Mauro Mennucci – dichiarazioni 05.08.1975

Intendo rispondere. Sì dà atto che dopo varie sollecitazioni affinché riferisca la verità in merito ai suoi rapporti con il Tuti e sulla data del loro inizio l’imputato dichiara: ammetto di aver preso contatto telefonico col Tuti qualche giorno prima del 22 maggio, giorno in cui mi recai a Monaco per incontrarmi con lui. Era stato il Tuti a telefonarmi spacciandosi per Dionigi (Torchia), bugia questa che avevo subito scoperto ben conoscendo la voce del Torchia.
Infatti il mio interlocutore mi fece capire di esser il Tuti e mi chiese di recarmi alla stazione ferroviaria di Monaco per incontrarmi con lui. Mi spiegò che il mio nome gli era stato reso noto dall’Affatigato persona che io ben conoscevo per l’affinità alle nostre idee politiche.
Debbo premettere che io allora non credevo alla tesi della stampa secondo la quale il Tuti era stato freddo assassino degli agenti e pensavo che potesse essersi difeso da un agguato tesogli, voce questa che correva nell’ambiente politico da me frequentato. Io mi recai dunque a Monaco, in auto, venendo contravvenzionato ad Albenga, senza però poter vedere il Tuti, tanto che me ne tornai la sera stessa in Italia. Aggiungo che il Tuti mi aveva dato appuntamento davanti alla stazione, nella piazza antistante ad essa, sicché io mi sarei messo ad attenderlo accanto alla mia 500 targata PI. Tornato a Pisa non ricevetti altre telefonate se non alla vigilia del mio secondo viaggio, quello che ho descritto nel mio interrogatorio del 26 luglio 1975. Il Tuti mi chiese aiuto economico trovandosi in difficoltà: preciso meglio che mi chiese di portargli un po’ di denaro cosa che io feci utilizzando una precedente raccolta fatta fra camerati in favore del Lamberti e in parte chiedendo aiuto ad alcuni amici, ai quali io dissi che la raccolta era fatta a favore del Lamberti. In questo secondo viaggio potei incontrarmi con il Tuti a St. Raphael davanti alla stazione ferroviaria come da appuntamento fissato in tal luogo. Trascorsi tre giorni col Tuti a causa del guasto della mia 500 e potei così farmi un’idea del latitante che dai discorsi fattimi mi apparve un elemento fanatico e squilibrato. Mi parò dell’omicidio di Empoli descrivendolo come una reazione ad una provocazione che l’app. Ceravolo stava mettendo in atto inserendo due bombe a mano nell’armadio a muro della sua casa. Egli aveva cioè temuto di dover rispondere di un reato non commesso ed aveva sparato contro gli autori della provocazione.
Mi disse anche di aver commesso durante la latitanza un attentato sulla linea ferroviaria Firenze Roma; mi specificò che si trattava dell’ultimo attentato di cui avevano parlato i giornali e che egli in tale occasione aveva fatto saltare un tratto di binario in curva di tal che le conseguenze avrebbero dovuto essere il deragliamento del convoglio in una scarpata e caduta del convoglio in un’ansa del fiume Arno.
Mi disse di aver utilizzato dell’esplosivo depositato in un luogo di sua conoscenza. Mi disse di aver agito da solo di notte. Mi accennò che egli aveva usato miccia a lenta combustione. Mi parlò anche del modo con cui si era rifugiato in Garfagnana lì, portato dall’Affatigato in una località dalla quale aveva visto passare degli elicotteri che pensava fossero alla sua ricerca. Disse che in questa casa abitavano due persone anziane. Nella stanza ove egli stava vi erano viveri in scatola, già lì previamente portati. Mi disse che lì si era trattenuto circa un mese. Mi parlò di una piccola organizzazione che aveva curato questa prima fase della sua latitanza, aggiungendomi però di esserne stato abbandonato, probabilmente, come io penso, essendosi i suoi favoreggiatori accorti della sua pericolosità. Di questa organizzazione io conosco solo l’Affatigato che il Tuti mi disse essersi rifugiato all’estero con un passaporto falso fornitogli dagli amici di questa piccola organizzazione.
Anche a lui avevano promesso il passaporto ma, come ho già riferito, l’aiuto degli amici lucchesi si esaurì ben presto tanto che egli dopo aver girovagato in Italia, espatriò in Francia passando il confine in alta montagna, in zona che egli conosceva per esservi stato credo alpino. Mi riferì di aver avuto l’intenzione di recarsi in Libia per arruolarsi con i guerriglieri palestinesi e di essersi recato a tale scopo all’ambasciata a Roma, ove ricevette L 50.000.
Non mi riferì invece di essere stato alla ambasciata del Cile né di aver ricevuto somme a Firenze da chicchessia.
Mi riferì che quando fuggì da Empoli aveva chiesto circa 200 mila lire, e che qualche altra somma la ebbe dagli amici lucchesi.
Confermo per il resto quanto ho già in precedenza dichiarato. Aggiungo però che prima che io partissi egli mi accennò al suo proposito di fare un colpo in Italia per procurarsi del denaro: ritengo che accennasse alla rapina che voleva commettere ai danni del Comune di Empoli e della quel mi parlò nel suo successivo viaggio in Italia.
Il Tuti nel suo ultimo ritorno in Italia non mi fece cenno di altre persone in grado di aiutarlo e tantomeno mi fece cenno di aver un appuntamento col Pera o con altri. Non ho visto che egli avesse a disposizione altre macchine e in particolare una 126 blu.
Non conosco Menesini, Giovannoli, Saltini Mirella e tale Beppino che mi dite essere impresario di spettacoli a Roma. Non ho mai saputo che il Torchia e il Catola abbiano aiutato il Tuti nella fuga.

