Rosario Spatola – dichiarazioni udienza 29.10.1993 – II

GIUDICE: per noi può bastare. Il Pubblico Ministero?

P.M.: signor Spatola, se ho capito bene, lei è stato affiliato a Cosa Nostra nel 72.

SPATOLA: sì.

P.M.: e la sua qualifica è rimasta sempre quella di uomo d’onore o ha avuto altre cariche all’interno della famiglia?

SPATOLA: no, ma ero particolarmente vicino ad Antonio Messina. Nonostante il grado però può essere un soldato a conoscenza di cose più di un capodecina a volte.

P.M.: non c’è dubbio. Volevo chiederle, tanto per ricominciare un attimo, lei all’inizio ha detto che il Presidente Mattarella, secondo quanto confidatole dal primo capofamiglia di cui ha fatto il nome, da Passarante, avrebbe avuto dei voti provenienti da Cosa Nostra.

SPATOLA: sì.

P.M.: se ho capito bene è questo il primo passaggio. Provenienti da Cosa Nostra in generale? Dalla famiglia vostra anche, dalla provincia palermitana, da quella trapanese?

SPATOLA: soprattutto dal posto, dalla provincia dove era candidato, quindi non riguardava la nostra famiglia, in quanto non era candidato nella nostra… cioè nel trapanese che io sappia.

P.M.: era candidato a Palermo?

SPATOLA: sì, certamente.

P.M.: allora da quali famiglie, da Cosa Nostra palermitana?

SPATOLA: sì.

P.M.: poi lei ha detto… quindi Passaranti esce di scena nel 74.

SPATOLA: sì, si dimette da capo della famiglia per determinate situazioni che si erano create all’interno, cioè lui non…

P.M.: va bene, è estraneo a questo processo. Lei poi le altre confidenze che mi riferisce di avere raccolto da Messina, capofamiglia dall’82… giusto?

SPATOLA: sì.

P.M.: sono che ad un certo punto il presidente Mattarella non avrebbe dato corso verosimilmente a qualche richiesta che lei non sa nel dettaglio, comunque un atteggiamento sfavorevole in generale.

SPATOLA: ma non… io non ho parlato di richieste specifiche, cioè un atteggiamento ostile…

P.M.: in generale.

SPATOLA: in maniera totale.

P.M.: questo è quanto le riferisce Messina.

SPATOLA: sì.

P.M.: capofamiglia di Campobello.

SPATOLA: sia il Messina, sia…

P.M.: i fratelli Caro.

SPATOLA: i fratelli Caro cui in quel periodo frequentavo moltissimo perché abitavo a Palermo, quindi loro conoscevano più la realtà palermitana, ancora più di quella che poteva conoscere Pino Ala che non è che si…

P.M. : i fratelli Caro sono uomini d’onore sempre della vostra famiglia?

SPATOLA: sono uomini d’onore. Su questo posso dire che anche quel progetto di fusione di uomini di Cosa Nostra messi all’interno di logge è un progetto che fece… attuò già nei primi anni del ’60 il suocero di Federico Caro, Salvatore Margiotta, vecchio capofamiglia di Campobello trasferitosi a Palermo.

P.M.: restiamo al nostro problema. Questi omicidi, dovrebbero essere stati, secondo l’impostazione dell’accusa, decisi dalla Commissione provinciale di Palermo, di cui i nomi sono stati fatti.

SPATOLA: ma era un periodo in cui gli omicidi si facevano senza che si riunisse tutta la Commissione.

P.M.: questo a lei chi lo ha detto?

SPATOLA: ma era un momento particolare, un momento di guerra, per cui non sempre ci si riuniva.

P.M.: questo a lei chi lo ha detto?

SPATOLA: ma non è una questione di averlo detto. Cioè era un momento in cui non è che si mettessero a conoscenza…

PRESIDENTE: no, lei deve rispondere alle domande del Pubblico Ministero. Il Pubblico Ministero le chiede con precisione questa notizia chi gliel’ha data.

SPATOLA: ma questa notizia poi in seguito mi venne detta dal mio capofamiglia, Antonio Messina, che praticamente anche in altri omicidi non è che ne venivano messi tutti al corrente per come dovere di…

P.M.: noi stiamo parlando… questa Corte si occupa dell’omicidio Reina, e lei ha detto che non sa niente. Poi dell’omicidio Mattarella, 6 gennaio 80, e dell’omicidio La Torre, aprile 82. Sono due momenti… ci sono due anni e quattro mesi di distanza che quello che risulta da tante risultanze processuali segnano due periodi completamente o notevolmente diversi. Lei sa modo preciso e da chi che la Commissione abbia deciso, non lo sa, sa se si è riunita, sa se non si è riunita, sa se la Commissione ha dovuto in qualche modo avere un’informazione, un consenso da altre province ed in particolare da Trapani? Ripeto, su queste varie domande ha delle risposte specifiche da dare?

SPATOLA: per quanto riguarda l’omicidio dell’onorevole Mattarella, che io sappia, non tutta la Commissione ne era d’accordo.

P.M.: questo glielo disse Messina.

SPATOLA: sì.

P.M.: dopo l’ottanta.

SPATOLA: sì, siamo… omicidio avvenuto nell’80. Per quanto riguarda l’omicidio dell’onorevole La Torre fu deciso dalla Commissione all’unanimità.

P.M.: ora…

SPATOLA: cioè non avevo percepito…

P.M.: perfetto. La fonte di queste notizie è Antonio Messina.

SPATOLA: sì, certamente.

P.M.: capofamiglia di Campobello di Mazara. Che lei sappia, la Commissione di Palermo che o a maggioranza o all’unanimità, informalmente o formalmente ha deciso questi omicidi, aveva un problema di rapporti di informazione quantomeno, o addirittura di mettersi d’accordo con i capifamiglia per esempio di Trapani?

SPATOLA: sì, certamente c’era anche…

P.M.: o c’era un predominio della Commissione di Palermo?

SPATOLA: la Commissione di Palermo… si parla di Commissione regionale, in questa Commissione ne dovevano fare parte, ne fanno parte anche i rappresentanti provinciali.

