Lettera di Edgardo Sogno a L’Espresso e risposta 24.03.1974

In merito a quanto pubblicato sul numero 8 dell'”Espresso” del 24 febbraio nell’articolo “Streppa e moschetto”, a firma di Gabriele Invernizzi, vorrei precisare che non ho mai avuto alcun rapporto diretto o indiretto con le persone citate dell’articolo come organizzatori o sostenitori della cosiddetta e non meglio precisata maggioranza silenziosa e cioè con l’avvocato Adamo Degli Occhi, il signor Luciano Buonocore e gli industriali Attilio Monti e Furio Cicogna. A maggior ragione non sono mai stato invitato né è mai stata mia intenzione partecipare alle manifestazioni delle maggioranze silenziose, di solidarietà con le forze armate o alle giornate anticomuniste citate nell’articolo.
Edgardo Sogno

La memoria stavolta ha giocato davvero un brutto scherzo all’ambasciatore Sogno se non ricorda quel lunedì sera dell’ottobre scorso in cui egli invitò tutto lo stato maggiore della maggioranza silenziosa (e cioè Adamo Degli Occhi, Luciano Buonocore e Margherita di Solagna) a celebrare presso la sala del Grenchetto di Milano la presenza dei liberali nella Resistenza. Allo stesso modo Sogno ha dimenticato che il giorno precedente Luciano Buonocore e Margherita di Solagna, furono ospiti della sua villa Arborio Mella a Limbiate, dove assieme discussero la possibilità di organizzare giornate anticomuniste. Circa infine i suoi rapporti con i rappresentanti della destra industriale italiana come Monti e Cicogna, basta scorrere l’elenco dei partecipanti ai convegni di studio per la “Rifondazione dello Stato” organizzati da Sogno.
Gabriele Invernizzi

Gaetano Orlando – dichiarazioni 15.07.1991

Adr: preliminarmente ribadisco quanto ho gia’ accennato in altro verbale, cioe’ per le sue indagini e’ importantissima la riunione costitutiva di “Italia Unita” del marzo del 1970. Dopo la riunione ufficiale ce ne fu una riservata, cui presero parte una decina di persone. Oltre a me c’ era tutto il comitato direttivi di Italia Unita, o almeno una buona parte di esso, nonche’ tale Ferroni Cerrina di Torino, ricordo poi che c’ erano altri di Torino, in rappresentanza di Edgardo Sogno, ma non ricordo se abbiano preso parte alla riunione pubblica o a quella riservata. Nel corso di questa ultima, comunque, vennero decise sostanzialmente due cose, cioe’ la marcia della maggioranza silenziosa, della quale si occuparono Degli Occhi e il Bonocore, nonche’ l’ approfondimento dei rapporti con rappresentanti delle Forze Armate. In questo quadro vi furono contatti col generale Ricci e con l’ arma dei carabinieri.
Tali contatti furono mantenuti dai militari appartenenti al comitato direttivo o comunque simpatizzanti di Italia Unita.

Adr: prendo visione della foto allegata al rapporto dei CC di Bologna di data 20.05.91. Non ricordo la persona che vi e’ effigiata. Non escludo di averla incontrata, ma non posso dirlo, anche perche’ mi si e’ indebolita la memoria con riferimento alle fisionomie.

Adr: mi viene chiesto perche’ e da chi il Fumagalli fosse ricattato. Preliminarmente dico che il Fumagalli attualmente mi sfugge ed ha un atteggiamento di sfiducia e di paura nei miei confronti. Quando l’ ho incontrato mi ha detto che lui non parlera’ assolutamente dei fatti passati, perche’ si tratta di cose ormai chiuse per le quali ha gia’ pagato. Prendo atto che cosi’ non ho ancora risposto alla domanda che lei mi ha posto, bene, ora dichiaro che il Fumagalli era ricattato dai ragazzi di Brescia appartenenti ad AN, in quanto questi sapevano che era complice del sequestro, anzi responsabile principale del sequestro Cannavale. Fumagalli era uno che si era limitato agli attentati ai tralicci, non aveva mai fatto attentati con morti.
In Spagna ho sentito dire certe cose…. Si tratta di cose che non appartengono alla mia conoscenza diretta. Dico solo che le stragi, inclusa quella di Brescia, sono state commesse da chi e’ stato processato per tali fatti. Questa e’ la mia convinzione, ma se dovessi dire qualcosa di piu’ concreto mi farebbero fuori. Non mi farebbero arrivare in tribunale. Spontaneamente aggiungo, infine, che il Franci sa moltissime cose. Spontaneamente aggiungo ancora che Esposti Giancarlo era divenuto l’ uomo di fiducia del Fumagalli, ma che era infiltrato nel Mar dal Delle Chiaie.
L’ Esposti sapeva tutto quello che so io, anzi molto di piu’ ed e ‘mia convinzione che per questo sia stato ucciso, pur essendosi arreso ai carabinieri che lo stavano arrestando. Prendo atto che vi fu una inchiesta sul caso e che quanto dico non e’ stato confermato, ma ne sono ugualmente convinto. Faccio presente che io ho rischiato la vita allorquando Delle Chiaie e Vinciguerra mi interrogarono sui fatti di Esposti Giancarlo. In quell’ “interrogatorio”, in merito al quale sono gia’ stato sentito, anche da lei GI, avevo fatto dei nomi, ma si tratta di nome di persone importanti e di grossi esponenti politici. Non intendo ripeterli perche’ non voglio passare per pazzo.