Mauro Tomei – dichiarazioni 19.05.1982

I miei indirizzi precedenti sono: sono stato in Corsica per due anni (dal 1975 al marzo 1977), via San Giorgio (dal 71 al 75) e via Guinigi (anni 1970 e 71).
Escludo che in casa mia si siano fatte riunioni di O.N..

Ricordo la casa di via Guinigi: era al terzo piano in un palazzo medioevale di 4 piani circa, vi erano 12 o 13 stanze. La casa era del Comune di Lucca. L’appartamento di via San Giorgio era molto più piccolo, solo di 4 stanze o 5 stanze al terzo o quarto piano.

Non ho mai conosciuto Mario Tuti. Prendo atto che egli ha riferito di aver partecipato a riunioni informali con me a Lucca ed in particolare ad una riunione fatta in occasione del programmato scioglimento o dell’avvenuto scioglimento di O.N.. Peraltro io sono stato ricoverato al sanatorio di Carignano (Lucca) e poi a quello di Pratolino (Fi) dal settembre 1972 all’ottobre-novembre 1973.

Prendo atto che Marco Affatigato ha anche riferito di una riunione fatta in occasione dello scioglimento di O.N. Ed in particolare riferisce che tale riunione avvenne in casa mia e che vi parteciparono Catola, Lamberti, i fratelli Castori, Batani, Cauchi e altri. Non conosco nessuna di queste persone, potrei solo averli incontrati in comizi occasionalmente. Non ho conosciuto neanche tale Pecoriello.

Ho conosciuto Pugliese sotto il nome di Leonardo a Bastia in Corsica. Posso dire che due persone, che si dichiararono di O.N. E facenti parte di una commissione di inchiesta di O.N. mi raggiunsero a Bastia, mi chiesero informazioni su Tuti e su coloro che facevano attentati in Toscana. Si arrabbiarono perché io non ero in grado di riferire nulla. Dissero che se avessero trovato Tuti lo avrebbero fatto fuori perché la responsabilità degli attentati sarebbe ricaduta secondo i giornali su Ordine Nuovo vanificando tutto il lavoro di approfondimento culturale che si era fatto in tanti anni. Mi fecero leggere una dichiarazione di Affatigato ove si diceva che io non c’entravo niente con Tuti e che ero stato lungamente ricoverato in ospedale. Mi dissero inoltre che un certo Cauchi aveva fatto un rapporto a gente di Avanguardia Nazionale ove si diceva che io avrei dovuto sapere qualcosa degli attentati che erano stati fatti.
I due partirono il giorno stesso da Bastia. Mi telefonarono dopo alcuni mesi per dirmi che avevano accertato che io non c’entravo e che era risultato esatto quanto avevo detto. Mi fecero la proposta di entrare in Ordine Nuovo, proposta che io rifiutai. In Ordine Nuovo ci ero stato negli anni precedenti, ma in quello lucchese che non aveva collegamenti con il centro.

Ho conosciuto Marco Affatigato proprio in queste occasioni presso la sede di O.N.. Può darsi che abbia riferito a Marco Affatigato delle due persone venute per fare una indagine a Bastia. Il Pugliese l’avevo conosciuto solo superficialmente e non abbiamo mai fatto discorsi di politica.

Non ho mai conosciuto certo Citti Pietro. A Massa conosco molta gente. C’era un gruppo di Avanguardia Nazionale abbastanza forte, ma non ne ricordo i nomi.

