Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – nona parte

L’avv. Bezicheri: chiedo se gli hanno riferito, parlandogli di questo passaggio attraverso Fachini, come, dove e quando sarebbe avvenuto il passaggio.

Izzo: Bruno Mariani, che avrebbe dato la bomba a mano direttamente a Litta, era solito frequentare Fachini, gli portava macchine rubate, si scambiavano armi, c’era gente di Costruiamo l’Azione strettamente legata al Fachini; in uno di questi viaggi tra il Veneto e Roma c’era anche questa bomba a mano.

L’avv. Bezicheri: le disse esattamente in uno di questi viaggi, oppure non le dissero le circostanze attraverso le quali si sarebbe verificato…

Izzo interviene: disse che tra le altre armi che gli aveva dato Fachini c’era questa bomba a mano proveniente da Valerio, questa era la cosa strana.

Il Presidente: lo disse sempre Litta?

Izzo: lo disse Litta a cui lo disse Mariani. Tutti questi andavano dicendo questa storia, accusando Valerio: “allora tu Valerio eri in contatto con Signorelli gia’ da prima, a noi racconti le storie come non stanno”.

L’avv. Bezicheri: specifico’ in quale viaggio, circostanze precise, o fu un discorso cosi’…

Izzo: no. E’ evidente che non me le potrebbe aver dette.

Il Presidente: non preciso’.

L’imputato Fachini: siccome parlava di macchine rubate, di rapine, su Roma, il Veneto…

Izzo: non ho detto rapine.

L’imputato Fachini: è un’ennesima novità, vorrei sapere in merito.

Izzo: non mi sembra una novita’, cioe’ che il gruppo romano… scusi Cavallini faceva le rapine con Bruno Mariani, Marcello Iannilli, ecc…. quando ancora stava con lei, percio’ mi sembra normale che esistano rapporti tra Roma e il Veneto.

L’avv. Bezicheri: le sembra normale come deduzione o perche’…

Izzo: a me l’hanno raccontato, che poi sia una novita’… in questo senso le rispondevo che mi sembra normale.

Il p.m.: Fachini dica che è una novità…

L’imputato Fachini: quando faceva delle rapine, con chi?

Il Presidente: facciamo domande precise, altrimenti il teste finisce poi per fare sue valutazioni; dalla precisione della domanda dipende la precisione della risposta.

L’avv. Bezicheri: se anche per il discorso macchine, rapine, ecc. Gli sono state indicate circostanze precise.

Izzo: certo, le posso fare un esempio che mi e’ venuto in mente in questo momento. Nel dicembre 1979 una rapina in una gioielleria di Tivoli, in cui sono imputati, condannati, non so di preciso, ma e’ una cosa risaputa, Gilberto Cavallini, Valerio Fioravanti, Bruno Mariani e Marcello Iannilli. L’organizzatore della rapina e’ Sergio Calore.

L’avv. Bezicheri: non ha capito la domanda. Se e’ in grado di fornire, come riferite da Litta Modigliani o da altri, circostanze precise riferentisi a Fachini sia in relazione alle rapine, sia alla bomba a mano che alle altre.

Il Presidente: Litta Modigliani le ha detto che queste bombe a mano venivano o erano passate dalle mani di Fachini? Senza fare deduzioni.

Izzo: ripeto che Litta Modigliani mi ha detto queste parole precise: “questo Valerio racconta delle storie che non sono vere, perche’ una bomba a mano che mi e’ stata sequestrata, veniva dal veneto, da Fachini e Melioli ed era una bomba a mano di Valerio. Bruno Mariani, quando mi ha dato questa bomba a mano, mi ha detto che viene da Melioli e Fachini”. Questo mi ha detto Litta.

Il Presidente: cioe’ Litta le disse che mariani gli aveva consegnato questa bomba a mano dicendo che proveniva dal veneto.

Izzo: si’. A questo punto io dissi: “va beh, Valerio che c’entra?”. Mi disse: “la bomba proviene dalle bombe rubate da Valerio nell’arsenale di Pordenone”. Siccome lui e’ stato arrestato nel novembre ’79, questo dimostrerebbe che precedentemente Valerio aveva rapporti con queste persone. Io vado da Valerio e gli dico: “Valerio, guarda che mi hanno detto questa storia cosi’, cosi’ e cosi’…”. Valerio dice: “si’, probabilmente è vero”. Oggi ha detto questa storia. Quando parlo’ con me mi disse: “guarda che questa bomba a mano… Sai, io ho distribuito armi a destra e a manca, a macchi, a quelli del Fuan, ecc. Probabilmente sara’ arrivata, non l’ho data io a Fachini”. Cosi’ si giustifico’. Pero’ era abbastanza debole come cosa. Fine della storia Litta-Valerio. Riguardo al fatto che mariani avesse rapporti con Fachini, questo me l’ha detto Cavallini, Giusva Fioravanti, Sergio Calore…

L’avv. Bezicheri: la domanda non riguardava rapporti.

Izzo: rapporti cioe’… di portargli su roba…

L’avv. Bezicheri: tornando alla mia domanda originaria…

Il giudice a latere: un attimo perche’ stava finendo il discorso circa i rapporti…

Izzo: fra bruno mariani che andava in veneto, ad esempio ritirava armi da Fachini perche’ i veneti di solito avevano grossa disponibilità di armi e di esplosivo, e lo portava giù a Iannilli, ecc… oppure documenti…

Il Presidente: da dove vengono queste informazioni?

Izzo: ripeto, me le hanno dette Sergio Calore, Giusva Fioravanti, Gilberto Cavallini, Roberto Nistri, non e’ una voce, e’ una cosa accertata in maniera indiscutibile e credo ci sia gente confessa su queste storie.

L’avv. Bezicheri: la domanda era se gli sono state dette le circostanze circa persone e luoghi, oppure no?

Izzo: sarebbe illogico che me l’avesse fatta.

L’avv. Bezicheri: sul discorso delle armi, mariani, ecc… Gli sono state esplicitate circostanze? E’ in grado di indicare circostanze almeno per un viaggio?

Izzo: mi e’ venuta in mente una storia su cui si rideva molto. Siccome Mariani era un po’ bugiardo a proposito dei suoi rapporti con la sinistra e si vantava di avere rapporti maggiori di quelli che in realtà aveva, una volta porto’ una macchina a Cavallini e a Fachini dicendo loro che gli era stata data da esponenti delle BR e che era stata rapinata in un garage. Questo me l’hanno raccontato sia Fachini che Fioravanti. Cavallini e Fachini erano preoccupati in quanto era una macchina che scottava e la spostavano ogni giorno; a parte che avevano cambiato la targa e tutto, ma la spostavano continuamente per Padova per paura che… dopo alcune settimane si apprese che era una macchina rubata qualsiasi ed era in pratica tutta una storia raccontata dal Mariani per farsi più grande di quello che era.

Il Presidente: aveva portato questa macchina da Roma a Padova?

Izzo: sì.

L’imputato Fachini: a cosa doveva servire questa macchina?

Izzo: per un’azione, ma non ricordo quale.

L’imputato Fachini: per che cosa?

Il Presidente: ha detto che non ricorda.

Izzo: non ricordo, probabilmente lo sapevo anche. Era una storia che si raccontava ridendo… forse una rapina.

L’avv. Bezicheri: questo lo avrebbe saputo da Mariani direttamente o da altri?

Il Presidente: ha gia’ precisato che lo seppe da Cavallini e da Fioravanti.

L’avv. Pisauro: questo Mariani è una delle sue fonti?

Izzo: no, non e’ mai stata mia fonte perche’ non ci siamo mai incontrati. In ogni caso le cose dette da Mariani appunto… sarei tentato di non riferirle.

L’avv. Bezicheri fa richiesta istruttoria affinche’ sia sentito Litta Modigliani.

Izzo: e’ carcerato, ha 27 anni per l’omicidio Rapesta.

L’avv. Bezicheri: Litta Modigliani che si trova detenuto, che venga sentito in riferimento, come riscontro, visto che sono tutti quanti discorsi di riferimento, e’ necessario sentire queste persone che vengono riportate come referenti di queste affermazioni.

L’avv. Bezicheri: inoltre chiedo l’acquisizione delle due sentenze del GI e della sezione istruttoria di Novara, sempre nell’ambito dell’attendibilità e rifacendomi anche alla giurisprudenza della Cassazione, c’e’ una valutazione anche sulla attendibilità intrinseca.

L’avv. Bezicheri prosegue: ha detto di aver letto sui giornali il nome di Brugia con riferimento a situazioni di questo dibattimento…

Izzo interrompe: e’ una cosa che avevo gia’ dichiarato in precedenza, pero’ mi e’ venuta in mente rispetto a Bologna leggendola sul giornale.

Il Presidente: ricorda a quale giudice l’ha dichiarata?

Izzo: in sede di confronto con Cristiano Fioravanti, al dott. Vigna e D’Ambrosio, rispettivamente della Procura della Repubblica di Firenze e Roma.

Il Presidente: ricorda anche il mese?

Izzo: si’, dovrei averlo fatto nel mese di maggio-giungo ’83… anzi no, mi scusi, maggio-giugno dell’anno scorso.

L’avv. Bezicheri: nell’ambito di quale istruttoria?

Izzo: nell’ambito dell’istruttoria per…. mica lo so. Un confronto con Cristiano, mi sembra o Pecorelli… non lo so, le dico una sciocchezza.

Izzo: verteva su una serie di fatti che Cristiano non aveva detto e che io mi ero deciso a dire; pero’ non so nell’ambito di quale istruttoria, basta chiedere alle procure.

L’avv. Bezicheri: che cosa ha dichiarato di preciso su Brugia?

Izzo: nel marzo-aprile ’82 – posso essere preciso perche’ e’ proprio nel periodo del mio trasferimento ad Ascoli – un giorno Valerio Fioravanti mi disse: “Angelo mi devi fare un favore, dovresti mandare un tuo parente…..- All’epoca avevo un’avvocatessa alla quale ero particolarmente legato, non ero ancora pentito ovviamente – perche’ non chiedi all’avvocatessa se va ad avvertire queste persone e dire loro di scappare perche’ stanno per arrestarle?”. E mi diede questi nomi: Pippi Bragaglia, Riccardino Brugia e Stefano Procopio. Io gli chiesi come sapeva che li avrebbero arrestati e mi disse: “Cristiano me l’ha mandato a dire, lui l’ha saputo dagli ambienti della Digos che gli stavano addosso” e mi diede anche il nome del padre di Pippi Bragaglia che ha un ufficio di assicurazioni nei pressi di piazzale Clodio, vicino al Palazzo di Giustizia a Roma, per avvertire anche lui.

Izzo prosegue: cosi’ mi diede questo indirizzo. Combinazione quella settimana non feci colloquio con l’avvocatessa, non ebbi modo di fare uscire questa notizia; lui torno’ dal colloquio e mi disse che era stato suo padre ad avvertire Bragaglia di scappare, perche’ lo stanno per arrestare. Questa cosa non l’ho mai detta perche’ non la ritenevo particolarmente rilevante; L’ho tirata fuori al momento del confronto con Cristiano. Tra l’altro il giudice ha contestato a Cristiano, lo posso dire perche’ e’ avvenuto in mia presenza, e gli disse: “guardi, Izzo e’ impossibile che sapesse, perche’ proprio in quel mese noi avevamo intenzione… erano venute fuori delle cose su queste persone ed avevamo effettivamente intenzione di arrestarle. Izzo questo non lo poteva sapere in nessun modo, percio’ la storia che ci racconta e’ vera”. E Cristiano ha continuato a negarla dicendo che non aveva motivo di coprire non tanto Procopio quanto Brugia. Leggendolo sul giornale mi e’ venuta in mente questa circostanza.