Adr: ribadisco quanto ho gia’ detto circa l’ organizzazione “parallela” anticomunista alla quale ho appartenuto. Certamente non era destinata a fronteggiare un’ invasione esterna, ma aveva una funzione interna anticomunista. Questa organizzazione aveva a disposizione armi e godeva dell’ appoggio di esponenti delle forze armate. Ribadisco di essere stato partecipante attivo di tale organizzazione. Chiestomi se lo fosse anche il Vinciguerra, dico che Vinciguerra è un puro che è caduto in una rete.
Solo con l’ andare del tempo ha cominciato a capire per chi stesse effettivamente lavorando. Ha cominciato a capirlo in Cile e ne ha avuto la certezza durante la sua permanenza in argentina. Vinciguerra inoltre, era molto legato a Delle Chiaie, anche sul piano personale e quando si e’ reso conto che questi non era in buona fede, ha subito un profondo turbamento.

Adr: richiesto dei nomi di quei parlamentari che promossero la unificazione di Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo – o comunque la caldeggiarono – dichiaro di non volerli fare. Rischierei soltanto una denuncia in quanto si tratta di persone tuttora coperte. Dico soltanto che erano due, oltre al Romualdi che ho gia’ menzionato in un precedente verbale. Anche uomini dei servizi vennero in Spagna e si interessarono dell’ ambiente in cui allora vivevo. Il Labruna incontro’ piu’ volte Delle Chiaie. Si incontravano all’”Appuntamiento”. Dico questo per averlo appreso dagli altri fuoriusciti italiani, fra i quali il Cicuttini.

Adr: prendo atto che mi viene chiesto di approfondire il discorso delle armi provenienti da Verona e dei collegamenti del Fumagalli con Verona e ambienti veneti. Spontaneamente dico che il Fumagalli, nel maggio del 1974. E’ stato arrestato in conseguenza dello scontro, all’ interno dei servizi, fra Miceli e Maletti. Fumagalli aveva rapporti con ambienti del terzo Comiliter, con Nardella e con lo Spiazzi. Quando nel 1974 mi recai presso l’ appartamento che avevo preso in affitto, nelle circostanze da me ripetutamente dette, vi trovai un arsenale enorme di armi, che scomparirono a seguito delle mie proteste. Nell’ appartamento trovai, oltre ai ragazzi di Fumagalli, anche gente proveniente dal veneto. Si trattava di sei o sette persone, che però non conoscevo. Circa lo Spiazzi, so che il Fumagalli, nella sua officina, aveva preparato, modificandole, delle armi, in particolare dei lanciafiamme e dei lanciagranate. Inoltre mi parlava dello Spiazzi come di un tecnico esperto in tali elaborazioni.

Adr: ricevo lettura dell’ appunto datato 27.06.74 del comando generale della guardia di finanza. Alcune delle persone che vi sono nominate le ho sentite nominare; rettifico ho sentito nominare il solo Trevisan Giancarlo, oltre naturalmente allo Spiazzi.

Adr: puo’ darsi che conoscessi Soffiati e gli altri sotto il nome di copertura. In Spagna, infatti, la gente non si presentava mai con il vero nome. La notizia che in un castello nei pressi di Verona fossero custoditi cospicui quantitativi di armi l’ avevo gia’ sentito, ma mi pare in epoca recente, cioe’ dopo il mio ritorno dal Sud America.
Spontaneamente aggiungo che verso la fine del 1965 il Birindelli subi’ un attentato sul percorso Venezia – Padova, nel senso che la autovettura sulla quale viaggiava fu buttata fuori strada. Rettifico la verbalizzazione, non e’ stato nel 1965 ma verso il 1969, cioe’ contemporaneamente all’ epoca in cui a Padova si svolsero le riunioni delle quali ho gia’ in precedenza parlato. Spontaneamente aggiungo,  poi, che i rapporti fra Fumagalli ed importanti esponenti politici non erano chiacchiere come ho lasciato intendere nelle mie precedenti dichiarazioni. Erano cose reali, delle quali peraltro ha gia’ parlato a suo tempo la stampa. Io stesso, nel 1965, partecipai a Roma ad un incontro con questi importanti personaggi che gia’ ho menzionato nel precedente verbale. Si trattava di una cena cui presero parte anche dei professionisti della Versilia.