P.M.: questo lo abbiamo appreso da altre fonti. Io cerco con fatica di restare fermo agli anni 80 e 82 e le chiedo se la Commissione di Palermo per decidere questo omicidio, per quello che può sapere lei, sa lei, aveva un motivo per informare il signor Messina oppure no? Un motivo giuridico al di là poi delle amicizie che potevano esserci fra singoli esponenti.

SPATOLA: no, non aveva un motivo specifico, non aveva l’obbligo, ma visto la rilevanza che godeva Messina in quel momento…

P.M.: una questione di prestigio personale per Messina.

SPATOLA: sì.

P.M.: che era legato particolarmente a chi?

SPATOLA: a Ciccio Madonia.

P.M.: cioè Madonia Francesco di Resuttana.

SPATOLA: sì.

P.M.: va bene. Ora io le volevo chiedere, lei ha iniziato la sua collaborazione quando?

SPATOLA: a settembre dell’89, 19 settembre dell’89.

P.M.: di questa vicenda relativa agli omicidi La Torre e Mattarella in particolare ha riferito altre volte?

SPATOLA: no ricordo con esattezza, ma non mi è… non ci sono stati interrogatori in questo senso. Cioè anche con la buonanima di Borsellino ci si parlava di cose molto più attinenti al circondario di Marsala.

P.M.: quindi in sostanza il suo non ricordo significa che su questo non aveva mai reso dichiarazioni.

SPATOLA: credo di no.

P.M.: ed è vero, come diciamo risulta a molti di noi anche solo per notizie giornalistiche e televisive ampiamente diffuse, che era stato progettato un attentato al dottor Borsellino, prima e ovviamente diverso da quello tragicamente realizzatosi, da compiere in Mazara e per cui si aspettava l’autorizzazione della Commissione di Palermo?

SPATOLA: nel momento… fino a quando io ho iniziato la mia collaborazione, non si parlava di progetti contro il giudice Borsellino, in quanto non c’erano motivi… motivi per farlo.

P.M.: quindi lei non ne è a conoscenza.

SPATOLA: no. Ho sentito dire che in seguito… posso giustificarlo che in seguito questo…

P.M.: non di quello che è successo in seguito, di quello che risulta a lei.

SPATOLA: certamente se c’era un progetto del genere non sarebbe potuto avvenire senza l’assenso della Commissione regionale.

P.M.: va bene Presidente, per me basta.

GIUDICE : io ho un’altra domanda. Lei sa quando è morto Giuseppe Greco Scarpa?

SPATOLA: no, assolutamente.

GIUDICE: sa quando è subentrato a Michele Greco?

SPATOLA: ma che io sappia dopo l’arresto.

PRESIDENTE : mettiamolo nella riassuntiva.
…(verbalizzazione riassuntiva)…

PRESIDENTE : l’arresto di Michele Greco fu?

SPATOLA: ma non ricordo con esattezza quali gli anni, credo nell’85-86, se non ricordo male.

PRESIDENTE : non ricorda con esattezza quando fu arrestato Michele Greco. La difesa di parte civile?

AVV.GALASSO: intanto riepilogando lei signor Spatola è stato fatto uomo d’onore nel 1972 e ha praticamente vissuto la vita di Cosa Nostra fino al 1989, quando ha cominciato a collaborare.

SPATOLA: sì.

AVV.GALASSO: durante tutto questo periodo ha avuto questo flusso continuo di informazioni nell’ambito della sua famiglia o ci sono stati dei momenti di interruzione?

PRESIDENTE : risponda.

SPATOLA : i momenti di interruzione erano momenti particolari dove non si facevano commenti per quello che succedeva e quindi non si facevano domande, cercavi di tenerti il più in disparte possibile. Sono stati dei momenti che vanno dal sequestro Corleo, quindi siamo nel 75 fino al 77. Sono stati due anni particolarmente… dove era meglio non infilarsi in determinate situazioni.

AVV.GALASSO : perché?

SPATOLA: perché era come dire un momento particolare che c’era questa guerra interna a determinate famiglie campobellesi, la famiglia di Castelvetrano di Mazara e quindi di certe cose era meglio non commentarle. Diversi uomini sono stati uccisi esclusivamente per aver commentato l’uccisione di un altro uomo d’onore.

AVV.GALASSO : riepilogando invece le fonti di informazione, per quanto riguarda il delitto Mattarella, le sue fonti di informazione in sostanza sono state interne alla famiglia di Campobello. E’ così?

SPATOLA: sì, anche se diciamo i due fratelli Caro vivono la realtà palermitana. Come ho già espresso in altri procedimenti, vivono soprattutto… Federico Caro è a conoscenza della realtà di Cosa Nostra a Palermo.

AVV.GALASSO: e per quanto riguarda invece il delitto La Torre, lei ha avuto una prima serie di informazioni o di giudizi in carcere, con D’Agostino e con Panzera.

SPATOLA: sì, e con altri.

AVV.GALASSO : poi nell’infermeria, alla fine del 1982, ha detto con Bonanno, Madonia, Fontana ed altri.

SPATOLA: sì.

AVV.GALASSO: e poi dopo uscito dal carcere con l’avvocato Antonio Messina detto Totò.

SPATOLA: sì, perché si commentava questa legge Rognoni-La Torre che era entrata in vigore proprio per questo omicidio.

AVV.GALASSO: dato questo flusso continuo di notizie, come mai non ebbe notizia, come mai non si parlò, come mai non si parlava dell’assassinio di Michele Reina?

SPATOLA: ma non entrammo mai su questo discorso.

AVV.GALASSO: sì, questo lo ha già detto, ma dico come si spiega questo silenzio attorno a questo delitto Reina, mentre per gli altri le notizie circolavano, i giudizi?

SPATOLA: ma vede, non è che sia difficile da spiegare, era una cosa che in fin dei conti a me non interessava più di tanto e non era… né tantomeno chi ne era a conoscenza aveva motivo od obbligo di riferirmelo. Del resto io non… cioè andare a chiedere determinate cose se non te le dicono spontaneamente, è come impelagarti in qualcosa che non ha senso.

