Piero Malentacchi – dichiarazioni 28.10.1986

Intendo rispondere. Finito Batani in carcere, Franci che non aveva grandi qualità, tirò fuori discorsi pesanti e cominciò a insistere sull’idea di attentati dimostrativi. Lo faceva per emergere lui. Per aumentare il suo credito cercò anche persone di fuori Arezzo, così venne fuori Tuti che partecipò alla riunione della Foce pochi giorni prima che io e Franci venissimo arrestati nel gennaio 75.
Di mia iniziativa voglio dire che io non ho mai saputo niente di Gelli, ma so che Gallastroni parlò in faccia a tanti che Gelli aveva dato 300 mila lire a Cauchi. Anche ora che è venuto in licenza dal carcere, Franci ha ripetuto che il confronto fra lui e il Batani su Gelli nacque dal desiderio di Franci di non finire alle isole.

ADR Prendo atto che il G.I. mi legge dalle carte consegnate da Tomei al G.I. il 16.10.1985 e oggetto della perizia 27.1.1986 la parte in cui Affatigato scrive che l’attentato a Palazzo Vecchio a Firenze doveva essere opera di Affatigato, Tuti, Franci, Cauchi, Malentacchi e un fiorentino e un pistoiese. Io rispondo così: il discorso è valido.
Franci ne avrà parlato con Affatigato e gli avrà dato il mio nome come una delle nuove leve di Arezzo. Io non conosco né il fiorentino né il pistoiese, se lo sapessi lo direi.
Secondo me il discorso di Franci lo definisco valido in base al volantino del Fronte Nazionale Rivoluzionario sulla Camera di Commercio di Arezzo dove si parla di altri attentati. Uno di Firenze, in un periodo che non so inquadrare, ma può essere anche nel ’73 è venuto un paio di giorni ad Arezzo inventando la balla di una rissa a Firenze; il fiorentino era un ragazzo biondo, alto un metro e settantotto, di corporatura snella.

ADR Nel ’74 c’era un’atmosfera o una mania di parlare di golpe o di collegamenti con l’esercito. In presenza mia o di Marino Morelli parlavano di tradimenti del MSI da cui erano usciti, parlavano di scatenare qualcosa e di essere sempre pronti. Ho visto qualche arma in occasione dell’arresto di Franci. Parlavano di rapporti e collegamenti con Firenze, Lucca, Pistoia, Pisa, Perugia.

ADR Contestatomi dal G.I. che non parlo mai di Cauchi, io l’ho tenuto sempre a distanza perché faceva discorsi ermetici, si dava delle arie. Vantava rapporti con generali, con servizi o perlomeno a me sembrava che si vantasse. Chi gli stava più da vicino come Gallastroni, Batani, Franci amplificavano le sue mezze parole. Questa cosa a me non piaceva.

ADR Voi dovete credere che c’è stato il furto della cava di Arezzo. Non è vero che fu usata l’auto di Tuti come mi dice il G.I.. Franci si fece prestare una FIAT 1100 da una persona estranea a noi e che non sapeva niente, per cui anche se lo sapessi non le direi il nome. La 1100 non è di Arezzo ma targata Firenze. Queste cose Franci me le disse nel gennaio ’75 subito dopo il nostro arresto perché io ero stato arrestato per quel motivo e io volevo sapere come stavano le cose.
Franci mi disse che al furto avevano partecipato Affatigato e Pera. Io non so come Pera e Affatigato da Lucca siano venuti ad Arezzo. Non credo che Franci mi abbia imbrogliato. Io non so quanto esplosivo hanno rubato e se lo hanno diviso fra di loro.

ADR Contestatomi dal G.I. una mia reticenza dettata da interessi processuali o da un comprensibile ritegno a parlare di altre persone, io dico che le cose stanno così: ad Arezzo Cauchi, Batani, Franci, Gallastroni, io, Donati, Rossi, Brogi usavamo ritrovarci nella sede del MSI ma con un piede ne eravamo fuori perché i discorsi erano tutt’altro che quelli del MSI. Sono lor che parlano con me dei gruppi più vasti di Lucca, Pisa, Pistoia, Perugia. Sono discorsi che facevano prima dell’arresto di Batani. Io non avevo fiducia in Cauchi e non volevo neanche partecipare a pestaggi o scontri di piazza; io ero pronto se si avverava il loro discorso: se c’era un golpe o se si scendeva in piazza, io c’ero. A me nessuno ha mai parlato di Ordine Nero e non so nulla di rapporti con Milano. In carcere vidi Danieletti, Ferri, D’Intino, Zani che erano accusati di Ordine Nero e ne parlavano fra di loro. So che a un certo punto Brogi andò via da Arezzo per la storia di un anello o per certi ricatti fra di loro con Cauchi. Franci avendo perso Del Dottore chiamò me ed è per questo che io sono entrato in questa storia.

ADR Se il G.I. sostiene di avere elementi che lo portano ad individuare il fiorentino, il nome che mi fa il G.I. io lo vado a controllare. Prendo atto che il G.I. mi ripete di non fare domande che contengano risposte precostituite.

ADR Chi ha fatto Olmo? e chi vuole che lo abbia fatto? Franci attentati personalmente non ne ha fatti e lo dimostra l’episodio in cui ha coinvolto anche me. Molto probabilmente chi ha fatto Olmo poi aveva la fiducia di Franci per fare la Camera di Commercio o altro.

A questo punto si sospende l’interrogatorio per procedere al confronto Malentacchi/Batani anticipandosi che l’interrogatorio verrà ripreso dopo il confronto.