Adr: circa l’ interrogatorio da me subito ad opera del Delle Chiaie e del Vinciguerra, dichiaro quanto segue: ad interrogarmi era soprattutto il Delle Chiaie, ma anche il Vinciguerra il quale verbalizzava e faceva domande molte precise. Il testo di quell’”interrogatorio”, che mi e’ stato a suo tempo mostrato da molti giudici, fra i quali lei GI dr Grassi, a parte gli omissis e qualche ritocco secondario, corrisponde sostanzialmente all’ andamento dell’interrogatorio stesso. Gli omissis sono stati posti con riferimento a fatti precisi e a nomi, anche di politici attualmente sulla cresta dell’ onda.

Adr: come peraltro emerge da quanto ho gia’ detto sino ad ora, la organizzazione anticomunista della quale ho parlato si avvaleva di gruppi e di militanti della destra o che comunque condividevano le finalita’ anticomuniste dell’ organizzazione stessa, gruppi e militanti cui venivano date armi e fiducia. Richiesto se vi siano stati degli scontri in merito alla gestione in termini strategici di tale organizzazione, dico che non posso parlare. Si tratta di cose troppo grosse e si toccano personaggi troppo importanti.

Adr: il Pozzan doveva essere condotto a casa mia a Milano nel 1969, nell’ autunno inoltrato, ma certo prima della strage di piazza Fontana. A quel tempo mi davo molto da fare per il conseguimento dei miei obiettivi politici, e, in tale contesto stabilii un contatto anche con il Pozzan. Si trattava di un contatto indiretto. Ero una persona comunque molto prudente e poiche’ non mi fidavo appieno di chi mi doveva presentare il Pozzan, decisi di rifiutare l’ incontro con quest’ ultimo. Il tramite fra me e il Pozzan era uno della Versilia, anzi era un veneto che frequentava l’ ambiente versiliese. Si trattava di un ufficiale dell’ aviazione il cui nome non e’ mai affiorato e che anche ora non intendo fare. Questo ufficiale, attualmente in pensione, – sempre se vivente – era di stanza a Treviso.

Adr: il Pozzan l’ ho conosciuto personalmente in Spagna nel senso che l’ ho visto di persona. Non ci siamo presentati, ne’ comunque gli ho parlato perche’ la cosa non mi interessava.

 

L.c.s. ­

Sui sovvenzionatori di Sogno e Cavallo – sentenza G.I. Violante 05.05.1976

In seguito ad un complesso esame contabile risultava che nel 1971 dalla cassa centrale FIAT erano stati versati al SOGNO L. 45.000.000 e che lo stesso ente aveva versato al Sogno L. 35.000.000 nel 1972, L. 75.000.000 nel 1973 e Lire 32.000.000 fino al luglio 1974. Emergeva ancora che l’Unione Industriale di Torino aveva erogato in favore del SOGNO L. 5.000.000 il 30.10.1972, L. 3.000.000 il 17.4.1973 e L. 4.000.000 il 13.11.1973.
Complessivamente il SOGNO aveva versato sul suo c/c dal 15.6.1971 al 26.7.1974 assegni circolari provenienti dalla S.P.A. FIAT per L. 187.000.000 e assegni circolari provenienti dalla Unione Industriale di Torino per L.12.000.000.
Risultava infine che, successivamente al primo sequestro, avvenuto nel settembre 1974, sul c/c del SOGNO erano affluiti altri versamenti, in contanti, per complessive L. 96.000.000, mentre dal 14.5.74 al 21.8.74 erano affluiti, sempre in contanti, per L. 40.000.000.
Si rendevano pertanto necessari due tipi di indagini: l’uno diretto ad accertare le reali motivazioni di tali finanziamenti e l’altro diretto ad accertare l’uso che di tali somme aveva fatto il SOGNO.

(….)

Per quanto attiene alle finalità dei finanziamenti rice­vuti dal SOGNO, dal CAVALLO e dal PAGNOZZI deve rilevarsi che qualcuno dei testi escussi ha fornito spiegazioni non del tutto attendibili.

In particolare non sembra attendibile che il Cavallo sia stato retribuito dal 1970 al 1974 nella misura già indicata, soltanto perché la sua organizzazione non poteva essere liquidata in breve tempo; tanto più che dalle dichiarazioni del GARINO emergerebbe una ben limitata attività del Cavallo (qualche pubblicazione e qualche volantino) alla quale non poteva corrispondere che una modesta organizzazione.

E1 comunque da rilegare la singolare coincidenza della cessazione dei finanziamenti sia al SOGNO che al CAVALLO da parte della S.p.A. FIAT attorno allo stesso arco di tempo (metà del 1974).

Inoltre le dichiarazioni del teste CHIUSANO sono state smentite da circostanze obiettive e da acquisizioni testimoniali. Più precisamente l’asserzione secondo la quale attraverso il SOGNO si sarebbe finanziato il P.L.I. e i finanziamenti, sarebbero appunto cessati con l’entrata in vigore della legge 2.5.1974 n.195 sul finanziamento dei partiti politici, è in contrasto con i dati probatori acquisiti: la S.p.A. FIAT ebbe ad erogare altre sovvenzioni all’imputato in data 15,1 e 26 Luglio 1974 e cioè quando la citata legge era già entrata in vigore (9.6.1974).