Maurizio Tramonte – dichiarazioni 27.06.1995

Prendo atto che l’ufficio è interessato a conoscere i particolari che io ricordo su di un campo di formazione politica svoltosi nel 1971 a Folgaria; prendo inoltre atto che anche i giudici che lavorano sulla strage di Piazza Fontana sono interessati a quanto documentalmente è emerso essere stato detto dalla fonte TRITONE ed in particolare per il coinvolgimento di personaggi veneti. Sono cosciente che mi viene rappresentato che anche se la forma si concretizza in una escussione testimoniale, essa fa appello agli ideali, che io intesi servire quanto accettai la collaborazione con il Servizio. A fronte di ciò’ voglio premettere che, quando venni sentito dal dott. ZORZI, che a prescindere dall’esito del verbale mi fece un ottima impressione, mi trovavo in una situazione psicologica molto difficile. Era la prima carcerazione della mia vita ed ero di fronte ad una situazione economica disastrosa e con la prospettiva di vedere disperdere ciò che avevo costruito lavorando duramente per circa 20 anni. Ritenevo e ritengo tuttora di essere stato accusato ingiustamente tant’e’ che aspetto con serenità che le mie vicende penali giungano a conclusione, anzi sono molto dispiaciuto che a causa dello sciopero degli avvocati il mio procedimento sia ulteriormente spostato al 1996 continuando, cosi’ ad essere sottoposto a notevoli gravami ipotecari. In aggiunta a ciò’ voglio anche dire che in una situazione di totale frustrazione il vedere piovuta addosso una ulteriore vicenda giudiziaria mi aveva impaurito. Desidero altresì aggiungere, ed e’ premessa fondamentale al mio leale colloquio con voi, che io ho una attività’ lavorativa attraverso la quale sto cercando di ricostruire quanto perso in breve tempo ed una pubblicità’ alle mie affermazioni sarebbe estremamente negativa, soprattutto se avvenisse in maniera molto vicina a questo posizione cosi’ come si e’ verificato con quella del dott. ZORZI. Prendo atto che mi viene fatto presente che tale pubblicità’ discese dal mancato rinvio a giudizio da parte del dott. ZORZI e quindi per un motivo tecnico che oggi non può’ verificarsi.
Prendo atto che mi viene comunque rappresentato che dopo un certo periodo di tempo comunque quanto da me detto diverrà’ pubblico ma che non avrà più’ la notorietà’ della prendente escussione in quanto la mia testimonianza potrà’ consentire la prosecuzione di indagini lunghe e laboriose alle quali molte persone stanno contribuendo. Sono quindi disponibile ad offrire i1 mio contributo e chiedo soltanto di tener in debito conto che le notizie in mio possesso risalgono ormai a 21 anni fa e quindi molti ricordi possono risultare sbiaditi o imprecisi.
L’ufficio da atto che il sig. TRAMONTE Maurizio si e’ fin d’ora reso disponibile, mantenendosi in contatto telefonico con il verbalizzante Capitano GIRAUDO, ad essere risentito, compatibilmente con le proprie esiggenze lavorative all’estero, qualora emergessero nuovo particolari rispetto alla presente escussione o ve ne fosse comunque il bisogno.

