Andrea Brogi dichiarazioni 16.01.1985

Intendo rispondere. Ho riflettuto a lungo e desidero fare delle dichiarazioni che dicano in maniera precisa i fatti che ho visto o a cui ho partecipato. Se prima questo non e’ accaduto, e’ dipeso dal fatto che sono passati dieci anni e la mia memoria non puo’ essere perfetta e soprattutto perche’ io con quel passato ho chiuso da non meno di sette o otto anni e mi e’ doloroso ripercorrerlo perche’ significa riviverlo.

Ripeto: io adesso, senza entrare in valutazioni, voglio dire i fatti per liberarmi da essi. Quando ho parlato dell’ episodio di Villa Collemandina il Pecoriello effettivamente non c’ era e non c’ entra nulla. Feci il nome di Pecoriello perche’ da Cauchi avevo saputo che Pecoriello aveva partecipato ad un’ altra riunione. Sul fatto in questione confermo che partimmo da Arezzo, io ed il Cauchi e nei pressi delle mura di Lucca raccogliemmo una terza persona: costui aveva sui 25 anni, faceva l’ universita’, aveva capelli molto lisci e molto lunghi, indossava una giacca antivento di tipo militare e forse aveva un soprannome o un nomignolo.
Io questa persona fuori della gita con il Cauchi l’ ho vista altre volte a Lucca. con Cauchi e con costui salimmo fino a Villa Collemandina dove effettivamente io rimasi in macchina e loro due in breve sparirono dalla mia vista. Tornammo a Lucca dove lasciammo il ragazzo, ma io e Cauchi non siamo affatto tornati ad Arezzo e siamo rimasti a Lucca ed abbiamo dormito dentro la macchina di Cauchi sui viali sopra le mura di Lucca.

La mattina dopo io e Cauchi abbiamo fatto la stessa strada , ma questa volta, prima di arrivare a Villa Collemandina abbiamo preso un’ altra deviazione e poi ci siamo fermati su una stradina sterrata e li’ a piedi abbiamo raggiunto un fabbricato grande, ma in abbandono. Il fabbricato era si’ un casolare di campagna, ma era destinato ad abitazione di persone. il fabbricato si trova vicino ad un laghetto: visionato il posto tornammo ad Arezzo e nel viaggio Cauchi si dimostro’ molto contrariato per le pessime condizioni della strada di accesso e della casa che a lui non sembravano buone per ospitare una riunione con Graziani Clemente. Cauchi aggiunse che era meglio se questa riunione la organizzavano quelli di Lucca. a questo viaggio a Collemandina ripeto che ho inserito il Pecoriello perche’ in un’ altra occasione, mentre gli altri parlavano di Pecoriello e ne parlavano male, Augusto non era d’ accordo e lo dava presente ad un’ altra riunione ancora.

Una seconda volta col Cauchi sono stato a Moriano o Ponte a Moriano, dove avemmo un’ ottima accoglienza in una casa molto modesta ad un piano solo da una persona che lavorava e non era tanto giovane. A Roma ricordo che andammo in una birreria di via Merulana e Cauchi si apparto’ con Peppino; io non rimasi impressionato dal Peppino perche’ lo vidi relativamente piccolo e con un impermeabilino e non mi sembro’ un “grande personaggio”. Invece mi accorsi che quella era la prima volta in cui Cauchi trovava uno che gli dava ordini.
Tornando da Roma Cauchi disse che il Peppino aveva promesso soldi perche’ il Peppino aveva contattato sette industriali tra cui alcuni erano simpatizzanti ed un paio non si sapeva perche’ davano soldi. Secondo Cauchi i soldi servivano a due scopi: il primo era per impiantare quella fattoria e poi per usi politici.

In un momento successivo Cauchi mi mostro’ in camera sua una valigetta piena di banconote di grosso taglio riunite in mazzette. Cauchi disse che i soldi venivano da pugliese ed affermo’: “ora si cambia vita”. Una seconda volta vidi Cauchi mettere la valigetta nella bauliera della macchina, ma non so dove andasse. Di viaggi di Cauchi io ne conosco uno ad Ancona, uno a Rimini e uno a Roma in ciascuno dei quali l’ ho accompagnato.
So che andava assai spesso a Milano, da cui tornava entusiasta, ma ci andava solo. nei miei ricordi il viaggio a Roma per incontrare Peppino precede la gita a Villa Collemandina avvenuta per realizzare altre disposizioni ricevute da Peppino.

Sono sicurissimo che nell’ incontro a Roma con Peppino e’ la prima volta che ho visto Augusto con le orecchie abbassate. Quando Franci accompagno’ Augusto a Siena, contro di me il Franci aveva un motivo molto grave. io ancora oggi sono capace di ritrovare il casolare che si trova sull’Alpe di Poti. Una sera tardissimo e pioveva come dio la mandava arrivo’ a Verniana il Franci che avverti’ Cauchi che qualcosa si era bagnato.
Cauchi invei’ e gliene disse di tutti i colori. Il giorno dopo io, Augusto e Franci andammo sull’Alpe di Poti dove raggiungemmo un casolare mezzo diroccato e mezzo coperto.
Il fabbricato era grande ma era un capanno, roba da pastori e comunque non era un abitazione. Augusto accese una pila anche perche’ con tutta quella pioggia si vedeva poco: io vidi che c’ erano per terra due casse di cartone, una era piena di pacchettini di carta verde con dentro roba scura; L’ altra non era piena perche’ c’ era roba distesa per terra come per asciugare. ad Augusto che madonnava perché quell’ imbecille del Franci era venuto proprio a casa, il Franci diceva: ma dove dovevo venire? Augusto disse che si trattava di roba che proveniva da massa dove se l’ erano procurata gia’ da tempo.
Augusto spiego’ che si trattava di roba cava che non aveva molta potenza e che andava compressa o comunque trattata in qualche maniera prima di usarla e se si bagnava non serviva piu’.

Per quanto riguarda i rapporti di Augusto con la Dina, io ricordo che Augusto, per mettersi in contatto con un cileno che studiava alla universita’ di Perugia, faceva una inserzione sul messaggero del tipo: offro un appartamento di Roma in cambio di una casa in campagna. Augusto insomma a Perugia doveva seguire gli studenti cileni che erano contrari a Pinochet e questo in effetti Augusto mi disse di averlo fatto: in cambio di cio’ il cileno gli dette i passaporti. per quanto riguarda l’episodio di Siena, esso e’ vero e lo confermo in tutto, ma io ho avuto anche altre minacce e di queste intendo parlare perche’ spiegano anche i fatti che sono accaduti.

Confermo che molto dopo Siena, una sera a Firenze Augusto in compagnia di un uomo travisato, mi batte’ con la pistola sulle gengive, ma sbaglio’ perche’ mi fece la lista precisa delle cose da dimenticare e cioe’: i soldi, l’ esplosivo, i viaggi in lucchesia, il viaggio a Roma. poi quando fui in carcere a Bologna, fui minacciato da Zani che non solo conosceva sicuramente Cauchi, ma addirittura mi contesto’ di essere stato a Verniana in casa di Cauchi e di certi viaggi che avevo fatto col Cauchi ed altri. io che non avevo mai conosciuto Zani, non ho potuto non chiedergli chi glielo avesse detto. poi mio padre ha una casetta sul Pratomagno, nel paese di san clemente in valle: la nostra e’ la prima casa del paese.
Anni fa io vi andavo piu’ spesso di oggi perche’ li’ conoscevo una ragazza di nome Gori Paola. una sera, ma non so quando, e forse nel1981, ma puo’ essere anche nel 1982, in San Clemente, fui avvicinato da due persone che mi fecero grosse minacce: mi dissero che Franci mi mandava i saluti, che era meglio se mi ricordavo solo i fatti miei che sapevano come mi muovevo e se parlavo mi ammazzavano.
I due avevano un accento romano e li vidi andar via con una macchina che mi sembro’ un maggiolino che loro avevano lasciato vicino al cimiterino che e’ all’ ingresso del paese. richiestomi dal GI io ricordo di essere stato interrogato come teste al dibattimento per l’ Italicus ma in tutta sincerita’ non ricordo affatto se le minacce di san clemente avvennero prima o dopo la mia deposizione all’Italicus.