Requisitoria pm Mancuso processo strage di Bologna 11.0.4.1988 – 4

Tutto viene lasciato andare davanti agli occhi di questi militari, di questi uomini dei servizi segreti e continua proprio in quegli anni, a rendersi sempre piu’ frenetica l’ opera di Gelli, raccontata ancora una volta da Aleandri, nel reclutamento dei militari. Abbiamo la vicenda della rivista “Politica e strategia”, di cui vi e’ un rapporto agli atti 07.12.82, che indica come in questa rivista interagissero i fratelli De Felice Fabio e Alfredo. “Politica e strategia”, periodico trimestrale a cura dell’Istituto Studi Strategici per la Difesa, Issed, con proprieta’ della rivista Filippo De Iorio, direttore responsabile Salomone Francesco e poi sostituito da Edgardo Beltrametti, assume tale carica in sostituzione di Edgardo Beltrametti.
Ecco ancora una volta questo collegamento stretto tra rappresentati delle istituzioni come De Iorio, inserito in delicatissimi compiti a livello governativo, con golpisti del calibro dei fratelli De Felice, con teorici della guerra rivoluzionaria, cui al Parco dei Principi, come Edgardo Beltrametti e futuri piduisti come il giornalista Salomone che ritroveremo nell’ ambiente e sul giornale Costruiamo l’ Azione. Sempre nell’ ambito del Golpe Borghese – Fronte Nazionale, Gelli operera’ in collegamento eversivo e massonico con tale avvocato Tilgher di Roma, come a pagina 5 del documento Maletti, e quanto nel dar conto di tutte le forze scese in campo in questa attivita’ eversiva, secondo le dichiarazioni e le rivelazioni, fornite dalle fonti del SID, tra le quali Orlandini Remo, per quanto riguarda la Toscana, racconta: brigata paracadutisti di Livorno, un colonnello e c’e’ il nome, un ufficiale superiore c’e’ il nome, otto ufficiali inferiori, sei sottufficiali. Erano inoltre presenti nei vari scaglioni militari di truppa, aderenti ad Avanguardia Nazionale, fatti inserire a cura dell’ avvocato Tilgher di Roma: buona parte dei nomi nota. Ma restera’ nota solo a Maletti. Avvocato Tilgher di Roma, avanguardista, che ritroveremo, che identificheremo innanzitutto nel Tilgher Mario nella lista che il contenuto sia nella lista italiana che nella lista uruguaiana nella P2 e sapremo passato al Grande Oriente, giuramento firmato, e sul quale si inserisce una storia particolarmente significativa: perche’ Licio Gelli quando consegnera’ alla magistratura fiorentina, che indaga sull’omicidio del magistrato Occorsio Vittorio una lista molto depurata di iscritti alla P2, inserira’ anche il nome di Tilgher Mario. Successivamente si rechera’ dal magistrato per altre precisazioni e tra queste indichera’ che l’avvocato Tilgher non e’ mai stato iscritto alla P2. Viceversa in quello stesso periodo risulta transitare dalla P2 al Grande Oriente d’ Italia, ripeto sia per documentazione italiana che per documentazione uruguaiana proveniente direttamente dall’ archivio di Gelli.
Vi sono poi, poiché in quel periodo diventa più frenetico il tentativo eversivo, siamo nei primi anni ‘70 con Gelli, protagonista abbiamo detto dal ‘71 al ’74, vi sono a scadenza fissa le circolari che Gelli invia ai suoi fratelli nel ’71, nel ’72, nel ’73.

Avremo le riunioni che la commissione ha spiegato che si trattava di più riunioni presso villa Wanda. (…) Anche qui egli nel corso di queste riunioni discuteva e elaborava misure per contrastare – questa e’ la circolare del ‘71 che cito: ” elaborare misure per contrastare la minaccia del Pci volta alla conquista del potere per stabilire opposizione di assumere in caso di ascesa al potere dei clerico-comunisti”, circolare a pagina 17 della relazione. L’ anno successivo dirama addirittura una lettera circolare ai militari iscritti alla sua loggia nella quale si traeva la conclusione che “solo una presa di posizione molto precisa poteva porre fine al generale stato di disfacimento e che tale iniziativa protesa essere assunta soltanto dai militari”. E sulla riunione di Villa Wanda, vi rinvio a quanto afferma la commissione P2, e a quanto dichiarato dal generale Palumbo, al senso di rammarico e di profondo disgusto che la presidente Tina Anselmi comunica al testimone nel congedarlo, rifiutando persino di arrestarlo. Al ruolo che in quegli anni assume, anche, Carmelo Spagnuolo procuratore generale della Cassazione e avvocature di processi pilotati, che interesseranno Gelli e il suo sistema di potere.

La circolare del ‘74, ve ne leggo pochissimi brani, mi auguro innanzitutto l’intestazione interessante “Centro Studi di Storia Contemporanea” – quindi sappiamo che sarà rivolta a tutti i fratelli di questa struttura che e’ una copertura della P2 – , sappiamo che Musumeci avrà una tessera intestata al Centro Studi di Storia Contemporanea, sappiamo anche dove gli verra’ consegnata nonostante le sue affermazioni in contrario. Dice cosi’ Gelli ai suoi fratelli: “mi auguro e auguriamoci insieme che si trovi finalmente la forza e il coraggio, la capacita’ di operare sinceramente, per estirpare il male maggiore che oggi ci affligge le eversioni, la delinquenza organizzata operante all’ombra dell’ideale politico di destra e di sinistra, non è allarmisticamente che si prevede un’estate veramente calda, direi scottante per una notevole quantita’ di problemi estremamente impegnativi, auspichiamo il rispetto delle leggi e la emanazione di quei provvedimenti intesi alla salvaguardia della dignita’ umana, diritto al lavoro, ecc”. Mentre richiamava all’ordine, con accenti squisitamente reazionari, Licio Gelli sovvenzionava la banda armata toscana, dedita ad attentati terroristici sulla linea ferroviaria Firenze – Bologna. Credo che questo argomento meriti un momento di attenzione. Dico questo non soltanto perché forte di una sentenza, sia pure di primo grado, che ha dichiarato Licio Gelli sovvenzionatore di terroristi dediti ad attentati dinamitardi, ma anche perché, presidente, vi è una tale mole di atti che vorrei in qualche modo commentare, sia pure in maniera estremamente succinta e rapida. Alcuni di questi, sono già stati letti ritengo, però opportuno rifarlo ripetere questa lettura anche perché sarà accompagnata dalla lettura di altri atti. Franci Luciano, Procura Repubblica Firenze 13.08.76: “questi fatti ho in mente di riferire hanno attinenza a un particolare ambiente che fa capo ad una persona di Arezzo, o meglio varie persone di Arezzo, poiche’ io temo che queste rivelazioni possono incidere negativamente sull’incolumita’ mia e della mia famiglia poiche’ tali fatti sono a conoscenza anche del Batani – su questo torneremo – desidero appunto che anche il Batani sia presente. Confronto Franci – Batani: “oggi posso precisare – dice Franci – che tali notizie riguardano i collegamenti fra esponenti della massoneria di Arezzo, o meglio della P2, il SID alcuni elementi di destra sempre di Arezzo, nonche’ i rapporti avuti da Batani con un certo maresciallo dei carabinieri di Arezzo”. A questo punto interviene il Batani il quale dichiara: “in effetti ho fatto delle confidenze al Franci sul primo punto non intendo per il momento fare alcuna dichiarazione per timore”. Poi parla del maresciallo Cherubini, che sapremo essere in contatto con Cauchi (…). Sullo stesso punto Murelli Maurizio: “ricordo che effettivamente durante le pause del processo Mario tuti espresse giudizi molto duri, l’intenzione di uccidere Franci e Malentacchi, avevano sporcato l’immagine del movimento Nazionale Rivoluzionario richiamando collegamenti di questo movimento con la massoneria”. “Tuti – Latini Sergio – nelle pause del processo era molto arrabbiato perche’ in quei giorni era apparsa la notizia che Franci era stato colui che aveva tirato in ballo i rapporti tra il suo movimento e la massoneria. Ha fatto capire che non gli andava che fosse stato reso noto quel collegamento ammettendolo esplicitamente. Disse che appena gli capitava l’occasione avrebbe ucciso Franci”. Bumbaca: “non avevo mai saputo di contatti tra Cauchi e la massoneria o Gelli. In carcere pero’ ho saputo da Franci, che lo ha ripetuto parecchie volte, che esso Franci aveva ottimi rapporti, era in ottimi rapporti con Gelli e che la massoneria li avrebbe aiutati.