A.D.R. Prendo atto che mi vengono lette le pagine 13 e 14 del verbale di s.i.t. reso da sig. Tonin Sergio il giorno 01/11/1980 davanti al dott. CALOGERO Pietro.
Sostanzialmente tutto ciò’ che riguarda il campo di Folgaria e’ corrispondente al vero. Voglio pero’ precisare che non ricordo la presenza dei due ufficiali stranieri menzionati dal TONIN e credo, e’ pero’ una mia supposizione, che si sia confuso con una effettiva partecipazione di questi due, tra l’altro proprio portati, dal MUNARI, ad una manifestazione avvenuta al teatro DAL VERME di Milano. Ricordo che gli stranieri erano sistemati in galleria. Credo che fosse una manifestazione del F.U.A.N.. Voglio precisare che i due ufficiali non erano a Folgaria poiché’ ricordo distintamente che gli istruttori erano i due fratelli BOCCHINI ed un certo Mauro, che lavorava in palestra con i citati fratelli ed era anche professore di estimo. Con ciò’ voglio dire che i due ufficiali, se sono venuti, lo hanno fatto solo per un motivo di cortesia. Altra precisazione e’ che l’albergo esiste ancora, il conto fu pagato da VENTURI Giorgio, allora direttore amministrativo della FAI, attualmente gestore del bar “ALLA STAZIONE” di Este. Aggiungo inoltre che il PETTANIN effettivamente finanzio’ il campo ma non soggiornava in quell’albergo. Prendo visione della foto di PASETTO Marco ed escludo che fosse al campo di Folgaria. Chiedo comunque che venga tenuto conto che mi e’ stata mostrata una foto del 1977.
A.D.R. “Prendo atto che mi viene data lettura di alcuni brani dello testimonianza di NESSENZIA Oscar resa al G.I. di Milano SALVINI Guido in data 13/05/1995 riguardanti la mia persona. In tutta sincerità’ non ricordo di conoscere questa persona anche se sono ovviamente disponibile ad esaminarne una fotografia. Non ricordo la riunione nella trattoria fuori Padova, in direzione di Este, in cui era presente AFFATIGATO, ma vorrei precisare che le riunioni a quel tempo erano molto frequenti e quasi sempre conviviali; ne ricordo quindi parecchie ma ho difficoltà a focalizzarne una con la presenza di AFFATIGATO, anche perché era la regola concludere il tutto con una bella mangiata. Solo a titolo di esempio posso dire che alcune riunioni avvenivano nel padovano presso le sedi del M.S.I. di Este e Lozzo Atestino e si andava poi in ristoranti della bassa padovana ove pagava lo ZANCHETTA. Le riunioni che si verificavano in Padova avvenivano invece alla sede del M.S.I. ma in FACHINI aveva poi la preferenza per il ristorante “ISOLA DI CAPRERA” sito nel centro del capoluogo. Ricordo altra riunione avvenuta poco fuori Padova in un ristorante nel cui nome credo compaia il nomo “CAVALLI”, in questa riunione partecipò FACHINI unitamente ad un uomo robusto che allora avra’ avuto circa 50 anni che mi ricordo fu coinvolto nella “ROSA DEI VENTI” ed era veronese. I due erano in contrapposizione con il TONIN ed il fratello di questi, mentre godevano dell’appoggio dello SWICH.
A.D.R. In merito alle relazioni in vostro possesso sulle confidenze della fonte TRITONE al funzionario del S.I.D. con nome di copertura LUCA, quindi, inerenti in pratica le contestazioni mossemi dal G.I. ZORZI, in ossequio alla promessa fatta, devo dire, compatibilmente con le difficoltà di memoria, che esse ebbero effettivamente luogo. Chiedo, a parte i punti che desiderate approfondire subito, anche al fine di rendere una deposizione più’ completa, di poter riordinare i miei ricordi. In merito alla questione della Porsche, della quale mi viene consentita rilettura, non sono in grado oggi di poter confermare le date ovviamente, confermo però l’episodio ed aggiungo che io mi trovavo a bordo della Fiat 1500 del mestrino che ricordo che era di colore bianco. Posso aggiungere che tappezzeria dell’auto era di colore rosso e che il tutto avvenne una domenica. Quando dico collaboratore voglio dire che si trattava ad una persona che si accompagnava al dott. MAGGI, tant’e’ che il giovane della Fiat 1500 targata Venezia aveva partecipato alla riunione tenutasi a casa di ROMANI Gastone e precedente la strage di Piazza della Loggia alla quale partecipai anche io con un mio amico del quale al momento mi sento solo di dirvi che si chiama MAURIZIO ed è direttore di albergo. Questa persona potrebbe aiutarvi molto sul dott. MAGGI ma ho forte difficoltà a farvi il nome senza aver almeno tentato io prima un approccio con questa persona. Questo MAURIZIO con di cui vi parlo e’ in grado di fornirvi il nome del mestrino. Il MAURIZIO potrebbe essere ancora in contatto con il dott. MAGGI. Voglio aggiungere che l’accento del giovane della 1500 non era propriamente mestrino ma aveva più una calata tipica della zona di San Donà di Piave.
Poiché’ mi viene fatta notare l’importanza dei miei ricordi intendo fare presente che qualunque sia la risposta che mi darà’ il mio omonimo io vi fornirò il suo nome; desidero fortemente fare questo tentativo. C’è una forte amicizia tra me e questa persona e non credo che avrà’ un atteggiamento negativo, anzi ricordo che la domenica successiva al mio viaggio a Brescia ivi ritornai con lui e mia moglie per visitare il luogo dell’eccidio, mia moglie rimase a Sirmione per cure inalatorie ed io lo sera mi recai in piazza della Loggia con MAURIZIO. Inoltre e dico ciò a conferma del fatto che comunque sto vivendo un travaglio, dopo il colloquio con il dott. ZORZI io informai di ciò il mio omonimo con il quale in sostanza convenimmo che essendo ormai vecchio e malato si sarebbe anche potuto parlare del dott. MAGGI. Aggiungo anche che fra 10 giorni potro’ dirvi se ho conservato un agendina nella quale ho annotato tutti i miei incontri con LUCA e le mie vicissitudini e dove ho strappato e buttato la pagina relativa al viaggio a Brescia. Ciò’ avvenne la sera del 00/03/1993 dopo il verbale con il dott. ZORZI.

Marco Affatigato – colloquio investigativo 09.07.1993

L’ Affatigato declinava l’offerta di fare il colloquio passeggiando o seduti in un parco o locale pubblico specificatamente che la conversazione avvenisse in struttura dell’Arma per non essere notati. Lo stesso precisava di dover sottostare a numerose cautele poiche’ il Delle Chiaie aveva intenzione di eliminarlo. Sapeva da anni di questa intenzione ma la notizia dell’attuale pericolo gli era stata data dal Falica, quindi estremamente attendibile poiche’ lo stesso aveva contatti sia col Delle Chiaie che col Ballan. Riteneva che la scaturigine delle intenzioni omicidiarie fosse da far risalire alla convinzione che egli avesse affidato a persona di fiducia materiale documentale su Ustica.

Il Falica lo aveva voluto incontrare per chiedergli di fare da relatore per cio’ che si sentiva di riferire allo scrivente. Egli aveva rifiutato poiche’, data l’importanza degli argomenti trattati, era necessario che lo scrivente li recepisse direttamente dal Falica, senza mediatori che in un futuro avrebbero potuto essere smentiti per ragioni di comodo. A questo punto l’Affatigato, sempre estremamente freddo e distaccato, consegnava allo scrivente nr.8 fogli dattiloscritti all’interno di una carpetta gialla. Spiegava che il materiale era relativo agli argomenti che lo scrivente avrebbe potuto affrontare con il Falica, argomenti di importanza straordinaria.