E’ vero poi come dice il dottor Fasano che nel 1978 io mi presentai in questura perche’ avevo avuto una cartolina che ritenni indirizzatami dal Cauchi. io poi ho in mente una storia che devo dire perche’ ho preso l’ impegno di riferire i fatti di cui sono a conoscenza e la dico anche se non so dove vado a finire col rivelarla in relazione allo esplosivo dell’Alpe di Poti, Augusto disse che se la roba funzionava o meglio per sapere se funzionava, bisognava provarla contro qualcosa di facile come un traliccio.

Non so nulla di Villa Wanda e di Gelli: ricordo peraltro che Augusto sapeva di un industriale ricchissimo che andava e veniva dal Sud America e qui siamo entrati in discorsi di massoneria perche’ Augusto faceva questo industriale un massone. Non ho mai conosciuto Tuti, Malentacchi e Luddi; ho visto Gallastroni un due o tre volte;

So che Franci in quel periodo era messo male con la moglie e aveva una storia con altra donna. da Augusto non ho mai saputo nulla di Padova, mentre lui mi ha sempre parlato di Lucca, Perugia e Milano.

A Rimini sono stato interrogato sulla valigetta contenente le carte bruciacchiate e confermo cio’ che dissi allora. confermo anche che la parte di carte bruciacchiate che contiene miei appunti sul periodo vissuto con Cauchi, fu materialmente scritta da altro detenuto cui la dettavo.

Ripeto che i due fogli dattiloscritti riferentesi al nucleo antiterrorismo non erano di mia proprietà. Questi atti che ho esposto sinora io li ho riordinati da quando sono stato arrestato servendomi anche di una agendina che adesso consegno al GI. Sono fatti veri e contengono quella parte di risposte che non ho dato negli altri interrogatori.

Adr: quando andammo a Villa Collemandina, gia’ ad Arezzo mi disse che andavamo a cercare un posto dove di dovevano riunire personaggi di spicco e perche’ il posto di una precedente riunione non era piu’ sicuro: fra questi personaggi di spicco c’ era sicuramente Graziani clemente, che Cauchi chiamava Lello, mentre sono incerto se ci dovesse essere Massagrande.
Dovevano venire altri ordinovisti, ma quando io gli chiesi chi doveva andare della toscana, Augusto mi rispose: tu non entrare in merito.
Sicuramente era una seconda riunione e ce n’ era stata una precedente che Cauchi mi dette per sicuramente avvenuta perche’ mi disse che in questa altra riunione si doveva cambiare metodo e approfondire di piu’ le cose. ricordo che la mattina dopo il viaggio inutile a Villa Collemandina, da Lucca risalimmo verso Castelnuovo Garfagnana dopo la qual localita’ non ricordo piu’ che strada prendemmo, ma sicuramente rimanemmo sotto Villa Collemandina. il laghetto vicino la casa era a forma di rettangolo e mi dette la impressione di non essere un laghetto naturale. Cauchi dava molta importanza anche alla prima riunione che era gia’ avvenuta oltre che alla seconda riunione che lui stava organizzando.

Adr: prendo atto che il GI mi mostra la piantina topografica allegata al rapporto giudiziario della Digos Firenze del 12.11.84 che oggi si trova a pagina 259 del procedimento nr 302/84 volume I fascicolo 1-4:

Si’ questa e’ la piantina dei luoghi ma sulla stessa non mi so orientare per rintracciare il laghetto.

Prendo altresi’ atto che il GI, prendendolo nel fascicolo 1-3b del volume i del procedimento 302/84 mi mostra una fascicolo fotografico contenente le foto di 25 persone, senza che delle stesse appaiano i nomi. senza il minimo dubbio riconosco nella foto nr 1 la persona che con me e Cauchi venne a Villa Collemandina. questa persona la avevo gia’ riconosciuta un’ altra volta, quando mi fu mostrato l’ album fotografico. esaminate le altre foto dichiaro che ho dubbi sull’avere gia’ visto le persone di cui alle foto nr 2, 6, 13 e 20;

Sicuramente ho gia’ visto le persone di cui alle foto 3, 4 e 5, non ricordo affatto di avere visto le persone di cui alle altre fotografie.

-si da atto che a questo punto richiestone dal GI il dr Fasano produce la scheda, in copia, dalla quale e’ tratta la foto nr 1 scheda che risulta compilata il 05.08.75 e che adesso in copia viene allegata al presente verbale.

Adr: ripeto che la gita a Roma da Peppino molto probabilmente ha preceduto quella di Villa Collemandina.

Adr: non mi sento di dire con sicurezza se l’Alpe di Poti o meglio la gita di alpe di poti avvenne prima dello attentato di Moiano che e’ accaduto il 23.04.74 e su cui il gi non mi interroga perche’ trattasi di processo ancora in corso.

Adr: e’ vero che dopo i fatti di Moiano fummo sentiti tutti dai cc e dopo cominciarono gli attriti tra me e Cauchi che esplosero per la storia dell’ anello e poi culminarono nella storia di Siena.

Adr: man mano che i fatti accadevano io ho capito di cosa si trattava ho capito che il discorso si faceva piu’ peso e mi coinvolgeva e mi sentivo piu’ compromesso ma non mi sono tirato indietro.

Adr: Augusto ando’ alla seconda riunione e cioe’ a quella organizzata lui e ci ando’ solo e quando torno’ disse che bisognava addestrare la gente per usare l’ esplosivo che era semplice prelevare dalle cave. Augusto mi disse che vi era tanta gente inesperta e che bisognava partire da piccoli obiettivi sia per imparare a usar l’esplosivo sia per vedere gli effetti che se ne ricavavano. Augusto parlava di botti o di qualcosa non molto maggiore di una bomba carta.

Adr: quando vidi Franci coinvolto nella storia dello esplosivo dell’alpe di poti, per me fu una cosa improvvisa caduta a ciel sereno perche’ nello ambiente il Franci non si aveva una grande opinione. Gli altri con lo esplosivo non li ho mai visti: se ne parlava Augusto parlava di attentati dimostrativi ma non ha mai parlato di attentati a treni o roba del genere. io ho sempre sospettato che Cauchi facesse parte di due gruppi e non li mettesse in comunicazione fra loro.

– si da atto che il dr Chelazzi si e’ allontanato all’ inizio della verbalizzazione
– a questo punto l’ interrogatorio viene rinviato a data da destinarsi
Lcs

Alla rilettura Brogi precisa che non e’ sicuro in forma tassativa di ritrovare il casolare dell’Alpe di Poti. Inoltre Brogi precisa che non e’ l’ambiente di Franci, ma e’ nello ambiente che il Franci non era gran che considerato.
Lcs

Mauro Ansaldi – dichiarazioni 28.10.1982

Circa la strage di Bologna nulla so di preciso. Posso pero’ dire che qualche giorno prima del fatto lo Zani a la Cogolli incontrarono a Bologna o in una citta’ vicina una persona che se ben ricordo era il Fachini Massimiliano, il quale disse loro di andarsene via da Bologna o dai dintorni perche’ sarebbe successo qualcosa. Il Fachini e’ legato a Freda essendo tra l’ altro stato il direttore delle edizioni AR di Freda. Lo Zani e la Cogolli ebbero in tal modo una ulteriore conferma dei loro sospetti che la strage di Bologna fosse stata compiuta da provocatori di Avanguardia Nazionale legati ai servizi segreti italiani. Tutto ciò me lo disse la Cogolli. Lo Zani in un altra occasione mi disse che conosceva una persona, di cui non mi ha fatto il nome, che sapeva tutto sulla strage di Bologna.

