppi e Signorelli, insieme a Dantini, Pascucci, ecc., era un po’ il padre putativo di questa situazione, tra l’altro il figlio Luca andava al Liceo Romano Giulio Cesare che era il punto di forza del fronte studentesco e io praticamente tutte le mattine ero davanti a quella scuola e a volte succedevano risse, volantinaggi e cose di questo tipo. Con Signorelli ebbi modo in parecchie occasioni di conoscermi, in particolare io ero molto legato ai fratelli Sermonti che erano ordinovisti del mio quartiere e che erano legatissimi a Signorelli e infatti una volta facemmo una riunione con Tilgher, Guido Paglia, questi qui, in cui si comincio’ a parlare di ipotesi di lotta armata, gia’ allora, si parla del ’73-74, pero’ in appoggio ai carabinieri, in questo caso, cioe’ in appoggio a un golpe militare e i Sermonti dissero che erano li’ a nome di Signorelli e che parlavano in sua vece.

Il Presidente: e’ a conoscenza di rapporti fra Cavallini, Magnetta e Ballan?

Il teste: Cavallini, subito dopo l’evasione, durante il viaggio che lo portava in Puglia, diciamo ai carabinieri, nel ’77 mi sembra, dopo essere stato pochissimo tempo in Abruzzo, mi pare, negli immediati giorni successivi, si reco’ a Milano, dove ebbe l’appoggio di Ballan, perche’ Cavallini era un missino, di quel tipo di ambiente e Ballan a sua volta lo indirizzo’ da Fachini. Questa e’ la prima storia che mi e’ stata raccontata sia direttamente da Cavallini, sia da Valerio Fioravanti, da sergio Calore, da numerose persone. Poi che Cavallini fosse appoggiato a Fachini a treviso lo sapeva anche Freda, tanto che al tempo della sua fuga gli fu suggerito inizialmente, perche’ Freda poi, dopo essere stato fatto scappare da quelli di Ordine Nuovo, si appoggio’ in Calabria da gente di AN, nella provincia di Reggio Calabria, in una fattoria di un uomo di AN inizialmente Fachini se lo voleva portare in Veneto e Freda disse che in veneto non andava perche’… E lo voleva mettere nell’appartamento con Cavallini, cioe’ li voleva fare convivere in quanto tutti e due latitanti… Uno evaso e l’altro scappato dal soggiorno e Freda era inorridito da questa ipotesi…

Il Presidente interviene chiedendo al teste da chi ha saputo questa storia.

Il teste: questa storia in particolare proprio da Freda, comunque sia Cavallini me l’ha confermata, sia Calore, sia Valerio, voglio dire che e’ una storia che sanno tutti.

Il teste spontaneamente: vorrei anche dire un particolare rispetto a questa storia, che quando si formo’ il comitato pro Freda a Roma, AN, Oltre che una sede a via Arco della Ciambella, per un breve periodo, e di questo ci sara’ un rapporto al commissariato Nomentano Italia, negli anni ’72- 73, apri’ una sede vicino a piazza Bologna, di fronte al policlinico Italia e in questa sede che era di AN, si riuniva gente di ordine nuovo e del fronte studentesco abitualmente ed era anche sede del comitato pro-Freda per le zone di Roma, Parioli-Trieste-Nomentana questo per dare un’idea di come in realta’ questo problema di sigle non esisteva.

Il Presidente: sempre a proposito del rapporto Magnetta, Ballan con Cavallini e’ vero che fu proposta la consegna delle armi e del denaro da parte della “banda” di Cavallini, promettendo in cambio un momentaneo rifugio in Bolivia?

Il teste: si’, questo addirittura fu promesso in due occasioni diverse, da Magnetta e Ballan quando Valerio Fioravanti fu ferito a Padova e saltarono tutti gli appoggi veneti e Cavallini affido’ la moglie e il figlio Federico a Magnetta e Ballan e di conseguenza… Questa storia mi e’ stata raccontata anche da Gabriele De Francisci che era presente in un’occasione che fecero a lui la proposta Magnetta e Ballan e sicuramente era presente anche Cristiano Fioravanti una volta che fu detta questa cosa. Alcuni anni dopo, nel periodo immediatamente precedente la morte di Giorgio Vale, fu proposta la stessa cosa al gruppo di Giorgio Vale, da parte di Giorgi, Palladino, questi qui e mediante Sortino gli fu proposta questa ipotesi di un rifugio sudamericano, non so se ancora in Bolivia, in cambio pero’ della consegna delle armi e di mettersi a disposizione di Stefano Delle Chiaie.