Precisava che il Falica desiderava come garanzia l’anonimato e la non deposizione avanti all’A.G. altrimenti gli avrebbero fatto la pelle. Lo scrivente offriva tale garanzia. A questo punto l’ Affatigato considerava il colloquio terminato, tuttavia lo scrivente lo tratteneva chiedendogli di esporre a voce cio’ che aveva dattiloscritto al fine di evitare incomprensioni. Si attesta che verra’ ora riportato solo quanto detto in più dall’ Affatigato rispetto a cio’ di cui e’ cenno nel dattiloscritto:

-l’ordigno di Piazza Fontana era stato materialmente confezionato da Enzo Siciliano. Chi lo aveva deposto era una persona gia’ condannata per cio’ e poi assolta, l’ Affatigato lasciava chiaramente intendere che si trattava di Giovanni Ventura tuttavia desiderava che il nome fosse pronunciato dal Falica. Il leader del gruppo originante la strage non era affatto Freda ma Pozzan, che era in stretto contatto con i Servizi;

– chiedeva se lo scrivente qualche mese fa aveva contattato il Siciliano, avuta risposta positiva (n.d.r. bluff) spiegava che era proprio come lui aveva immaginato in quanto il Siciliano era sparito dal territorio francese;

– Pozzan fu arrestato per spiata di Delle Chiaie, Spiazzi e Soffiati gli chiesero di vendicare Pozzan uccidendo il Delle Chiaie, quando seppe che questa era l’unica motivazione non dette seguito al progetto;

– Falica avrebbe potuto fornire indicazioni utili anche per Brescia;

– precisava che cio’ che Falica sapeva non era a sua conoscenza per sentito dire;

A specifiche domande rispondeva:
– Soffiati era un agente della C.I.A. tant’e’ che gli aveva presentato un’antenna di quel Servizio;
– Serac era vivo ma non si trovava in territorio francese;
– Serac era chiaramente dietro Piazza Fontana ma non tramite gli operativi stranieri che dipendevano da lui in quanto aveva anche vari Italiani come suoi sottoposti;
– Serac non c’entrava con Bologna. Bologna era stata realizzata materialmente da gente di destra, concepita in Italia da gente di destra collegata ai Servizi ma, con mandante libico. Bologna non era stata fatta ne’ per coprire Ustica ne’ parallela ad essa, era in contrapposizione a Ustica. Americani e francesi si accordano per uccidere Gheddafi, il quale, invece, sopravviveva e veniva a conoscenza della copertura radar e del permesso di sorvolo concesso dall’Italia. Bologna non fa parte della strategia della tensione, e’ una semplice vendetta ed un segnale per far sì che tali fatti non avessero a ripetersi. Gli aerei che hanno buttato giu’ il DC9 non sono partiti dall’Italia ma dalla Francia ed e’ quindi giocoforza che quel Paese non risponderà mai alle richieste del Dr. Priore. L’Affatigato richiedeva per la continuazione del colloquio su Bologna e Ustica che lo scrivente si studiasse i suoi verbali resi al Dr. Priore. Non sapeva se il perito che aveva parlato di bomba fosse un semplice imbecille o stesse depistando;

– se era vero che il suo nome per Ustica lo aveva fatto il Soffiati cio’ significava che questi conosceva il Mannucci l’unico a conoscenza del particolare citato nella famosa telefonata;

– non conosceva ne’ Ciolini ne’ Sinibaldi;

– riteneva importantissima l’affermazione di Falica sulla continuita’ delle strutture deviate dei Servizi, certo non rappresentate dagli operativi: Giannettini, Maletti, Labruna etc.

– accettava di contattare il Graziani ma non di recarsi in Paraguay dove gli avrebbero fatto la pelle, il problema era che Graziani aveva vicino Massagrande;

– non conosceva Gianni Maifredi;

– per sapere se Mannucci era massone bisognava consultare altri elenchi; alla richiesta se alludesse ad elenchi occulti di piduisti casi’ come esistevano per Gladio, l’Affatigato rispondeva affermativamente e sosteneva che dietro a tutto v’era il Gladio (tracciava con il dito in aria la sagoma di un gladio);

– concordava con il progetto di contattare il Tuti, anche perché aveva segnali di una volonta’ di ricostruzione storica, avrebbe bloccato il suo tentativo di fargli arrivare un messaggio tramite il professore di agraria;

– non aveva nessun secondo fine l’appello a Delle Chiaie e non era paragonabile a quello verso Tuti, cio’ significava che lo scrivente aveva letto l’appello ridotto e non il suo originale di 6 pagine. Delle Chiaie era appena accennato e tuttavia lui era certo che il Delle Chiaie era disposto a parlare di episodi minori purche’ niente gli fosse chiesto dei suoi rapporti coi Servizi. Nell’appello aveva menzionato anche Concutelli che era solo un soldato, un mero esecutore di ordini. Gli era stato chiesto di eliminare Buzzi e Palladino e Concutelli aveva obbedito. Cosi’ se gli chiedessero di eliminare lo scrivente nel corso di un colloquio lo tenterebbe senz’altro.

Si fa presente che l’Affatigato affermava di aver riconosciuto lo scrivente e che la descrizione fisica del sottoscritto verosimilmente non gli era stata fatta dal Falica in quanto, nel contatto tra Affatigato e il Tenente Casagrande (N.O. Bologna Sud) antecedente a quello col Falica, gia’ l’Affatigato faceva presente al Tenente di sapere bene chi era lo scrivente.