In generale, l’ Adinolfi mi disse che sicuramente la strage era opera del gruppo di Delle Chiaie, che tendeva a criminalizzare terza posizione nel momento in cui il movimento stava velocemente ampliandosi. Ricordo che l’ Adinolfi mi disse che proprio in quei giorni a Roma vi era della gente di avanguardia nazionale, mai coinvolta in inchieste nemmeno in quella sulla strage che girava nei quartieri per reclutare delle frange del movimento e riportarle sulle posizioni di Avanguardia Nazionale. E’ mia impressione quindi in base ai discorsi di Adinolfi, che Ciolini dica la verità anche se fa polverone.

So ancora che signorelli era in rapporti con il Semerari, il quale si dice fosse della P2. Adinolfi mi disse infatti che era certo che Semerari, Signorelli e Gelli si erano incontrati in un ristorante di Roma. Ovviamente non so che cosa si siano detti.

Walter Sordi – dichiarazioni 06.03.1993

Adr: confermo le dichiarazioni rese al dr Lupacchini in data 19.05.89 e 01.06.91.

Adr: ho conosciuto personalmente sia Abbruciati che Giuseppucci. Li incontravo presso un ristorante denominato “La Dolce Vita” e in un bar poco distante dal ristorante suddetto e prossimo anche alla abitazione dei gemelli Pucci che ne erano saltuari frequentatori.

Adr: i miei rapporti con l’ Abbruciati e il Giuseppucci ebbero inizio verso la fine del 1979, inizio del 1980. I rapporti di costoro col Carminati erano, invece, molto piu’ remoti.

Adr: il gruppo del Carminati aveva in se una componente maggiormente orientata verso le attivita’ politiche, costituita dall’ Alibrandi e dai gemelli Pucci ed una parte deputata ad attivita’ prettamente criminali e di raccordo con ambienti criminali. I due fratelli Bracci facevano parte di quest’ ultimo settore del gruppo Carminati. Ricordo poi che c’ era una figura minore, tale Lattarulo Maurizio, detto “Provolino” che e’ sempre rimasta nell’ ombra. Il Lattarulo dipendeva da Bracci Stefano ed era in buoni rapporti col Giuseppucci, col quale aveva condiviso un periodo di detenzione. C’ era infine il Tiraboschi che oscillava fra le due componenti del gruppo.

Adr: Carminati era in strettissimi rapporti con Fioravanti Valerio ed anche con Fioravanti Cristiano. Valerio e Carminati hanno commesso assieme alcuni reati che ho indicato a suo tempo nei miei verbali fra i quali la rapina alla Chase Manhattan Bank. V’ erano poi degli scambi logistici fra il gruppo Fioravanti e la banda della Magliana. Ricordo che io stesso fui ospite in un appartamento del quartiere Portuense nella disponibilita’ della Magliana. Anche Belsito durante la latitanza trovo’ rifugio in un appartamento nella disponibilita’ di Colafigli e di un’ altra persona che ho a suo tempo indicato e che ora non ricordo.

Adr: confermo che le notizie in ordine all’ omicidio Pecorelli le ho apprese nelle circostanze specificate nei verbali resi sul punto da Belsito, Zani, Nistri, Procopio, nonché, da ultimo, da Vale Giorgio. Le stesse persone mi riferirono circa i rapporti Fioravanti Gelli e circa le questioni dei banchieri francesi.

Adr: il rinvenimento delle armi di via nemea risale all’ agosto del 1982. Confermo anche in merito a questo rinvenimento le mie dichiarazioni rese a suo tempo.

Adr: dei componenti della banda della Magliana ho conosciuto meglio Giuseppucci e l’ Abbruciati e piu’ superficialmente altri tra i quali l’ Abbatino, il Toscano e i fratelli Selis. Non ho mai approfondito i rapporti con costoro. Si tratta di persone che ho incontrato alcune volte nei locali sopra indicati. Sembra che il Carminati fosse geloso dei suoi rapporti con il giro della Magliana e non favoriva certo il mio incontro con questa gente.

Adr: come ho gia’ altre volte dichiarato quando Cavallini entro’ nel nostro gruppo non ci fu piu’ bisogno di darsi da fare per reperire armi di tipo ordinario in quanto Cavallini ci procuro’ numerosissime armi che ci diceva provenire dal Veneto. Cavallini ci diceva che a dargliele era un camerata, molto criticato, che stava in carcere e faceva capire chiaramente di riferirsi al Fachini. Le armi che portava il Cavallini erano per lo piu’ di origine bellica, cioe’ Mab, bombe tipo SRCM ed altro. Per noi rimaneva senz’ altro l’ esigenza di reperire armi di tipo particolare, di tipo superiore quali gli M12 che ci procurammo autonomamente con una serie di omicidi e rapine.

Adr: parte delle armi di Cavallini finirono in via Nemea, ma la maggior quantita’ di esse fu affidata a Nistri che non so dove le tenesse tant’ e’ che non sono tuttora trovate. Non sono stato in grado di fornire notizie in merito all’ arsenale di Nistri, ne in merito a quello di Macchi.

Letto confermato e sottoscritto.

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – settima parte

L’avv. Baldi: ha mai sentito parlare di un sistema di schedatura fatto da AN?

Izzo: sì.

Il Presidente: fatto non in Spagna, in Italia.

Izzo: in Italia, si’.

L’avv. Baldi: e forse anche in Spagna, ma forse Izzo non lo sa.

Izzo: pare che la forza effettiva di Avanguardia fosse che, ogni volta che una persona si avvicinava al suo ambiente, le veniva chiesta una serie di informazioni, anche su altri camerati, ecc… e ne usciva uno schedario enorme.

Il Presidente: questo chi glielo ha detto?

Izzo: ci sono una serie di episodi….

Il Presidente: questo chi glielo ha detto?

Izzo: un episodio l’ho saputo da Checco Rovella e Leone Di Bella due imputati di Concutelli, i quali avrebbero detto che nel periodo di unione con AN ebbero per le mani una parte di questo schedario riguardante alcuni ordinovisti e rimasero sconvolti. Ad esempio c’erano domande del tipo: che reati ha commesso, che reati potrebbe commettere eventualmente, ecc., insomma una serie di domande di questo tipo che lui diceva: “che questa e’ la questura centrale?…”. Insomma discorsi di questo tipo. Questi viene da Checco Rovella e leone di bella. Sono sicuro che questo me lo abbia confermato anche calore, quando nel ’75 gli chiesero di schedare il gruppo di Tivoli al tempo dell’unificazione ed egli si rifiuto’ di farlo e questo appunto nella famosa riunione alla villa… E’ indicativo anche la villa in cui avvenne la riunione, ad Albano, che apparteneva a persona iscritta al Partito Comunista. E’ una cosa indicativa di come avanguardia conduceva le cose, con le infiltrazioni ecc….

Il Presidente: questi sono giudizi che lei non deve dare.

Izzo spontaneamente: credo che la villa sia stata rintracciata… Questo me lo ha raccontato Sergio.

Il p.m.: Io sono rimasto che non era stata rintracciata.

Izzo: no, credo l’abbia rintracciata Calore con un sopralluogo… Me lo ha raccontato Sergio…

L’avv. Bordoni: la villa a chi apparteneva?

Izzo: di un avanguardista chiaramente che pero’ risultava iscritto al Partito Comunista; si e’ difeso dicendo: “io sono iscritto al Partito Comunista, come pensate questo?”. Poi si e’ giustificato, mi sembra, dicendo che c’erano dei lavori nella villa in quel periodo e quindi potevano pure anche essere entrati a fare una riunione.

L’avv. Baldi: le ha riferito niente Iannilli circa le eventuali confidenze ricevute da Palladino nel carcere di Novara prima di essere ucciso?

Izzo: si’. Le ho riferite a verbale. Mi disse che questo Palladino era “incavolato nero” sempre per le storie di Ciolini, ecc… Non ricordo con precisione, pero’ fece capire che erano implicate nella strage alcune persone di AN che Delle Chiaie era stato “leggero” a parlare con Ciolini, che si trovavano carcerati. Queste cose qua. Me lo ha detto Iannilli a cui l’aveva detto Palladino.

L’avv. Baldi: ha mai avuto contatti o sentito parlare di Gabriele De Francisci?