I testi MALAG0DI e BIGNARDI hanno comunque escluso che finanziamenti al P.L.I. siano mai pervenuti tramite il SOGNO; è risultato infatti che il SOGNO ha versato unicamente L. 100.000 – delle complessive L.167.000.000- ad una sezione torinese del P.L.I..

Il SOGNO si iscrisse al P.L. I. soltanto a partire dall’Agosto 1972, mentre la formazione di una sua “corrente” in seno al partito si manifestò nell’Aprile 1974, data di molto successiva a quella d’inizio di questi finanziamenti (15.6.1971).

Inoltre il teste BOBBA ha riferito che il CHIUSANO nel 1973 gli dichiarò che la S.P.A. FIAT aveva cessato di finanziare il SOGNO ritenendo più opportuno che le sovvenzioni provenissero dall’UNIONE INDUSTRIALE; invece, proprio nel 1973, la S.p.A. FIAT aumentava i suoi contributi al SOGNO portandoli a circa lire 70-60 milioni annui (cfr. dep. CHIUSANO 19.1.76).

Dalle carte processuali emerge infine una dichiarata pluralità di ragioni giustificative delle sovvenzioni; accanto a quella ora indicata e proveniente dal teste CHIUSANO, il teste BOSSO spiega la destinazione delle sovvenzioni come dirette al finanziamento dei C.R.D. mentre il teste BOBBA fa riferimento al finanziamento di specifiche manifestazioni di ex partigiani aderenti alla FIVL.

Eguali perplessità sorgono in relazione alle finalità della sovvenzione proveniente dall’ASSOLOMBARDA; il teste PELLICANO’ ha escluso che il finanziamento fosse destinato ai C.R.D. ed ha indicato nel RODOCANACHI il destinatario dello stesso; non è chiara la ragione per la quale il RODOCANACHI ebbe a chiedere dei fondi per la “Gioventù liberale”, che destinò invece all’organizzazione del SOGNO.

E’ possibile pertanto concludere, osserva il P.M., che se l’attuale stato delle indagini non ha consentito sinora i necessari approfondimenti sui singoli destinatari delle erogazioni effettuate dal SOGNO, i primi accertamenti hanno fatto però chiaramente emergere i già citati nomi del CAVALLO, dell’ACCAME e del PAGNOZZI; il che costituisce indubbiamente ulteriore conferma del quadro probatorio generale.

Vittorio Chiusano – dichiarazioni 19.01.1976 rese al G.I. Violante

“Nel 1970 o 1971, non ricordo bene, il dottor SOGNO venne a trovarmi nel mio ufficio esponendomi la necessità di un finanziamento per svolgere un’azione politica che mi sembrava interessante nei confronti del P.L.I.. Sostanzialmente si trattava di fare di questo partito l’elemento catalizzatore della destra democratica anche per sbloccare i voti congelati nel MSI. Il discorso mi è sembrato valido e ho disposto il versamento di contributi per lo svolgimento di questa attività.
“Può darsi che mi abbia parlato dei C.R.D. ma io non ricordo. Nel 1972, in occasione delle elezioni, l’ho aiutato più di quanto non avessi fatto nell’anno precedente.
Per il 1973 mi fece un discorso molto preciso chiarendo che un’azione politica di una certa consistenza necessitava di un adeguato sostegno economico, sempre naturalmente nel quadro politico già citato. Pertanto disposi per gli anni 1973 – 1974 il versamento di 70 milioni circa all’anno. Mi pare che mi avesse chiesto 6-7 milioni circa ai mese. Le erogazioni sono cessate all’atto dell’entrata in vigore della legge sul finanziamento dei partiti. Abbiamo infatti deciso come linea Politica generale di sospendere le erogazioni ai partiti politici”.

Agnelli, la massoneria, i golpisti bianchi e neri

edgardo-sogno(…) Roberto Fabiani, giornalista de L’Espresso (massone di Giustizia e Libertà, confidente di Licio Gelli e dell’ingegner Siniscalchi, massone avversario della P2) esperto di servizi segreti e massoneria, ha scritto in un libro, I massoni in Italia del 1978 che Gianni Agnelli, assieme ad altri industriali, faceva parte della massoneria, nella quale fu introdotto da Valletta, e della P2 prima che venisse sciolta nel 1974.

Al di là di confermare o meno questi dati, quel che è certo (lo ha dichiarato lo stesso Agnelli ai giudici) è che la Fiat ha finanziato abbondantemente la massoneria di Lino Salvini che, non dimentichiamolo, fu messo sotto inchiesta per il golpe Borghese, per l’assassinio del giudice Occorsio e per l’Italicus. Sappiamo anche che attraverso Edgardo Sogno, iscritto alla P2, i finanziamenti finirono anche alla loggia di Gelli.