Queste cose Franci le ha ripetute anche dinanzi al tribunale di Firenze nel processo del Fronte Nazional Rivoluzionario. In mancanza della sentenza leggero’ alcuni brani, si tratta peraltro di deposizioni, riportati nella requisitoria del dottor Vigna di Firenze che riguardano appunto l’episodio del finanziamento: E’ ancora Brogi a riferire con dettagliate dichiarazioni circa un approvvigionamento di esplosivo di armi avvenuto in epoca compresa tra 06.03.74 e il 20.04.74: il camion contenente il materiale – secondo le dichiarazioni di Brogi – fu scortato da lui stesso e da Cauchi da Viserba di Forli’ fino a Ponte San Giovanni di Perugia, con l’aiuto di Bernadelli che usava la moto in tale localita’, – il passo si segnala per la coralita’ dei partecipanti – oltre che di Zani, Ferri, di Esposti, di Vivirito ora deceduti. Fu trasferito altrove un’ altra parte di esplosivo fu portato presso l’ abitazione di Cauchi a Monte San Savino e da qui con l’ aiuto di Brogi e Franci in localita’ Alpe di Poti donde tuti ne prelevo’ un quantitativo. Al procacciamento erano interessati anche i fratelli Castori”. Brogi individuato il casolare ove l’ esplosivo fu nascosto e tale esplosivo poi fu recuperato anche se l’intervento, dopo la strage dell’Italicus del teste imputato Del Dottore, nonche’ uomo collegato al SID”.

Ancora leggiamo in questo atto di accusa, ripeto che ha trovato una conferma, una prima conferma, nella recente sentenza della corte di assisi di Firenze: “Cauchi manteneva collegamenti – pag 106 – con i vertici romani del gruppo, intesseva rapporti con le persone che gravitavano nell’ambiente milanese di Ordine Nero, Mar Fumagalli, era strettamente legato a tuti presso il quale passo la sera del gennaio ‘75, in cui costui uccise due poliziotti e feri’ gravemente un terzo”. Eppure tutto cio’ non e’ ancora sufficiente a descrivere compiutamente la figura dell’imputato, che manteneva rapporti con persone inserite in apparati statali, si vedano sul punto le dichiarazioni non solo di Brogi ma anche di Vinciguerra o ai vertici di potentati economici della massoneria come Licio Gelli. E se e’ vero quanto afferma Vinciguerra, e non c’e’ ragione di dubitarne, sia per la forte personalita’ del dichiarante sia perche’ la circostanza si inquadra nel contesto sopra richiamato, riferendo un discorso di Cauchi questi pote’ sfuggire all’arresto perche’ avvisato da un non identificato appartenente alle forze dell’ordine e trovò poi rifugio in Spagna ove avrebbe, con altri latitanti dell’eversione nera, compiuto azioni ispirate dai servizi spagnoli. Sono poi documentati in atti i contatti che anche dopo la fuga di Arezzo, il Cauchi ebbe con i responsabili del servizio di Firenze, che all’epoca il magistrato che redigeva quest’atto non conosceva essere una persona il cui nome ricorre in questo processo, cioe’ il capitano Mannucci Benincasa.

Gelli – pag 107 –  mediante l’attribuzione della qualifica di sovventore della banda armata, sulla base delle dichiarazioni di Andrea Brogi: aveva riferito questi Andrea Brogi, di una consegna di danaro da parte del Gelli al Cauchi in vista di azioni di addestramento e di preparazione sul piano militare di persone che avrebbero potuto assumere iniziative dopo il referendum sul divorzio. Degli interrogatori del 01.12.86 e 19.12.86. Brogi ha precisato con maggiori dettagli lo svolgimento dell’operazione di finanziamento che fu concordato tra Gelli e Cauchi accompagnato da Mauro Mennucci. Si tratta di un ufficiale dell’arma dei carabinieri cioe’ quel Salvatore Pecorella inquisito nel gennaio ‘74 anche arrestato nell’ambito delle indagini sul golpe Borghese e anch’egli iscritto alla loggia P2. L’intervento di Pecorella fu propiziato, secondo la narrazione di Brogi, dall’ammiraglio Birindelli, anch’egli della loggia, la cui deposizione non contraddice il racconto del Brogi che doveva servire a garantire a Gelli la serieta’ dell’operazione e che i finanziamenti “non si perdevano e non finivano in cose inutili”, cito tra virgolette: “fu appunto in seguito a quell’intervento che il Gelli erogo’ la somma di lire 18000000 che servi’ anche all’approvigionamento delle armi e dell’esplosivo del periodo compreso tra il 6 marzo ed il 21 aprile, senza peraltro che a Gelli fossero date particolari indicazioni sull’operazione”. Brogi, poi si parla dei supporti a queste dichiarazioni e della riunione che fu indetta da tutti costoro nell’abitazione di Paolo Signorelli sul lago di Bolsena, alla quale anche Brogi partecipo’ sia pure con funzione di copertura esterna. Un primo supporto a quelle dichiarazioni – pag 108 – proviene da Sergio Calore persona altamente attendibile e, il riscontro di cui si tratta, pare sia particolarmente rilevante. Riferisce Calore di “avere appreso da Concutelli che nel ‘76 il gruppo perugino voleva introdursi in una villa presso Arezzo e qui impossessarsi di documenti custoditi in tale villa da un’esponente della massoneria. Ma Pugliese aveva bloccato l’operazione affermando che quel personaggio che abitava nella villa non andava toccato”. Vinciguerra apprese direttamente da Cauchi, Gallastroni anche qui abbiamo documenti provenienti direttamente dalla polizia: Gallastroni parlo’ a personale della Digos di Arezzo di somme date da Gelli a Cauchi, anche se poi cerco’ di stemperare il discorso. Franci sin dal ‘76 aveva assunto iniziative di rivelare i rapporti tra Gelli e la destra eversiva, e via, e cosi’ via di seguito. (…) L’informativa che la polizia di Arezzo il 06.08.80 invia all’illustrissimo signor Questore dice questo “accertamenti connessi all’ attentato di Bologna riferiva che non era, questo Gallastroni, che non era in grado di indicare dove potesse trovarsi il Cauchi ed aggiungeva che all’ epoca delle indagini sul gruppo Tuti, detto Cauchi era amico di Licio Gelli dal quale avrebbe ricevuto somme di danaro”. Gallastroni Giovanni: “Cauchi era amico di Gelli” (…). Ma Cauchi si e’ detto fugge il giorno in cui Tuti ammazza i due poliziotti e ne ferisce gravemente un terzo. Cauchi quella mattina si dirigeva in casa di Tuti, quella sera si dirigeva in casa di Tuti e successivamente dopo questo crimine saranno a cena insieme.