Izzo: certo. Lo conosco da ragazzo, perche’ ho abitato per un certo periodo all’Eur e lui abitava… Abitavo al Trieste, ma ho abitato anche all’Eur, a viale Europa, attualmente la mia famiglia abita li’. Gabriele De Francisci abitava a 50 metri da questa casa; in piu’ era fascista; in piu’ ci sono delle ragazze come Susanna Vella, Antonella Passantino, Michelle… un’americana… che abitano tutte li’, in quella via, a viale Europa e che sono state sia con me che con Gabriele De Francisci proprio in quel periodo, percio’, insomma…

Si da’ atto che Izzo viene interrotto.

Il Presidente: omettiamo queste considerazioni.

L’avv. Baldi: ebbe modo di parlare con qualcuno del ritrovamento della valigia di esplosivo sul treno Taranto- Milano?

Izzo: si’, con Valerio Fioravanti ovviamente. La cosa che mi lascio’ molto perplesso fu che Valerio non voleva, cioe’ cercava di mettere a tacere questa storia e diceva: “sono fesserie, chi se ne frega”, ecc… io rimasi piuttosto stravolto perche’ dissi: “come? Questo e’ un tentativo di incastrarti..?”. Perche’ io ero a trani in quel periodo, sapevo che erano a Padova per preparare l’evasione, ecc… perciò gli dissi che qualcuno lo aveva tradito da vicino, ha dato ai servizi segreti questa storia. Lui invece: “va bene, ma che cosa ci importa, tanto a chiunque glielo chiediamo, ci dice di no”. Insomma cercava di minimizzarla. Qui dovrei dire una cosa che probabilmente in quest’aula so solo io. Con Valerio avevo un rapporto di estrema confidenza, al punto che ad esempio so una cosa che probabilmente non sa nessuno: che Valerio ha fatto dei verbali di confidenze ai cc… nella caserma, questo per dire quanta confidenza c’era tra noi, che sono rintracciabili. Nell’estate ’83 si reco’ con Francesca Mambro nella caserma dei cc. di Padova su ordine del giudice che aveva l’inchiesta di Padova, in cambio di questo colloquio con Francesca Mambro che non riusciva a vedere, ecc., fece dei verbali di confidenze… insomma questa e’ una cosa che non poteva raccontare a nessuno perche’ lo avrebbero ammazzato. Io invece questa storia la so.

Il p.m.: Risultano da qualche parte questi verbali?

Izzo: ci saranno da qualche parte, penso che i cc di Padova li avranno.

L’avv. Baldi si riporta alla proposta di espatrio da parte di Cavallini a Cristiano Fioravanti.

Izzo: riguarda sempre la storia dopo che era cascato Valerio, quando si sono trovati allo sbando per aver perso i covi in veneto. A Milano si incontrarono con Magnetta e Ballan; tra l’altro c’era anche Gabriele De Francisci a questo incontro e Cristiano…tanto Cristiano e’ pentito, quindi penso che la racconterà questa storia.

Izzo prosegue: si incontro’ con Magnetta e Ballan che gli fecero la proposta nei termini di cui abbiamo gia’ parlato.

A d.p.c.r.: Certo che ho sentito parlare di Ferracuti, e’ stato anche mio perito, percio’ lo conosco piuttosto bene.

A d.p.c.r.: Per quanto riguarda i rapporti di Ferracuti con la famiglia Nistri dico che Nistri, appena entrato nel carcere di Ascoli, decise di fare il matto e di tentare di prendere la perizia psichiatrica. Siccome avevo gia’ fatto questo tentativo, gli diedi dei consigli e di questo c’è prova in un verbale da lui reso ai giudici di Pisa, in cui dette come alibi che stava a fare una seduta spiritica col diavolo… Questo verbale di Nistri e’ rintracciabile. Fui io a consigliargli cosa dire al giudice.

L’avv. Bezicheri: e’ vero, ho letto i verbali, c’e’ uno che evidentemente doveva essere impazzito improvvisamente….

Il p.m.: Presidente per cortesia… avvocato…

L’avv. Bezicheri: e’ vero.

Izzo spontaneamente: era un tentativo di prendere la perizia psichiatrica, cosa che voi avvocati ci consigliate abitualmente. Percio’ non vedo cosa ci sia di strano. Nistri mi racconto’ che era in buonissimi rapporti con Ferracuti. Mi racconto’ anche una storia strana, cioe’ che Ferracuti, che diceva di essere in rapporti con i servizi segreti, gli disse: “Nistri, guarda se mi consegni Cavallini, i servizi sono in grado di farti avere il passaporto, ti manderanno via…”. Nistri rimase sul vago poiche’ voleva essere aiutato ma, al tempo stesso, non era intenzionato a fare questo. Dopo poco tempo Ferracuti gli si ripresento’ dicendogli che Cavallini non interessava piu’ ai servizi e che poteva dimenticare la proposta fattagli in precedenza. Questa e’ la storia.

A d.p.r.: L’ho saputo da Nistri. Non ero presente, perche’ credo sia avvenuto mediante la famiglia. Credo che la madre di Nistri sia in buoni rapporti con Ferracuti.

L’avv. Baldi: qualcuno le disse mai che Cavallini apparteneva ai Servizi Segreti?

Izzo: si’, Frigato, il quale era convinto che al momento della retata Sordi, nell’appartamento in cui stava lui, i cc sapevano che doveva arrivare Cavallini. Secondo Frigato, furono i servizi ad affrettare la retata, a dargli un avvertimento e scappare in maniera che sono dovuti intervenire i cc ad arrestarlo, proprio per far sfuggire Cavallini alla trappola, altrimenti sarebbero arrivati a quell’appartamento e lo avrebbero catturato. Anche Zani diceva la stessa cosa e nacque una discussione. Rispetto a questo, pero’, sono anche in parte cose polemiche, quindi non so che attendibilità possano avere… Sono nate da una polemica tra Zani e Frigato da una parte e Cavallini dall’altra.

Il p.m.: In riferimento alla ricerca di documenti per un nazista.

Izzo: si’, Nistri mi ha raccontato anche questo. Mi disse che fece fare un documento ad un falsario di Roma per un vecchio di circa ottant’anni. Il falsario gli chiese per chi era il documento e lui disse che era per un criminale nazista, un amico che necessitava di questo documento, di questo passaporto.

L’avv. Baldi: ha mai saputo niente dei rapporti tra Magnetta e la malavita?

Izzo: si’. Magnetta era legatissimo alla malavita napoletana di Raffaele Cutolo, cioe’ all’NCO. Ad esempio nel carcere di Pisa, dove io mi recai quando incontrai De Francisci e Loris Facchinetti, si parlava di Magnetta come del capo zona dei cutoliani dentro quel carcere.

Siccome nel carcere c’erano molti napoletani, rimasi sbalordito che proprio un romano fosse capo zona, ma mi assicurarono che era cosi’.

Rapporti di Magnetta con la malavita romana sicuramente,

Anche con lo stesso Danilo Abbruciati.

A d.p.c.r.: Si’, ho conosciuto Loris Facchinetti. Siamo stati insieme… Io mi ero recato per un processo per una rissa a Pisa; sono stato al carcere di Pisa assieme a Loris Facchinetti e Gabriele De Francisci. Sono stato con lui circa 15 giorni ed avemmo anche degli scontri, nel senso che era un fascista vecchio tipo che rivendicava i suoi rapporti con i golpisti, con i Servizi Segreti… Devo premettere che avevo avuto rapporti anche con il gruppo di Facchinetti “Europa e Civilta’”, in una sede nei pressi di S. Giovanni, ora non ricordo la via, presso la quale mi recai alcune volte. Era un ambiente misto di cattolici integralisti, gente proveniente da Avanguardia, gente proveniente da Ordine Nuovo che propugnava piu’ che altro ideologie golpiste e cose del genere. Facchinetti mi rivendico’ che secondo lui questo discorso era ancora valido, al punto che mi disse che l’unica attivita’ politica valida era cercare di finanziare la resistenza afgana.

L’avv. Baldi: in maniera piu’ concreta le parlo’ di rapporti con la Banda della Magliana? Facchinetti aveva rapporti con la banda della Magliana?