L’avv. Battista: ma a proposito di questo, i contatti tra Cristiano e Valerio Fioravanti, siamo nel 1982, come avvenivano?

Izzo: avvenivano mediante la famiglia, mediante lettere in codice e in piu’ hanno avuto possibilita’ di incontrarsi due o tre volte con la scusa dei confronti, poi riuscivano a vedersi nelle celle in carcere. Cose che avvengono in carcere. Comunque avevamo anche un codice, tra l’altro anche a me Valerio aveva dato un codice che ho rivelato ai magistrati; le lettere sono tutte censurate, per cui si potrebbe ricontrollare. Il codice sarebbe: 117 lettere non contano niente, mentre ogni 17 lettera della pagina si mette in un quadratino e si costruisce una frase, diciamo servendosi della 17 lettera di ogni frase.

L’avv. Bezicheri: quando Cristiano Fioravanti ebbe a parlargli di questo terzetto fra cui Brugia, gli parlo’ mai di un certo Picciafuoco, in relazione a questo o ad altro?

Izzo: assolutamente no, per me Picciafuoco e’ un nome…

L’avv. Bezicheri: quindi e’ una cosa che ha letto sui giornali

Izzo: si’.

L’avv. Bezicheri: le cronache di questi processi le legge solo adesso sui giornali o abitualmente?

Il Presidente fa presente che la domanda e’ irrilevante ed invita l’avv. Bezicheri a fare una domanda specifica.

Izzo interviene: io i giornali li leggo abitualmente.

L’avv. Bezicheri: la domanda specifica e’ se abitualmente legge…

L’avv. Lisi: se e’ l’unica cosa che ha appreso dai giornali?

Il Presidente: non risponda, la domanda è ininfluente.

L’avv. Bezicheri: premesso che il teste spontaneamente, con riferimento ad una circostanza della sua deposizione odierna, ha affermato nel corso della deposizione…

Izzo interrompe: scusi ma io la deposizione l’ho fatta prima che uscisse l’articolo sul giornale.

L’avv. Bezicheri continua: io parlo della deposizione di oggi. Ha affermato nel corso della deposizione odierna di essere stato particolarmente attratto sul nominativo Brugia che prima non gli diceva nulla….

Izzo interrompe: cioe’ mi diceva che era un membro dei Nar, pero’ non un membro particolare.

L’avv. Bezicheri prosegue: dalla lettura di un articolo di giornale riportante una cronaca di questo processo, premesso tutto questo si chiede che venga posta al teste la domanda se abitualmente legge sui giornali cronache giudiziarie riguardanti processi cosiddetti di eversione nera. La domanda e’ specifica.

Il Presidente: la domanda non viene ammessa perche’ ritenuta ininfluente.

L’avv. Bezicheri: parlando oggi del discorso di Fachini e della bomba a mano: ha fatto riferimento ad un verbale di Firenze…

Izzo: un’altra bomba a mano. Questa e’ la bomba a mano di Litta Modigliani, nel verbale di Firenze ho parlato della bomba a mano appartenente allo stesso stock con cui fu ucciso l’agente Marino, stock ritrovato nel covo di via dei Foraggi di Concutelli.

L’avv. Bezicheri: la domanda e’ in quale verbale di Firenze.

Izzo: nel primissimo verbale di Firenze in cui parlavo delle armi ritrovate a via dei Foraggi, cioe’ un mitra mp 40 proveniente dal veneto, da Fachini…

L’avv. Bezicheri: io ho un verbale del 14/4/84 al giudice di Firenze, in cui non c’e’ questa storia.

L’avv. Baldi fa presente che ci sono dieci verbali; si tratta del verbale 18/1/84.

Izzo: sono sicuro di averlo dichiarato.

Il p.m.: In uno dei primi verbali. Se ripercorre la storia di quest’altra bomba a mano.

L’avv. Bezicheri: dell’episodio della bomba di oggi, quando ne ha parlato la prima volta?

Izzo: di questa di Litta Modigliani? Nel verbale del 25/3/85 avanti il dott. Mancuso.

Il p.m. Chiede se e’ possibile che Izzo ricostruisca il riferimento al mitra, a via Foraggi e alla bomba.

Izzo: si tratta di una partita di bombe a mano rubate in caserma da Nico Azzi a Milano nel lontano 1972-73. Una di queste bombe e’ quella che ha ucciso l’agente Marino nel 1973 a Milano; un’altra la ritroviamo nel covo di via di Foraggi, nel febbraio ’77, quando viene arrestato Pierluigi Concutelli. Del mitra Concutelli mi disse che veniva direttamente da Fachini, era un mitra Mauser mp 40 tedesco che conosco piuttosto bene.

L’avv. Battista: quindi la fonte è sempre Concutelli?

Izzo: di via dei Foraggi sì, è sempre Concutelli; probabilmente anche Calore, perche’ Calore e Tisei vivevano con Concutelli nel covo di via dei Foraggi. Siccome tra queste tre persone due sono pentiti, penso sia facile…

L’avv. Bezicheri si riporta all’interrogatorio del 22/2/84 reso da Izzo al dott. Luzza e dà lettura del seguente punto: “il tentativo da parte del Cavallini di individuare dove stesse il Fachini per poi ucciderlo, e’ sicuramente collocabile nel periodo di tempo in cui Fachini era a S. Maria di Leuca”.

L’avv. Bezicheri: la prima domanda è se sa queste cose perché gliele ha dette Cavallini.

Izzo: no, me le hanno dette Ciavardini e Fioravanti. C’è un accertamento che secondo me taglierebbe la testa al toro, cioe’ se esiste questa casa in cui c’è questo scantinato, non e’ che io lo possa sapere diversamente. Non sara’ una casa enorme, se si puo’ individuare la coinquilina e chiederle se si ricorda questo episodio.

L’avv. Bezicheri: ma infatti noi siamo d’accordo sul fare questa richiesta istruttoria, pero’ se puo’ darci maggiori particolari su questa casa…

Izzo: e’ semplice individuarla, e’ la casa in cui e’ stato buttato, anzi in cui si e’ suicidato il portiere.

L’avv. Bezicheri fa richiesta istruttoria per accertare se in questa casa esiste uno scantinato cosi’ come e’ stato detto dal sig. Izzo.

L’imputato Fachini: e’ individuabile.

L’avv. Bezicheri: e’ facilmente individuabile perché c’è stata un’inchiesta su questa morte con delle sentenze, quindi… è inutile fare dei sorrisini, perché le sentenze bisogna rispettarle non solo quando rinviano a giudizio o condannano, perché altrimenti i primi detrattori delle corti non siamo noi allora eh, attenzione.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – sesta parte

L’avv. Baldi: i rapporti fra Terza Posizione e AN.

Izzo: io posso partire…

Il Presidente: facciamo una domanda piu’ specifica, dei rapporti in relazione a cosa?

L’avv. Baldi: in relazione ad episodi specifici inerenti alla doppia militanza di Di Mitri, alla provenienza di alcuni avanguardisti nelle file anche dei gruppi spontanei, come Carminati e a tutti gli altri giovani.

Izzo: ecco mi limiterò alle cose mie personali, alle cose che so, perche’ di Di Mitri e’ una cosa risaputa, ma non ne so nulla di particolare. So che Di Mitri veniva considerato un elemento di Avanguardia all’interno di Terza Posizione, pero’ io avevo ben altri motivi per pensare che Terza Posizione era legata ad AN innanzi tutto gia’ dai tempi precedenti a lotta studentesca, da cui poi nacque Terza Posizione, al fronte studentesco, io sapevo che Gabriele Adinolfi che era uno dei massimi capi di AN si recava praticamente ogni dieci, quindici giorni a prendere ordini da un certo Saverio Ghiacci che era proprio un dirigente di AN l’ho accompagnato….

Il Presidente: a noi risulta che Adinolfi era esponente di Terza Posizione.

Izzo: esatto. La storia di Adinolfi e’ questa: proviene da AN… Io dovrei dire un’altra cosa. Io con Adinolfi ho passato per esempio l’ultima estate della mia liberta’ e cioe’ l’estate ’75 in una villa insieme con Adinolfi e Dario Mariani, abbiamo fatto una vacanza. Io ho insegnato all’Adinolfi a rubare le macchine, gli ho regalato la prima pistola, cioe’ diciamo che lo conosco piuttosto bene e anche a Dario Mariani. Del resto questa circostanza e’ controllabile. Le dico un episodio: una sera dell’estate ’75 avevamo rubato una macchina e avevamo sfondato un boutique, proprio a San Felice al Circeo, per fare uno scherzo e poi siamo scappati. Siamo stati fermati dai carabinieri della caserma di San Felice: Andrea Ghira, Filippo Ghira, Gabriele Adinolfi e Dario Mariani, mentre io sono riuscito a scappare. Io Adinolfi lo accompagnavo spesso e volentieri a questi rendez-vous con Saverio Ghiacci e notavo che quest’ultimo aveva un rapporto nei suoi confronti come con un subordinato.

L’avv. Bordoni: chi aveva rapporti da subordinato?

Izzo: Adinolfi nei confronti di Saverio Ghiacci che era un uomo sulla trentina. Altro episodio che posso riferire e’ che noi le prime riunioni che facevamo come Fronte Studentesco, che era quello da cui era poi Terza Posizione e che ufficialmente non aveva nulla a che fare con Avanguardia, le facevamo in una casa a corso Trieste. Erano riunioni alle quali partecipavano abitualmente a parte i soliti: Dantini, Pascucci, con i quali eravamo molto legati come gruppo, partecipava spesso: Guido Paglia, Adriano Tilgher, cioe’ gente di AN che io gia’ conoscevo.

Il Presidente: di che riunioni si tratta? Avvenute in che anni?

Izzo: si tratta di una serie di riunioni avvenute negli anni ’73-’74, che tendevano ad unificare il mondo giovanile romano sotto la sigla Fronte Studentesco all’interno delle scuole. Erano riunioni alle quali partecipava anche gente del movimento sociale, in realta’ erano riunioni giovanili a cui partecipavano… Poi esistevano anche riunioni piu’ ristrette, fatte anche spesso nella sede di Avanguardia quella vicina a Piazza Bologna. Poi esistevano riunioni piu’ ristrette che riguardavano anche tentativi di tipo… di cui si parlava di possibilità di Golpe, cose di questo tipo, io ho riferito e c’e’ un mio verbale reso al giudice Grassi sul punto e sulle mie implicazioni in queste storie.

Il Presidente: andiamo per ordine.

Izzo: erano riunioni del fronte studentesco ed erano presenti: adriano Tilgher, guido paglia…

Il Presidente interrompe: ma si parlava mai di lotta armata?

Izzo: si’, si’, si parlava gia’ del fatto che siccome probabilmente i comunisti sarebbero venuti al potere, entrati al governo, di li’ a poco, in quel momento noi avremmo dovuto agire. L’esercito si sarebbe mosso ed in particolare i carabinieri, noi saremmo dovuti essere pronti ad agire. E queste erano riunioni che si facevano in molte occasioni.