Presidente qui vi e’ anche un atto ufficiale proveniente Firenze 20.12.77. Il centro di Firenze scrive al signor capo reparto D di Roma, racconta come vi siano stati rapporti tra il SID e Cauchi e su questi rapporti vi e’ stato il segreto di Stato su chi abbia mantenuto questi rapporti e’ stato opposto il segreto di Stato, come il servizio abbia avvicinato Cauchi in occasione dell’attentato alla casa del popolo di Moiano, poiche’ si avevano seri sospetti nei confronti di Batani rientrato alle 5 del mattino. Bene avvicinano Cauchi, che confidenzialmente si seppe essere vicino al Batani e in grado di dare confidenze. Il Cauchi si dimostrò subito interessato a parlare del Batani scagionandolo completamente dalla sospetta partecipazione all’ attentato di Moiano. Preciso’ in particolare che il Batani non era mai stato alla casa del popolo di Moiano e che erano quelle testimonianze erano da considerarsi false. E infine che il Batani era rientrato effettivamente alle 23,30 e non alle 5. Questo e’ un concorrente, Presidente, che va a scagionare un attentatore del calibro di Batani ed era un collaboratore del SID di Firenze. Fu chiesto al Cauchi se fosse in possesso di qualche notizia relativa agli altri inquisiti e senza esitazione avvio’ il discorso su Brogi, definendolo un sicuro provocatore. Era il momento in cui gia’ lo aveva condannato a morte ed aveva anche tentato, deciso di sopprimerlo.
Alcuni giorni piu’ tardi, fine maggio, il Cauchi telefono’ al numero datogli al Sid, Presidente, per comunicare che il Batani sarebbe tornato entro una decina di giorni ad Arezzo. Ma “con l’ incontro del 19 giugno si concluse il rapporto con Cauchi, per quanto e’ dato ricordare, cio’ puo’ essere dipeso – dice lo scrivente – dall’ approssimarsi del periodo delle ferie estive”. E quanto saranno drammatiche quelle ferie estive, come il Cauchi partecipera’ a quegli eventi lo sapremo tutti. “Passeranno sette mesi – e ancora il rapporto – prima che il Cauchi si faccia vivo”. “Cio’ dovrebbe essere avvenuto la sera del 26.10.75 o 27.01.75 verso le 22 – 23 allorche’ cerco’ per telefono l’ elemento che lo aveva contattato, a quell’ ora assente dall’ ufficio. Rintracciato fece dire al Cauchi, che aveva lasciato detto che avrebbe richiamato di dare un recapito telefonico. Cosa che il Cauchi fece di li’ a poco dicendo che poteva essere richiamato al posto telefonico pubblico della stazione delle ferrovie dello Stato di Milano”. Il Cauchi era gia’ stato raggiunto, era gia’ stato emesso nei suoi confronti ordine di cattura, era latitante telefonava al Sid e lasciava il suo recapito per essere successivamente rintracciato. “Chiamato successivamente dal contattante, Cauchi rispose effettivamente dal recapito datogli e chiese subito all’ interlocutore se era in grado di metterlo in contatto con il pm che stava conducendo le indagini di Arezzo, e per l’omicidio di Empoli il 24 precedente Tuti ecc. Si disse completamente estraneo alla vicenda, voleva chiarire ogni cosa col magistrato. Fu conseguentemente preso contatto, Cauchi ripete’ , Donati Luca confermo’, l’ avvenuta fuga. La conferma Presidente, la chiusura di questo rapporto, nello stile di quella informativa che vi ho detto: “Da allora non e’ stato attuato alcun tentativo di acquisizione di notizie sulla latitanza del Cauchi, nella precisa preoccupazione di non ingenerare in chicchessia, mal fidati sospetti di collusione col soggetto, si puo’ e si deve pur dire, Giannettini docet”… E chiude questo rapporto.

Andrea Brogi – dichiarazioni 20.02.1976

Per prima cosa faccio presente di non essermi mai sottratto a ricerche della sv poiche’ quello che ho detto sinora l’ ho detto spontaneamente e sono pronto a ripeterlo in qualsiasi momento. Infatti nel corso dei precedenti esami testimoniali sia pure dopo iniziali reticenze ho detto tutto quello che sapevo sulla vicenda di Ordine Nero in Toscana, anzi Ordine Nero e’ una parola che usa lei, io uso la parola Ordine Nuovo.

Sono anche pronto a qualsiasi confronto la sv voglia determinarsi. E’ vero che negli ultimi tempi la mia reperibilita’ non e’ facile ma cio’ perche’ ho dei motivi personali del tutto estranei alla vicenda di cui la sv si occupa.

Prendo atto che la sv e’ in possesso di un fonogramma del comando pg di Bologna da cui risultano degli addebiti di carattere penale (si da atto che il fonogramma e’ stato qui recapitato in mattinata) , ma di quanto ivi e’ esposto rispondero’ nella sede opportuna.

Quanto al fatto che Batani ed i suoi amici siano attivamente impegnati a rintracciarmi, non ho alcuna ragione per sottrarmi a qualsiasi confronto con Batani o chiunque altro, ne ho paura di chicchessia, anche se e’ vero che cerco di evitare provocazioni e grane. Infatti dopo essere stato come ho gia’ detto alla sv sequestrato e minacciato da Cauchi e soci per la nota faccenda dei mitra e’ ovvio che cerco di tenermi alla larga.

Che cosa possono volere da me Batani e soci non e’ difficile immaginare probabilmente vorranno che io possa aiutarli in qualche maniera o che io li abbia falsamente accusati di qualcosa, ma entrambe le prospettive mi lasciano indifferente, poiche’ quello che ho detto lo riconfermo e non so neppure se comprometta o meno Batani e gli altri, poiche’ cio’ puo’ dire soltanto la sv. Conosco Rinaldini Lorenzo, che e’ un ragazzino di destra di Firenze, conosco anche Pecchioli Riccardo, gia’ militare guastatore, ragazzo di destra di Firenze, espulso dal partito.

Prendo atto che sono chiesti confronti con me e mi dichiaro pronto a sostenerli.

Sapevo qualcosa sul tentativo di rintracciarmi da parte degli amici del Batani, Rossi eccetera poiche’ certo Ciolli Francesco mi incontro’ tempo addietro insieme a Pecchioli da Pietro in piazza del Duomo a Firenze ed il Ciolli fece anzi l’ atto di scagliarmisi contro, dicendo non si sa bene cosa al mio indirizzo.

In sostanza diceva di avere saputo a Perugia che io non mi ero comportato bene, peraltro il fatto e’ anteriore alla mia deposizione in questo processo. Di altri movimenti che mi riguardino da parte di persone di destra non ho saputo.

Ho saputo anzi negli ambienti di destra di Firenze, che nello stesso periodo in cui tuti fu avvistato senza essere arrestato in Firenze (mi pare marzo 1975) Cauchi Augusto si trovava a Firenze in una pensione nei dintorni di via Ricasoli. Mi si disse che doveva recarsi all’ università. In sostanza io non ho niente da temere o da nascondere.

A Barcellona in spagna ho una amica di nome Martinez Olga Agzet gia’ studentessa all’ università, anzi alla scuola d’ arte di Firenze che abita in via Ariban 82 ma che è estranea ad ogni politica.