AVV.GALASSO: il Pubblico Ministero le ha già chiesto se lei ha parlato di queste informazioni con altri giudici. Lei ha detto che le sembra di no, in particolare ha fatto riferimento al Procuratore della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino. Ne ha parlato per caso con il giudice Taurisano di Trapani?

SPATOLA: no, assolutamente. Credo di no, credo di no, potrei sbagliarmi, ma credo che non abbiamo parlato di queste cose.

AVV.GALASSO: le risulta che ci sia stato un cambiamento all’interno della Commissione di Cosa Nostra tra il 1980 e il 1982, in particolare se Stefano Bontade, che me faceva parte nel 1980, una volta ucciso era stato sostituito e da chi?

SPATOLA: ma da chi è stato sostituito… cioè i suoi eredi sarebbero dovuti essere fra Marino Grado (o nome simile) o fra Marino Mannoia, ma credo che non… in quel momento la famiglia di Santa Maria del Gesù sia stata assorbita da Michele Greco che rappresentava anche la famiglia di Santa Maria del Gesù. Non so in seguito se è stata ricomposta questa famiglia.

AVV.GALASSO : quindi in sostanza è a sua conoscenza che dal 1980 al 1982, una volta che con la guerra di mafia e con l’uccisione di Bontade ed Inzerillo diciamo era scomparsa l’ala tradizionale o precedente di Cosa Nostra, in realtà la Commissione era passata ormai nel governo esclusivo dei corleonesi.

SPATOLA: sì.

PRESIDENTE : mi scusi, evitiamo di fare le domande che richiedono una risposta sì o no. Non dico domande che sottintendono la risposta, mi limito a dire questo.

AVV.GALASSO: allora riformula la domanda. Nel 1982 la Commissione di Cosa Nostra le risultava che fosse composta soltanto da Corleonesi o personaggi fedeli ai corleonesi?

SPATOLA: sì, che io sappia per quanto riguardava la famiglia di Santa Maria del Gesù, quindi la famiglia di Stefano Bontade, in quel periodo veniva rappresentata da Michele Greco, mentre per quanto riguardava la famiglia dell’Uditore, quella era Montalto ad esserne il rappresentante.

AVV.GALASSO: questo nel 1982.

SPATOLA: sì.

AVV.GALASSO: e nel 1982 sa chi erano i personaggi politici referenti della Commissione di Cosa Nostra?

SPATOLA: non lo so con esattezza chi fossero i personaggi. Certamente c’erano dei personaggi politici che erano referenti di Cosa Nostra. Fra tutti… cioè non so se ci fossero altri, Salvo Lima in testa e Ciancimino certamente era un referente di Cosa Nostra.

AVV.GALASSO: questo era nel 1982?

SPATOLA: sì.

AVV.GALASSO: questo le risulta sempre sulla base di quelle informazioni, fonti di informazioni che ha detto?

SPATOLA: sì, erano voci che circolavano diciamo da tutte le fonti.

AVV.GALASSO: ha notizia se a quel tempo, nel medesimo tempo, c’erano dei personaggi referenti di Cosa Nostra negli apparati dello Stato?

SPATOLA: sì.

AVV.GALASSO: chi?

SPATOLA: ma non so se riguarda questo processo.

AVV.GALASSO : ma noi stiamo… Presidente noi stiamo…

PRESIDENTE: questo lo lasci dire a me.

AVV. GALASSO: prego.

PRESIDENTE: questo lo devo stabilire io.

AVV.GALASSO : e infatti a lei mi sto rivolgendo per questo Presidente. Infatti ho cessato di rivolgermi al…

PRESIDENTE : la cambi la domanda avvocato.

AVV.GALASSO : è un po’ difficile cambiare questa domanda Presidente.

GIUDICE : si può porre o non porre Presidente.

AVV.GALASSO: come?

PRESIDENTE: allora diciamo non la ponga, ecco.

AVV.GALASSO : allora se mi dice così… C’erano rapporti sempre a quell’epoca… nel 1982 se ha rapporti precisi, cioè se sa farci qualche nome, qualche cognome, qualche situazione particolare di rapporti tra Cosa Nostra e la Massoneria? Sto parlando del 1982.

SPATOLA: sì, ma vede il rapporto Massoneria- Cosa Nostra, come ho già riferito poc’anzi, è un progetto portato avanti già nei primi anni 60. Cioè già a quel tempo diversi erano entrati in logge massoniche. Cioè già nell’80 siamo inoltrati, diciamo sono gli anni in cui stavo per entrarci anche io, rifiutai poi di farne parte.

AVV.GALASSO : ma si ricorda chi erano questi personaggi?

SPATOLA: personaggi…

AVV.GALASSO : o questi capimafia, o uomini d’onore di Cosa Nostra che erano diventanti o stavano diventando massoni, o i massoni a cui facevano riferimento?

SPATOLA: sì, guardi, Stefano Bontade e il fratello erano già massoni da qualche anno. Diciamo se lei parla dell’80 le posso dire che Stefano Bontade era massone almeno già da cinque anni.

AVV.GALASSO: i Greco?

SPATOLA: Michele Greco era massone, Mariano Agate era già massone.

AVV.GALASSO : lei a proposito di questi delitti politici non ha mai sentito parlare di coinvolgimenti specifici della massoneria o di esponenti massonici, o di interessi che avesse la massoneria in questi delitti?

SPATOLA: non… non ho, come dire, notizie in merito. Sono notizie un po’ frammentarie.

AVV.GALASSO : ecco, queste notizie frammentarie se ce le vuole dire…

GIUDICE: già credo siano sufficienti le notizie frammentarie fino a questo momento apprese avvocato Galasso.

AVV.GALASSO : è un concetto di frammentarietà particolare evidentemente.

PRESIDENTE: sì, comunque non credo che possiamo pretendere di più di quello che possa dare dichiarando.