Dall’inchiesta del giudice Catalani emerse che la Fiat nel periodo fra il 1971 e il 1976, tramite la Banca popolare di Novara, emise circa 3.000 assegni per un valore di allora di circa 15 miliardi, una cifra enorme, tale da giustificare ben altri obiettivi che non il semplice finanziamento alla massoneria. Tramite un prestanome, a riscuotere gli assegni presso la Cassa di risparmio di Firenze era un industriale farmaceutico, Piero Cerchiai, gran tesoriere aggiunto della massoneria di palazzo Giustiniani (Grande Oriente). La conferma dell’emissione degli assegni venne anche dalle deposizioni di Luciano Macchia, condirettore dell’IFI della famiglia Agnelli e di Maria Cantamessa, cassiera generale della Fiat e inquisita per il tentativo di golpe attribuito a Edgardo Sogno e Luigi Cavallo.

L’inchiesta del giudice Catalani mise in evidenza che finanziamenti finirono anche ad Edgardo Sogno, che nel 1976 venne inquisito per insurrezione contro i poteri dello stato e successivamente rimesso in libertà provvisoria. Altri finanziamenti giunsero a Sogno dalla Fiat (400 milioni del 1974) per mezzo del consigliere particolare di Giovanni Agnelli, l’attuale deputato europeo della Dc Vittorino Chiusano,che dal 1966 svolge la funzione di collegamento della Fiat con la Dc. La Fiat aveva anche altri canali di collegamento con l’area del golpismo bianco e della destra Dc.

Nel 1972 venne alla luce il caso di Ubaldo Scassellati, direttore della fondazione Agnelli, che aveva dato al piano “cinque per cinque” legato al movimento della destra Dc “Europa 70” cospicui finanziamenti in vista di un piano presidenzialista simile a quello di Pacciardi e Sogno. Scoperto, Ubaldo Scassellati venne scaricato dalla Fiat che lo sostituì con Vittorino Chiusano per il medesimo scopo. Compagno di cordata dell’allora segretario della fondazione Agnelli era il democristiano Bartolo Ciccardini, esperto Nato, fautore della seconda repubblica, militarista folle; ha più volte chiesto che anche l’Italia si doti di una forza nucleare autonoma.

Finanziamenti della Fiat finirono quasi sicuramente anche alla Cisal, un sindacato autonomo attorno al quale lavoravano elementi legati al Fronte di Borghese (il dentista torinese Salvatore Francia) ed il solito Edgardo Sogno. Quest’ultimo, ambasciatore leader della destra liberale, massone P2 (assieme al repubblicano Pacciardi anch’egli massone) ha rappresentato negli anni della strategia della tensione una sorta di crocevia attraverso il quale si incontravano le varie facce del golpismo e del presidenzialismo. Ex partigiano bianco, il Sogno era legato ai servizi segreti alleati (anglo-Usa) e successivamente alla Nato e alla Cia: in quanto ambasciatore, poteva godere dell’immunità diplomatica per le sue trame. Sogno teneva contatti con tutte le aree del golpismo bianco (Mar di Fumagalli, Rosa dei venti, Europa 70) e nero (Fronte di Borghese, Ordine nuovo, eccetera) ed agiva in proprio, in stretto rapporto con l’esercito e i carabinieri.

Ma soprattutto Sogno era uomo della Fiat e non si limitava ad agire nell’ombra, emarginato tra bombaroli ed agenti dei servizi. Nel 1973, come documenta Gianni Flamini, Edgardo Sogno organizzò a Firenze sotto l’egida del suo “Comitato di resistenza democratica” nei locali della “Nazione” del golpista Attilio Monti un convegno sulla “rifondazione dello stato”. Al convegno non intervennero nostalgici golpisti suonati, ma personaggi con cariche pubbliche importanti, come il giudice costituzionale Vezio Crisafulli il quale aprì i lavori affermando “il tema delle modificazioni costituzionali pone i seguenti problemi: repubblica presidenziale, abolizione dell’assurdo, ingombrante bicameralismo, delimitazioni delle competenze parlamentari, con conferimento di poteri normativi propri al governo, unificazione della figura del presidente del consiglio con quella del segretario del partito di maggioranza”.

Tra gli altri intervennero sul medesimo tono Aldo Sandrelli, Domenico Fisichella, il componente del consiglio superiore della magistratura Gianni Di Benedetto, Valerio Zanone, Antonio Patuelli. Intervenne anche il consigliere speciale di Fanfani Antonio Lombardo, ex appartenente a Ordine nuovo il quale pose il problema: costituzione antifascista o anticomunista.

Al convegno di Sogno parteciparono anche i democristiani del movimento Europa 70 Pietro Giubilo, Celso De Stefanis, Maurizio Gilardi i quali affermarono: “il periodo di centrosinistra ha prodotto più disastri nel nostro paese di una guerra e ha generato germi di dissoluzione, forze ed energie altamente incontrollabili. C’è la consapevolezza molto più diffusa di quanto non si possa pensare che la prima repubblica è finita”. Nel concludere i lavori Edgardo Sogno, soddisfatto della generale accoglienza avuta dalla sua proposta di seconda repubblica presidenziale, mandò un messaggio a Giovanni Leone perché intervenisse anticipando i tempi, aggiungendo nella sua qualità di ambasciatore che ciò era auspicato anche negli Usa.