 

Andrea Brogi – dichiarazioni 21.02.1975 prima parte

Ammetto che nei precedenti verbali non ho detto tutta la verita’ ma ho taciuto alcune circostanze. In primo luogo ammetto di avere ricevuto la somma di lire 360000 in contanti, in tutte banconote da 10000 dal professore Rossi presente il Cauchi, con la quale avrei dovuto acquistare alcuni mitra, avendo io lasciato intendere che avevo simili possibilita’ .
La verità e che non sapevo come procurarmi queste armi che poi in effetti non procurai, in quanto, essendomi rivolto ad una persona di Firenze, seppi che c’ era disponibile solo roba “corta” (cioe’ pistole) e non roba “lunga” (cioe’ fucili o mitra) come desiderava il Rossi. La richiesta di armi mi venne formulata dal Rossi, presente anche l’Albiani, il Cauchi ed il Batani non ancora partito soldato, il quale fece capire che il gruppo non disponeva di una dotazione di armi adeguata alla eventualità che – in seguito di sconfitta del MSI nel referendum – si verificassero contrasti armati con i rivali politici. Per rendermi conto della serieta’ del discorso non mi volle molto, poiche’ il denaro mi venne versato anticipato.
D’ altro parte discorsi sulle armi erano abbastanza frequenti ancorche’ io non li considerassi particolarmente pericolosi e fossi convinto che si trattava di ragionamenti o di persone appassionate o comunque infantili.
Ad esempio l’ Albiani mi propose con la ingenuita’ di mostrare una sera, al bar, una rivoltella a tamburo di piccolo calibro, fatto che ritenni imprudente data la situazione essendo in un luogo pubblico.
Preciso che fui indotto ad accettare l’ offerta di danaro dallo assoluto stato di indigenza in cui mi trovavo, attesa la situazione della Daniela che fu ricoverata in ospedale.
In tale modo io fui completamente coinvolto dal gruppo aretino, che del resto promettendomi un’ attivita’ mi aveva fatto pensare che potesse sistemarmi in un certo qual modo. Andai ad abitare alla Verniana, su invito del Cauchi e collaborai alla preparazione delle elezioni presso la locale federazione MSI che del resto dettero la loro opera tutti i personaggi finora nominati.

– prima di recarmi ad Arezzo, conoscevo, per contatti avuti a Firenze nel partito, il Batani, il Cauchi e il Ghinelli. Anzi a tale proposito riferisco che in Arezzo, fui coinvolto in un procedimento penale di Pretura, ove anche il Cauchi era imputato. Io e il Cauchi colpiti da mandato di cattura dovemmo darci alla fuga su consiglio dello stesso avvocato Ghinelli, il quale ci spiego’ che la cattura era eccessiva in rapporto alla entita’ delle lesioni, le quali in effetti si rivelarono “lievi” in seguito a perizia richiesta dallo stesso Ghinelli. L’avvocato ci forni’ anche il denaro necessario per allontanarci temporaneamente, il Cauchi ando’ a Perugia ed io a Siena. Dopo pochi giorni l’avvocato anzi il Capacci, con cui parlai per telefono, mi avverti’ che il mandato di cattura era stato revocato cosicche’ potemmo rientrare in Arezzo.
Avvenne poi che io non mi presentai al giudice Anania, il quale per avermi al processo emise un nuovo mandato e feci dieci giorni di carcere, per essere poi assolto in udienza.
E’ vero che i nomi dei presenti alla Verniana non furono riferiti esattamente ai CC, ma cio’ e’ conseguenza dei seguenti fatti: il giorno dopo o due giorni dopo l’ attentato di Moiano, il maresciallo di Monte San Savino venne alla Verniana per cercare il Cauchi, il quale era uscito, poco lontano da casa a cercare legna e visti i militi, si tenne lontano. Io fui convocato in caserma ed ivi attesi l’ arrivo del capitano Romano, al quale riferii verbalmente della riunione, peraltro facendo confusione tra nomi e giorni. Non accennai alla presenza del Rossi, dell’ Albiani e del Capacci. Cio’ feci perche’ il Cauchi, la sera stessa della riunione, ovvero della cena, oppure il giorno dopo, mi disse discretamente che, per ogni evenienza, era meglio non menzionare la presenza del Rossi e degli altri due, i piu’ anziani presenti, per il loro stretto contatto con la federazione MSI.

– ammetto che la mia reticenza sui tre nomi, oltre che all’ invito rivoltomi dal Cauchi, va spiegata con riferimento alla richiesta di armi fattami in precedenza dal Rossi, il che mi faceva pensare anche in rapporto alla sua età ad una pericolosita’ ben diversa rispetto agli altri che erano solo ragazzi e mio giudizio innocui. Fu cosi’ che rivolsi alla Daniela l’ invito di tacere i 3 nomi, cosa che essa fece quando fu sentita il 29 aprile dai CC.

– il discorso del Cauchi, di non fare menzione del Rossi e degli altri due, fu fatto, se mal non ricordo, presente il Batani prima che costui partisse.

– seppi che Batani era stato ad una manifestazione a Milano e la sua fotografia con i capelli lunghi era apparsa su un rotocalco e se ne parlava in Federazione. Non se quando fu scattata detta fotografia del Batani a Milano di cui si parlava in federazione ad Arezzo. Non so precisare se fu la manifestazione del 12.04.73 in cui mori’ un agente della Polizia.

– E’ vero che la dichiarazione a contenuto confessorio che mi fu estorta in Siena, e di cui ho detto nel precedente verbale testimoniale, fu conseguenza della mia impossibilità di restituire il denaro datomi per l’ acquisto delle armi.

Si sospende ad ore 18.00 diffidandolo a restare disponibile.

Letto confermato e sottoscritto

Andrea Brogi – dichiarazioni 24.12.1984

Intendo rispondere anche in assenza del mio difensore che stamani ho visto mentre veniva avvertito che l’ interrogatorio proseguiva nel pomeriggio.

Adr: finii il militare nel 1972 e per tutto il 1973 sono rimasto a Firenze dove vivevo a casa dei miei in via Ponte di Mezzo e lavoravo nel negozio libreria ove vendevo la Treccani.
Nel 1973 sono andato a Roma solo ed esclusivamente se ci sono state manifestazioni di Almirante. Sempre nel 1973 sono andato a Lucca una volta per un volantinaggio e poi in una palestra ove ho conosciuto Tomei. Sono stato anche a Viareggio dove ho visto Carmassi del quale pero’ dopo tanti anni non ricordo quasi nulla.
Nel 1973 a Firenze frequentavo Petrone, Fragale, Sirtoli, Barragriffini. Con Ghelardini sono stato denunciato per qualcosa come se lui avesse sottratto degli oggetti usati. Masini non so chi sia. Come legionario conoscevo un imbianchino di via dei Pepi che in tanto e’ morto. Batani lo avevo conosciuto prima di fare il militare e l’ ho rivisto poi spesso a Firenze ove lui frequentava la federazione del Msi. Con Batani sempre a Firenze ho rivisto Cauchi che era considerato magari un picchiatore e un violento, ma che nello stesso tempo era stimato un ottimo attivista.

Col negozio della Treccani le cose non andavano bene quanto a guadagni e poi in quel periodo si rientrava a casa la sera accompagnandosi l’ un l’ altro e addirittura sui muri erano uscite minacce contro di me. Allora accettai di buon grado la proposta di Cauchi di andare da lui ad Arezzo anche perche’ Cauchi diceva che avevano in progetto di impiantare una comunita’ agricola comprando bestiame e roba del genere e ci sarebbe stato da lavorare per tutti.