Il Presidente: lei conferma che Freda chiamava Fachini “il nano”?

Il teste: si’.

Il Presidente: lei ha detto che Freda espresse un convincimento sul coinvolgimento di Fachini. Le ha mai detto su cosa erano basati questi convincimenti?

Il teste: non mi disse su cosa era basato il convincimento…

Il Presidente: se aveva degli elementi di fatto.

Il teste: dico gli episodi immediatamente precedenti. Io ero via per un processo, mi pare per una tentata evasione a Roma e di ritorno da questo processo non trovai piu’ Freda in sezione a Trani. Io il 2 agosto esattamente ero a Roma per questo processo. Il 3 – 4 o 5 agosto, perche’ Rebibbia mi teneva pochissimo tempo, mi ritrasferirono a trani e la’ trovo Concutelli in cella e non piu’ Freda. Chiedo che fine ha fatto Freda e Concutelli mi farfuglio’ una serie di storie: “qui i comuni ce l’hanno con Freda, perche’ ha fatto una strage… “. E io gli dissi: “beh. Noi ci facciamo mettere i piedi in testa dai comuni? Questo non esiste.” Mi arrabbiai e presi di petto il brigadiere pirri e mi feci portare… Freda era isolato, teoricamente non l’avrei potuto raggiungere, pero’ io minacciai questo brigadiere e mi feci portare da Freda e lui mi disse che tutto sommato gli andava bene stare li’, perche’ non voleva stare dove non era desiderato e mi calmo’. E nell’ambito di questo discorso mi disse che era convinto che questa strage fosse opera di Fachini. Pero’ non so se me lo disse come suo convincimento oppure…

Il Presidente: non appoggio’ questa affermazione…

Il teste: non appoggio’ con niente, pero’ posso aggiungere che Freda era in stretto contatto con fuori, con i liberi, mediante gli avvocati, la moglie, in particolare, sia con l’ambiente di Terza Posizione, sia con ambienti veneti, sia con l’ambiente di Salvarani, Ingravalle, questi qui.

Il Presidente: da chi ha saputo che l’uccisione di Carmine Palladino fu motivata dalla faccenda vale?

Il teste: Palladino praticamente quando arrivo’ a Novara non lo volevano ammazzare perche’ c’era la voce che doveva arrivare Giorgi e in conseguenza loro avrebbero preferito ammazzarli tutti e due, oppure soprattutto ammazzare Giorgi che consideravano un bersaglio migliore. Qui c’erano due fattori principali: uno, che le persone che hanno poi ammazzato effettivamente Palladino desideravano esprimere all’interno del carcere e nell’ambiente neofascista una certa leadership, di conseguenza avevano intenzione di fare un atto clamoroso e aspettavano l’occasione per ammazzare qualcuno, chiunque fosse, insomma. In piu’ a Roma avevano avuto la voce che Palladino era colui che si era venduto Giorgio Vale e Palladino fu “filato”, come si dice in gergo carcerario, fu trascinato a parlare di questi argomenti. A me sembra abbastanza inverosimile, ma alcuni mi hanno detto addirittura che Palladino ha quasi ammesso o lo ha fatto capire in maniera abbastanza netta, ma secondo me hanno interpretato pensando che erano sicuri che era lui che aveva venduto Giorgio Vale.
Poi in effetti, e’ una cosa molto probabile, qualsiasi parola avesse detto, sarebbe stata interpretata cosi’. Poi, in piu’, sembra che per una storia di pentole, una battuta infelice di Iannilli su delle pentole, perche’ Palladino aveva detto di avere ordinato le pentole e Iannilli gli disse che cosa le aveva ordinate a fare, dice che questo Palladino praticamente ha mangiato la foglia e si e’ innervosito e per paura che scappasse alle celle e non fosse piu’ acchiappabile decisero di passare all’esecuzione di Palladino. Questo e’ cio’ che mi e’ stato raccontato, in particolare da Iannilli, qualcosa ho saputo anche da Marco Di Vittorio.

L’avv. Correggiari prende la parola e fa presente che Iannilli e’ stato assolto in istruttoria per l’imputazione riguardante…

L’avv. Battista: con formula piena e anche Di Vittorio.

Il Presidente: quando ha conosciuto Valerio Fioravanti?