Izzo: si’, mi disse di avere rapporti stretti con Giuliani, e dato che Giuliani era inserito all’interno della Banda della Magliana, di conseguenza presumo che anche Facchinetti ne avesse.

L’avv. Baldi: e con la massoneria sud americana?

Izzo: con la massoneria sud americana perche’ cercava di avere finanziamenti… a parte che era editore di una casa editrice, Atenor, che pubblica unicamente testi massonici.

Il Presidente: e circa i rapporti di Facchinetti con la massoneria americana da chi l’ha saputo?

Izzo: sud americana… Lui parlava di rimediare soldi presso i massoni sud americani per finanziare la resistenza afgana che lui sognava di riuscire a fare questa interconnessione.

Il Presidente: parlava di avere dei soldi da massoni americani, e da questo lei dedusse che… o le illustro’ questi rapporti?

Izzo: la mise su questo piano, che era già avanti con questo suo programma e il suo arresto, causato dalla Lauricella moglie di Giuliani, aveva fatto saltare…lui diceva: “questo terrorismo, questa lotta armata e’ una scemenza, perche’ se spariamo ad una poliziotto, spariamo ad un giudice, non risolviamo niente. Ci sono invece giochi molto piu’ grossi, molto piu’ importanti da fare per cui anche le armi possono funzionare.

Invece voi ragazzi avete la mentalita’ che le armi sono la cosa principale…”

Il Presidente: i rapporti di Facchinetti con la massoneria americana glieli ha illustrati lui oppure lei li ha dedotti dal fatto che lui disse di essere in grado di farsi dare…

Izzo: disse che era una fase avanzata per ottenere del denaro. Mi spiego’ anche che mediante questa casa editrice aveva accesso a tutti gli ambienti massonici e quindi aveva possibilità di contatto con le persone. Con lui lavorava anche un certo Valtenio Tacchi di “Europa e Civilta’”. Sarebbe quel ragazzo… lo ricordo bene perche’ mi sono incatenato anch’io a suo tempo, che lui si era incatenato a mosca, l’hanno arrestato e noi facemmo un pagliacciata vicino all’ambasciata russa, incatenati, una cosa del genere. Era il socio di Loris Facchinetti nella casa editrice Atenor, probabilmente intestata a questo Valtenio Tacchi.

A d.p.c.r.: Facchinetti non mi parlo’ mai di Elio Sciubba.

L’avv. Baldi: ebbe modo di parlare con Sinatti del Citti?

Izzo: mi sembra di no.

L’avv. Baldi: in realta’ ne ha parlato in un interrogatorio, comunque se non se lo ricorda, non insisto su questo.

Izzo: non me lo ricordo.

L’avv. Baldi si riporta al periodo di detenzione di Izzo assieme a Signorelli nel ’79: ebbe modo in quella occasione di sentir parlare di un progetto di omicidio nei confronti del giudice Amato?

Izzo: no. Ce l’aveva a morte con Amato, diceva che era un persecutore, che era un boia… Pero’ progetti di questo tipo, no.

L’avv. Baldi: si e’ mai commentato nell’ambiente un po’ piu’ in dettaglio, quello che era il volantino di Terza Posizione sull’omicidio di Mangiameli, cioe’ sulla responsabilità di Spiazzi in ordine a questo omicidio.

Izzo: questa e’ la tesi ufficiale di Terza Posizione, io non mi sono mai interessato molto, anche perche’ la tesi di Terza Posizione sull’omicidio Mangiameli, per mia scienza diretta, sapevo che non era credibile. A meno di pensare che fosse la strage di Bologna…

L’avv. Baldi interrompe: non voglio che mi ripeta ciò che ha gia’ detto, se ha da dire ulteriori cose …

Izzo: no, commenti normali, cioe’ che Terza Posizione diceva queste cose, che anche Ciccio aveva scoperto qualcosa di Valerio e perciò era l’85 vittima della strage, che Ciccio aveva scoperto le implicazioni di Valerio nella strage, ecc…

Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – seconda parte

Il Presidente chiede al teste di spiegare ancora questo fatto.

Il teste: mi fu detto che per il fatto che questo aveva chiesto i passaporti loro erano convinti che andasse a trovare Delle Chiaie. Non mi spiegarono perche’ erano arrivati a questo tipo di convinzione e a seguito di questo, probabilmente perche’ c’era stata la strage in quel periodo, decisero di eliminare Fachini: “e’ meglio eliminarlo questo Fachini, che e’ proprio uno sporcaccione, ecc.” Questa e’ la storia che mi hanno raccontata.

Il giudice a latere: chi gliel’ha raccontata?

Il teste: sicuramente valerio fioravanti e probabilmente anche Ciavardini, perche’ poi l’esecutore materiale probabilmente avrebbe dovuto essere Ciavardini.

Il Presidente: lei ha riferito che Cavallini si reco’ in casa di Fachini…

Il teste interrompe: non in casa, andarono a fare un sopralluogo perche’ dissero … In una casa che non era la sua, era la casa dove mori’ quel famoso portiere, forse era la casa della madre, pero’ non vorrei dire una cosa … in uno scantinato dove Fachini teneva esplosivo, armi e cose di questo genere.

L’avv. Bezicheri interviene: sempre a detta di Cavallini.

Il teste: sempre a detta di Cavallini logicamente, certo.

Il teste continua: Ciavardini mi sembra, mi disse l’episodio …

A d.p.r.: Mi sembra Ciavardini, oppure fioravanti, non posso essere certo chi dei due… La storia complessiva e’ questa, ma a distanza di tempo ho difficolta’ a ricordare cosa mi abbia detto l’uno o l’altro, ma la storia e’ sicuramente quella. Addirittura una vicina di casa, probabilmente l’avra’ notato perche’ hanno buttato dei gettoni per terra per restare davanti al portone, in maniera che questa quando apriva il portone potevano entrare anche loro. Questa e’ la storia che mi hanno raccontato, proprio per fare questo sopralluogo, per assassinare il Fachini.

A d.p.r.: Invece Fachini era gia’ partito con una roulotte per andare in vacanza, credo in Puglia.

Il Presidente: ricorda se si poteva trattare di S.Maria di Leuca?

Il teste: potrebbe essere, ma non lo ricordo.

Il Presidente fa presente al teste che e’ quello che aveva dichiarato al p.m.Vigna.

Il teste: allora la cosa era fresca…. Sicuramente sara’ cosi’.

Il Presidente: poi la cosa svani’? Non se ne parlo’ piu’ di questo.

Il teste: si’, infatti e’ una cosa che ho sempre trovato un po’ strana.

Il Presidente: lei ha avuto occasione di parlare con Zani, ha saputo…

Il teste interrompe: no, con Zani non ho avuto occasione di parlare.

Il Presidente continua: chi le ha riferito che Zani ce l’aveva con Signorelli?

Il teste: e’ una notizia di dominio pubblico nell’ambiente di destra, tuttavia io l’ho saputa in maniera diretta, perche’ noi eravamo in contatto anche con Zani e anche durante la latitanza Zani ci scriveva, eravamo in contatto io e Bonazzi nel carcere di Ascoli con Zani e Zani considerava Signorelli come l’elemento piu’ sporco, diceva esattamente l’uomo della P2 all’interno dell’ambiente e di conseguenza diceva che andava eliminato a tutti i costi.

Il teste continua: io ero abbastanza favorevole a una azione di questo tipo, tuttavia conoscevo altri retroscena … Voglio dire… Sono a conoscenza di numerosi fatti per cui non sono portato a credere, non so, che per esempio quelli di terza posizione possano ergersi a giudici di Signorelli, cioe’ io accompagnavo Gabriele Adinolfi, quando ancora ero fuori, a prendere ordini da Saverio Ghiacci di AN, Cosa che ho detto. Sapevo degli incontri di Adinolfi, Fiore e Spedicato a Catanzaro, con Freda durante il processo; di questi incontri ci dovrebbe essere prova, perche’ dovrebbero essere stati fermati dalla polizia in qualche occasione, quando andavano a trovare Freda a Catanzaro. Percio’ ero abbastanza freddo, diciamo, rispetto…

Il Presidente: lei ha detto che Cavallini le ha raccontato di colloqui avuti con pagliai quando era in bolivia, per questioni riguardanti la strage di Bologna. Lei su questo e’stato messo a confronto con Cavallini.