Il Presidente: puo’ dire chi diceva…

Izzo: per esempio per dire una persona di Avanguardia anche Adriano Tilgher che so che oggi fa tanto il sessantottino, ma a quel tempo non faceva il sessantottino, anzi i discorsi che faceva erano completamente… Dico per dire insomma. Facevamo discorsi di altro tipo. Io mi rendo conto… io in certi processi sembra che…

Il Presidente: lei a queste riunioni e’ stato presente?

Izzo: si’, piu’ di qualche riunione.

Il Presidente: e quindi riferisce cio’ per conoscenza diretta.

Izzo: in certi processi sembra che l’unico reazionario sia stato io a Roma. Vado ai processi e mi sembra che l’unico che teneva una posizione reazionaria ero io. Mi sembra che a quei tempi eravamo tutti d’accordo in queste cose.

L’avv. Battista: queste riunioni come avvenivano, chi era convocato?

Izzo: io ero portato da Adinolfi. Di solito le persone che venivano erano sempre persone scelte negli ambienti studenteschi, ecc. Come persone di un certo affidamento, di un certo fanatismo, ecc. Debbo dire che io non ero una persona a livello dirigenziale, avevo diciotto-diciannove anni, pero’ godevo di un certo prestigio in quanto… Forse perche’ facevo rapine, insomma, detto in termini un po’ volgari, pero’ e’ cosi’.

L’avv. Menicacci: vuol fare i nomi di qualche partecipante a queste rapine?

L’avv. Baldi: io pregherei la difesa degli imputati di aspettare il turno.

Izzo: le riunioni avvenivano a casa di una certa Fiammetta, a Corso Trieste, che era la ragazza di un elemento di Avanguardia che si chiamava Sergio Meloni. Alla riunione in cui prese la parola Adriano Tilgher e disse queste cose, di sicuro erano presenti: Adinolfi Gabriele, i cugini Marco Sermonti e Andrea Sermonti, il capo del fronte studentesco del Giulio Cesare, Giancarlo Bertinotti, il capo del Fronte Studentesco del San Leone Magno, Massimo Palumbo. Di questi sono sicuro, poi c’erano sicuramente tante altre persone.

Il Presidente: in queste riunioni il discorso della lotta armata lo si prospettava come eventuale….

Izzo: si’, come un discorso para-poliziesco diciamo…

Il Presidente continua: nel caso che i comunisti fossero andati al governo.

Izzo: si’.

Il Presidente: quindi di lotta armata come poi e’ stata dopo, ancora non si era…

Izzo: no, non in questi termini. Posso dire questo che poi nel ’74 fui avvicinato, in maniera piu’ concreta, da Andrea Sermonti che mi disse che la cosa era imminente, perche’ diciamo io avevo un gruppo mio: Esposito, Guido, Ghira, che erano legati praticamente, esclusivamente a me e lui mi disse: “voi avete armi, ecc., Tenetevi pronti che il momento e’ vicino.” Parlammo di che cosa bisognava fare e lui disse che bisognava eliminare i quadri del Partito Comunista e dei sindacati e mi disse proprio queste parole: “lasciamo perdere gli estremisti di sinistra, perche’ a quelli ci penseranno i carri armati. Noi cio’ che dobbiamo distruggere sono gli apparati del Partito Comunista e gli apparati dei sindacati che potrebbero organizzare la resistenza, un golpe.”

L’avv. Battista: quando parla di gruppo suo, parla di gruppo politico o di gruppo di amici?

Izzo: no, no era un gruppo di amici con i quali facevo attivita’ illegali, pero’ tutti fascisti diciamo.

L’avv. Baldi: gradirei ora tornare alla domanda sui rapporti tra

Terza Posizione e AN, ma e’ stato un po’ deviato dalle interruzioni.

Izzo spontaneamente interviene: Adinolfi era il capo di Terza Posizione. Poi c’e’ la solita storia di Di Mitri, poi sicuramente c’erano anche i rapporti dei vari Dantini, Pascucci, ecc., I quali anche se loro se la tiravano da gente di Lotta di Popolo, ecc., diciamo erano i padri putativi di Terza Posizione, in realta’ erano loro il direttivo di Terza Posizione. In realta’, io ci sono stato dentro Lotta di Popolo, noi la sera abitualmente nella sede di via Giraud stavamo con quelli di Avanguardia, con quelli di Ordine Nuovo, cioe’ voglio dire che esisteva un’integrazione enorme. Quando si parla della famosa riunione del ’75, si’ probabilmente quella doveva essere una cosa. Diciamo delle sigle, ma nei fatti questa unione e’ sempre esistita.

L’avv. Baldi: per la scoperta del covo di via Alessandria, dicembre ’79, vennero arrestati Di Mitri e Nistri.

Izzo: si’.

L’avv. Baldi: cosa le ebbe a riferire Nistri di quell’arresto?

Izzo: mi riferi’ di un numero di telefono che Nistri diceva che apparteneva ad un avvocato, che secondo lui la polizia aveva fatto sparire e Di Mitri era tutto contento della sparizione di questo numero di telefono, perche’ diceva che se avessero trovato questo numero sarebbe scoppiato un “casino”. Non mi disse di chi era, cioe’ me lo disse, no, non me ricordo, mi pare che fosse il numero di un avvocato. Un’altra cosa che disse fu: “questi di Avanguardia sono proprio protetti di brutto dalla polizia, perche’ il covo era nello stesso palazzo di Adriano Tilgher, c’era il numero di questo avvocato che era legato ad Avanguardia, ecc. E non hanno avuto nessun tipo di scocciatura. Beati loro.” Si scherzava su questo fatto. Pioveva cioe’ sul bagnato, voglio dire.

L’avv. Baldi: lei il nome di questo avvocato l’ha gia’ fatto nei precedenti verbali glielo dico, se me lo conferma. E’ l’avv. Caponetti.

Izzo: a sì è l’avv. Caponetti, sì.

L’avv. Baldi: lei ebbe a sapere niente della fuga di Pozzan? Da chi?

Izzo: della fuga di Pozzan nulla.

L’avv. Baldi: della fuga di Freda e Ventura?

Izzo: si’, della fuga di Ventura so che l’ha organizzata Fachini da solo, l’ho saputo da Freda stesso. Della fuga di Freda ho saputo da due fonti e cioe’ da Freda che e’ scappato e da Benito Allatta che l’ha fatto scappare. La fuga fu organizzata da…

Il Presidente: Allatta le fece il nome di Fachini?

Izzo: non me la sento di… la fuga di Freda fu organizzata sicuramente dal Fachini e mi fu detto da Freda sicuramente, da Benito non credo che mi fu detto di Fachini onestamente. Freda sarebbe stato fatto scappare da gente di Fachini, di Signorelli e di Calore. Pero’ invece di andare in veneto….

L’avv. Lisi interviene: sono domande di un fatto gia’ passato in giudicato. Izzo continua: invece di andare in veneto, protetto da ordine nuovo, invece fu protetto da un elemento di AN che aveva una specie di fattoria nella provincia di Reggio Calabria e lui dice che stette nascosto alcune settimane, se non mesi, in questa fattoria. Dopo di che passo’ in Francia, aiutato dalla malavita calabrese che era sempre in contatto con questi di Avanguardia. Era notorio che Avanguardia era in uno stretto rapporto con Felice Zerbi, Genovese, questi qua.

L’avv. Baldi: per quanto riguarda il contatto Pozzan e Delle Chiaie, ebbe modo di saper nulla dal Giannettini?

Izzo: ora non ricordo, io ricordo un particolare che Freda si arrabbio’ con Pozzan per la tirata che aveva fatto contro Delle Chiaie, anche perche’ disse: “io vengo da una famiglia contadina e il porco si ammazza in famiglia.” Cio’ lo disse Freda nei confronti della tirata.

L’avv. Lisi: Freda veniva da una famiglia contadina?

Izzo: cosi’ mi disse Freda. Disse: “io vengo da una civilta’ contadina, da una famiglia contadina..”, Non ricordo e disse: “da noi si dice che il porco si ammazza in famiglia.”

L’avv. Baldi: io mi riferivo alla confidenza che le aveva fatto evidentemente Giannettini, non Freda…

L’avv. Lisi interrompe: per cortesia.

L’avv. Baldi: avvocato Lisi, sto parlando di atti che sono gia’ acquisiti, non chiedo di confermare i verbali, sto cercando di sollecitare… Mi sembra molto corretto questo modo di interrogare il teste, senza leggere prima i verbali.

Izzo: non ricordo.

L’avv. Baldi: se ebbe a sapere nulla di una faida esistente tra i servizi segreti e il ministero affari riservati?

Izzo: si’, si’. Pero’ non ricordo chi fu la fonte. Forse proprio Giannettini. Comunque che praticamente su Delle Chiaie c’era la storia di un mitra rubato all’armeria del Ministero degli Interni, mi pare, che questo mitra fu rifatto e cadde in mano a delle persone, non so del Sid e quelli degli Affari Riservati… Si’ e’ proprio una storia cosi’.

L’avv. Lisi: e’ una storia poco rilevante.

L’avv. Baldi: preferisco non dire prima gli episodi dei verbali e vedere se si ricorda qualcosa.

L’avv. Baldi: non e’ un fatto nuovo Delle Chiaie.

Il Presidente: e’ un fatto di trent’anni fa.

Izzo: sinceramente su questo fatto ho difficolta’ a dire se l’ho saputo di voce o me l’ha detto qualcuno.

L’avv. Baldi: Giannettini le disse niente sulla campagna stampa che aveva organizzato a.n. In ordine al Golpe Borghese?

Izzo: si’.

Il Presidente interrompe: io non l’ammetto questa domanda perche’ mi sembra che sia una domanda…

L’avv. Baldi interrompe: se vuole confermare quello che ha detto in precedenza su questo?

L’avv. Pisauro: e no.

Izzo interviene: comunque io le dico che tutto cio’ che io ho dichiarato nei verbali che ho reso a Vigna, ecc., Potrei ampliarli se mi venissero contestati punto per punto, perche’ ripeto sono verbali fatti tutti di getto, pero’ cio’ non toglie che li confermo integralmente, anche perche’ in quel momento le cose erano piu’ fresche e me le ricordavo anche meglio probabilmente.

L’avv. Baldi: si ricorda di un episodio che ebbe ad oggetto Tuti e la sua visita all’ambasciata libica, nel periodo in cui era latitante?

Izzo: si’, Tuti mi parlo’ che subito dopo essere guarito da una finta…

L’avv. Baldi interrompe: Presidente, allora dovrei ampliare il discorso e spiegare che tutti i rapporti fra il mondo eversivo della destra e il mondo della Libia e l’ambasciata libica non trovano un casuale ingresso in questo processo, ma si basano attraverso una serie di atti che vanno nel tempo e sono mantenuti inalterati e costanti e hanno una certa evoluzione, fino a giungere alla figura di Semerari.

L’avv. Battista: non e’ una domanda.

L’avv: Bezicheri interrompe: puo’ anche essere una richiesta di allargamento di imputazione a Gheddafi… non so.

Il Presidente: mi sembra ininfluente la domanda, non gliela ammetto.

L’avv. Baldi: allora io dovrei spiegare per fare le domande certe argomentazioni che mi sembra un poco intempestivo fare adesso. Comunque io proverò a farne delle altre, perche’ sono episodi all’apparenza marginali, ma che poi si inseriscono in un discorso, per me, molto significativo ed importante.

L’avv. Baldi: ebbe a sapere nulla, l’Izzo, di un attentato che doveva essere compiuto in algeria ad opera di uomini che vi erano stati mandati da Delle Chiaie?