Io arrivai ad Arezzo poco dopo che Cauchi si era separato definitivamente dalla moglie con cui aveva litigato anche per la idea di svaligiare il negozio della madre. In pratica io penso di essere andato col Cauchi circa tre mesi prima dell’ attentato di Moiano: comunque faceva ancora freddo. In questo periodo di convivenza con Cauchi, Augusto stava con la bellini mentre la Sanna viveva con me anche se qualche volta tornava a Firenze dai suoi genitori. In questo periodo ho accompagnato il Cauchi in vari viaggi: a Perugia, Ancona, Falconara e Rimini dove soltanto quando sono finito in carcere ho saputo che il Cauchi aveva una casa: sempre in questo periodo ho accompagnato il Cauchi a Roma ove incontro’ Peppino, cosi’ come descritto al pm alcuni mesi fa.

Cauchi era in ottimi rapporti con un sottufficiale dei cc e c’ era qualcuno alla questura di Arezzo che in cambio di informazioni sul giro della droga nell’ ambiente dell’ ultra sinistra, ci faceva dei favori. Ricordo che ritornando dal ristorante “La Nave” una sera dove forse si era stati col Gallastroni e altri, Augusto cambio’ strada, fermo’ la macchina e vedemmo che per un’ altra strada i cc stavano andando a casa di Augusto che, avvertito, non si faceva trovare. Un’ altra volta invece fummo svegliati la mattina dai cc di Perugia con un certo cap. Romano.

Una terza volta la cosa proprio piu’ sfacciata Cauchi comunque non diceva molto su quello che faceva e se gli venivano rivolte delle domande diventava anche violento, disse che avrebbe avuto soldi da industriali forse della zona del Trasimeno. Una volta in casa a Verniana vidi una valigetta con i soldi dove le mazzette erano messe in ordine ma poi la valigetta scomparve.
Augusto era innamoratissimo dell’ ambiente ordinovista di Lucca ed e’ andato un paio di volte nella Garfagnana dove aveva scoperto dei valichi dai quali si passava in Emilia o si girava verso la Versilia per strade diverse. Non era invece troppo entusiasta dei perugini che legavano molto con Batani. Lamberti era un grande nome ed anzi era un’anima trascinante. Di Catola ho ricordi confusi mentre di Tuti non ho mai saputo niente. Cauchi difendeva a spada tratta Pecoriello mentre gli altri l’ accusavano di delazione.

Nel periodo in cui sono stato con Cauchi, Franci frequentava normalmente il Batani e Cauchi non lo valutava molto. I perugini non volevano a che fare con la massoneria mentre Cauchi diceva di non scartare nulla perche’ quelli erano occulti e potevano servire. Una volta in carcere io vidi che Zani era legatissimo a Cauchi. Ad Arezzo c’ era un sottufficiale dei cc forse di nome Perugini che faceva l’ amico e a cui noi compresi io e Cauchi facevamo confidenze. Io non sono mai stato contattato da quanto ricordo da ambienti del Servizio Segreto.
Sempre nel periodo in cui sono stato con Cauchi questo mi disse che a Massa Carrara, dove lui aveva vissuto con la moglie, avevano gia’ preso l’ esplosivo o che comunque era facile prenderlo.

Tornando al viaggio verso Villa Collemandina io voglio dire che confermo in tutto e per tutto. Cauchi mi disse che aveva appuntamento con Graziani Clemente o meglio che ci doveva essere una riunione e che ci doveva essere Graziani. Questo e’ avvenuto sicuramente prima dell’aprile ‘74 e io ricordo che Graziani era latitante.
Partimmo da Arezzo dalla piazza dove c’è l’ Upim e Cauchi guidava la sua macchina facemmo la strada normale ed arrivati a Lucca dove c’è il cartello del monte Quiesa trovammo un giovane che evidentemente ci aspettava e salì sulla macchina con noi, e si mise davanti vicino al Cauchi mentre io stavo dietro.
Facemmo un mezzo giro delle mura di Lucca e prendemmo la strada per la Garfagnana. Io ricordo che ci fermammo al paesino di Villa Collemandina perche’ vidi il cartello.

I due scesero ma Augusto mi disse di aspettare, io comunque vidi la strada che presero e la casa verso la quale si diressero dove tornando in quel posto posso ancora portarvi. A Villa Collemandina arrivammo verso le prime ore del pomeriggio e si vedeva benissimo ma quei due stettero via molto tempo e tornarono che era gia’ buio. Quando tornarono non erano per nulla soddisfatti o meglio il Cauchi si mostrava insoddisfatto mentre quell’ altro era indifferente.
Lasciammo il giovane a Lucca piu’ o meno dove lo avevamo preso la mattina. Nel ritorno verso Arezzo Cauchi era invelenito perche’ qualcosa non era andata secondo la sua aspettativa e gli era stato detto di no: cosi’ interpretai io il suo atteggiamento anche se lui non mi racconto’ che cosa era successo, fu allora pero’ che Cauchi mi disse che il giovane che avevamo preso a Lucca era Pecoriello.

Subito dopo l’ attentato di Moiano i rapporti tra me e Cauchi cominciarono a rallentarsi anche perche’ io cominciavo a fare molte domande. Una sera poi litigammo di brutto perche’ io mi ero messo una giacca verde tipo eskimo di Cauchi senza sapere che cosa c’ era nei tasconi, lui invece disse che una tasca io avevo messo un anello forse della moglie che lui conservava in un comodino. Questa fu la seconda brutta lite al termine della quale Cauchi mi ordino’ di prendere la Sanna e di andare via.

Prima nella verbalizzazione e’ stato omesso quanto io avevo detto e cioe’ che quando Cauchi mi disse che il giovane venuto con noi a Collemandina era Pecoriello soltanto una settimana prima io avevo sentito il Cauchi difendere il Pecoriello dalle accuse altrui.
Cacciati dal Cauchi io e la Sanna andammo da un certo Pocci che abitava intorno al Pietriccio subito dopo Siena le cui figlie erano amiche della Daniela, poco dopo una sera da un cespuglio saltarono fuori Cauchi, Donati Luca ed un terzo di cui adesso non mi ricordo il nome. Ci portarono in campagna per qualche chilometro verso Poggibonsi. Scendemmo all’ aperto Cauchi mi fece grosse minacce di morte e minaccio’ di rifarsi sulla Sanna e quindi mi costrinse a scrivere un foglio che (…) sarebbe saltato fuori al momento opportuno.
In questo foglio io Brogi Andrea mi assumevo la responsabilita’ di tutti gli attentati avvenuti qui in toscana ed in Umbria di ON.
Io firmai e dopo fui minacciato ancora di andare via da Siena e di stare attento. In un secondo momento quando io finii in carcere con Donati, Luca mi disse che non era stato d’ accordo ma era stato trascinato da Augusto.

Diverso tempo dopo questo episodio di Siena e direi 5 o 6 mesi dopo, una sera a Firenze io rientravo a casa dai miei a Ponte di Mezzo, quando fui aggredito da Cauchi e da un’ altro che era travisato. Cauchi mi minaccio’ con la pistola me la mise vicino alle gengive e mi usci’ il sangue, minaccio’ ancora di morte la Sanna e mi ordino’di cancellare due cose dalla mente: Peppino e Pecoriello. Altrimenti se non lui altri mi avrebbero ammazzato.
Dovevo dimenticare, disse Cauchi, piu’ dei personaggi le circostanze nelle quali lo avevo accompagnato da Peppino e da Pecoriello. Augusto disse che aveva commesso sbagli con me, ma gli era stato detto di rimediare. Io di questa aggressione parlai solo con mio padre, non volendo terrorizzare la Sanna. Mio padre mi disse di venire qui in questura ma io non lo feci.