AVV.GALASSO: no, dice che non lo sa, basta, non c’è problema. Un’ultima cosa sempre a proposito della massoneria. Lei ha detto che era sul punto di entrare nella massoneria, forse lo ha detto anche in qualche altro processo. Conviene saperlo prima. Qual era l’interesse degli uomini di onore di entrare nella massoneria?

SPATOLA: ma l’interesse di entrare in una loggia… cioè da quel momento in poi hai dei rapporti di fratellanza come sono in Cosa Nostra, però in quel momento puoi averli con persone che sono all’interno di determinate istituzioni e quindi diventa un rapporto di fratellanza e lei sa cos’è… cioè sappiamo tutti cos’è un rapporto di fratellanza, tant’è che vale più il fratello massone che il fratello di sangue.

AVV.GALASSO: quindi era diciamo una specie di rafforzamento del vincolo anche di protezione esterna.

SPATOLA: certamente.

AVV.GALASSO: forse è questo che vuole…

SPATOLA: sì.

AVV.GALASSO : e sempre nel periodo a cui facciamo riferimento, sostanzialmente 80-82 per quanto mi riguarda, e in particolare l’82, sa se c’erano dei rapporti di uomini di onore o di capifamiglia con esponenti di servizi segreti italiani o stranieri?

SPATOLA: ma non… non lo so con precisione. Certamente c’erano… io parlo di… si potevano avere rapporti con persone delle istituzioni anche loro massoni e quindi c’era un rapporto non più fra un esponente dello Stato di un’istituzione, diventa un rapporto fra due fratelli. Cioè in questo senso la copertura nasce.

AVV.GALASSO : questo in linea generale, ma a noi interesserebbe sapere se le risulta che c’erano dei collegamenti specifici in quel periodo, cioè chi erano.

PRESIDENTE : ha risposto negativamente.

AVV.GALASSO : e a proposito di questi collegamenti, diciamo così, esterni di Cosa Nostra, lei ha mai sentito parlare di collegamenti di Cosa Nostra con il terrorismo e in particolare il terrorismo nero, i terroristi neri?

SPATOLA: no, anche se c’erano dei rapporti, pure il mio capofamiglia li aveva con qualcuno della Magliana…

PRESIDENTE: il suo capofamiglia chi?

SPATOLA: Antonio Messina.

PRESIDENTE : aveva rapporti con qualcuno della Magliana?

SPATOLA: sì, aveva buoni rapporti qua in Roma con esponenti sia della criminalità romana e della Magliana.

GIUDICE : e cioè?

SPATOLA: ma aveva rapporti con Giorgio Graziani, aveva che io sappia rapporti con Abbatino, aveva rapporti con alcuni di loro che erano stati impiegati anche in sequestri di persona, aveva questo genere di rapporti.

AVV.GALASSO : come mai Totò Messina di Campobello di Mazara aveva rapporti con questi personaggi della malavita romana?

SPATOLA: guardi, non è che vi deve stranizzare, chiunque può avere rapporti con altri della malavita. Io avevo rapporti con esponenti della malavita milanese. Rapporti che possono tornare utili, nel senso se hai bisogno di armi ti ci puoi rivolgere e fai anche in quel momento che le abbiano. Sono dei rapporti di convenienza. Oppure li puoi impiegare in qualcosa che… ti possono tornare utili, impiegarli in qualcosa che devi fare per conto proprio e non vuoi fare intervenire nessuno della famiglia.

AVV.GALASSO : ma le risulta che questo genere di rapporti era, diciamo così, in qualche modo abitualmente presente in Cosa Nostra? Cioè era solo l’avvocato Messina o erano altri?

SPATOLA: no, no, anche altri. Certamente vorrei sottolineare che ci si guarda uno con l’altro… se tu hai rapporti con esponenti di fuori, anche per salvaguardarsi nel caso vuoi portare una guerra all’interno di una famiglia o di un’altra famiglia, e quindi ci sì vede un pochino… se hai contatti con altri criminali, per così dire, potresti impiegarli contro noi stessi. Ma è una cosa assodata, in diversi avevano questi rapporti.

AVV.GALASSO: un’ultima domanda Presidente. Lei ha parlato a proposito del movente, chiamiamolo così, dell’assassinio di Pio La Torre, oltre questi provvedimenti antimafia che lui avrebbe sollecitato e poi degli interessi connessi alla base di Comiso, gli interessi economici di Cosa Nostra connessi a questa base economica… ha parlato di questi due elementi… ha sentito parlare, o le parlò Messina, perché mi pare di capire che fu Totò Messina che le dette qualche notizia un po’ più precisa su questo, di invece altri interessi che Pio La Torre contrastava? Per esempio appalti, affari, contributi agrari?

SPATOLA: ma che io sappia l’onorevole La Torre cercava dì contrastare tutte quelle che possono essere le attività in cui Cosa Nostra può mettere lo zampino, per cui era vasto il suo impegno.

AVV.GALASSO: non ho altre domande Presidente.

PRESIDENTE: qualcun’altro dei difensori deve intervenire? L’avvocato Criscimanno, difesa di parte civile Mattarella.

AVV.CRISCIMANNO: mi scusi Presidente, non vorrei aver capito poco bene, essendo stato costretto a recuperare, per ragioni di traffico, dalla riassuntiva delle domande del Pubblico Ministero, ciò che è avvenuto in mia non presenza in aula, però vorrei cercare di capire meglio appunto un passaggio. Se ho colto adeguatamente quanto è stato detto, il teste ha presente notizie, conosce notizie relative al presidente Mattarella, in una prima fase con riferimento ad un interesse elettorale dello stesso che rimonterebbe agli anni 70, se ho ben capito. Del resto oltre gli anni 70 non potremmo andare, ma credo ai primi anni 70 se ho ben capito, e poi ha notizie dell’omicidio soltanto nell’82. Gli vengono riferite circostanze relative all’omicidio soltanto nell”82. Ripeto ancora una volta se ho ben capito, vorrei chiedere se al teste risulta che il presidente Mattarella fosse, come lo è il teste, originario della provincia di Trapani.