Izzo: si’, questi sono tutti discorsi di Concutelli. Esiste un riscontro che dimostra la veridicita’, non so se sia vera, pero’ se e’ vera questa storia, e’ vero tutto. Cioe’ c’e’ una pistola che e’ una Colt 45 Commander che e’ stata sequestrata a Gianfranco Ferro, luogotenente di Concutelli. Concutelli mi disse che questa Colt ha una scritta con il nome di un ufficiale spagnolo dei Servizi Segreti della marina. Questa pistola deve essere sequestrata presso la questura di Roma e la Corte potrebbe stabilire un controllo per verificare la veridicita’ dei racconti di Concutelli. Concutelli mi disse di aver collaborato con i Servizi Segreti della marina spagnola e con francesi dell’Oas e con un uomo degli americani, della Cia, avendo oggetto degli ordini di Delle Chiaie di eliminare dei patrioti baschi, di eliminare… Ed anche un attentato in Algeria. Delle Chiaie aveva organizzato questo attentato, poi questi erano stati venduti, questi due amici suoi che erano andati giu’ ed erano stati arrestati appena giunti in Algeria e Concutelli diceva: “due bravi ragazzi, sono finiti la’ nelle prigioni algerine, chissa’ che fine gli fa fare la polizia segreta.” Cioe’ raccontava questa storia. Mi racconto’ tutti i rapporti tra Delle Chiaie e i servizi spagnoli.

L’avv. Baldi: se Izzo potesse fare un rapido cenno ai contatti tra Delle Chiaie e i sevizi segreti spagnoli, secondo cio’ che le disse Concutelli.

Izzo: Concutelli mi disse che Delle Chiaie era in strettissimi rapporti con i servizi segreti della marina spagnola, per le operazione anti Eta e poi per un attentato ad uno studio di un avvocato. Mi disse che Delle Chiaie guidava tutto questo tipo di attivita’ contro-terrorista e da qui ne avrebbe ricavato una serie di privilegi e di favori. Mi racconto’ un episodio abbastanza divertente e cioe’ che gli uomini che lui teneva che erano quasi tutti italiani latitanti e spagnoli che reclutava per questo tipo di lavoro, lui li teneva a stecchetto, cioe’ li teneva dentro gli appartamenti, gli passava i soldi per le sigarette, li teneva praticamente alla fame. Concutelli mi disse di aver partecipato ad alcune di queste operazioni in compagnia di Augusto Cauchi e un’altra volta di un ragazzo di Avanguardia triestina di cui non so il nome. Queste sono le storie piu’ o meno e Delle Chiaie diciamo era il capo di tutto questo.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – quinta parte

Il Presidente: questo rapporto chi glielo ha riferito?

Izzo: Valerio diciamo, come fonte principale.

Il Presidente: cioe’ Valerio le parlo’ proprio di avere lui dei rapporti con ambienti massonici…

Izzo: si’, pero’ me li spiego’ diversamente da come diceva Terza Posizione, che lui era uno zozzone… e lui mi diceva che, siccome questo era un gruppo di potere esistente e chiunque volesse fare politica rivoluzionaria doveva fare i conti … Uno non puo’ fare finta di vivere in un altro mondo, cioe’ in un mondo in cui queste cose non ci sono. Lui diceva proprio cosi’: “non si puo’ fare la frittata senza rompere le uova”.
Il Presidente: queste sono parole di Valerio.

Izzo: si’.

Il Presidente: e diceva questo per giustificare i suoi rapporti…

Izzo: si’, per giustificare dei suoi rapporti con ambienti della massoneria.

Il Presidente: che funzione aveva mangiameli specificamente in questi rapporti?

Izzo: quello che mi ha detto Valerio era proprio rispetto all’omicidio Mattarella; mi aveva detto che era a conoscenza e manteneva dei rapporti, perche’ praticamente non e’ che abbia fatto l’omicidio direttamente…

Il Presidente interrompe: non vorrei parlare neanche dell’omicidio Mattarella, se non per questi rapporti…

Izzo: ho difficoltà a spiegarglielo allora.

Il Presidente: sono processi per cui si procede avanti ad altre AG e quindi….

Izzo: sono in istruttoria, lo so. Lui a Palermo era sceso su indicazione di gente Romana, cioe’ della Magliana e di ambienti dietro la Magliana; non e’ che ando’ a Palermo perche’ conosceva dei mafiosi, questo lo voglio dire, ma cosi’, per caso. Mangiameli gli aveva tenuto certi contatti rispetto a questa storia, e proprio per questo diceva che una volta eliminato Mangiameli questa storia non sarebbe piu’ venuta fuori. Questo pensava Valerio.

A d.p.r.: Si’, me lo disse esplicitamente come giustificazione dell’omicidio Mangiameli. Ripeto che Valerio mi diede una grande serie di giustificazioni, ogni tanto ne tirava fuori una.

Il Presidente: lei e’ stato a Paliano insieme con Cristiano Fioravanti.

Izzo: certo.

Il Presidente: lei ha riferito in un interrogatorio reso l’8/4/86 al g.i. Zincani, di alcune cose apprese da Cristiano Fioravanti, presente anche la Furiozzi, a proposito della strage. Ricorda di cosa si tratta?

Izzo: certo. Devo addirittura aggiungere una cosa che ho riferito in precedenza ad altra AG, pero’ ho letto sui giornali che forse riguarda anche la strage.

Il Presidente: cosa le disse Cristiano?

Izzo: la prima cosa che mi disse in tempi diversi, fu che il fratello gli aveva detto che la strage era avvenuta poiche’ era crollato il tetto della sala d’aspetto della stazione, senno’ non ci sarebbero stati tanti morti.

Un’altra volta, mi parlo’ della faccenda Ciavardini al processo amato e, in un’altra occasione in cui la Furiozzi non era presente, mi parlo’ della copertura a Ciavardini sia al processo amato che al processo Arnesano, cioe’ mi parlo’ due volte di questa storia.

Il Presidente: chi gliene parlo’, Cristiano?

Izzo: Cristiano. A me sembrava una cosa…. Cioe’ lo sapevano tutti che Cristiano… Anche Cavallini nell’ultimo periodo cercava di avvalorare l’ipotesi che fosse stato vale, lo disse anche a me. Cio’ non toglie che era cosa risaputissima che era Ciavardini a guidare la moto dell’omicidio Amato. Avendo io appreso dai giornali o anche da racconti che mi erano stati fatti, che lui accusava vale, gli dicevo: “Cristiano, com’e’ che accusi vale? A parte che non ti possono credere, ma perche’ lo accusi, se non e’ stato lui?”. Anche perche’ sapevo che tra lui e Ciavardini non c’era un grande rapporto di amicizia, praticamente non lo conosceva. Quando Cristiano e’ uscito dal carcere il 2 agosto, Ciavardini nei giorni immediatamente successivi si era distaccato dal gruppo. In piu’, Ciavardini aveva accusato la Mambro e Valerio dell’omicidio evangelista; tutto sommato non vedevo il motivo per cui coprire Ciavardini.

Izzo prosegue: e lui mi disse che lo faceva perche’ cosi’ voleva Valerio, perche’ Ciavardini lo avrebbe potuto inguaiare rispetto alla strage di Bologna. Non solo, la stessa cosa avvenne con l’omicidio Arnesano per il quale Cristiano non ha mai confessato la partecipazione di Ciavardini. Si tratta di una guardia uccisa praticamente sotto le finestre di casa Ciavardini; Ciavardini mi racconto’ personalmente che aveva visto dalla finestra l’omicidio, del quale mi diede tanti particolari; ad esempio mi disse che Valerio aveva tirato fuori la pistola da una cartelletta, di quelle che si usano per i documenti, che mentre sparava sorrideva, ecc… Per cui sono piu’ che sicuro che fosse presente, diciamo dalla finestra, a guardare a questo omicidio. E allora gli chiesi perche’ lo copriva per l’omicidio Arnesano; lui mi ripete’ nuovamente il discorso per cui, sia per amato che per Arnesano, glielo aveva chiesto Valerio con questo tipo di motivazione. Volevo dire un’altra cosa. Alcuni mesi fa, prima che uscisse questa notizia sui giornali, ho verbalizzato che Cristiano si preoccupo’ di far scappare, nel momento in cui la Digos gli stava arrivando addosso e servendosi del fatto di essere un pentito, per cui poteva avere qualche informazione in piu’, Pippi Bragaglia; questo e’ spiegabile poiche’ c’e’ grande amicizia tra Cristiano e Pippi Bragaglia.

Izzo prosegue: l’altro nome che mi fece, e allora non capii assolutamente il senso, era quello di Riccardo Brugia che non era grande amico di Cristiano; questo l’ho verbalizzato cinque o sei mesi fa avanti al dott. D’Ambrosio e al dott. Vigna in sede di confronto con Cristiano, intorno all’aprile dello scorso anno.

Il Presidente: cosa sa di Brugia?

Izzo: non so niente. So che non e’ particolarmente amico con Cristiano, so che e’ del loro gruppo… pero’ Cristiano ha accusato tantissimi del loro gruppo, e non capivo perche’ avesse coperto anche Riccardo Brugia. Ora leggendolo sul giornale questa storia di Brugia, mi e’ venuto in mente.

L’avv. Lisi: leggendo che cosa?

Izzo: leggendo che in questo processo era venuto fuori il nome di Brugia, su, mi sembra, su un documento, una cosa del genere… qualcosa letto sul giornale, ora non ricordo precisamente?

L’avv. Lisi: possiamo sapere che documento?

Izzo: mi pare di avere letto sul giornale che questo brugia aveva dato il nome a Picciafuoco, un documento di Picciafuoco, non so…. una storia del genere.

Il p.m. Chiede se Izzo abbia conosciuto le seguenti persone: Formisano.

Izzo: si’. E’ lo zio di Emanuele Macchi, un estremista di destra del mio quartiere che conosco da quando eravamo ragazzini e con il quale ho compiuto reati che ho confessato. Questo Formisano era molto legato a Francis Turatello, gli portava addirittura a spasso il figlio eros. In seguito a questo si lego’ anche alla Banda della Magliana. Turatello era stato imputato per gli stessi sequestri per i quali erano stati imputati Danilo Abbruciati, Bergamelli, nel famoso maxi processo di Imposimato ed io ero in sezione con loro a Rebibbia. Turatello strinse una forte amicizia con Danilo Abbruciati, con i Romani diciamo e gli passo’ Formisano come contatto.

Il p.m.: Loria.

Izzo: non ho conosciuto Loria. So che era un pregiudicato Romano assassinato da quelli della Magliana poiche’ spacciava droga senza il loro permesso.

Il p.m.: Ludovighetti.

Izzo: no.

Il p.m.: Balducci.

Izzo: so che Balducci era un usuraio, a Roma era conosciuto da molte persone come tale e legato alla malavita. Non so altro.

L’avv. Baldi: ha avuto modo di sentire parlare degli attentati compiuti nel ’74 e ’75 con la sigla ordine nero?

Izzo: si’. Siccome ero in rapporti abbastanza stretti con Zani, praticamente uno dei capi di ordine nero… Ho poi conosciuto quasi tutti quelli del gruppo milanese che erano tutti carcerati con me, praticamente, quindi ho sentito parlare spesso e volentieri di questa sigla Ordine Nero.