Il 22 agosto 1974 il PM di Torino Violante ordinò una perquisizione nella casa di Sogno (che ebbe tempo di sparire) ritenendo che “Edgardo Sogno agisce per la costituzione di una organizzazione intesa a riunire tutti i gruppi di estrema destra, tra i quali Ordine nuovo in epoca successiva al suo scioglimento”. Nello stesso periodo, con un comunicato di stampa congiunto, il Mar di Fumagalli, le Sam, Avanguardia nazionale, Potere nero dichiararono guerra allo stato.

Il 28 luglio 1974 durante il congresso del Pli, Sogno denunciò il pericolo di un golpe marxista e propose di attuare un colpo di stato liberale per prevenire i tempi. Poco dopo, il 4 agosto 1974, avvenne la strage dell’Italicus.

Che molti aderenti al partito del golpe fossero al corrente di quel che bolliva è confermato dal fatto che il gran maestro della massoneria Lino Salvini invitò gli amici a non andare in ferie perché per l’estate era previsto un tentativo di golpe. Il giorno successivo alla strage dell’Italicus, Edgardo Sogno inviò un fonogramma per sondare i carabinieri ed invitarli ad intervenire. Il giudice Violante fece perquisire anche la sede del sindacato autonomo Cisal e aprì un’inchiesta sui finanziamenti della Fiat all’agente dei servizi segreti inglesi Edward Sciclune, amico di Sogno e direttore della filiale Fiat di Malta, il quale nel 1982 darà ospitalità al generale Lo Prete in fuga dall’Italia per lo scandalo petroli.

Nell’ottobre 1974 il golpe Sogno è nell’aria, il partito americano si è messo in moto. Il presidente Giovanni Leone è tornato da poco dagli Usa, il ministro delle finanze Tanassi con un durissimo attacco ha provocato la caduta del governo Rumor ed afferma trionfante che il centrosinistra è morto! Anche la stampa estera si rende conto di quanto avviene in Italia, tra gli altri Le Monde scrive: “il modo con cui si è aperta la nuova crisi ministeriale italiana ravviverà i sospetti di chi imputa agli Usa interventi e pressioni occulte nella vita politica dei loro alleati”.

In quei giorni Edgardo Sogno si incontrò a Roma con l’ammiraglio Birindelli ex comandante Nato, ex presidente del Msi, per concordare l’intervento di militari in occasione di un nuovo attentato che si stava preparando. Accadde però che il genovese Pietro Benvenuto, uomo di fiducia del dirigente della Rosa dei venti De Marchi, mentre stava preparando la bomba ebbe un incidente “sul lavoro” col detonatore e, ferito, fu costretto a fuggire all’estero. Successivamente il giudice Vitalone scagionerà Edgardo Sogno e Pacciardi perché i sospetti iniziali sul tentativo di golpe mai sono assurti a dignità di prova. Nell’aprile 1975 Giovanni Agnelli incontrò il presidente della repubblica Leone, al quale chiese di intervenire contro gli scioperi e per ripristinare la governabilità del paese.

Nel medesimo periodo, dopo una fase semiclandestina, Sogno tornò allo scoperto e rilanciò la propria azione a favore della seconda repubblica, sulla quale scrisse un libro. Nel maggio 1976 il giudice Violante fece arrestare Edgardo Sogno e Luigi Cavallo per il tentativo di golpe bianco del 1974 con la seguente motivazione: “nella strategia del disegno eversivo il pronunciamento militare appare essere soltanto l’innesco di una complessa operazione, che aveva alle spalle importanti settori industriali e della quale sarebbero state protagoniste ristrette élites tecnocratiche della burocrazia statale”.

Stretto collaboratore di Sogno, anch’egli sui libri paga della Fiat e del Sid, era Luigi Cavallo, pubblicista torinese, ex giornalista dell’Unità espulso come agente della Cia. Fondatore di riviste e movimenti finanziati dalla Cia come “Pace e libertà” con Sogno, “Fronte del lavoro”, “L’ordine nuovo” e “Tribuna operaia”, già nel 1955 era consigliere politico e sindacale di Valletta. Cavallo in quegli anni era impegnato in campagne antisindacali, e diffondeva fotomontaggi con esponenti della sinistra e donne nude. Cavallo fu anche fondatore del sindacato “Iniziativa sindacale” finanziato dagli Agnelli ed organizzatore, insieme al principe nero Borghese, di squadre di picchiatori antipicchetti operai. A seguito di una perquisizione nella sua abitazione furono trovate molte relazioni indirizzate all’ingegner Valletta sulle azioni delle squadre di Cavallo, assieme a centinaia di matrici di assegni emessi dalla Fiat.