SPATOLA: il padre era di Castellamare. Dove sia nato l’onorevole Mattarella figlio non ne ho notizia.

AVV.CRISCIMANNO: l’omicidio dell’onorevole Mattarella avviene il 6 gennaio del 1980. Nelle famiglie trapanesi in quel periodo non avvenne, o non venne colto comunque dal teste, commento alcuno con riferimento a questo omicidio? Parlo del gennaio 80, cioè dell’immediatezza, dei tempi immediatamente prossimi all’omicidio.

SPATOLA: no, non ebbi modo subito di averne commento in quanto seppi di questo omicidio mentre ero a Milano per altri affari.

AVV.CRISCIMANNO: ma lei stette a Milano parecchi mesi, parecchi anni?

SPATOLA: si, sì, operavo moltissimo su Milano.

AVV.CRISCIMANNO: quindi lei seppe dell’omicidio ma non seppe cosa si diceva all’interno dell’organizzazione mafiosa di cui lei faceva parte nella provincia di Trapani?

SPATOLA: no, determinate cose poi tornando giù a Palermo e frequentando, come ho già detto, i fratelli Caro, furono loro un pochino a mettermi al corrente di questa situazione.

AVV.CRISCIMANNO: ha mai sentito, parlare delle ragioni per cui si addivenne alla eliminazione del presidente Mattarella, cioè le causali dell’omicidio Mattarella?

SPATOLA: le ragioni erano quelle che voleva portare avanti una politica pulita, voleva dare un cambio a questa politica che prima c’era stata, cioè diciamo voleva innovare, qualcosa di nuovo.

AVV.CRISCIMANNO: le risulta che a questo fosse connesso anche il ruolo politico partitico dell’onorevole Mattarella.. all’interno della Democrazia Cristiana?

SPATOLA: non… mi scusi, non ho percepito bene la domanda.

AVV.CRISCIMANNO: se le risulta che a questa motivazione di natura politica possa essere stata connessa la particolare rilevanza del ruolo svolto dall’onorevole Mattarella in seno alla Democrazia Cristiana sia regionale che nazionale?

SPATOLA: certamente è così, è mia deduzione che lui aveva un ruolo di primo piano nel partito.

AVV.CRISCIMANNO: va bene presidente, grazie.

PRESIDENTE : ci sono altre domande?

P.M.: presidente, i difensori mi pare che abbiano finito…

PRESIDENTE : prego.

P.M.: tre richieste lampo. Il signor Spatola ha dichiarato di sapere che Bontade sarebbe stato massone da… il fratello di Bontade, quindi Giovanni presumo….

SPATOLA: sì, anche Giovanni era massone.

P.M.: massone forse dal 75. Così Greco…

SPATOLA: sì.

P.M.: e così poi lei ha detto anche un altro esponente mafioso palermitano che in questo momento mi sfugge. E qual è la fonte di queste notizie, sempre i fratelli Caro o qualcun altro?

SPATOLA : sì, loro erano già massoni anche loro da data e quindi…

P.M.: cioè sono stati i fratelli Caro a dirle che Bontade e Greco erano nella massoneria.

SPATOLA: ed anche il mio capofamiglia che era già massone dai primi del 70.

P.M.: poi un’altra cosa. Ha detto che la sua famiglia aveva rapporti con la Banda della Magliana.

SPATOLA: non la mia famiglia, il mio capofamiglia.

P.M.: il suo capofamiglia in proprio diciamo, non come capofamiglia.

SPATOLA: sì.

P.M.: e ha fatto due nomi…

SPATOLA: erano rapporti che lui aveva iniziato ancor prima di divenire capofamiglia e rapporti che continuava a mantenere.

P.M.: e ha fatto due nomi: Graziani e Abbatino.

SPATOLA: Giorgio Graziani, Abbatino, tantissimi… c’erano anche Sarti con cui qua a Roma aveva rapporti…

P.M.: a noi interessa per la verità la Banda della Magliana.

SPATOLA: sì.

P.M.: questo Graziani è un killer, è un terrorista, un rapinatore? Che cosa è?

SPATOLA: Giorgio Graziani è un grosso esponente qua a Roma, molto legato ai servizi segreti che io sappia, anche ai servizi segreti libici. In questa fase diciamo che si è operato anche ad ingaggiare qualcuno per uccidere dei profughi libici uccisi qua a Roma.

P.M.: lasci perdere la Libia per cortesia. No, le ho chiesto io: quindi è un organizzatore di omicidi?

SPATOLA: sì, ma non solo di omicidi. E’ un grosso trafficante, è un grosso riciclatore…

P.M.: non le risulta che sia innanzitutto un grosso falsificatore di documenti per caso?

SPATOLA: ma i documenti sì, ma anche è un’altra… del resto il mio documento… il documento che avevo io, come altri, se ne occupò lui.

P.M.: senta, un’ultima cosa. Lei ha detto di avere parlato nell’infermeria del carcere dell’Ucciardone, fine 82, con Bonanno e Madonia Giuseppe.

SPATOLA: sì, Peppuccio Madonia.

P.M.: com’era avvenuta la presentazione? Cioè qual era stato l’uomo d’onore che aveva presentato lei provincia di Trapani con…

SPATOLA: ma la prima presentazione io con Bonanno la ebbi nei primi periodi, mi venne fatta da Antonio Messina, che nel frattempo era anche il mio difensore, presso gli uffici dove si va a colloquio con gli avvocati. P.M.: la sala colloqui.

SPATOLA: la sala colloqui, sì.

P.M.: e per Giuseppe Madonia?

SPATOLA: me lo presentò poi Armando Bonanno.

P.M.: quindi la presentazione originaria è con Armando Bonanno tramite il suo difensore.

SPATOLA: certamente, poi…

P.M.: va bene Presidente, io ho finito.

PRESIDENTE: ci sono altre domande? No? Può essere riaccompagnato.

Il Presidente dichiara espletata l’assunzione dei mezzi di prova fuori dalla sede ordinaria. L’udienza è tolta.