Il teste: di Valerio Fioravanti ne avevo sentito parlare per la storia che ho detto prima, anche se ho solo in seguito saputo che si trattava di Valerio Fioravanti. Dopo, mentre cercavo di farmi trasferire da Trani ad Ascoli, arrivo’ Valerio Fioravanti ad Ascoli ed andò nella cella dove volevo andare io, cioe’ con Bonazzi, in una sezione dove c’erano alcuni miei amici e cosi’ quando arrivai mi trovai in cella con Valerio Fioravanti, per circa due o tre mesi. Poi lui parti’ e stette via alcuni mesi per un processo e ci scrivemmo finche’ fu possibile scriverci, poi subentro’ una legge che impediva la corrispondenza fra le carceri; dopo lui rientro’ ad Ascoli, stemmo insieme in cella ancora per un mese, venti giorni e poi lui passo’ nella cella di fronte, quindi noi passavamo le giornate quasi sempre insieme, questo ancora per un anno circa. Questa e’ la mia conoscenza con Valerio Fioravanti. Poi siamo stati insieme quando abbiamo iniziato il discorso famoso dell’intervista di Calore, ecc., E anche nel periodo in cui io collaboravo, siamo stati ancora insieme circa un mese, nel carcere di Sollicciano; noi cercavamo di convincere Valerio a completare la strada iniziata e siccome lui non intendeva proseguire su questa strada, ci separammo. Ogni tanto ci siamo scritti delle lettere, quando io ero a Paliano, cosi’.

Il teste prosegue spontaneamente: posso dire che con Valerio ero molto amico e per molto tempo l’ho considerata l’unica persona pulita dell’ambiente.

Il Presidente: lei ha conosciuto in carcere Tonino Leccese?

Il teste: si’.

A d.p.r.: Era il cognato di Nicolino Selis.

Il Presidente: Selis era un esponente….

Il teste: era il capo della vecchia banda della Magliana, pero’… Probabilmente questo verbale… Perche’ io ho fatto un altro verbale a Firenze che voi probabilmente non avete, cioe’ c’e’ un rapporto precedente. Quando io ero libero, nel ’74-75, anzi quasi agli inizi del ’76 quando sono stato carcerato, avevo rapporti con quella che era la pre banda della Magliana, cioe’ il gruppo di Laudavino De Santis, Lallo lo Zoppo, Danilo Abbruciati, Albert Bergamelli, Mazzeo Bellicini, Jacques Forset.

A d.p.r.: Loro a quell’epoca facevano rapine e sequestri e io con queste persone avevo un buon rapporto di fuori, perche’ Andrea Ghira, che era come un fratello per me, era stato carcerato insieme col Macellaretto, con il padre del Macellaretto. Quando usci’ dal carcere, dopo 18 mesi per rapina… Col padre di angioletto amici detto il Macellaretto che era appunto uomo di questo gruppo, imputato per i fatti di piazza dei Caprettari, ed io feci dei favori a queste persone, in un’occasione gli fornii delle armi, avevo un buon rapporto con loro. Di conseguenza poi in carcere, quando mi trovavo a Roma o quando ero in un carcere dove c’erano i Romani, finivo sempre per stare in cella o in amicizia con gente della Magliana, anche gente che quando ero fuori io, erano dei ragazzini. In particolare mi legai in amicizia con Tonino Leccese, forse era quello, il quale tra l’altro telefonava spesso a casa mia quando uscii e in qualche occasione mi ha mandato dei soldi, cioe’ si e’ comportato da amico con me in numerose occasioni. Questo tonino leccese mi raccontava come si evolveva la questione della Magliana, di come tentassero di formare a Roma una specie di organizzazione, diciamo legata a modelli di tipo mafioso, finalizzata soprattutto allo spaccio di droga e anche a rapporti con il mondo finanziario e politico della capitale. In proposito vorrei aggiungere che io, insieme a Bergamelli facemmo un’estorsione dal carcere… a Cesare…

Il Presidente fa presente che forse e’ necessario nominare un difensore al teste, perche’ sta facendo delle dichiarazioni rilevanti.

Il teste: no, e’ una cosa gia’ confessata alla procura di Firenze.

A d.p.r.: No, non sono stato processato, pero’ e’ una cosa gia’ a verbale.

Il Presidente: potrebbe esserci il 304 a questo punto.

Il p.m.: Anche per le questioni che riguardano consegne di armi.