Anche perche’ c’era una storia abbastanza…. La vecchia inimicizia tra Zani e Signorelli risale addirittura ai tempi di Ordine Nero, in quanto Zani accusava Signorelli di essere uno dei capi di Ordine Nero e di averli poi rinnegati, mentre Signorelli invece spargeva la voce che Ordine Nero era un gruppo di provocazione, attribuibile a giri di avanguardia del nord, comunque era il solito gioco delle parti.

Il Presidente: come sa queste cose?

Izzo: erano discussioni tra Zani e Signorelli. Io le ho sapute sicuramente da Tuti, da Bonazzi, da Azzi, da tutte le persone di quell’ambiente, questa era una cosa risaputa che esisteva, cioe’ la lite fra Zani e Signorelli, anche se poi esistevano tanti altri fatti seguenti, risaliva a quello… Signorelli tra l’altro accusava un certo Falica di Bologna di essere la persona che aveva millantato il suo nome. Signorelli si giustificava dicendo che non c’entrava e che era Falica, perche’ Signorelli diceva: “io nel periodo susseguente avevo organizzato il Fulas”, che erano bombe secondo lui mirate, cioe’ Signorelli diceva: “questi sono casini di Beppe Pugliese, io non c’entro niente”. Diciamo che accettava di aver guidato delle organizzazioni di tipo terroristico, pero’ negava di avere avuto a che fare con attentati di tipo indiscriminato, tipo treni e cose del genere.

L’avv. Baldi: Izzo ebbe modo di ricordare, a proposito e a dimostrazione del doppio gioco che rivestiva Signorelli nell’ambiente, anche un episodio in particolare con riferimento a due bombe, o due attentati dinamitardi compiuti in quel periodo, di cui uno mi sembra all’Eur. Ricorda questo particolare?

Izzo: si’, pero’ cadiamo nel solito discorso. Esiste una istruttoria, Signorelli ha un mandato di cattura per il fulas e queste fanno parte delle bombe del Fulas. Se volete posso raccontare quello che so sul fulas, pero’ e’ un’istruttoria…

L’avv. Baldi: a me interessa semplicemente il suo discorso con Signorelli.

Izzo: io difesi Signorelli all’interno dell’ambiente per un certo periodo, dopo esserci incontrati nel ’79 con Azzi, ecc… Questi mi raccontarono che Signorelli era implicato fino al collo nelle bombe e che buttava su Zani e sugli altri le colpe, quando poi era lui che li aveva organizzati, ecc. Quando incontrai Signorelli avevo un po’ il sangue agli occhi, perche’ avevo speso una parola in sua difesa… A questo proposito vorrei chiarire e cio’ serve nella valutazione della mia testimonianza, cioe’ voi dovreste riuscire ad entrare nella mentalita’ che esisteva nei bracci speciali in quegli anni; eravamo 500 detenuti e si verificavano 25-26 morti all’anno all’interno dei bracci speciali, cioe’ c’era una atmosfera di grande violenza, proprio per il fatto di essere chiusi e in queste condizioni e con un articolo 90 estremamente duro, ecc..; Ogni voce, ogni chiacchiera, ogni discorso, non era piu’ un “pour parler” diciamo tranquillo, diventava una cosa che non si sapeva come poteva andare a finire, per cui di conseguenza su ogni cosa si arrivava pure… in effetti, per esempio, io presi Signorelli abbastanza di brutto quando lo rividi a Roma, gli chiesi una spiegazione e lui scaricò completamente … Ammise soltanto di aver guidato il Fulas, che erano appunto le bombe dell’Eur, le bombe a casa di Moravia, le bombe giu’ in Sicilia. Disse che non sapeva nulla degli attentati al nord e della Toscana e che gli unici rapporti con quelli di Ordine Nero li aveva Giuseppe Pugliese di Ordine Nuovo e Falica avra’ fatto il mio nome con questi ragazzi, con Zani, ecc… dicendo che ero io. Pero’ Falica ha millantato credito, io non c’ero dietro a queste cose. Questo era piu’ o meno il discorso di Signorelli.

L’avv. Baldi: ha mai sentito parlare di un certo Gaggiano detto “Il Barba”?

Izzo: si’. Era il rappresentate dei libri delle Edizioni di AR a Milano, di Freda, ed era strettamente legato a tutto il gruppo milanese. Freda ultimamente ce l’aveva con lui, perche’ diceva che non gli aveva pagato una partita di libri…

L’avv. Baldi: e’ vero che era costui il contatto tra i gruppi milanesi e quelli veneti di Fachini, Ballan, Cagnoni e Rognoni?

Izzo: si’. Fachini e Ballan erano in continuo e stretto contatto per cio’ che mi dicevano Freda e gli altri, Concutelli per esempio. Riguardo al gruppo milanese, le due cose piu’ eclatanti che possono dimostrare questo contatto sono il tentativo di depistaggio di Nico Azzi relativo ai timers nella villa di Feltrinelli, il tentativo di attentato da attribuire a sinistra, e soprattutto e questa e’ la cosa piu’ grossa e’ la bomba dell’agente Marino…

Il Presidente invita Izzo a ritornare alla domanda.

L’avv. Baldi: il ruolo del Gaggiano nell’ambito di questi rapporti.

Izzo: il gruppo milanese di cui faceva parte Gaggiano era in stretto rapporto con i veneti, a dimostrazione….

L’avv. Bezicheri interrompe: a questo punto io mo oppongo alla domanda, perche’ Gaggiano non mi pare che sia un soggetto del processo. Quindi io formulo opposizione su qualsiasi domanda…

Il Presidente fa presente che Izzo ha gia’ risposto.

L’avv. Bezicheri chiede che non si tenga conto della risposta e formula opposizione ad ogni futura domanda che riguardi contatti fra gli imputati e personaggi che non sono del processo, perche’ non rientrerebbe in una deontologia processuale….

Il Presidente: il Barba e’ nominato in una delle sue deposizioni.

L’avv. Bezicheri: e’ nominato, ma non esiste, dov’e’ questo Barba? Quindi parliamo di contatti attraverso….? Il p.m. se vuole, ha tutti i mezzi, attraverso la p.g., per identificare persone, se la cosa e’ influente ed interessante; se il p.m. non l’ha fatto e’ segno che non l’ha ritenuto… Non fa parte del processo.

Il Presidente: ha mai conosciuto Smedile Antonio?

Izzo: no, non mi pare. Aspetti, penso di sbagliare. Conosco uno Smedile che ha accoltellato Tuti a Favignana, un pregiudicato catanese, ma non so se…..

Il Presidente: non credo si tratti di quella persona. E’ uno che ha un negozio in Campo dei Fiori a Roma, l’ha mai sentito nominare?

Izzo: no.
L’avv. Baldi: ha sentito parlare di un’arma in possesso di Esposti a pian del Rascino? Se ci puo’ dire cos’era quest’arma e che provenienza aveva.

Izzo: io frequentavo ascolani, in particolare Crocetti, Valerio Viccei, che erano legati al gruppo di Gianni Nardi, un gruppo ascolano: Piergiorgio Marini, Giuseppe Ortenzi, tutte queste persone che erano legate al gruppo di Nardi. Piergiorgio Marini all’epoca era fidanzato con Alba Nardi, sorella di Gianni. Io li frequentavo, tra l’altro io con Viccei avevo rapporti piu’ che buoni, abbiamo anche fatto una rapina insieme a Roma, abbiamo comprato armi insieme, avevo rapporti piu’ che buoni con queste persone e gia’ da fuori mi parlavano di rapporti con milanesi, ecc… Al tempo della morte di Esposti ebbi modi di vedere Viccei, in quei giorni, il quale era incavolato nero per la morte di questo suo grande amico, come lui diceva. Addirittura, potrei anche avere conosciuto Esposti, pero’ non ne sono certo. In occasione di una cena lui mi disse che c’ero anch’io e c’era questo qui, ma sinceramente non me lo ricordo; comunque anche se l’avessi conosciuto non conterebbe niente, perche’ sarebbe stata una cosa che stavamo ad una cena insieme. Comunque, in seguito, anche in carcere volli sapere cose su Esposti, ecc., anche perche’ Concutelli ne parlava piuttosto male; mi disse che era un provocatore e gli attribuiva strane abitudini sessuali, ma siccome era morto, era una cosa tra noi fascisti un po’ difficile, poiche’ di solito i morti vengono portati sugli altari, per cui qualche volta avemmo dei battibecchi. Una volta in presenza di Freda, appunto Freda disse che, anche se aveva fatto degli sbagli nella vita, con la morte che aveva fatto aveva ripulito tutto. Riguardo all’arma di cui mi viene chiesto, ho sentito parlare, sia da Freda che da Concutelli, di un mitra di produzione artigianale, progettato da Amos Spiazzi, che era tra le armi di Pian del Rascino e che poi sarebbe sparito da, ma non so se questa storia sia vera.

L’avv. Baldi: le dissero anche dove era stato fabbricato?

Izzo: si’, mi sembra fosse stato fabbricato in Veneto, ed e’ dello stesso modello delle armi che poi tenteranno di fabbricare in spagna quelli di ordine nuovo nel 1976, sempre disegnato da Spiazzi…

Il Presidente: lei l’ha visto? Chi le disse che era lo stesso modello?

Izzo: non l’ho visto. La notizia l’ho avuta da Concutelli e Freda che mi hanno raccontato la storia di questa arma che era sparita, ecc.; Invece di averlo visto me lo ha detto Viccei, ma in tempi recenti, non al tempo del fatto.

Il Presidente: fu Viccei a dirle che era lo stesso modello?

Izzo: no, me l’hanno detto Concutelli e Freda. Viccei non sapeva nulla di questo; me ne ha parlato a livello di armi, in quanto era appassionato di armi.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – terza parte

Il Presidente: come ha avuto occasione di conoscerlo?

Il teste: perche’ Signorelli era praticamente… Il solito discorso che facevamo delle sigle. Io da ragazzo fui espulso dal MSI per aver partecipato proprio ragazzino, avevo 14 o 15 anni, all’assemblea di fondazione di avanguardia nazionale alla facoltà di legge dell’Universita’ di Roma. Dovrebbe esistere una lettera a questo proposito alla federazione Romana del movimento sociale con la quale mi espellevano, io purtroppo non ce l’ho piu’, ma dovrebbe esistere una copia di tale lettera. E io mi avvicinai inizialmente, prima di Lotta di Popolo al fronte studentesco, che era un coacervo di gruppi in cui confluivano studenti di Avanguardia, di Ordine Nuovo, di Lotta di Popolo, di tutti i gruppi e Signorelli, insieme a Dantini, Pascucci, ecc., era un po’ il padre putativo di questa situazione, tra l’altro il figlio Luca andava al Liceo Romano Giulio Cesare che era il punto di forza del fronte studentesco e io praticamente tutte le mattine ero davanti a quella scuola e a volte succedevano risse, volantinaggi e cose di questo tipo. Con Signorelli ebbi modo in parecchie occasioni di conoscermi, in particolare io ero molto legato ai fratelli Sermonti che erano ordinovisti del mio quartiere e che erano legatissimi a Signorelli e infatti una volta facemmo una riunione con Tilgher, Guido Paglia, questi qui, in cui si comincio’ a parlare di ipotesi di lotta armata, gia’ allora, si parla del ’73-74, pero’ in appoggio ai carabinieri, in questo caso, cioe’ in appoggio a un golpe militare e i Sermonti dissero che erano li’ a nome di Signorelli e che parlavano in sua vece.

Il Presidente: e’ a conoscenza di rapporti fra Cavallini, Magnetta e Ballan?