Lino Salvini – dichiarazioni 07.04.1982

Intendo rispondere. Torno a ripetere che non ho mai usato a fini personali denaro della Massoneria. Ho caratterizzato il mio governo della Massoneria con la massima apertura quindi ho organizzato incontri regionali con relative cene e naturalmente mi sono accollato tutte le spese. Poi quando viaggiavo per ragioni del mio incarico facevo in modo che gli altri dirigenti della Massoneria mi accompagnassero e quindi di buon grado sopportavo anche le loro spese; ricordo così che abbiamo fatto un viaggio in Francia, Olanda e Belgio al quale parteciparono i due Gran Maestri Aggiunti, viaggio nel quale portammo anche le signore. In pratica in quel periodo le spese di rappresentanza e di gestione superavano largamente i 5 milioni al mese; ma il Grande Oriente era povero e allora c’era la necessità di questi finanziamenti, anche se io non toccavo mai il denaro davo disposizioni perché venissero pagate le varie spese. Spesso ci siamo trovati anche in una posizione di debito; ripeto poi che ho dovuto affrontare alcuni casi di famiglie di massoni ridotti all’indigenza e che io allora ho dovuto mantenere materialmente; più di una volta poi ho avviato a una attività lavorativa dei giovani che altrimenti non ci sarebbero riusciti, pagandogli in forma indiretta lo stipendio.
ADR escludo nella maniera più assoluta che Maglio possa aver concorso in nulla degli illeciti; Maglio era un giovane che viveva in casa mia in modo da poter continuare a studiare, Maglio eseguiva solo ed esclusivamente i miei ordini e non interferiva in alcuna maniera in quello che io facevo. Maglio era il segretario delle piccole cose. Cerchiai a sua volta è uomo di grandi mezzi personali e quindi non ha bisogno di partecipare a illeciti che fra l’altro nessuno ha commesso.
ADR Io segnalai alla Confindustria il nome di alcuni fratelli, nonché il nome di alcuni personaggi non iscritti alla massoneria, perché tutti venissero aiutati nelle campagne elettorali. Intendo benissimo che aiutare una persona in una campagna elettorale significa anche fornirlo di mezzi economici; escludo nella maniera più assoluta però di aver ricevuto somme da ambienti confindustriali per questi scopi. Anzi dalla Confindustria non ho mai avuto nessuna sovvenzione per nessuna ragione.
ADR E’ vero che ho nominato Gelli Maestro Venerabile anzi preciso che le mie parole non sono state intese bene, io ho solo installato Gelli che era stato eletto regolarmente dalla Loggia come Maestro Venerabile, dopo che Gelli mi aveva fatto accusare da Giuffrida nella Gran Loggia del 1975.D’altra parte io dovevo tenere presente che Gelli era un uomo potentissimo che aveva libero accesso al Quirinale e che poteva provocare una grave e pesante scissione nella Massoneria, che io avevo riunito con tanti sacrifici.
ADR Non sono in grado di presentare una contabilità dei fondi ricevuti come Gran Maestro, perché una contabilità non esiste. So che sono numerose le persone che possono presentarsi a testimoniare sull’entità delle spese da me effettuate.

L.C.S.

Carlo Gentile – dichiarazioni 10.10.1981

In qualità di Grande Oratore ho preso parte alla Loggia di fine marzo 1975 all’Hotel Hilton a Roma. In quella occasione il fratello Martino Giuffrida pronunziò pesanti accuse contro Salvini; ricordo che Salvini in pubblico mostrò di aver subito queste accuse con un gesto di abbattimento; il Gran Maestro Aggiunto Bricchi sospese la seduta e si fece consegnare da Giuffrida i documenti che dimostravano le sue accuse.
Io insieme agli altri della Giunta esecutiva ci appartammo e ricordo che Gamberini e Salvini si appartarono per conto loro, allora io non conoscevo Gelli e non so se fosse presente nell’albergo. Intanto io e gli altri della Giunta esaminammo le carte di Giuffrida e vedemmo che le accuse erano piuttosto generiche e non abbastanza dettagliate. Io stesso preparai la bozza di una mozione in favore di Salvini che fu letta quando riaprimmo i lavori e fu applaudita dalla maggioranza dei presenti.
ADR Io ricordo che Salvini diceva apertamente a noi del Governo, della Massoneria -prima che succedesse la storia di Giuffrida – che a lui persone molto importanti davano notevoli somme di denaro per la Massoneria, anzi preciso che Salvini ci diceva che queste grosse somme venivano date a lui per un atto di simpatia e che lui Salvini si impegnava personalmente a usarle per la Massoneria; per questa ragione le somme non venivano contabilizzate nel bilancio ufficiale della Massoneria.
Ricordo però che in quel periodo di tempo furono fatti dei grossi lavori di riadattamento dei locali di palazzo Giustiniani.
Non ricordo i nomi delle persone di cui parlava Salvini e mi pare anzi che non facesse nomi. Non ricordo se l’avvocato Agnelli fosse tra queste persone. In quel periodo sentii dire che la Confindustria aveva fatto un grosso regalo a Salvini perché Salvini aveva impedito l’unificazione sindacale.
Ricordo anche che in altra occasione e precisamente in una riunione del Consiglio dell’Ordine Martino Giuffrida ritirò le accuse contro Salvini dicendo di essere stato manovrato da altre persone.
Ricordo anche che girava la voce che Martino Giuffrida avesse ricevuto da Salvini una specie di consulenza legale piuttosto lucrosa in affari che riguardavano lo Scià di Persia.
Faccio presente che in quel periodo tutti i “fratelli” eravamo sommersi da lettere anonime che spargevano accuse molto spesso cifrate contro questo o quello o quell’altro fratello e quasi sempre contro il Gran Maestro. C’era poi il problema Gelliche aveva dato alla loggia P2 uno sviluppo non più controllabile dalla Massoneria e non più rispondente ai nostri ideali, allora chiedemmo a Salvini di fare qualcosa ed in effetti nella Gran Loggia di Napoli del ’74 Salvini sospese la P2 accogliendo le nostre istanze, ma la sospensione in pratica non ebbe effetto.
Allora più vòlte abbiamo fatto pressioni su Salvini perchè troncasse questo nodo che siccome investiva il Gran Maestro toccava tutta la Massoneria e perciò non era sopportabile, Salvini aveva degli alti e bassi ma non ha mai preso iniziative decise e definitive sul problema Gelli. Ricordo che una volta a quattro occhi io insistevo perchè lui tagliasse fuori Gelli ma Salvini mi disse che fra lui e Gelli c’erano rapporti tali per cui egli Salvini si sentiva pesantemente condizionato. Salvini non mi chiarì la natura e la portata di questi rapporti; c’è stato anche un periodo in cui Salvini senza spiegarsi chiaramente ci ha però fatto capire di sentirsi minacciato a livello fisico. Queste minacce potevano estendersi alla dirigenza della Massoneria e addirittura Salvini prospettò l’ipotesi che durante la gran Loggia poteva succedere qualcosa di clamoroso. Anche in queste occasioni chiedemmo a Salvini di decidersi ma non fu possibile ottenere risultati concreti.
Abbiamo più volte sottolineato a Salvini che stava montando una campagna scandalistica che avrebbe travolto tutti noi e io personalmente gli ho anche consigliato di affrontare qualsiasi guaio anche giudiziario ma di liberarsi di Gelli, ciò non è stato possibile ed  a un certo punto Salvini si è dimesso con un anno di anticipo spontaneamente.
L.C.S.