Il teste spontaneamente: io ho avuto occasione di conoscere Cavallini in un momento particolare, cioe’ nel momento in cui Cavallini, dall’isolamento, veniva posto in compagnia, in mezzo agli altri fascisti diciamo e capito’ proprio nella cella dove eravamo detenuti io, Nistri e iannilli. In conseguenza in pochi giorni fu fatta una enorme serie di discorsi e in quella stessa occasione, come ho riferito in tempo precedente anche il fatto avvenisse, ma voi probabilmente non avete i verbali, ci si mise d’accordo Cavallini, Nistri ecc. Anche di operare alcuni depistaggi, per esempio ad accusare walter sordi, con l’aiuto di giampiero vito, di questi qui, dell’omicidio di due poliziotti che invece lui attribuiva a Nistri. Io vorrei fare notare che feci questi verbali prima che questa operazione fosse effettivamente portata a termine, cioe’ in periodo processuale questa cosa e’ stata effettivamente fatta, non sapendo che io l’avessi rivelata. Questo per dire che in quel momento i discorsi che venivano fatti non erano fatti solo per parlare, dei semplici sentiti dire, erano discorsi incui si chiedevano spiegazioni; io vorrei riuscire a spiegarel’atmosfera di quei momenti…

L’avv. Lisi interviene perche’ si dica al teste di parlare piu’ lentamente in quanto non si riesce aseguirlo.

Il teste si scusa e continua: quindi questo incontro era di una serie di chiarimenti, si parlo’ di soldi che erano spariti… Di questo tipo di argomenti e si parlo’ anche della strage di Bologna in quanto aveva creato una situazione di forte repressione e appunto Cavallini mi disse che era andato in bolivia, pero’ a trovare pagliai e non Delle Chiaie, perche’ gli fu contestato questo fatto. Bisogna tenere presente pero’ che io conoscevo anche altri fatti, cioe’ del fatto che Cavallini era stato in contatto con ballan in tempi precedenti, che … dopo che valerio fioravanti cadde in galera, AN Aveva appoggiato la famiglia di Cavallini e lui era ricorso ad elementi di AN, In particolare mi sembra a magnetta e ballan per essere favorito nella latitanza.

Il Presidente interrompe il teste dicendogli che poi si parlera’ di questo e chiede: riferisca cio’ che le disse Cavallini sui suoi colloqui con Pagliai.

Il teste: mi disse che Delle Chiaie aveva organizzato la strage di Bologna, praticamente che questo glielo aveva detto Pagliai.

Il Presidente fa presente che in sede di confronto Cavallini disse che questa era un’ipotesi fatta da pagliai.

Il teste: purtroppo il confronto deve tener conto esattamente delle cose che sono scritte, pero’ era chiaro per chiunque fosse presente al confronto, il fatto che Cavallini cercasse di farmi dire… Praticamente di aggiustargli la cosa, cioe’ “io non posso fare la figura dell’infame, percio’ di’ che era una ipotesi”. Diciamo che c’e’ stato un tentativo… Il modo di dire questa cosa, era per cercare di forzare me a cambiare versione, questo lui cercava di fare nel confronto.

Il Presidente: quindi leiconferma che furono queste le dichiarazioni di Cavallini.

Il teste: assolutamente, non ha mai parlato di un parere di Pagliai.

Il Presidente: ricorda che Cavallini abbia detto, riferendo un discorso di pagliai, che ciolini aveva detto un sacco di bugie, ma comunque qualcosa di vero lo aveva detto in riferimento ai rapporti con Delle Chiaie e che ciolini aveva saputo cose che non doveva sapere. Vuole chiarire?

Il teste: si’. Praticamente il discorso era proprio su chi era Delle Chiaie, come vive, cosa fa? Cavallini in un certo senso tendeva a sminuire Delle Chiaie e diceva che doveva anche stare attento perche’ uno come Pagliai era pure capace di sparargli in testa e diceva anche che parecchie persone in Bolivia erano arrabbiate con Delle Chiaie, perche’ aveva parlato troppo con Ciolini, questo era il senso del discorso che ho riferito.

Il Presidente: a proposito delle motivazione della strage di Bologna, lei ha saputo da Cavallini sempre per un riferimento di Pagliai.

Il teste: questa e’ una cosa per cui mi sono posto il problema. Mi risulta difficile dividere quello che effettivamente lui… Sulle motivazioni; mentre sono certissimo del fatto che pagliai abbia detto che Delle Chiaie aveva organizzato la strage di Bologna, ho difficolta’, rispetto alle motivazioni che mi ha riferito Cavallini, a distinguere quelli che erano i suoi pensieri, da quelli che gli aveva riferito Pagliai… discorsi che facevamo tutti insieme, per onesta’ su questa cosa…

Il Presidente interrompe: comunque fatta questa premessa…

Il teste interrompe: fatta questa premessa era indubbiamente per una cosa di controllo rispetto all’ambiente… In particolare romano, diciamo, pensava che la strage potesse avere una funzione di questo tipo, cioe’ di innescare la repressione, creare uno spirito dighetto…

Il Presidente interviene: uno spirito di solidarieta’ fra i vari componenti.

Il teste: si’, esatto.

Il Presidente: lei ha conosciuto Sinatti il quale le ha fatto delle dichiarazioni. Le risulta che facesse parte di AN?

Il teste: cosi’ mi disse lui, anche se non ci faceva parte diciamo, ci si era avvicinato nel periodo carcerario in particolare.

Il Presidente: le ha parlato di un viaggio che Alibrandi aveva fatto a parigi per incontrarsi con Delle Chiaie?

A d.p.r.: Sinatti mi disse che, mi sembra Di Mitri o altre persone, avevano portato Alibrandi e altri a Parigi per incontrare Delle Chiaie e che lui li aveva ricevuti in modo abbastanza scenografico – devo aggiungere che questa storia mi e’ stata confermata anche da Nistri -, ho varie fonti e piu’ o meno il racconto concorda che Delle Chiaie aveva fatto una discreta sceneggiata, cioe’ li aveva fatti ricevere da apriporta con i mitra in mano, in questa casa dove stava e aveva fatto un discorso cosi’ a questi ragazzi, fra il minaccioso e l’amichevole, invitandoli a compattarsi intorno a certe posizioni. Sembra che l’Alibrandi, per nulla impressionato, abbia chiesto a Delle Chiaie se era possibile acquistare alcuni di questi mitra Mas, mitra francesi con il caricatore piegabile…

Il Presidente interrompe: Alibrandi chiese a Delle Chiaie?

Il teste: si’, li portavano i suoi guardaspalle.

Il Presidente: questo e’ sempre un riferimento di Sinatti?

Il teste: si’, che pero’ mi e’ stato confermato sicuramente da Nistri e probabilmente da altre persone.

Il Presidente: Sinatti le ha detto come sapeva queste cose?

Il teste: probabilmente le aveva apprese da Vinciguerra.

Avv. Lisi: da chi le aveva apprese Sinatti non lo so.

Il teste continua: comunque diciamo che questa storia piu’ o meno mi e’ stata raccontata negli stessi termini da Nistri che l’aveva appresa direttamente da Alibrandi e pare che Delle Chiaie abbia offerto la possibilita’ di acquistare una partita di walkie-talkie, una cosa cosi’… Dice che fu una cosa abbastanza penosa insomma.

Il Presidente: Sinatti aveva appreso da Vinciguerra di una sua dissociazione da altre persone. Puo’ dire qualcosa su questo?