Il teste: Cavallini, subito dopo l’evasione, durante il viaggio che lo portava in Puglia, diciamo ai carabinieri, nel ’77 mi sembra, dopo essere stato pochissimo tempo in Abruzzo, mi pare, negli immediati giorni successivi, si reco’ a Milano, dove ebbe l’appoggio di Ballan, perche’ Cavallini era un missino, di quel tipo di ambiente e Ballan a sua volta lo indirizzo’ da Fachini. Questa e’ la prima storia che mi e’ stata raccontata sia direttamente da Cavallini, sia da Valerio Fioravanti, da sergio Calore, da numerose persone. Poi che Cavallini fosse appoggiato a Fachini a treviso lo sapeva anche Freda, tanto che al tempo della sua fuga gli fu suggerito inizialmente, perche’ Freda poi, dopo essere stato fatto scappare da quelli di Ordine Nuovo, si appoggio’ in Calabria da gente di AN, nella provincia di Reggio Calabria, in una fattoria di un uomo di AN inizialmente Fachini se lo voleva portare in Veneto e Freda disse che in veneto non andava perche’… E lo voleva mettere nell’appartamento con Cavallini, cioe’ li voleva fare convivere in quanto tutti e due latitanti… Uno evaso e l’altro scappato dal soggiorno e Freda era inorridito da questa ipotesi…

Il Presidente interviene chiedendo al teste da chi ha saputo questa storia.

Il teste: questa storia in particolare proprio da Freda, comunque sia Cavallini me l’ha confermata, sia Calore, sia Valerio, voglio dire che e’ una storia che sanno tutti.

Il teste spontaneamente: vorrei anche dire un particolare rispetto a questa storia, che quando si formo’ il comitato pro Freda a Roma, AN, Oltre che una sede a via Arco della Ciambella, per un breve periodo, e di questo ci sara’ un rapporto al commissariato Nomentano Italia, negli anni ’72- 73, apri’ una sede vicino a piazza Bologna, di fronte al policlinico Italia e in questa sede che era di AN, si riuniva gente di ordine nuovo e del fronte studentesco abitualmente ed era anche sede del comitato pro-Freda per le zone di Roma, Parioli-Trieste-Nomentana questo per dare un’idea di come in realta’ questo problema di sigle non esisteva.

Il Presidente: sempre a proposito del rapporto Magnetta, Ballan con Cavallini e’ vero che fu proposta la consegna delle armi e del denaro da parte della “banda” di Cavallini, promettendo in cambio un momentaneo rifugio in Bolivia?

Il teste: si’, questo addirittura fu promesso in due occasioni diverse, da Magnetta e Ballan quando Valerio Fioravanti fu ferito a Padova e saltarono tutti gli appoggi veneti e Cavallini affido’ la moglie e il figlio Federico a Magnetta e Ballan e di conseguenza… Questa storia mi e’ stata raccontata anche da Gabriele De Francisci che era presente in un’occasione che fecero a lui la proposta Magnetta e Ballan e sicuramente era presente anche Cristiano Fioravanti una volta che fu detta questa cosa. Alcuni anni dopo, nel periodo immediatamente precedente la morte di Giorgio Vale, fu proposta la stessa cosa al gruppo di Giorgio Vale, da parte di Giorgi, Palladino, questi qui e mediante Sortino gli fu proposta questa ipotesi di un rifugio sudamericano, non so se ancora in Bolivia, in cambio pero’ della consegna delle armi e di mettersi a disposizione di Stefano Delle Chiaie.

Il Presidente: lei conferma che Freda chiamava Fachini “il nano”?

Il teste: si’.

Il Presidente: lei ha detto che Freda espresse un convincimento sul coinvolgimento di Fachini. Le ha mai detto su cosa erano basati questi convincimenti?

Il teste: non mi disse su cosa era basato il convincimento…

Il Presidente: se aveva degli elementi di fatto.

Il teste: dico gli episodi immediatamente precedenti. Io ero via per un processo, mi pare per una tentata evasione a Roma e di ritorno da questo processo non trovai piu’ Freda in sezione a Trani. Io il 2 agosto esattamente ero a Roma per questo processo. Il 3 – 4 o 5 agosto, perche’ Rebibbia mi teneva pochissimo tempo, mi ritrasferirono a trani e la’ trovo Concutelli in cella e non piu’ Freda. Chiedo che fine ha fatto Freda e Concutelli mi farfuglio’ una serie di storie: “qui i comuni ce l’hanno con Freda, perche’ ha fatto una strage… “. E io gli dissi: “beh. Noi ci facciamo mettere i piedi in testa dai comuni? Questo non esiste.” Mi arrabbiai e presi di petto il brigadiere pirri e mi feci portare… Freda era isolato, teoricamente non l’avrei potuto raggiungere, pero’ io minacciai questo brigadiere e mi feci portare da Freda e lui mi disse che tutto sommato gli andava bene stare li’, perche’ non voleva stare dove non era desiderato e mi calmo’. E nell’ambito di questo discorso mi disse che era convinto che questa strage fosse opera di Fachini. Pero’ non so se me lo disse come suo convincimento oppure…

Il Presidente: non appoggio’ questa affermazione…

Il teste: non appoggio’ con niente, pero’ posso aggiungere che Freda era in stretto contatto con fuori, con i liberi, mediante gli avvocati, la moglie, in particolare, sia con l’ambiente di Terza Posizione, sia con ambienti veneti, sia con l’ambiente di Salvarani, Ingravalle, questi qui.

Il Presidente: da chi ha saputo che l’uccisione di Carmine Palladino fu motivata dalla faccenda vale?

Il teste: Palladino praticamente quando arrivo’ a Novara non lo volevano ammazzare perche’ c’era la voce che doveva arrivare Giorgi e in conseguenza loro avrebbero preferito ammazzarli tutti e due, oppure soprattutto ammazzare Giorgi che consideravano un bersaglio migliore. Qui c’erano due fattori principali: uno, che le persone che hanno poi ammazzato effettivamente Palladino desideravano esprimere all’interno del carcere e nell’ambiente neofascista una certa leadership, di conseguenza avevano intenzione di fare un atto clamoroso e aspettavano l’occasione per ammazzare qualcuno, chiunque fosse, insomma. In piu’ a Roma avevano avuto la voce che Palladino era colui che si era venduto Giorgio Vale e Palladino fu “filato”, come si dice in gergo carcerario, fu trascinato a parlare di questi argomenti. A me sembra abbastanza inverosimile, ma alcuni mi hanno detto addirittura che Palladino ha quasi ammesso o lo ha fatto capire in maniera abbastanza netta, ma secondo me hanno interpretato pensando che erano sicuri che era lui che aveva venduto Giorgio Vale.
Poi in effetti, e’ una cosa molto probabile, qualsiasi parola avesse detto, sarebbe stata interpretata cosi’. Poi, in piu’, sembra che per una storia di pentole, una battuta infelice di Iannilli su delle pentole, perche’ Palladino aveva detto di avere ordinato le pentole e Iannilli gli disse che cosa le aveva ordinate a fare, dice che questo Palladino praticamente ha mangiato la foglia e si e’ innervosito e per paura che scappasse alle celle e non fosse piu’ acchiappabile decisero di passare all’esecuzione di Palladino. Questo e’ cio’ che mi e’ stato raccontato, in particolare da Iannilli, qualcosa ho saputo anche da Marco Di Vittorio.

L’avv. Correggiari prende la parola e fa presente che Iannilli e’ stato assolto in istruttoria per l’imputazione riguardante…

L’avv. Battista: con formula piena e anche Di Vittorio.

Il Presidente: quando ha conosciuto Valerio Fioravanti?

Il teste: di Valerio Fioravanti ne avevo sentito parlare per la storia che ho detto prima, anche se ho solo in seguito saputo che si trattava di Valerio Fioravanti. Dopo, mentre cercavo di farmi trasferire da Trani ad Ascoli, arrivo’ Valerio Fioravanti ad Ascoli ed andò nella cella dove volevo andare io, cioe’ con Bonazzi, in una sezione dove c’erano alcuni miei amici e cosi’ quando arrivai mi trovai in cella con Valerio Fioravanti, per circa due o tre mesi. Poi lui parti’ e stette via alcuni mesi per un processo e ci scrivemmo finche’ fu possibile scriverci, poi subentro’ una legge che impediva la corrispondenza fra le carceri; dopo lui rientro’ ad Ascoli, stemmo insieme in cella ancora per un mese, venti giorni e poi lui passo’ nella cella di fronte, quindi noi passavamo le giornate quasi sempre insieme, questo ancora per un anno circa. Questa e’ la mia conoscenza con Valerio Fioravanti. Poi siamo stati insieme quando abbiamo iniziato il discorso famoso dell’intervista di Calore, ecc., E anche nel periodo in cui io collaboravo, siamo stati ancora insieme circa un mese, nel carcere di Sollicciano; noi cercavamo di convincere Valerio a completare la strada iniziata e siccome lui non intendeva proseguire su questa strada, ci separammo. Ogni tanto ci siamo scritti delle lettere, quando io ero a Paliano, cosi’.

Il teste prosegue spontaneamente: posso dire che con Valerio ero molto amico e per molto tempo l’ho considerata l’unica persona pulita dell’ambiente.

Il Presidente: lei ha conosciuto in carcere Tonino Leccese?

Il teste: si’.

A d.p.r.: Era il cognato di Nicolino Selis.

Il Presidente: Selis era un esponente….

Il teste: era il capo della vecchia banda della Magliana, pero’… Probabilmente questo verbale… Perche’ io ho fatto un altro verbale a Firenze che voi probabilmente non avete, cioe’ c’e’ un rapporto precedente. Quando io ero libero, nel ’74-75, anzi quasi agli inizi del ’76 quando sono stato carcerato, avevo rapporti con quella che era la pre banda della Magliana, cioe’ il gruppo di Laudavino De Santis, Lallo lo Zoppo, Danilo Abbruciati, Albert Bergamelli, Mazzeo Bellicini, Jacques Forset.

A d.p.r.: Loro a quell’epoca facevano rapine e sequestri e io con queste persone avevo un buon rapporto di fuori, perche’ Andrea Ghira, che era come un fratello per me, era stato carcerato insieme col Macellaretto, con il padre del Macellaretto. Quando usci’ dal carcere, dopo 18 mesi per rapina… Col padre di angioletto amici detto il Macellaretto che era appunto uomo di questo gruppo, imputato per i fatti di piazza dei Caprettari, ed io feci dei favori a queste persone, in un’occasione gli fornii delle armi, avevo un buon rapporto con loro. Di conseguenza poi in carcere, quando mi trovavo a Roma o quando ero in un carcere dove c’erano i Romani, finivo sempre per stare in cella o in amicizia con gente della Magliana, anche gente che quando ero fuori io, erano dei ragazzini. In particolare mi legai in amicizia con Tonino Leccese, forse era quello, il quale tra l’altro telefonava spesso a casa mia quando uscii e in qualche occasione mi ha mandato dei soldi, cioe’ si e’ comportato da amico con me in numerose occasioni. Questo tonino leccese mi raccontava come si evolveva la questione della Magliana, di come tentassero di formare a Roma una specie di organizzazione, diciamo legata a modelli di tipo mafioso, finalizzata soprattutto allo spaccio di droga e anche a rapporti con il mondo finanziario e politico della capitale. In proposito vorrei aggiungere che io, insieme a Bergamelli facemmo un’estorsione dal carcere… a Cesare…

Il Presidente fa presente che forse e’ necessario nominare un difensore al teste, perche’ sta facendo delle dichiarazioni rilevanti.