Adr: nel 1976, non so chi, buttarono la mia 850 in mare a Rimini e devono essere state le stesse persone, che poi hanno bruciato le mie carte come mi accenna il GI. Escludo di aver avuto appunti del nucleo antiterrorismo. Io in carcere a Bologna a S.Giovanni in Monte avevo iniziato a prendere appunti sul periodo che avevo vissuto con Cauchi.

Adr: dopo tanti anni e dopo tutto quello che si e’ detto in quel periodo, penso che Augusto abbia manovrato molte cose facendo a mezzo con gente di cui non sapevamo nulla.

A questo punto il GI sospende l’ interrogatorio e lo rinvia a data da destinarsi.

L.c.s. ­

Andrea Brogi – dichiarazioni 25.03.1985

Adr: nel periodo in cui avvennero gli attentati ai tralicci di Calenzano e Barberino, Augusto venne almeno due o tre volte a Firenze a contattare per una adesione al gruppo Rinaldini, Ciolli e Messini Rossano, dopo che io ruppi col Cauchi Rinaldini e Ciolli in particolare mi volevano pestare, io stesso nel 1973 avevo presentato Rinaldini Ciolli e Messini a Cauchi.

Adr: mi sono stati contestati due mandati di cattura dal gi in ordine agli stessi per confermare di fiducia gli avv. Valignani e Graverini, confermo integralmente tutto quanto gia’ dichiarato in precedenza dopo averne avuta integrale lettura.

Adr: ripeto che i botti ai tralicci dell’ Enel del marzo ‘74 avevano un valore essenzialmente addestrativo.

Adr: del prof Rossi Giovanni facesse parte della massoneria di piazza del Gesu’ io, Cauchi, Batani e Franci lo sapevamo perche’ lo diceva lui, Batani come antagonista in negativo era l’ unico neo che trovava in negativo. Franci invece parlava di coperture e di soldi a volonta’. Batani aggiungeva che negli anni precedenti dirigenti del partito avevano cercato contatti con ambienti massoni ma i contatti non erano andati a buon fine. Quando io arrivai ad Arezzo il discorso di un collegamento con la massoneria era gia’ avviato. Io non so assolutamente che Cauchi avesse contatti col figlio di Gelli il quale figlio poteva essere nostro coetaneo.

Adpmr: il nome Masini Marcello non mi dice nulla. Mi si dice che questo e’ originario di Montevarchi che ora e’ sulla cinquantina, e che ha avuto a che fare con delle palestre frequentate da ragazzi di destra, ed infine che e’ stato nella legione straniera. Ripeto che io questo personaggio non l’ ho assolutamente presente.
Io all’ epoca frequentavo qualche volta la palestra del circolo ferrovieri ma questa palestra non era ambiente politicamente qualificato a destra. Non mi ricordo che ci fossero camerati che venivano a quella stessa palestra. Con una palestra in via Cavour nr 91 non ho mai avuto a che fare.

Adpmr: in effetti nel 1973, per cinque o sei mesi e ora non ricordo esattamente fino a quando, lavorai in via dei Pucci in un negozio dove si curava la vendita della Treccani.

A lavorare si era in due: io praticamente come commesso (ero andato a finire li’ a seguito di una inserzione pubblicitaria) e il titolare che ora descrivo era un tipo alto, con capelli rossi e con una barbetta ben curata, non toscano, magro, ben vestito. Non ricordo che avesse qualcosa di particolare alle mani; escludo che gli mancassero delle dita. Non ricordo che stesse un po’ ingobbito. Aggiungo che aveva delle lentiggini.
Non era uno di destra; non me ne sono mai accorto. Questo in negozio non ci stava tanto ed anzi era per lo piu’ in giro presso clienti e comunque per ragioni di lavoro. Il nome Nino non mi dice nulla riferito a questa persona; il cognome Cubello ancora meno. Io pero’ non ricordo come si chiamava quella persona.
Rammento che si dette da fare per prendere anche la rappresentanza di altre pubblicazioni come la Utet. Io ero l’ unico suo dipendente.

Adpmr: venendo alle sue dichiarazioni, in una delle quali ho parlato di uno dell’ entroterra marchigiano e nell’ altra di un sardo, come autista del camion spiego perche’ prima ho detto in un modo e poi nell’ altro. Il camerata di Pennabilli, che non ricordo come si chiama ma che poi rividi dopo la scarcerazione quando ero ancora con la Sanna a Riccione in occasione di un volantinaggio contro i “capelloni”, apparteneva ad Ordine Nuovo e gravitava sia su Arezzo e ambienti ordinovisti di Rimini. In quest’ ultima localita’ era in contatto con il Crocesi. Quando si organizzava il trasporto del camion di esplosivi, una sera dopo una cena alla nave, il Cauchi fece salire in auto questo camerata per chiedergli un po’ di indicazioni circa la strada da far fare al camion e fu proprio questo giovane che suggerì di fare la via Maggio che conosceva perche’ Pennabilli e’ sulla strada.
Il Cauchi propose a lui di fare l’ autista per quel viaggio e lui disse di si. Di fatto pero’ non fu lui a guidare il camion e ritengo perche’ non se l’ e’ sentita. Lo guido’ un sardo ed era stato il Bumbaca, questo e’ sicuro, a reclutare questa persona. So che il Bumbaca era poi in rapporti con un altro sardo che stava dalle sue parti a Montepulciano e che, soprattutto quando il Bumbaca era via, gli stava un po’ dietro alla casa al terreno. Io quindi, se prima ho detto in un modo e poi in un altro, ho fatto cosi’ perche’ quello di Pennabilli con il viaggio del camion in un certo modo ci rientra in quanto consiglio’ lui di fare la via Maggio e perche’ in un primo tempo non volevo dire anche che c’ era di mezzo un sardo.

Adpmr: il sardo con il quale ho parlato in carcere l’ ho incontrato o ad Arezzo o a Siena, i soli carceri in cui sono stato detenuto all’ epoca. Io gli facevo leggere il giornale e dopo tre o quattro giorni prese un po’ di fiducia in me e mi racconto’ le cose che io ho gia’ riferito. Ripeto che era stato collegato al sequestro rossini, e anche io ricordo fu il primo sequestro fatto dai sardi.

Adpmr: non so il tipo di moto che aveva il Benardelli: non ho mai avuto nemmeno il ciao. Rammento che era di colore sul rosso o sull’ arancione.

Adpmr: per quanto riguarda Pistoia io non so nulla di piu’ di quello che ho detto. Posso aggiungere, richiamandomi alle conversazioni che ebbi con il Cauchi in ordine al “ragazzino” e cioe’ all’ Affatigato, che mi stupiva per il fatto di essere cosi’ giovane, che il Cauchi manifestava molta considerazione per questo giovane tra l’ altro dicendo che si spostava nella toscana, coprendo con i suoi collegamenti, a quanto io capii, praticamente dalla Versilia fino alle porte di Firenze. E in questa ampia zona puo’ darsi ci sia rientrata anche Pistoia.