Gianni Agnelli – dichiarazioni 21.10.1981 al giudice Minna

Non ricordo più il periodo preciso ma deve essere stato o nel 1971 o ‘72 o ‘73 il dr. Ciuti, che era stato dirigente della Fiat a Firenze e poi aveva fatto parte del Consiglio di Amministrazione della Fiat che ormai è in pensione, mi pregò di ricevere il dr. Salvini nella qualità di Gran Maestro della Massoneria. Salvini venne a Torino sicuramente una volta ma non escludo possa essere venuto anche due volte e fu ricevuto tramite l’Ufficio Relazioni Esterne della Fiat; con me Salvini ha sempre ed esclusivamente parlato di essere Gran Maestro della Massoneria e di agire in nome e in persona di quella istituzione. Salvini disse che la Massoneria era in fase di riorganizzazione fra l’altro dopo avere avuto il riconoscimento dell’Inghilterra e degli Stati Uniti; Salvini disse che la Massoneria doveva uscire di nuovo all’esterno e per fare questo era necessario uno sforzo organizzativo al quale mi chiese di contribuire. Salvini precisò fra l’altro che avevano riavuto la sede storica di Palazzo Giustiniani; -riporto che il discorso di Salvini riguardò solo ed esclusivamente l’organizzazione della massoneria e i mezzi necessari per farvi fronte; io aderii e detti disposizione perché effettivamente venisse dato un contributo alla Massoneria. A distanza di anni non sono e non posso essere preciso nei minimi particolari ma ricordo che o il contributo fu di 30 milioni in due riprese per due anni, oppure fu di 30milioni-al semestre per due anni.
Dopo questo mio incontro a Torino Salvini non l’ho più rivisto né ho più avuto notizie direttamente da lui o da terze persone, né altri sono venuti a riferirmi una qualsiasi cosa sulla destinazione reale data dal Salvini al mio contributo. Di Salvini ho sentito parlare soltanto leggendo i giornali.

Sono stato Presidente della Confindustria dopo il ‘75, prima di me era stato Presidente Lombardi e prima ancora Costa e Cicogna gli ultimi due purtroppo intanto morti; anche prima di essere presidente ho sempre fatto parte della Giunta della Confindustria e in pratica della dirigenza della stessa. Durante la mia gestione certamente né Salvini né altre persone si sono presentate per discutere della Massoneria ma non escludo e mi sembra anche abbastanza verosimile che Salvini o chiunque altro abbia potuto parlare di Massoneria con i miei predecessori io però non ne ho mai saputo nulla; penso che se fosse stato avviato un discorso del genere anche nella Confindustria a Salvini sarebbe stato risposto con cortesia. Il nome Bordoni riferito alla Confindustria non l’ho mai sentito e mi risulta completamente nuovo; ricordo invece di aver conosciuto un Bordogna di Como che rappresentava l’industria tessile ed era una persona molto attiva nella Confindustria.

A domanda del P.M. risponde: escludo nella maniera più assoluta che il contributo da me dato alla Massoneria fosse finalizzato a mettere ordine in un partito o impedire l’unità sindacale.
Ribadisco che il contributo mi, fu chiesto e fu dato per l’organizzazione e l’attività della Massoneria.
Prendo atto che posso costituirmi parte civile per il reato di appropriazione indebita aggravata e mi riservo di decidere in merito.

L.C.S.

Lettera del capo dell’antiterrorismo Santillo al giudice Tamburino su Gelli del 17.12.1974