Il teste: anche questo l’ho gia’ confessato.

L’avv. Pisauro: c’e’ un procedimento pendente per queste confessioni?

Il p.m.: Se domani volesse negarle.. C’e’ bisogno di un difensore.

Il teste: c’e’ un procedimento per associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati che io ho in corso a Roma di cui fa parte tutta una serie di reati che ho confessato io. E’ in stato di istruttoria, io ho l’ergastolo e 30 anni, non e’ che hanno fretta di processarmi.

Il Presidente a questo punto, poiche’ nelle dichiarazioni del teste si fa riferimento a fatti costituenti reato che Izzo confessa, ravvisandosi gli estremi dell’art. 304 c.p.p.. Il Presidente chiede all’imputato se ha un difensore di fiducia. Izzo fa presente che ha difensori di fiducia nei vari processi e preferisce che se ne nomini uno di ufficio qui.

Il Presidente fa presente che puo’ nominare un difensore di fiducia e rinunciare alla presenza.

Izzo: nomino gli avvocati Angelo Pica del foro di Frosinone e Manfredo Rossi del foro di Roma, rinunciando alla presenza.

Il Presidente sospende l’udienza per 10 minuti.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – seconda parte

Il Presidente chiede al teste di spiegare ancora questo fatto.

Il teste: mi fu detto che per il fatto che questo aveva chiesto i passaporti loro erano convinti che andasse a trovare Delle Chiaie. Non mi spiegarono perche’ erano arrivati a questo tipo di convinzione e a seguito di questo, probabilmente perche’ c’era stata la strage in quel periodo, decisero di eliminare Fachini: “e’ meglio eliminarlo questo Fachini, che e’ proprio uno sporcaccione, ecc.” Questa e’ la storia che mi hanno raccontata.

Il giudice a latere: chi gliel’ha raccontata?

Il teste: sicuramente valerio fioravanti e probabilmente anche Ciavardini, perche’ poi l’esecutore materiale probabilmente avrebbe dovuto essere Ciavardini.

Il Presidente: lei ha riferito che Cavallini si reco’ in casa di Fachini…

Il teste interrompe: non in casa, andarono a fare un sopralluogo perche’ dissero … In una casa che non era la sua, era la casa dove mori’ quel famoso portiere, forse era la casa della madre, pero’ non vorrei dire una cosa … in uno scantinato dove Fachini teneva esplosivo, armi e cose di questo genere.

L’avv. Bezicheri interviene: sempre a detta di Cavallini.

Il teste: sempre a detta di Cavallini logicamente, certo.

Il teste continua: Ciavardini mi sembra, mi disse l’episodio …

A d.p.r.: Mi sembra Ciavardini, oppure fioravanti, non posso essere certo chi dei due… La storia complessiva e’ questa, ma a distanza di tempo ho difficolta’ a ricordare cosa mi abbia detto l’uno o l’altro, ma la storia e’ sicuramente quella. Addirittura una vicina di casa, probabilmente l’avra’ notato perche’ hanno buttato dei gettoni per terra per restare davanti al portone, in maniera che questa quando apriva il portone potevano entrare anche loro. Questa e’ la storia che mi hanno raccontato, proprio per fare questo sopralluogo, per assassinare il Fachini.

A d.p.r.: Invece Fachini era gia’ partito con una roulotte per andare in vacanza, credo in Puglia.

Il Presidente: ricorda se si poteva trattare di S.Maria di Leuca?

Il teste: potrebbe essere, ma non lo ricordo.

Il Presidente fa presente al teste che e’ quello che aveva dichiarato al p.m.Vigna.

Il teste: allora la cosa era fresca…. Sicuramente sara’ cosi’.

Il Presidente: poi la cosa svani’? Non se ne parlo’ piu’ di questo.

Il teste: si’, infatti e’ una cosa che ho sempre trovato un po’ strana.

Il Presidente: lei ha avuto occasione di parlare con Zani, ha saputo…

Il teste interrompe: no, con Zani non ho avuto occasione di parlare.

Il Presidente continua: chi le ha riferito che Zani ce l’aveva con Signorelli?

Il teste: e’ una notizia di dominio pubblico nell’ambiente di destra, tuttavia io l’ho saputa in maniera diretta, perche’ noi eravamo in contatto anche con Zani e anche durante la latitanza Zani ci scriveva, eravamo in contatto io e Bonazzi nel carcere di Ascoli con Zani e Zani considerava Signorelli come l’elemento piu’ sporco, diceva esattamente l’uomo della P2 all’interno dell’ambiente e di conseguenza diceva che andava eliminato a tutti i costi.