Il teste: no, e’ una cosa gia’ confessata alla procura di Firenze.

A d.p.r.: No, non sono stato processato, pero’ e’ una cosa gia’ a verbale.

Il Presidente: potrebbe esserci il 304 a questo punto.

Il p.m.: Anche per le questioni che riguardano consegne di armi.

Il teste: anche questo l’ho gia’ confessato.

L’avv. Pisauro: c’e’ un procedimento pendente per queste confessioni?

Il p.m.: Se domani volesse negarle.. C’e’ bisogno di un difensore.

Il teste: c’e’ un procedimento per associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati che io ho in corso a Roma di cui fa parte tutta una serie di reati che ho confessato io. E’ in stato di istruttoria, io ho l’ergastolo e 30 anni, non e’ che hanno fretta di processarmi.

Il Presidente a questo punto, poiche’ nelle dichiarazioni del teste si fa riferimento a fatti costituenti reato che Izzo confessa, ravvisandosi gli estremi dell’art. 304 c.p.p.. Il Presidente chiede all’imputato se ha un difensore di fiducia. Izzo fa presente che ha difensori di fiducia nei vari processi e preferisce che se ne nomini uno di ufficio qui.

Il Presidente fa presente che puo’ nominare un difensore di fiducia e rinunciare alla presenza.

Izzo: nomino gli avvocati Angelo Pica del foro di Frosinone e Manfredo Rossi del foro di Roma, rinunciando alla presenza.

Il Presidente sospende l’udienza per 10 minuti.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – prima parte

Il Presidente: mi dica qual e’ la sua posizione processuale, cioe’ quali procedimenti penali ha pendenti per questioni politiche.

Izzo: per questioni politiche ho una minaccia a mano armata, ho un’associazione sovversiva con Zani, Tuti, per Quex e poi mi sembra basta per questioni politiche. Non ho procedimenti per calunnia conseguenti a mie dichiarazioni.

Il Presidente: richieste del P.M. Sul modo di sentire il teste?

Il P.M.: Io credo che la cosa piu’ opportuna sia quella di sentirlo come teste a meno che non risulti nel corso delle domande che verranno poste questioni che possono esporre il teste a responsabilità penali o che riguardino fatti per i quali egli e’ stato giudicato e condannato a suo tempo.

L’avv. Battista: io ritengo che debba essere sentito ai sensi dell’art. 450 bis essendo imputato di associazione sovversiva per i fatti di Quex e per essere stato sentito in questa veste anche in fase istruttoria.

L’avv. Baldi: la posizione dell’Izzo per quanto concerne il procedimento per Quex e’ del tutto simile a quella del Naldi, per cui riteniamo che non possa non essere sentito come teste.

Il Presidente: la corte decide di sentirlo come testimone.

Si da’ atto che il teste Izzo Angelo presta giuramento secondo la formula di rito.

Il Presidente: lei ha avuto occasione durante la detenzione di conoscere e di parlare con il Freda. Il Freda le ha parlato del gruppo veneto della destra eversiva e di rapporti che tale gruppo aveva con delle chiaie, puo’ dire su questo punto cosa ricorda di avere sentito da Freda?

Il teste: si’, dunque rispetto a tempi molto antichi cioe’ racconti sulla storia del 1969, rispetto ai tempi di Piazza Fontana, gia’ allora Freda mi parlo’ di rapporti che aveva con Delle Chiaie personalmente e con A.N., Anche se in quel momento A.N. Era ufficialmente sciolta. Mi disse tra l’altro che Avanguardia era implicata… praticamente Le bombe a Roma contemporanee alla bomba di Milano di Piazza Fontana erano state messe da elementi di A.N. .

Il Presidente: parlo’ di manovalanza fornita da A.N.

Il teste: si’, esatto.

Il Presidente: le disse quali elementi aveva per fare queste affermazioni?

Il teste: tra l’altro la famosa riunione del 18 aprile, quella del famoso signor P, Freda mi disse che il signor P della riunione non era Rauti, nemmeno Giannettini, bensi’ un dirigente romano di A.N. Di cui mi diede dei particolari. Non so poi se a seguito delle indicazioni che ho fornito sia stato identificato o meno, mi disse che era un dirigente romano di A.N.. Vorrei aggiungere qualcosa che forse potrebbe essere utile, partendo da una mia esperienza degli anni seguenti, degli anni ’73-’74, quando ero un ragazzo di 18-19 anni, questa e’ una cosa che in quasi tutti i processi viene fuori e si gioca molto sulla differenza di sigle; quello che invece dalla mia esperienza e potrei citare dei fatti incontrovertibili e’ che in realta’ fra Avanguardia, Ordine Nuovo, il gruppo veneto, gente che era iscritta al MSI, gente di Lotta di Popolo, gente del fronte studentesco che poi diventera’ Lotta Studentesca e Terza Posizione, ecc., I rapporti sono sempre stati strettissimi, cioe’ in realta’ l’appartenenza per esempio ad ordine nuovo non ti impediva di lavorare con quelli di avanguardia e svolgere un qualsiasi tipo di attivita’, in realta’ questa differenza non esisteva, era una differenza puramente teorica e giudiziara che viene portata avanti nelle sedi giudiziarie.

Il Presidente: va bene, ma torniamo alla domanda. Quindi Freda diceva di sapere queste cose sulla base di una riunione alla quale aveva partecipato?

Il teste: si’, Freda con me ammise di essere partecipe al disegno che era interno alle bombe del 1969 e mi disse che questo disegno era organizzato sia dal gruppo veneto e sia da A.N. Del resto Fachini, che Freda mi disse essere l’esecutore materiale della bomba di piazza fontana, e’ un uomo che si potrebbe definire di ordine nuovo, ma sicuramente anche di A.N., Per gli stretti rapporti con il gruppo milanese.

Il Presidente: e’ vero che ci fu un accordo, questo e’ sempre un riferimento che viene da Freda, ci furono contatti assai stretti fra il gruppo Freda e….

Il teste interviene: terza posizione?

Il Presidente: e il gruppo di Fachini o Fachini in persona, allo scopo di nascondere dei timers analoghi a quelli usati per Piazza Fontana, in una villa di Feltrinelli. Cosa puo’ dire su questo?

Il teste: si’, sono varie storie che mi sono state raccontate sia da Concutelli che da Freda, rispetto ai timers della partita di Piazza Fontana. Inizialmente c’era un piano, d’accordo con gente dei carabinieri, per poter mettere questi timers all’interno di una villa di Feltrinelli in maniera da creare un depistaggio. Altro tentativo di depistaggio su Piazza Fontana fu quello di Nico Azzi che doveva essere un depistaggio per poter….

Il Presidente interrompe: a me interessa sotto il profilo dei rapporti con Fachini.

Il teste: mi raccontava, se ricordo bene, che Fachini aveva nascosto, murato, dei timers nella villa, non vorrei dire una sciocchezza, ma mi pare anche il nome di un dirigente di Avanguardia, un certo Cristiano De Eccher, questi timers sono poi finiti nelle mani di Delle Chiaie.

Il Presidente: in che modo?

Il teste: probabilmente questo De Eccher glieli avra’ consegnati.

Il Presidente: Concutelli le parlo’ anche di bombe a mano tipo SRCM?

Il teste: Si’, che aveva ricevuto direttamente da Fachini, il quale le aveva ricevute a sua volta… Ecco Diciamo che questa e’ la prova del collegamento strettissimo fra il gruppo milanese, i veneti e ordine nuovo. Cioe’ queste bombe a mano sarebbero state rubate da Nico Azzi in qualche caserma, o al tempo che faceva il servizio militare, cioe’ dai milanesi ed erano finite poi nelle mani di Fachini. Al momento del sequestro di via dei Foraggi, Concutelli aveva delle SRCM di Fachini, non solo, ma una di queste bombe di questa provenienza, cioe’ della stessa partita che era in mano a Fachini, e’ la bomba a mano che ucciso l’agente Marino durante i famosi disordini a Milano. Sono tutte cose controllabili.

Il Presidente: per la verbalizzazione vorrei fare i riferimenti ai singoli interrogatori. Qui stiamo ai fogli 1 e seguenti dell’interrogatorio 18/1/84 p.m. Vigna.

L’avv. Lisi interrompe: gradirei sapere come intende procedere alla verbalizzazione di cio’ che sta dicendo ora Izzo, cioe’ desidereremmo sapere se viene verbalizzato quanto egli ha detto fino ad ora, con l’esattezza con le quali sta dicendo queste cose e cioe’ con i riferimenti specifici, o se invece lei, dato che stava per fare riferimento agli interrogatori precedenti, vuole invece procedere con riferimento agli interrogatori precedenti.

Il Presidente: io faccio le domande, ma i riferimenti per comodità di reperimento in sede di verbalizzazione…

L’avv. Lisi interrompe: siccome noi abbiamo dei dubbi in ordine alla corrispondenza di quanto viene dichiarato, con quello che e’ stato dichiarato prima, desidereremmo che venisse verbalizzato con l’esattezza dei particolari e soprattutto con riferimenti specifici a quello che viene detto in questo momento.

Il teste interviene: vorrei far presente che l’interrogatorio sul quale mi sta interrogando e’ il mio interrogatorio iniziale, cioe’ il tour de force di alcuni giorni, al termine del quale io mi sono riservato di specificare meglio, punto per punto, poi forse non sono piu’ stato interrogato.

Il Presidente: li percorreremo tutti i punti.

L’avv. Lisi: dato che ci sono dei riferimenti: “Freda mi disse di essere coinvolto anche lui”…. ecc, noi desidereremmo che questo venisse verbalizzato, poiche’ dalla lettura….

Il Presidente interrompe: viene verbalizzato avvocato, soltanto che quando ha risposto alla domanda possiamo anche dire a conferma dell’interrogatorio precedente.

L’avv. Lisi: no, Presidente, questo non ci trova consenzienti, perche’ molti di questi interrogatori, o molte di queste frasi non sono contenute nell’interrogatorio o comunque sono differenti, anzi direi sostanzialmente differenti.

L’avv. Lisi rivolto al PM chiede di non interromperlo in quanto ha chiesto la parola al Presidente e continua dicendo che nella verbalizzazione deve apparire anche la virgola detta oggi da Angelo Izzo.

Il Presidente conferma che tutto viene verbalizzato.

Il Presidente rivolto al teste: lei ha parlato con Signorelli di Francesco Mangiameli, ricorda cio’ che Signorelli le ha detto di Francesco Mangiameli a proposito della sua posizione politica e dell’attivita’ politica?