Il pretore di Torino Guariniello, scopritore della schedatura Fiat, intuì che Cavallo era un golpista ed in attesa di poterlo processare per reati ben più gravi decise di bloccarlo incriminandolo per stampa clandestina ed attività illegale di investigatore. Processato il 26 luglio 1975, Cavallo venne condannato a un anno e 6 mesi di arresto. Nel 1976 la pena venne ridotta e, inviato alla Cassazione a Roma, l’incartamento Cavallo venne insabbiato, la pena condonata. Cavallo rimase libero per poter continuare a tramare, successivamente fondò l’agenzia “A” attraverso la quale, in combutta con Sindona, ricattò Calvi per costringerlo a sostenere il bancarottiere siciliano fallito. Cavallo fu ingaggiato da Sindona nel ’77 anche per organizzare il rapimento del figlio del presidente di Mediobanca Enrico Cuccia con il medesimo fine.

Recentemente Cavallo è stato arrestato in Francia (giugno 1984), ma a quanto pare il governo italiano non si sta dando molto da fare per ottenere l’estradizione. Su Edgardo Sogno è praticamente calato il silenzio, tutte le inchieste della magistratura sono state insabbiate o si sono concluse col segreto di stato o nel nulla.

La Fiat può continuare a fare i propri interessi, nel nome della libertà di mercato naturalmente.

Gianni Cipriani: http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/agnelli.html

Le attività economiche della P2 – relazione Anselmi prima parte

Un primo approccio per una disamina dei collegamenti e della influenza della P2 nel mondo degli affari va effettuato tenendo presente, al momento del ritrovamento delle « liste », la elevata con­sistenza numerica, sessantasette, degli iscritti appartenenti al Mini­stero del tesoro, a banche e ad ambienti finanziari in senso stretto.

In particolare, per quanto riguarda il Ministero del tesoro (do­dici iscritti) l’esame delle funzioni espletate dalle persone che com­paiono negli elenchi rinvenuti a Castiglion Fibocchi permette di identificare la natura e l’importanza dei collegamenti instaurati, fina­lizzati ad assicurare contatti con dirigenti situati in punti chiave della amministrazione, sì da far conseguire al gruppo stabili agganci con ambienti di rilevante influenza sia nell’ambito nazionale sia, soprattutto, in quello internazionale. Sotto quest’ultimo profilo, in effetti, assume estrema rilevanza l’inclusione nelle liste di alti dirigenti del Ministero del tesoro e di altri personaggi situati in delicati istituti come la SACE (organismo che dà sostanzialmente sostegno finanziario nell’assicurazione degli interventi commerciali) e come la Banca d’Italia, aventi funzioni decisive in tema di rap­porti finanziari con l’estero.

A completare il quadro concorrevano, inoltre, i contatti emer­genti con esponenti di numerose banche pubbliche e private per alcune delle quali le presenze erano particolarmente significative per qualità e rappresentatività, come per la Banca nazionale del lavoro (quattro membri del Consiglio di amministrazione, il di­rettore generale, tre direttori centrali di cui uno segretario del Consiglio), il Monte dei Paschi di Siena (il Provveditore), la Banca Toscana (il direttore centrale), l’Istituto centrale delle casse rurali ed artigiane (il presidente ed il direttore generale), l’Interbanca (il presidente e due membri del Consiglio), il Banco di Roma (due amministratori delegati e due membri del Consiglio di amministra­zione) ed il Banco Ambrosiano (il presidente ed un consigliere di amministrazione).

Le indagini effettuate solo da alcuni degli istituti citati si sono in genere limitate al mero riscontro dell’appartenenza o meno alla Loggia massonica P2 e non hanno consentito di acquisire elementi di rilievo in ordine all’attività svolta da ciascuno dei cennati esponenti ed al segno di interferenza che la loro appartenenza alla loggia può aver rappresentato nella ordinata gestione degli affari. Solo il Collegio sindacale del Monte dei Paschi di Siena ri­sulta aver condotto una inchiesta attenta e dettagliata per valutare gli effetti dei collegamenti piduisti sull’operatività aziendale. L’in­chiesta si è conclusa ponendo in evidenza « casi di possibile tratta­mento di favore, casi di perdite avute o temute dall’istituto (fre­quenti i casi di trasferimento di posizioni a contenzioso con perdite già previste e/o definite) ».

L’attività della Commissione — appena si è delineato il qua­dro operativo della Loggia P2 — si è quindi concentrata sull’esame del disegno complessivo e sull’azione svolta da alcuni gruppi non solo finanziari fin dagli inizi degli anni settanta, collegandosi con le risultanze della Commissione d’inchiesta sul caso Sindona che ha messo chiaramente in evidenza come gli interventi operati a favore del banchiere siciliano si erano sviluppati nell’ambito di solidarietà ed accordi, che esistevano nel mondo finanziario e ban­cario tra alcuni esponenti di primo piano e che contribuivano ad agevolare l’attuazione di operazioni speculative, finalizzate ad esten­dere il potere di determinati gruppi economici.