Adpmr: di camerati dipendenti delle poste non mi ricordo nessuno; idem per i ferrovieri.

Adpmr: mi si riassumono, ed in parte mi si rileggono, le dichiarazioni da me rese anche il 14.01.85, il 08.02.85 e il 13.02.85, a proposito di soldi, industriali, pugliese e Gelli. Ritornando su tutta la vicenda ed ammettendo che le prime dichiarazioni furono deliberatamente reticenti perche’ mi pesava arrivare a parlare di Gelli e quindi di P2, le cose stanno cosi’. Dapprima vi fu il viaggio a Roma dal Pugliese, di ritorno dal quale augusto mi disse che con i soldi non avremmo avuto problemi.
Pero’ venne fuori che questi soldi che Roma metteva a disposizione erano falsi. Per tale ragione non era facile spenderli, tanto che a distanza di tempo, quando si pose il problema di pagare la camionata di roba che veniva da rimini il Bumbaca avverti’ che si doveva pagare con denaro buono.
Il discorso dei soldi divenne attuale dopo il fatto dei tralicci che drammatizzo’ la necessita’ di approvvigionarsi di roba buona. Da qui le due visite che augusto fece al Gelli, la prima da solo e la seconda con me. A queste due visite c’ e’ da fare una premessa.
In epoca precedente, ed ancora nella campagna elettorale del 1972, vi erano stati dei contatti per il problema di finanziamento tra ambienti della massoneria ed il partito, contatti che non avevano dato esito perche’ il partito aveva conservato la sua tradizionale ostilita’ alla massoneria.
In questo ambito Augusto, che era stato anche responsabile provinciale del settore giovanile del msi di Arezzo, aveva avuto contatti con lo stesso Gelli e anche con altri operatori economici della zona del Trasimeno, che quindi erano rimaste persone che avrebbe potuto contattare. Anche il Gelli aveva proposto soldi al Msi nel 1972 ma anche la sua proposta era stata respinta per la ragione che ho detto. Dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo ad Augusto era tornata l’ idea di cercare appoggi finanziari presso queste stesse persone tanto che era andato all’ estero, credo in Francia, per avere il benestare su questa iniziativa, benestare che pero’ gli era stato rifiutato dicendogli anche, non so da parte di chi, che non era iniziativa che potesse essere coltivata in ambiente locale.
Tra l’ altro, quanto alle persone piu’ vicine ad Augusto, noi si sapeva che il Gubbini e in genere i perugini avevano come il fumo agli occhi gli ambienti massonici.
Da ultimo rammento che il prof. Rossi aveva raccontato, e augusto lo sapeva che il Gelli aveva a che fare con la massoneria in un modo particolare nel senso che il Gelli, dentro la massoneria, faceva in un certo senso parrocchia da solo. Chiusa questa premessa, che mi proviene da quanto confidatomi da Augusto, Augusto stesso decise lo stesso di andare dal Gelli per sovvenire ai problemi che avevamo.
Augusto contava sul fatto della disponibilita’ a suo tempo esternata dal Gelli ed anche sul fatto che questi, avendo avuto parte dirigente nella associazione industriali di Arezzo, avrebbe potuto esercitare influenza anche su quei quattro o cinque industriali del Trasimeno i quali pure a suo tempo si erano dichiarati disponibili finanziariamente. Io con augusto si parlo’ del tipo di discorso da fare al Gelli. Andava escluso che si chiedevano soldi per il partito in vista del referendum, sia per il precedente del 1972 sia perche’ mentre il partito aveva ufficializzato la scelta del “sì” era noto che la massoneria, anche se non ufficialmente, era per il “no”.

D’ altra parte non si poteva nemmeno essere espliciti con Gelli sull’ esistenza di strutture clandestine che avevano gia’ in atto un programma di lotta armata. Si decise quindi che bisognava puntare sul tema della difesa dell’ iniziativa privata in rapporto alla scelta dell’ anticomunismo in vista del dopo referendum, il cui esito appariva scontato a beneficio dei partiti di sinistra. Siccome il Gelli sapeva che augusto veniva da Ordine Nuovo e che Ordine Nuovo avrebbe cercato e cercava di arare nel campo del Msi per fare nuovi adepti, Augusto avrebbe dovuto dire al Gelli che i soldi sarebbero serviti per iniziative tutte volte allo scopo di dare maggior forza a queste forze di destra alternative al Msi (gli avrebbero parlato anche di una libreria da aprire ad Arezzo dove vendere libri di edizioni come AR) e, in particolare compiere un’ azione di addestramento e di preparazione, sul piano militare e cioe’ con armi ed esplosivi, a persone che avrebbero dovuto e potuto, nel dopo referendum, assumere iniziative.
Augusto avrebbe dovuto dire al Gelli che per addestrare questi giovani si trattava di fargli fare delle azioni non di grossa entita’ in vista di una loro preparazione. Augusto ando’ dal Gelli e al ritorno mi riferi’ che gli aveva puntualmente detto quello che avevamo concordato. Aggiunse che aveva parlato al Gelli da solo, che aveva fatto un bel po’ di anticamera e che c’ era andato vestito bene.

Disse che il Gelli era rimasto d’ accordo sulla proposta e che si era preso l’ incarico di mettersi in contatto con quei 4 o 5 industriali, che Augusto stesso gli aveva nominato, e forse con altri che lui conosceva. Ad augusto aveva detto che si sarebbero rivisti e riparlati dopo il referendum. Il Gelli, in cambio, aveva chiesto due cose: tre o quattro ragazzi capaci, che sapessero guidare l’ automobile e sapessero o potessero imparare a guidare l’ elicottero: penso che gli servissero come guardie del corpo. E poi aveva chiesto di essere tenuto al corrente di come venivano spesi i soldi e quali iniziative, riferendosi alle azioni di addestramento sarebbero state compiute.

Dopo una decina di giorni Augusto torno’ dal Gelli ed io lo accompagnai trattenendomi nel giardino antistante la villa dove rammento anche delle piante di limoni. Cauchi si sbrigo’ alla svelta e mi disse che il Gelli gli aveva confermato di aver fissato per di li’ a pochi giorni l’ appuntamento con gli altri industriali, un paio dei quali gli avevano gia’ dato la loro adesione appena contattati ed io e Augusto pensammo che questi due fossero della zona del Trasimeno che anche augusto conosceva e riteneva con minori remore di altri a darci i soldi. Dopo qualche altro giorno vi fu la consegna dei soldi nei termini gia’ da me riferiti. Io e augusto si ritenne che l’ appuntamento di cui il Gelli gli aveva parlato ci fosse in effetti stato e con esito positivo. Non so quanti erano esattamente questi soldi ne’ quanti ne furono spesi per il camion di Rimini.

A questo punto l’ avv. Valignani fa presente di dover presentare istanza nel piu’ breve tempo possibile perche’ il brogi sia messo agli arresti domiciliari con possibilità di proseguire l’ attivita’ lavorativa. Il GI fa presente al Brogi che ove gli vengano concessi i benefici verra’ comunque obbligato al silenzio piu’ rigoroso sui fatti di causa con estranei.

L.c.s.