Il teste continua: io ero abbastanza favorevole a una azione di questo tipo, tuttavia conoscevo altri retroscena … Voglio dire… Sono a conoscenza di numerosi fatti per cui non sono portato a credere, non so, che per esempio quelli di terza posizione possano ergersi a giudici di Signorelli, cioe’ io accompagnavo Gabriele Adinolfi, quando ancora ero fuori, a prendere ordini da Saverio Ghiacci di AN, Cosa che ho detto. Sapevo degli incontri di Adinolfi, Fiore e Spedicato a Catanzaro, con Freda durante il processo; di questi incontri ci dovrebbe essere prova, perche’ dovrebbero essere stati fermati dalla polizia in qualche occasione, quando andavano a trovare Freda a Catanzaro. Percio’ ero abbastanza freddo, diciamo, rispetto…

Il Presidente: lei ha detto che Cavallini le ha raccontato di colloqui avuti con pagliai quando era in bolivia, per questioni riguardanti la strage di Bologna. Lei su questo e’stato messo a confronto con Cavallini.

Il teste spontaneamente: io ho avuto occasione di conoscere Cavallini in un momento particolare, cioe’ nel momento in cui Cavallini, dall’isolamento, veniva posto in compagnia, in mezzo agli altri fascisti diciamo e capito’ proprio nella cella dove eravamo detenuti io, Nistri e iannilli. In conseguenza in pochi giorni fu fatta una enorme serie di discorsi e in quella stessa occasione, come ho riferito in tempo precedente anche il fatto avvenisse, ma voi probabilmente non avete i verbali, ci si mise d’accordo Cavallini, Nistri ecc. Anche di operare alcuni depistaggi, per esempio ad accusare walter sordi, con l’aiuto di giampiero vito, di questi qui, dell’omicidio di due poliziotti che invece lui attribuiva a Nistri. Io vorrei fare notare che feci questi verbali prima che questa operazione fosse effettivamente portata a termine, cioe’ in periodo processuale questa cosa e’ stata effettivamente fatta, non sapendo che io l’avessi rivelata. Questo per dire che in quel momento i discorsi che venivano fatti non erano fatti solo per parlare, dei semplici sentiti dire, erano discorsi incui si chiedevano spiegazioni; io vorrei riuscire a spiegarel’atmosfera di quei momenti…

L’avv. Lisi interviene perche’ si dica al teste di parlare piu’ lentamente in quanto non si riesce aseguirlo.

Il teste si scusa e continua: quindi questo incontro era di una serie di chiarimenti, si parlo’ di soldi che erano spariti… Di questo tipo di argomenti e si parlo’ anche della strage di Bologna in quanto aveva creato una situazione di forte repressione e appunto Cavallini mi disse che era andato in bolivia, pero’ a trovare pagliai e non Delle Chiaie, perche’ gli fu contestato questo fatto. Bisogna tenere presente pero’ che io conoscevo anche altri fatti, cioe’ del fatto che Cavallini era stato in contatto con ballan in tempi precedenti, che … dopo che valerio fioravanti cadde in galera, AN Aveva appoggiato la famiglia di Cavallini e lui era ricorso ad elementi di AN, In particolare mi sembra a magnetta e ballan per essere favorito nella latitanza.

Il Presidente interrompe il teste dicendogli che poi si parlera’ di questo e chiede: riferisca cio’ che le disse Cavallini sui suoi colloqui con Pagliai.

Il teste: mi disse che Delle Chiaie aveva organizzato la strage di Bologna, praticamente che questo glielo aveva detto Pagliai.

Il Presidente fa presente che in sede di confronto Cavallini disse che questa era un’ipotesi fatta da pagliai.

Il teste: purtroppo il confronto deve tener conto esattamente delle cose che sono scritte, pero’ era chiaro per chiunque fosse presente al confronto, il fatto che Cavallini cercasse di farmi dire… Praticamente di aggiustargli la cosa, cioe’ “io non posso fare la figura dell’infame, percio’ di’ che era una ipotesi”. Diciamo che c’e’ stato un tentativo… Il modo di dire questa cosa, era per cercare di forzare me a cambiare versione, questo lui cercava di fare nel confronto.