Lo scrivente non aveva mai visto ne’ conosciuto prima di tale incontro l’Affatigato, e’ quindi chiaro che l’iniziativa in atto, come d’altronde confermato dallo stesso Affatigato, è nota. Si precisa che lo scrivente consegnava all’Affatigato un proprio biglietto da visita. L’Affatigato prima di congedarsi affermava che avrebbe chiamato il Falica alle ore 14.00 per dargli l’ok e combinare l’incontro nel pomeriggio. Il Falica non avrebbe chiamato scrivente ma era il sottoscritto che doveva contattarlo.

Lo scrivente riferiva all’Affatigato che il contatto sarebbe avvenuto alle 14.15. Il sottoscritto, per ragioni di sicurezza, si portava per l’ora concordata nei pressi del locale del Falica per verificare se lo stesso fosse solo o meno, non riuscendo, pero’, a vederlo. Effettuava la telefonata alle 14.45 e, difatti, il Falica non era nel Bar. Il tentativo a casa dava esito positivo, il Falica confermava essere stato contattato dall’Affatigato e che non poteva incontrare lo scrivente prima di mercoledi’ poiché doveva parlare con due persone di Milano.

Piero Malentacchi – dichiarazioni 28.10.1986

Intendo rispondere. Finito Batani in carcere, Franci che non aveva grandi qualità, tirò fuori discorsi pesanti e cominciò a insistere sull’idea di attentati dimostrativi. Lo faceva per emergere lui. Per aumentare il suo credito cercò anche persone di fuori Arezzo, così venne fuori Tuti che partecipò alla riunione della Foce pochi giorni prima che io e Franci venissimo arrestati nel gennaio 75.
Di mia iniziativa voglio dire che io non ho mai saputo niente di Gelli, ma so che Gallastroni parlò in faccia a tanti che Gelli aveva dato 300 mila lire a Cauchi. Anche ora che è venuto in licenza dal carcere, Franci ha ripetuto che il confronto fra lui e il Batani su Gelli nacque dal desiderio di Franci di non finire alle isole.

ADR Prendo atto che il G.I. mi legge dalle carte consegnate da Tomei al G.I. il 16.10.1985 e oggetto della perizia 27.1.1986 la parte in cui Affatigato scrive che l’attentato a Palazzo Vecchio a Firenze doveva essere opera di Affatigato, Tuti, Franci, Cauchi, Malentacchi e un fiorentino e un pistoiese. Io rispondo così: il discorso è valido.
Franci ne avrà parlato con Affatigato e gli avrà dato il mio nome come una delle nuove leve di Arezzo. Io non conosco né il fiorentino né il pistoiese, se lo sapessi lo direi.
Secondo me il discorso di Franci lo definisco valido in base al volantino del Fronte Nazionale Rivoluzionario sulla Camera di Commercio di Arezzo dove si parla di altri attentati. Uno di Firenze, in un periodo che non so inquadrare, ma può essere anche nel ’73 è venuto un paio di giorni ad Arezzo inventando la balla di una rissa a Firenze; il fiorentino era un ragazzo biondo, alto un metro e settantotto, di corporatura snella.

ADR Nel ’74 c’era un’atmosfera o una mania di parlare di golpe o di collegamenti con l’esercito. In presenza mia o di Marino Morelli parlavano di tradimenti del MSI da cui erano usciti, parlavano di scatenare qualcosa e di essere sempre pronti. Ho visto qualche arma in occasione dell’arresto di Franci. Parlavano di rapporti e collegamenti con Firenze, Lucca, Pistoia, Pisa, Perugia.

ADR Contestatomi dal G.I. che non parlo mai di Cauchi, io l’ho tenuto sempre a distanza perché faceva discorsi ermetici, si dava delle arie. Vantava rapporti con generali, con servizi o perlomeno a me sembrava che si vantasse. Chi gli stava più da vicino come Gallastroni, Batani, Franci amplificavano le sue mezze parole. Questa cosa a me non piaceva.

ADR Voi dovete credere che c’è stato il furto della cava di Arezzo. Non è vero che fu usata l’auto di Tuti come mi dice il G.I.. Franci si fece prestare una FIAT 1100 da una persona estranea a noi e che non sapeva niente, per cui anche se lo sapessi non le direi il nome. La 1100 non è di Arezzo ma targata Firenze. Queste cose Franci me le disse nel gennaio ’75 subito dopo il nostro arresto perché io ero stato arrestato per quel motivo e io volevo sapere come stavano le cose.
Franci mi disse che al furto avevano partecipato Affatigato e Pera. Io non so come Pera e Affatigato da Lucca siano venuti ad Arezzo. Non credo che Franci mi abbia imbrogliato. Io non so quanto esplosivo hanno rubato e se lo hanno diviso fra di loro.