Il teste: faccio tutta la storia della questione: io di Mangiameli sentii parlare per la prima volta nell’inverno 1979, inizi 1980, quando Concutelli, in quel periodo mio compagno di cella a Trani, ando’ a Milano per il processo alla banda Vallanzasca in cui lui era imputato per associazione a delinquere con loro. In quell’occasione Mangiameli era a Milano per contattare Concutelli per la sua evasione e siccome Mangiameli non voleva essere identificato in aula, mandava Mauro Addis e la sorella a chiedere il permesso al PM di udienza per potersi avvicinare alla gabbia e parlargli e cosi’ loro gli portavano i messaggi di Mangiameli che appunto gli diceva che stava preparando un’evasione da Palermo per Concutelli. Al ritorno di Concutelli a Trani, mi parlo’ per la prima volta di questo Mangiameli e mi disse che Mangiameli era un suo carissimo amico siciliano dei tempi del Trocadero, che era una associazione precedente anche ai tempi in cui era al Fronte Nazionale di Borghese a Palermo, e che ora si stava dando da fare per la sua evasione. Inizialmente non diedi troppo peso a questa cosa, pero’ in seguito, quando stavo concretizzando un altro progetto di evasione da Roma,con Concutelli capito’ la combinazione di avere due processi fissati a Roma, cominciai ad interessarmi molto di piu’ di questo Mangiameli, anche perche’ malgrado i tentativi che avevano fatto di ottenere un ricovero di Concutelli in ospedale a Palermo, tentativo che praticamente falli’, ma di questo dovrebbe esistere un riscontro preciso in quanto a Trani dovrebbe esistere una cartella medica di Concutelli in cui lo stesso fingeva di avere un’ulcera. Noi ci tiravamo il sangue con una siringa avuta e lui se lo prendeva in bocca, chiamava l’infermiere e rovesciava davanti… A volte mi sono tirato il sangue anch’io per fare questo tipo di operazione. Dovrebbe esistere un preciso riscontro di un’ulcera di Concutelli nella cartella medica. Nel momento in cui questo tentativo falli’, prese forza l’idea di tentare qualche cosa nel momento in cui ci saremmo trovati entrambi a Rebibbia. Io con alcuni miei complici, con cui avevo fatto delle rapine quando ero libero, avevo degli stretti contatti in maniera di preparare questa cosa. Dissi allora di coordinare. Mangiameli si vantava di avere un gruppo, diciamo molto agguerrito e allora io dissi: “coordiniamo, facciamo prendere contatti a questi due gruppi per coordinare gli sforzi…” Proprio in questo periodo facemmo anche un minimo di attivita’, perche’ il fratello di Concutelli e i genitori di Concutelli si vedevano anche direttamente con Fioravanti e la Mambro che andavano a casa del fratello di Concutelli che era un medico a Portogruaro…

Il Presidente: questo lei da chi l’ha saputo?

Il teste: sempre da Concutelli, che tornato dal colloquio, telefonava a casa e mi diceva che questi ragazzi, che chiamava il gruppo di Mangiameli, stavano in contatto. Io gli fornii anche dei numeri di telefono per organizzare questo contatto. Preciso, dato che queste persone cercavano un fucile di assalto, io mi diedi da fare con Antonio Golia, un detenuto che si trovava a Trani per procurargli un Fal, che fu procurato da Golia e mediante Addis arrivo’ al gruppo Fioravanti. Quando stavano avvenendo queste cose, una sera, dal telegiornale, apprendemmo che Mangiameli era stato ritrovato dentro questo laghetto. Nacque chiaramente un momento di sconcerto, anche perche’ noi della situazione fuori, rispetto a Mangiameli, non sapevamo moltissimo. Sapevamo che Fioravanti e la Mambro non si presentavano con il loro nome a casa dei familiari di Concutelli e sapevamo di Mangiameli che parlava di un gruppo che si stava interessando per la sua evasione ecc. Concutelli prese tempo e disse: “faro’ in maniera di organizzarmi per Taranto, perche’ adesso con la morte di Mangiameli…”. Vivemmo anche un periodo anche abbastanza drammatico in cella, perche’ Concutelli mi svegliava di sera e mi diceva: “perche’ l’avranno ammazzato”, cioe’ mi faceva discorsi di questo tipo, cioe’ era veramente preoccupato, ecc. In seguito venni a sapere pian piano altre cose rispetto a questa storia, nell’ambiente carcerario, fino a che mi incontrai addirittura con Valerio Fioravanti, da cui seppi delle storie sull’omicidio Mangiameli, la sua versione, seppi delle storie da Nistri, da quelli di Terza Posizione sulla loro versione dell’omicidio Mangiameli, insomma una serie di cose. Io me ne feci una mia idea. Nell’ultimissimo periodo, prima della mia collaborazione, ebbi modo di incontrare Signorelli che a sua volta mi diede una versione ancora diversa su Mangiameli. Mi disse che Mangiameli era un suo uomo, una persona alla quale era molto legato e che lui aveva inserito all’interno di Terza Posizione.

Il Presidente: a che scopo?

Il teste: quello che posso dire rispetto alle versioni che mi sono state date, rispetto alla versione di quelli di terza posizione e cioe’ che Mangiameli era venuto a conoscenza di qualcosa di Fioravanti, proprio per esperienza diretta, per il contatto che aveva avuto….

Il Presidente; Signorelli disse che Mangiameli era un suo uomo, che lui lo aveva inserito in terza posizione, a che scopo lo aveva inserito?

Il teste: allo scopo di controllo rispetto a terza posizione, nella quale esistevano dei tentativi… Avevano paura che sia terza posizione che i Nar vi fossero delle variabili che potevano sfuggire al controllo dei “vecchi”.

Il Presidente: le disse qualcos’altro di Mangiameli? Cosa disse Signorelli dell’omicidio Mangiameli? Approvava o disapprovava?

Il teste: disapprovava assolutamente, anche se pero’ non mi pare che Signorelli mi disse… cioe’ rispetto a Nistri, a quelli di terza posizione, mantenne una posizione piu’ moderata. Voleva piu’ dire che era un malinteso in un certo senso, uno sbaglio dei Nar, piu’ che…

Il Presidente interrompe: cioe’ alla base dell’omicidio Mangiameli c’era un malinteso…

Il teste: secondo Signorelli piu’ un malinteso o forse anche una cattiva azione, una follia da parte di Valerio pero’ non mi pare che disse che c’erano delle “sozzerie” dietro, come era la tesi sostenuta da Nistri e da Terza Posizione. Per quanto mi risulta in maniera abbastanza certa, questa tesi e’ abbastanza improbabile da parte di Terza Posizione poiche’ Mangiameli fino a poco tempo prima di essere ucciso non sembrava avesse dubbi su Valerio e su questo gruppo al quale era legato, cosi’ ne parlava, ameno che non sia avvenuto nell’ultimissimo…

Il Presidente interrompe il teste che stava facendo una supposizione e chiede: lei ha saputo da Cavallini che Fachini gli aveva chiesto due passaporti; ricorda questo fatto?

Il teste: certo, e’ il tentativo, l’idea di uccidere Fachini di cui mi dissero sia Valerio Fioravanti che Ciavardini mi sembra. Cioe’ nel periodo o immediatamente successivo alla strage di Bologna o immediatamente precedente, ora non ricordo con sicurezza. Fachini chiese un paio di passaporti a Cavallini per muoversi.

A d.p.r.: Non ricordo piu’ se era il periodo immediatamente precedente o successivo alla strage, e’ piu’ probabile nel periodo successivo perche’ non lo presero perche’ era andato in vacanza.

Destini incrociati – Vigna e Concutelli

Il destino di Concutelli si era intrecciato con il mio più di quanto potessi immaginare. Non sapevo che anche lui stava dando la caccia a me.
La sera del 12 febbraio 1977 partecipai alla festa di matrimonio della figlia dell’imprenditore Dante Belardinelli, mio amico, in una villa sulle colline dell’Impruneta, vicino a Firenze. Intorno a mezzanotte venni via da solo, a bordo della mia auto, una Lancia Fulvia Coupé. Lungo la strada che scende verso Firenze, tagliando campi e colline, dopo una curva trovai la strada sbarrata da un’auto messa di traverso. Pensai che si trattasse di un ubriaco, sterzai bruscamente e, sfregando contro un muretto, riuscii a evitarla e a proseguire. Accelerai per arrivare a casa e segnalare per telefono quell’auto così pericolosa ma, appena arrivato, mia figlia mi disse che il questore mi stava cercando da ore, con urgenza. Lo chiamai e mi raccomandò di restare chiuso in casa per motivi di sicurezza. Io gli risposi che poteva scordarselo, perché l’indomani avevo una battuta di caccia. Lui replicò che non mi avrebbe fatto uscire di casa.
Alle tre di quella stessa notte mi telefonarono da Roma dandomi la notizia dell’arresto di Concutelli. Era successo che la sera prima, proprio mentre mi trovavo alla festa di matrimonio, la polizia aveva fermato una vettura con a bordo l’ordinovista Paolo Bianchi e Renato Cochis, membro della banda Vallanzasca. Cochis era stato lasciato sulla sua vettura con un agente del quale rapidamente si era liberato, dandosi alla fuga, mentre Bianchi disse che, se non fosse stato tenuto a lungo in carcere, avrebbe rivelato due cose: che quella stessa notte un commando di Ordine nuovo mi avrebbe dovuto uccidere e che poteva indicare I’abitazione dove si rifugiava Concutelli, in via dei Foraggi, a Roma.
Il 13 febbraio 1977 gli uomini dell’antiterrorismo circondarono lo stabile nel centro di Roma. Concutelli era stato catturato. In manette, davanti alle telecamere, si dichiarò prigioniero politico e da quel giorno conobbe soltanto il carcere, dove è rinchiuso per scontare quattro ergastoli. Non si è mai pentito né mai si è dissociato dalla lotta armata.
Ricordo che durante il suo interrogatorio si bloccò e volle farmi inserire nel verbale che io stesso stavo battendo a macchina questa sua dichiarazione: “Io, quale capo militare del Movimento politico ordine nuovo, essendoti tu comportato da maiale e boia, ti condanno a morte”.

Probabilmente era un tentativo di farmi astenere dal processo in quanto il codice di procedura penale prevede per il pm la facoltà di astensione “quando esistono gravi ragioni di convenienza”.
Gli risposi che, siccome avrei firmato quello stesso verbale, la sua sentenza di morte poteva considerarsi come già notificata.
Nella sua abitazione, oltre a molto hashish, fu recuperata la famosa pistola mitragliatrice Ingram, con matricola abrasa. Gli agenti trovarono anche un silenziatore sul quale invece c’era il numero di matricola. Potemmo così scoprire che Concutelli, quando era latitante, aveva ricevuto il mitra dai Servizi segreti spagnoli, perché lo usasse contro gli indipendentisti baschi dell’ Eta. Il nostro sospetto era che Concutelli facesse parte dei cosiddetti squadroni della morte, ufficialmente chiamati Gruppi antiterroristi di liberazione.
Furono fatte delle rogatorie a Madrid per avere la documentazione ufficiale di quel passaggio ma non ci fu data risposta. Così come mai avemmo la conferma ufficiale del fatto che Concutelli fosse stato impiegato dai Servizi spagnoli.
La mattina seguente all’arresto mi precipitai a Roma e cominciammo, in una stanza della questura, l’interrogatorio. Appena lo incontrai, ebbi la conferma dell’attentato che doveva essere compiuto nei miei confronti. Concutelli, infatti, come prima cosa, mi disse: «Come ha passato la notte?». Quell’auto che avevo evitato per un pelo non era guidata da un ubriaco, ma dal commando che mi stava aspettando. Incassai la provocazione ma feci il vago, e gli risposi: «Io ho bevuto champagne. Te invece, pallino, d’ora in poi, gazzose e seghe».
Solo in seguito scoprimmo che ad avvertire Concutelli della mia presenza a quella festa era stata la sua fidanzata, Barbara Piccioli, perugina, amica della sposa, legata ai movimenti di estrema destra. L’innocente confidenza fattale dalla figlia di Belardinelli aveva innescato il piano per eliminarmi.

Estratto dal libro “In difesa della Giustizia” di P.L. Vigna