Il Presidente: quindi leiconferma che furono queste le dichiarazioni di Cavallini.

Il teste: assolutamente, non ha mai parlato di un parere di Pagliai.

Il Presidente: ricorda che Cavallini abbia detto, riferendo un discorso di pagliai, che ciolini aveva detto un sacco di bugie, ma comunque qualcosa di vero lo aveva detto in riferimento ai rapporti con Delle Chiaie e che ciolini aveva saputo cose che non doveva sapere. Vuole chiarire?

Il teste: si’. Praticamente il discorso era proprio su chi era Delle Chiaie, come vive, cosa fa? Cavallini in un certo senso tendeva a sminuire Delle Chiaie e diceva che doveva anche stare attento perche’ uno come Pagliai era pure capace di sparargli in testa e diceva anche che parecchie persone in Bolivia erano arrabbiate con Delle Chiaie, perche’ aveva parlato troppo con Ciolini, questo era il senso del discorso che ho riferito.

Il Presidente: a proposito delle motivazione della strage di Bologna, lei ha saputo da Cavallini sempre per un riferimento di Pagliai.

Il teste: questa e’ una cosa per cui mi sono posto il problema. Mi risulta difficile dividere quello che effettivamente lui… Sulle motivazioni; mentre sono certissimo del fatto che pagliai abbia detto che Delle Chiaie aveva organizzato la strage di Bologna, ho difficolta’, rispetto alle motivazioni che mi ha riferito Cavallini, a distinguere quelli che erano i suoi pensieri, da quelli che gli aveva riferito Pagliai… discorsi che facevamo tutti insieme, per onesta’ su questa cosa…

Il Presidente interrompe: comunque fatta questa premessa…

Il teste interrompe: fatta questa premessa era indubbiamente per una cosa di controllo rispetto all’ambiente… In particolare romano, diciamo, pensava che la strage potesse avere una funzione di questo tipo, cioe’ di innescare la repressione, creare uno spirito dighetto…

Il Presidente interviene: uno spirito di solidarieta’ fra i vari componenti.

Il teste: si’, esatto.

Il Presidente: lei ha conosciuto Sinatti il quale le ha fatto delle dichiarazioni. Le risulta che facesse parte di AN?

Il teste: cosi’ mi disse lui, anche se non ci faceva parte diciamo, ci si era avvicinato nel periodo carcerario in particolare.

Il Presidente: le ha parlato di un viaggio che Alibrandi aveva fatto a parigi per incontrarsi con Delle Chiaie?

A d.p.r.: Sinatti mi disse che, mi sembra Di Mitri o altre persone, avevano portato Alibrandi e altri a Parigi per incontrare Delle Chiaie e che lui li aveva ricevuti in modo abbastanza scenografico – devo aggiungere che questa storia mi e’ stata confermata anche da Nistri -, ho varie fonti e piu’ o meno il racconto concorda che Delle Chiaie aveva fatto una discreta sceneggiata, cioe’ li aveva fatti ricevere da apriporta con i mitra in mano, in questa casa dove stava e aveva fatto un discorso cosi’ a questi ragazzi, fra il minaccioso e l’amichevole, invitandoli a compattarsi intorno a certe posizioni. Sembra che l’Alibrandi, per nulla impressionato, abbia chiesto a Delle Chiaie se era possibile acquistare alcuni di questi mitra Mas, mitra francesi con il caricatore piegabile…

Il Presidente interrompe: Alibrandi chiese a Delle Chiaie?

Il teste: si’, li portavano i suoi guardaspalle.

Il Presidente: questo e’ sempre un riferimento di Sinatti?

Il teste: si’, che pero’ mi e’ stato confermato sicuramente da Nistri e probabilmente da altre persone.

Il Presidente: Sinatti le ha detto come sapeva queste cose?

Il teste: probabilmente le aveva apprese da Vinciguerra.

Avv. Lisi: da chi le aveva apprese Sinatti non lo so.

Il teste continua: comunque diciamo che questa storia piu’ o meno mi e’ stata raccontata negli stessi termini da Nistri che l’aveva appresa direttamente da Alibrandi e pare che Delle Chiaie abbia offerto la possibilita’ di acquistare una partita di walkie-talkie, una cosa cosi’… Dice che fu una cosa abbastanza penosa insomma.

Il Presidente: Sinatti aveva appreso da Vinciguerra di una sua dissociazione da altre persone. Puo’ dire qualcosa su questo?