ADR Contestatomi dal G.I. una mia reticenza dettata da interessi processuali o da un comprensibile ritegno a parlare di altre persone, io dico che le cose stanno così: ad Arezzo Cauchi, Batani, Franci, Gallastroni, io, Donati, Rossi, Brogi usavamo ritrovarci nella sede del MSI ma con un piede ne eravamo fuori perché i discorsi erano tutt’altro che quelli del MSI. Sono lor che parlano con me dei gruppi più vasti di Lucca, Pisa, Pistoia, Perugia. Sono discorsi che facevano prima dell’arresto di Batani. Io non avevo fiducia in Cauchi e non volevo neanche partecipare a pestaggi o scontri di piazza; io ero pronto se si avverava il loro discorso: se c’era un golpe o se si scendeva in piazza, io c’ero. A me nessuno ha mai parlato di Ordine Nero e non so nulla di rapporti con Milano. In carcere vidi Danieletti, Ferri, D’Intino, Zani che erano accusati di Ordine Nero e ne parlavano fra di loro. So che a un certo punto Brogi andò via da Arezzo per la storia di un anello o per certi ricatti fra di loro con Cauchi. Franci avendo perso Del Dottore chiamò me ed è per questo che io sono entrato in questa storia.

ADR Se il G.I. sostiene di avere elementi che lo portano ad individuare il fiorentino, il nome che mi fa il G.I. io lo vado a controllare. Prendo atto che il G.I. mi ripete di non fare domande che contengano risposte precostituite.

ADR Chi ha fatto Olmo? e chi vuole che lo abbia fatto? Franci attentati personalmente non ne ha fatti e lo dimostra l’episodio in cui ha coinvolto anche me. Molto probabilmente chi ha fatto Olmo poi aveva la fiducia di Franci per fare la Camera di Commercio o altro.

A questo punto si sospende l’interrogatorio per procedere al confronto Malentacchi/Batani anticipandosi che l’interrogatorio verrà ripreso dopo il confronto.

Giovanni Spinoso – dichiarazioni 21.03.1985

Prendo atto che vengo sentito come teste in un procedimento avente per oggetto l’ accertamento di responsabilità nella strage dell’Italicus diverse o ulteriori rispetto a quelle eventuali degli imputati gia’ giudicati in primo grado.

adr: ho effettivamente consegnato al signor Caldarelli l’ estratto delle registrazioni di una delle due interviste da me fatte al Tomei. faccio presente che presi contatto col Tomei nel gennaio ’78 ed ebbi con lui vari colloqui nell’ ambito della mia attivita’ di giornalista. La prima intervista rilasciatami dal Tomei risale all’agosto ’80, la seconda intervista l’ ho gia’ portata a conoscenza della AG di Firenze nell’agosto ’82. Avvertii l’ esigenza di parlarne con l’AG anche in relazione all’omicidio Mennucci che aveva avuto luogo il mese precedente.

adr: Ritengo che il Tomei avesse interesse ad un rapporto con me, fra l’ altro per comprendere cosa potesse avermi riferito il Moscatelli durante i colloqui che avevo avuto con quest’ ultimo e dei quali ho gia’ riferito allorche’ venni sentito come testimone durante il dibattimento dell’ Italicus. Ho riscontrato ora delle differenze fra le dichiarazioni fattemi dal Tomei durante il corso della prima e della seconda intervista. Faccio presente, comunque, di aver gia’ accennato nel corso del dibattimento dell’ Italicus ad entrambe le interviste, anche se della verbalizzazione cio’ non appare perfettamente comprensibile.

adr: Le frasi riportate dal Caldarelli, delle quali ho ora ricevuto lettura, sono effettivamente dei frammenti della prima intervista e si riferiscono alla cosiddetta “commissione di inchiesta di Ordine Nuovo”. ho rilevato che nella seconda intervista (quella cioe’ che ho gia’ trasmesso alla AG) il Tomei non parla piu’ del secondo incontro che avrebbe avuto con la “commissione”. Nella prima intervista, infatti, afferma che questa “commissione” l’ aveva interpellato personalmente due volte, una prima volta verosimilmente in maggio e una seconda nel dicembre ’75.

adr: il Tomei non mi fece mai nomi, nelle interviste registrate, dei componenti di queste “commissioni”, tuttavia nel corso del nostro prima incontro gli sfuggi’ detto che era stato “messo sotto torchio” da Pugliese.

adr: ho avuto col Tomei numerosi incontri che non sono stati formalizzati in vere e proprie interviste; dispongo tuttavia degli appunti relativi a tali colloqui, o almeno di alcuni di questi.

adr: autorizzato dalla sv consulto un appunto dal quale rilevo che ho incontrato il Tomei il 25.01.78, il 05.09.78, il 16.08.80 e il 22.08.80 (in questa occasione registrai la prima intervista), ed infine nel luglio ’82 due giorni prima dell’ omicidio Mennucci.

adr: le interviste e la relativa registrazione sono avvenute con il consenso del Tomei per una loro eventuale utilizzazione giornalistica.