In relazione alla nota suindicata e per quanto concerne il punto 2 della richiesta stessa, si comunica che nel decorso mese di agosto, fonte fiduciaria, non controllata, segnalò che alcuni esponenti della massoneria finanziavano gruppi dell’estrema destra rivoluzionaria.
In particolare segnalava l’operato di Gelli Licio, incaricato delle pubbliche relazioni della ditta “Lebole”, che dirige l’organo “Loggia Propaganda 2” al quale farebbero capo personaggi di rilievo nel mondo economico, della burocrazia italiana e alti ufficiali.
Univa copia fotostatica (n.1) di una lettera del 15.1.1973 di Accornero Nando, in cui tra l’altro il Gelli veniva definito “sgradito e pericoloso”, “che ha gravi e pesanti precedenti fascisti e che attualmente dispone degli schedari in codice conservati in una particolare sede che non è specificata, ma che molti dicono trovarsi in via Cosenza in Roma”.
In un altro documento (vedi n. 2) il Gelli veniva indicato come “un fratello, che non solo ha un triste passato fascista, ma che ancora vive delle concezioni di un funesto regime, fino al punto di invitare i fratelli che appartengono ad alte gerarchie della vita nazionale, ad adoperarsi perché l’Italia abbia una forma di governo dittatoriale” o “violento persecutore di giovani partigiani o renitenti alla leva della Repubblica di Salò”.
La stessa fonte fiduciaria precisava che del “Raggruppamento Gelli” avrebbero fatto parte, tra gli altri, Ambesi Alberto da Milano, e Donini Francesco da Bologna.
I predetti avrebbero avuto rapporti con i noti Junio Valerio Borghese, Giancarlo De Marchi e Attilio Lercari. In relazione alle notizie fiduciarie sono stati svolti alcuni accertamenti in merito.
Donini è stato identificato per Donini Francesco, nato a Bologna il 20.3.1931, ivi residente in via Mengoni, 48, fondatore della “Gioventù italiana del Sagittario”  che svolse la sua attività dal 1953 al 1956, con sede a Bologna. Già responsabile della condotta “profana” della Loggia “Felsinea” con il “grado nove” della guardia massonica, attualmente non appartiene ad alcuna loggia, né risulta mai aver fatto parte del Raggruppamento Gelli né aver conosciuto il Gelli stesso.
Per quanto attiene ai contatti avuti dal Donini con il Principe Junio Valerio Borghese e con il De Marchi, questi si riducono ad un incontro in occasione di un congresso della X MAs presso il ristorante “Tre Vecchi” sito a Bologna in via Indipendenza.
Ambesi è stato identificato per Ambesi Cesare Alberto di Umberto, nato a Torino il 7.9.1931, residente a Milano in via Gerolamo Forni n. 33. Giornalista si dedica alla libera professione e non ha mai partecipato a manifestazioni politiche; recentemente si è interessato alal storia della massoneria, sulla quale dovrebbe a breve pubblicare un libro.
Gli accertamenti svolti escluderebbero che l’Ambesi abbia avuto contatti con elementi della destra estrema, soprattutto nelle vesti di finanziatore.
Gelli Licio è stato identificato per Gelli Licio di Ettore e fu Gori Maria, nato a Pistoia il 21.7.1919, ivi residente che risulta avere appartenuto in passato al PNF.
Accornero Nando è stato identificato per Accornero Ferdinando, fu Anselmo e fu Battaglia Irma, nato a Genova il 28.3.1910, residente a Roma, in via Anapo n. 7, coniugato, professore di neuropsichiatria alla locale università.
Il Nucleo Antiterrorismo di genova ha assunto, poi, a verbale tale Barbieri Giorgio, nato a S.Giorgio Lomellina, il 10.10.1931, domiciliato a Genova in Corso Dogli 8/6, giornalista, in ordine a sue affermazioni che il Golpe (di Borghese) era appoggiato da alcuni elementi della massoneria.
In merito è stata riferita in data 23 ottobre u.s. all’Ufficio Istruzione di Roma (dr. Fiore), cui sono stati inviati anche i documenti fiduciari su Gelli, la cui “Loggia”, definita anche “Raggruppamento Gelli” potrebbe significare che il gruppo aveva una destinazione d’attività diversa da quella specifica della Massoneria.
Si allega (all. n. 3) infine il bollettino n. 30 – 31 del 29 – 30 novembre u.s., dell’agenzia di stampa “Informatore economico” in cui si accenna a presunti rapporti tra il SID e la massoneria.

Il direttore dell’ispettorato dr. Emilio Santillo

“Una ramazzaglia di arrivisti e mitomani” – OP 15.01.1975

Come si sa, la Massoneria è una cosa che fa morir dal ridere. Ma è anche una bottega per coloro che la sanno sfruttare. Soprattutto da parte dei 31, 32 e dei 33 (i 34 e i 35 non esistono!). I primi fanno tombola tutti i giorni. Tra l’altro si credono già uomini del destino incaricati dal Padreterno di tracciare le mete per la salvezza del Paese. Basta conoscerne qualcuno per farsi un’idea precisa della Massoneria. I “fratelli” si elogiano reciprocamente, si danno del venerabile, dell’illustrissimo, del potentissimo, come se fosse vero! Si baciano tre volte, ma sono sicuro che si staccherebbero reciprocamente gli orecchi, tanta è l’invidia che c’è tra di loro. Medici e professionisti in cerca di baiocchi, burocrati in cerca di protezioni, industriali squattrinati e ufficiali in via di pensionamento, intriganti, imbroglioni, falsi moralisti, tutta una ramazzaglia di arrivisti e mitomani.
Libertà, fratellanza e uguaglianza sono i tre termini della più geniale truffa che sia stata mai organizzata per sfruttare la democrazia. Riti, cerimoniali, simboli, formulari, statuti, logge segrete e coperte; una cortina fumogena per coprire piccoli e grandi imbrogli; trampolini per avvicinare politici e banchieri, generali e direttori di banche, magistrati e burocrati. Trampolini, dicevamo, per migliorare la propria posizione e per sistemare i propri affari. Ognuno per sé e Dio per tutti, solo per fare i c…i propri. La Massoneria ha finanche i tribunali, naturalmente segreti. In genere si riuniscono per fottere chi fotte più grana. L’ultima volta che il tribunale dei massoni s’è riunito, è stato pochi giorni or sono. Era rappresentato dai delegati di tutte le logge (coperte e scoperte) dell’Italia centro-orientale. Tra il presidente, i giudici e la giuria – tutti incappucciati – s’erano infiltrati agenti segreti dei nostri servizi di sicurezza che – manco a dirsi – su velina dell’Ufficio D, sono stati immediatamente individuati e tradotti di fronte al giudice Tamburino, casualmente presente sulla piazza. Comunque, per altra via, ci è pervenuto egualmente l’esito di quella sentenza segreta:
l’agenzia OP e il settimanale Panorama sono stati, per espressa volontà del Gran Maestro (maestro di che cosa?), condannati ad espiare le colpe passate – leggi articoli su Linus Salvini -, a non essere più letti da nessun fratello. Vanno messi all’indice. Ai trasgressori picconate sulle gengive.