Il teste: mi disse che avvennero delle riunioni di avanguardisti, nel periodo precedente la costituzione di Vinciguerra, e ad almeno una di queste riunioni partecipo’ Delle Chiaie, per decidere la linea che AN doveva prendere, rispetto anche a dei fenomeni di lotta armata che iniziavano ad emergere, in particolare nell’ambiente romano, nell’ambiente neofascista in generale, perche’ anche a Trieste e in altri luoghi emergevano fermenti di questo tipo. In un certo senso presero corpo due anime di Avanguardia rispetto a questo problema: alcuni che dicevano di appoggiare direttamente la lotta armata, cioe’ di creare una struttura ancora piu’ efficiente di quelle che potevano essere strutture spontaneistiche… Di questi gruppi che nascevano, che potremmo identificare come Nar, gruppi operativi di Terza Posizione, Fuan di Roma, ecc. E un altro gruppo che voleva invece mettersi o in contrapposizione o perlomeno fagocitarli. Vinciguerra appoggiava strenuamente il discorso…

L’avv. Bordoni interrompe: abbiamo la registrazione di queste cose?

Il Presidente: certamente.

Il teste continua: Vinciguerra appoggiava a spada tratta l’ipotesi di mettersi a fare la lotta armata ed era in perfetto disaccordo con questi altri… Questi altri in particolare, mi ricordo che Sinatti ce l’aveva in particolare con Delle Chiaie, con Giorgi, con… ora non ricordo tutti i nomi. Sicuramente Giorgi e Delle Chiaie.

Il Presidente: parlo’ anche di Tilgher?

Il teste: si’ parlo’ anche di lui, ma ora non ricordo quali delle due posizioni prese Tilgher.

Il Presidente: Vinciguerra appoggiava la lotta armata? E gli altri cosa volevano?

Il teste: gli altri volevano o fagocitare la lotta armata, oppure si comincio’ anche a parlare della possibilita’ di fare un botto, un atto clamoroso che avrebbe potuto creare questo spirito di ghetto di cui… Il Presidente: l’appoggiava nel senso di farla fare agli altri?

Il teste: io qui dovrei fare una valutazione mia. Secondo me Avanguardia…

Il Presidente: non faccia valutazioni; dica se le e’ stato detto o no.

Il teste: non mi e’ stato detto in particolare. Mi e’ stata detta questa cosa qui, cioe’ di fagocitarla o di… in qualche maniera metterla sotto controllo. Addirittura alcuni, nella fase iniziale, parlavano di schierarcisi contro, cioe’ di fare del male a qualche capo di questi qua, in modo da … da riprenderli sotto controllo. Secondo me, fra l’altro, la linea di Vinciguerra era impossibile, perche’ Avanguardia non sarebbe mai stata in grado di fare una cosa del genere, proprio materialmente, probabilmente. Comunque nel momento in cui prevalse la linea stragista, diciamo in un certo senso, perche’ si parlava di fare un botto, di fare una strage, questo mi disse Sinatti, il Vinciguerra per dissociarsi in maniera netta da questa associazione arrivo’ a costituirsi. Cio’ e’ quello che mi ha raccontato.

Il Presidente: Signorelli le ha mai parlato dell’attentato al CSM?

Il teste: Sì, me ne parlo’ quando lo rividi in galera, non questa carcerazione, quella precedente del ’79. Lui e Calore erano in stato di isolamento al braccetto di massima sicurezza di Rebibbia e non si potevano incontrare e io ovviamente mi misi a disposizione per tenere i contatti fra Signorelli e Calore che non potevano incontrarsi, in quanto io avevo possibilità di muovermi, perche’ non ero in stato di isolamento. Fra le altre cose quello che mi disse Signorelli sul CSM. Era che il figlio Luca gli aveva procurato la macchina che era servita per questo attentato e lui era preoccupatissimo di questo fatto, perche’ da Luca sarebbero risaliti a lui e il patatrac era fatto. Quando riferii queste cose a Calore si arrabbio’ molto, secondo me proprio per il fatto che me l’aveva detto e mi disse di dirgli di non preoccuparsi.

A d.p.r.: Mi aveva rivelato il coinvolgimento di Luca, il coinvolgimento loro nell’attentato, diciamo. Il teste spontaneamente: forse debbo dire che io Signorelli lo conosco praticamente da quando ero poco più di un bambino.

Alessandro Danieletti – dichiarazioni 13.12.1993

Preliminarmente il GI chiede al Danieletti se abbia tuttora procedimenti in corso.
Questi risponde: sono stato assolto con sentenza definitiva nel processo per gli attentati in Toscana. Sono stato poi condannato ad un anno e quattro mesi di carcere per detenzione e spaccio di hashish e, dopo aver scontato la pena inflittami sono stato scarcerato circa dieci giorni or sono . Attualmente non ho alcun procedimento in corso. Prendo atto che vengo sentito in merito alle circostanze che ho riferito in data 02.12.93 al GI di Milano dr. Salvini. Confermo le dichiarazioni rese in detta deposizione, come pure confermo le dichiarazioni a lei rese in veste di imputato in procedimento connesso negli interrogatori relativi al procedimento concernente l’attentato al treno Italicus e l’attentato di Silvi Marina.

Adr: ricordo che dovevo venire a Bologna nell’autunno del ‘78. A una cosi’ lunga distanza di tempo francamente non ho presente se dovevo venire assieme al Manfredi ovvero se abbia incontrato casualmente il Manfredi che, come me, si stava recando a Bologna. Il Manfredi era ricercato, mentre io non avevo nulla da temere. Giunti alla stazione di Bologna stavamo percorrendo il sottopassaggio camminando ad una certa distanza uno dall’altro, allorquando delle persone in borghese cercarono di fermare il Manfredi.
Questi esplose un colpo di pistola o forse piu’. Certo e’ che nel sottopassaggio echeggiavano numerosi colpi, non so se esplosi tutti dal Manfredi o alcuni da lui ed altri dal personale che voleva fermarlo. Io mi trovavo alle spalle del Manfredi e lo vidi dare un colpo con il braccio alla persona che si accingeva a fermarlo, estrarre una pistola, sparare ed iniziare a correre. Io fuggii nella direzione opposta e trascorsi quella notte a Imola in un motel.

Adr: sapevo che il Manfredi si recava a Bologna per incontrare lo Zani. Ripeto non ricordo se iniziammo il viaggio assieme o ci trovammo per caso. Il Manfredi doveva ritirare a Bologna delle armi che sarebbero servite al Ferorelli.

Adr: ho sentito parlare di un progetto di evasione cui erano destinate quelle armi, ma non saprei riferire nulla di preciso sul punto. Certo e’ che lo scopo principale della mia venuta a Bologna era di incontrare la mia ragazza di allora, tale Germana Sinagra.

Adr: piu’ tardi, la mattina dopo a Imola, compresi che il Manfredi era stato scambiato per un ricercato slavo.

Adr: io sono venuto piu’ volte a Bologna nei mesi che seguirono la mia scarcerazione avvenuta nell’ aprile del 1978. Durante l’ estate di quell’ anno, tuttavia, non venni a Bologna per circa un mese in quanto mi trattenni al mare, a San Benedetto del Tronto, all’ hotel Pierot, che era amministrato dalla madre del Manfredi.

Adr: a Bologna, oltre alla Germana, ho frequentato una tale Alessandra e la Jeanne Cogolli. Effettivamente sono stato alcune volte, credo un paio, nella cascina di detta Alessandra, ove forse ho dormito per una notte. Ricordo che in una occasione, in quella cascina oltre alle tre ragazze che ho gia’ menzionato, c’era il Donati Luca, lo Zani ed altra gente, fra cui un amico di Zani di Bologna, di media statura, tarchiatello che avevo gia’ visto alle udienze del processo per Ordine Nero.

Adr: presso questa cascina non ho mai frequentato ne’ il Ferorelli ne’ il Manfredi.