adr: ricordo che durante il nostro ultimo incontro il Tomei era inquieto poiche’ era apparsa sui giornali la notizia che, convocato come teste al processo dell’ Italicus, non si era presentato dichiarandosi malato. In quella occasione mi disse che lo aveva trovato mentre si accingeva ad abbandonare l’ ospedale per farsi ricoverare altrove. dopo l’ omicidio di Mennucci ho ricollegato questo episodio criminoso alla preoccupazione del Tomei. Faccio presente inoltre che costui, anche se non godeva di buona salute, entrava ed usciva liberamente dall’ ospedale e riceveva delle persone. Il Moscatelli a suo tempo mi disse che il Tomei nel corso del suo ricovero precedente all’ ospedale di Pratolino aveva ricevuto lo Affatigato ed il Pera.

adr: il Tomei mi ha parlato di una riunione, avvenuta per quanto ricordo nel settembre ’73, cui prese parte pure il Pecoriello. Questi venne indicato come un provocatore da uno dei presenti e la riunione venne successivamente sospesa, anche perche’ il gruppo organizzo’ uno scontro immediato con un corteo di qualche gruppo extraparlamentare di sinistra che in quel momento stava transitando nei pressi del luogo della riunione.

adr: il Tomei mi riferi’ ripetutamente che “Ordine Nuovo” era cambiato in modo significativo dopo l’ arresto di Lamberti e di Batani, o meglio che i gruppi di persone che avevano aderito al disciolto movimento “Ordine Nuovo”, avevano subito una linea piu’ aggressiva. questa linea a dire del Tomei era portata avanti dal Cauchi e dall’ Affatigato. Quest’ ultimo era ritenuto una “testa calda”. Sul punto e’ abbastanza precisa l’ intervista rilasciatami dal Tomei, almeno per quanto possa ricordare.

adr: il Tomei affermava che il Tuti era stato coinvolto nelle attivita’ dell’ eversione di destra in Toscana su iniziativa del Lamberti e tramite l’ Affatigato. Il Tuti infatti, dopo un breve periodo di attivismo politico a Pisa, si era sposato e sembrava disinteressato ad attivita’ politiche. Il Lamberti, tramite l’ Affatigato, l’ avrebbe invece man mano coinvolto in varie iniziative quali procurare ciclostili, pistole o rifugi.

ad: ore 18,15 il dr Dardani si allontana.

adr: circa i rapporti fra l’ eversione di destra in Toscana e la massoneria faccio presente che il Tomei, durante i nostri incontri ha talvolta confermato e talvolta negato la circostanza di essersi incontrato, unitamente all’ Affatigato, con un esponente della massoneria. Il Tomei ha ammesso di aver partecipato alla prima parte dell’ incontro che, in sostanza, a suo dire aveva avuto luogo con l’Affatigato nella veste di principale interlocutore di questo misterioso massone. Questi, a dire del Tomei, era stato accreditato dal Batani cosicche’ne’ il Tomei stesso, ne’ l’ Affatigato avvertirono l’ esigenza di sapere qualcosa in piu’ su questa persona.

adr: ricordo che il Tomei mi disse di aver ricevuto una lettera dall’Affatigato, allorche’ si trovava in stato di arresto in Corsica. Tale lettera gli era stata fatta pervenire probabilmente tramite la moglie. Il Tomei mi mostro’ questo scritto dell’ Affatigato. L’Affatigato diceva al Tomei di aver ammesso l’ incontro con un massone e sollecitava Tomei a fare altrettanto, o meglio a confermarlo nel caso di domande sul punto.

adr: la lettera dell’ Affatigato era molto breve e non entrava nei dettagli dell’ incontro con il massone. Il Tomei e’ sempre stato elusivo sul punto e comunque affermava che questo incontro non poteva aver avuto alcun seguito sul piano pratico operativo poiche’ Graziani era contrario alla massoneria.

adr: il Tomei ha mantenuto sulla questione un atteggiamento discontinuo, nel senso che la conferma e la smentita di questo incontro avevano luogo alternativamente. il Tomei era discontinuo anche su altre questioni. ad esempio, in occasione dell’ incontro avuto all’ ospedale vicino Lucca (incontro del luglio ’82) mi disse che “la commissione” di Ordine nuovo non era mai esistita. mi disse questo come battuta di esordio della nostra conversazione, ma successivamente mi confermo’ l’ esistenza della”commissione”. Il Tomei ha dato versioni contraddittorie anche sul memoriale di Tuti. sul punto ha affermato che era semplicemente uno strumento di ricatto utilizzato dal Tuti e, altre volte, invece ha sostenuto che quanto affermato corrispondeva a verita’. Il Tomei precisava altresi’ che le inesattezze del memoriale derivavano dal fatto che il Tuti non aveva che una conoscenza indiretta di alcuni particolari episodi, quali ad esempio la supposta fuga del Tomei in Corsica via Svizzera. Il Tomei, nel confermare alcuni passi del memoriale del Tuti, riportava degli specifici fatti, a suo dire effettivamente accaduti, cosi’ ad esempio, affermava di aver incontrato l’ Affatigato a Lucca nel giorno in cui questi, stando al memoriale di Tuti, sarebbe andato a prelevare le armi del gruppo di Tuti ad Empoli e sarebbe quindi ritornato a Lucca.

A questo punto il teste produce la copia dell’ originale della registrazione dell’intervista di Tomei di data 22.08.80 ed il GI dispone che venga unita a questo pv.