Il teste: mi disse che avvennero delle riunioni di avanguardisti, nel periodo precedente la costituzione di Vinciguerra, e ad almeno una di queste riunioni partecipo’ Delle Chiaie, per decidere la linea che AN doveva prendere, rispetto anche a dei fenomeni di lotta armata che iniziavano ad emergere, in particolare nell’ambiente romano, nell’ambiente neofascista in generale, perche’ anche a Trieste e in altri luoghi emergevano fermenti di questo tipo. In un certo senso presero corpo due anime di Avanguardia rispetto a questo problema: alcuni che dicevano di appoggiare direttamente la lotta armata, cioe’ di creare una struttura ancora piu’ efficiente di quelle che potevano essere strutture spontaneistiche… Di questi gruppi che nascevano, che potremmo identificare come Nar, gruppi operativi di Terza Posizione, Fuan di Roma, ecc. E un altro gruppo che voleva invece mettersi o in contrapposizione o perlomeno fagocitarli. Vinciguerra appoggiava strenuamente il discorso…

L’avv. Bordoni interrompe: abbiamo la registrazione di queste cose?

Il Presidente: certamente.

Il teste continua: Vinciguerra appoggiava a spada tratta l’ipotesi di mettersi a fare la lotta armata ed era in perfetto disaccordo con questi altri… Questi altri in particolare, mi ricordo che Sinatti ce l’aveva in particolare con Delle Chiaie, con Giorgi, con… ora non ricordo tutti i nomi. Sicuramente Giorgi e Delle Chiaie.

Il Presidente: parlo’ anche di Tilgher?

Il teste: si’ parlo’ anche di lui, ma ora non ricordo quali delle due posizioni prese Tilgher.

Il Presidente: Vinciguerra appoggiava la lotta armata? E gli altri cosa volevano?

Il teste: gli altri volevano o fagocitare la lotta armata, oppure si comincio’ anche a parlare della possibilita’ di fare un botto, un atto clamoroso che avrebbe potuto creare questo spirito di ghetto di cui… Il Presidente: l’appoggiava nel senso di farla fare agli altri?

Il teste: io qui dovrei fare una valutazione mia. Secondo me Avanguardia…

Il Presidente: non faccia valutazioni; dica se le e’ stato detto o no.

Il teste: non mi e’ stato detto in particolare. Mi e’ stata detta questa cosa qui, cioe’ di fagocitarla o di… in qualche maniera metterla sotto controllo. Addirittura alcuni, nella fase iniziale, parlavano di schierarcisi contro, cioe’ di fare del male a qualche capo di questi qua, in modo da … da riprenderli sotto controllo. Secondo me, fra l’altro, la linea di Vinciguerra era impossibile, perche’ Avanguardia non sarebbe mai stata in grado di fare una cosa del genere, proprio materialmente, probabilmente. Comunque nel momento in cui prevalse la linea stragista, diciamo in un certo senso, perche’ si parlava di fare un botto, di fare una strage, questo mi disse Sinatti, il Vinciguerra per dissociarsi in maniera netta da questa associazione arrivo’ a costituirsi. Cio’ e’ quello che mi ha raccontato.

Il Presidente: Signorelli le ha mai parlato dell’attentato al CSM?

Il teste: Sì, me ne parlo’ quando lo rividi in galera, non questa carcerazione, quella precedente del ’79. Lui e Calore erano in stato di isolamento al braccetto di massima sicurezza di Rebibbia e non si potevano incontrare e io ovviamente mi misi a disposizione per tenere i contatti fra Signorelli e Calore che non potevano incontrarsi, in quanto io avevo possibilità di muovermi, perche’ non ero in stato di isolamento. Fra le altre cose quello che mi disse Signorelli sul CSM. Era che il figlio Luca gli aveva procurato la macchina che era servita per questo attentato e lui era preoccupatissimo di questo fatto, perche’ da Luca sarebbero risaliti a lui e il patatrac era fatto. Quando riferii queste cose a Calore si arrabbio’ molto, secondo me proprio per il fatto che me l’aveva detto e mi disse di dirgli di non preoccuparsi.

A d.p.r.: Mi aveva rivelato il coinvolgimento di Luca, il coinvolgimento loro nell’attentato, diciamo. Il teste spontaneamente: forse debbo dire che io Signorelli lo conosco praticamente da quando ero poco più di un bambino.