Adr: in seguito, parlando con Ferorelli e con il Manfredi, che avevo continuato a frequentare a Milano, appresi che lo Zani si era stabilito nella cascina dell’ Alessandra, che era divenuta la sua base.
Certamente lo Zani deteneva delle armi, ritengo nella cascina. Di cio’ doveva essere al corrente l’ Alessandra, in quanto il Ferorelli mi aveva riferito di aver circolato in detto stabile esibendo un mitra.
Mi sembra che cio’ sia accaduto in occasione di uno screzio avuto con Fabrizio. A quell’ epoca l’Alessandra subiva notevolmente l’ascendente dello Zani e considerava la possibilita’ di entrare attivamente nella lotta armata e cio’ anche sulla base dell’ esempio fornitole dalla Cogolli. L’ Alessandra era infatuata del Di Giovanni ma poi le cose fra i due non andarono bene. Comunque l’Alessandra incontrava il Di Giovanni nel corso delle udienze del processo di Ordine Nero e andava con lui a colloquio in carcere. Zani era lanciato a capofitto nell’ attivita’ politica e di cio’ parlava liberamente con la Jeanne Cogolli.

Adr: ribadisco che mi fu fatto cenno ad un progetto di evasione, ma non so chi dovesse essere aiutato ad evadere o perlomeno ora non lo ricordo.

Adr: al tempo del nostro viaggio a Bologna, il Ferorelli era gia’ bene inserito negli ambienti della malavita, come pure il Manfredi. Certo costoro mi hanno parlato del progetto di evasione, come una cosa rocambolesca, non detti molto credito a questo progetto. Ho presente che era previsto l’uso di zattere o qualche cosa del genere e che occorrevano delle armi. Gia’ in anni precedenti avevo sentito favoleggiare di progetti di evasione di tal genere, per cui la cosa non mi tocco’ piu’ di tanto ed ora non so fornire dettagli in ordine a questo progetto.

Adr: successivamente al viaggio a Bologna, incontrai lo Zani a Milano, almeno in una occasione. Ricordo che parlava di progetti di autofinanziamento della propria attivita’ politica. I miei interessi erano gia’ orientati verso il commercio di hashish. Zani per giunta era in procinto di trasferirsi a Roma ed io non ero interessato alle sue iniziative.

Adr: confermo le dichiarazioni da me gia’ fatte in merito all’ attentato al treno Italicus e all’ ipotesi che in detto attentato fosse coinvolto lo Zani. Non ho nulla da aggiungere in proposito. Semmai, con l’andar del tempo i discorsi si sono fatti meno nitidi nella memoria. Sono moralmente convinto che Ferri fosse implicato nella strage di Brescia. Premetto questo per formulare una considerazione sul conto dello Zani. Questi, secondo me, era un esaltato eppur non avendo il carisma di un Benardelli, di un Ferri o di un Esposti, pretendeva di essere al loro livello. Ritengo percio’ possibile che cercasse di emularli nelle loro iniziative terroristiche. Puo’ essere dunque che Zani abbia partecipato all’attentato dell’ Italicus per emulare Ferri.

Adr: non ho mai conosciuto Augusto Cauchi e non dispongo di alcun elemento significativo di sue responsabilita’ nell’attentato dell’ Italicus. Si diceva che fosse un personaggio ambiguo e che fosse legato ai servizi, ma in proposito non posso dire nulla per mia conoscenza diretta.

Adr: circa il Colombo Gianni, ripeto che mi risultava legato con Picone Chiodo e all’avvocato Degli Occhi ed inserito in Avanguardia Nazionale. Il Colombo era un entusiasta ammiratore del col. Spiazzi, ma non so se lo conosceva. Non so fornire alcun elemento circa un eventuale appartenenza del Colombo alla struttura c.d. “Gladio” della quale ho sentito parlare solo a livello giornalistico.

Adr: non ho mai conosciuto Gianni Nardi. Ritengo che le persistenti voci circa la sua permanenza in vita derivano dal fascino a suo tempo esercitato dal personaggio e dalla considerazione della potenza economica della famiglia.

Adr: chiestomi quale fosse secondo il mio punto divista la gerarchia fra i diversi gruppi operanti in quegli anni, ritengo di poter dire che negli anni attorno al 74 non avveniva attentato senza che i milanesi lo sapessero. Naturalmente sono mie opinioni, peraltro fondate sulla conoscenza dell’ambiente.
Per gruppo milanese intendo il Ferri, l’Esposti, lo Zani e il Benardelli, i quali secondo me erano i personaggi di maggior rilievo con i quali sono entrato direttamente in contatto. Con altri, quali il Rognoni e il Ballan, ho avuto occasioni solo piu’ limitate di conoscenza. Anzi il Rognoni personalmente non l’ho mai conosciuto.

Adr: gia’ prima della morte di Giancarlo Esposti sapevamo dei suoi rapporti con ambienti istituzionali. Ricordo che mi regalo’ una pistola, una beretta 34 calibro 9 corto, che l’ Esposti asseriva di averla a sua volta ricevuta in dono da un maggiore dei carabinieri. Detta arma non venne repertata fra quelle sequestrate al momento del mio arresto a Pian del Rascino. Inoltre, piu’ tardi, il D’Intino mi disse che Giancarlo Esposti era un confidente dei carabinieri.

Adr: mi risulta che il padre del Fumagalli era partecipe dei disegni del figlio e lo aiutava. Pur restando dietro le quinte, era una persona fidata ed è sicuramente verosimile che potesse custodire armi per conti del figlio.

Adr: lei GI mi chiede se Giancarlo Esposti disponesse di cassette di munizioni di provenienza Nato. Ricordo che l’ Esposti aveva migliaia di munizioni calibro 7,62 per il suo fucile di precisione e che queste erano custodite in cassette metalliche color verde militare che avevamo con noi a Pian del Rascino.

Adr: prendo visione dell’ album fotografico del Ros carabinieri di Bologna contrassegnato dalla dicitura “album destra” e composto attualmente da 192 fotografie. Sono quasi sicuro che la n. 41 effigia il ragazzo bolognese che ho incontrato nella cascina dell’Alessandra assieme ad altre persone. L’ ufficio da atto che si tratta di Naldi Mario Guido. Ora che mi viene rammentato ricordo detto nome come quello di una delle persone che ho incontrato presso l’ Alessandra.

Adr: ho frequentato la cascina dell’Alessandra soltanto prima del viaggio a Bologna con il Manfredi. Dopo detto episodio non ci sono piu’ tornato.

Adr: il Naldi, come ho gia’ detto, l’ho visto piu’ volte durante le udienze di Ordine Nero e una volta nella cascina e mi e’ parso legato allo Zani e sottoposto alla sua influenza.

Adr: il Ringozzi l’ho conosciuto soltanto in carcere e so che era in contatto con lo Zani.

Adr: ho conosciuto il Ferorelli soltanto nel’ 78. Questi era legato al Manfredi ed io a mia volta ero amico del Manfredi. Inoltre entrambi conoscevamo Angelo Angeli. Nel’ 78 il Ferorelli ed il Manfredi erano due personaggi di spicco con una capacita’ trainante rispetto ad altri ed erano orientati verso attivita’ di malavita comune principalmente. Io non mi sentivo al loro livello. Ricordo che nel ‘78, a Milano, il Ferorelli era alla ricerca di armi. Chiese anche ad Angelo Angeli se poteva procurargliene. L’ Angeli giro’ la richiesta a me ed io telefonai al Benardelli, il quale mi diede l’indirizzo di un personaggio di Roma presso il quale mi recai per acquistare uno Sten e un M1 che portai poi personalmente a Milano ove li consegnai all’ Angeli che a sua volta li diede al Ferorelli. Io ne ricavai un utile di circa 400 mila lire ed anche l’ Angeli ha guadagnato qualcosa. Potevo consegnare direttamente dette armi al Ferorelli, ma ritenni di fargliele pervenire tramite l’ Angeli e di far guadagnare perciò anche lui in quanto Angelo Angeli mi procurava del fumo ad un prezzo per me vantaggioso.

Adr: non ricordo nulla in merito al personaggio di Roma che incontrai nei pressi di Castel Sant’ Angelo. Mi porto’ in una casa d’epoca molto signorile con un cortile, poco distante da Castel Sant’ Angelo, situata in una zona elegante. Si trattava di un uomo di qualche anno piu’ anziano di me e che allora portava la barba. Si trattava senz’altro di un camerata.

Lcs ­