Quali fossero la matrice, il metodo, l’obiettivo di tali gruppi non appare sempre con chiarezza, ma indubbiamente la loro azione non può essere ristretta ad un fenomeno di mera criminalità economica o ad accordi diretti ad accrescere la ricchezza dei singoli. In effetti « intorno alla mobilitazione in difesa di Sindona accade qualcosa di più di una semplice accanita gestione di interessi da proteggere magari con l’omertà e l’uso della forza: si rafforza e si espande il potere del sistema P2 che collega ed unifica tanti personaggi operanti in diverse collocazioni ».

Il momento più significativo a livello documentale di tali azioni è collegato alla presentazione di affidavit a favore di Sindona (rila­sciati negli ultimi mesi del 1976), quando Gelli ed altri personaggi (Francesco Bellantonio, Carmelo Spagnuolo, Edgardo Sogno, Flavio Orlandi, John Me Caffery, Stefano Gullo, Philip Guarino, Anna Bonomi) si espongono in modo chiaro e scoperto per effettuare uno sfor­zo ritenuto decisivo per il salvataggio di Michele Sindona. Alcuni dei firmatari, oltre al Bellantonio, sono in termini di intrinseca dime­stichezza con Licio Gelli; ciò vale sia per Carmelo Spagnuolo sia per Philip Guarino, che, secondo una corrispondenza in possesso della Commissione, ha con Gelli un rapporto di mutua ed operante ami­cizia. Appare dagli atti il ruolo centrale assunto da Licio Gelli che è il regista attivo di questa operazione, segno concreto di un non effi­mero legame tra i due personaggi, che prosegue sino al sequestro di Castiglion Fibocchi nel quale Michele Sindona, come abbiamo visto nel capitolo secondo, gioca un ruolo non secondario.

Contatti ed i legami tra questi ambienti si intrecciano in un contesto che assume, a motivazione delle malversazioni e delle attività economiche fraudolente poste in essere, finalità politiche di ordine più elevato. Così ad esempio le dichiarazioni di John Me Caffery senior (già capo del controspionaggio inglese in Italia e membro del Consiglio di amministrazione della Banca privata italiana) quando dichiara che esisteva un più nobile collegamento tra i gruppi che « condividevano le sane idee occidentali nel tentativo di opporsi alla diffusione del comunismo in Europa » e di conseguenza erano orien­tati a favorire l’ascesa di personaggi aventi la medesima ideologia, da situare nei punti chiave dei settori economici per influenzare, per questa via, l’andamento politico generale.

Quando si pensi ai corposi collegamenti tra tali settori ed am­bienti di malavita comune a livello internazionale, non si può non rilevare che l’identificazione delle « sane idee occidentali » con questi ambienti risulta quanto meno problematica e che il sistema capitali­sta occidentale, quando fisiologicamente funzionante, dispone di ben altri strumenti per garantire la propria autonomia.

È comunque avendo riguardo a questi ambienti che deve essere vista e spiegata l’ascesa di Sindona e l’azione da questi esplicata per acquisire sia la finanziaria « La Centrale » sia, unitamente al generale Sory Smith, già capo del gruppo consultivo di assistenza militare USA in Italia, la proprietà del Rome Daily American. Nella stessa prospet­tiva va quindi collocato il mutamento operativo che si determinò allorquando il fallimento dell’offerta pubblica di acquisto per il con­trollo della « Bastogi » (13.9.1971/8.11.1971) fece emergere una resi­stenza a queste operazioni di infiltrazione più estesa di quanto fosse stato possibile immaginare e rese necessaria una loro più accurata preparazione. Quando Sindona in conseguenza di tali eventi trasfe­risce la sua attività nei paesi al di là dell’Atlantico, in Italia cresce e si afferma Roberto Calvi, nominato direttore generale del Banco Ambrosiano nel 1971, che ne acquisisce l’eredità oltre che la tutela condizionante di Gelli e Ortolani. La nuova strategia prende il via con il trasferimento (1972) della quota di controllo de « La Cen­trale » alla « Compendium S.A. Holding » finanziaria del Banco Am­brosiano che nel 1976 muterà nome in « Banco Ambrosiano Holding Lussemburgo ». Si viene così a realizzare tra Calvi e Sindona un modulo operativo che, all’estero, era gestito unitamente a Sindona e che in Italia era articolato in diversi comparti (bancari, assicura­tivi, finanziari) sempre più complessi ed intrecciati man mano che si accresceva la fiducia in Calvi dei più importanti gruppi economici.

Per quest’ultimo aspetto un ruolo di rilevante importanza è stato svolto da Umberto Ortolani il cui ingresso nella Loggia P2 rappresentò l’acquisizione all’organizzazione di un elemento dotato di una vasta rete di relazioni personali di grande prestigio, sia nel mondo politico che negli ambienti della curia vaticana, e di quella competenza nel campo finanziario che si rivelerà necessaria nella seconda fase di sviluppo delle attività gelliane e della Loggia Pro­paganda.

In effetti proprio mentre Sindona viene estromesso definitiva­mente dall’Italia, e poi arrestato, si estende e si rafforza la rete P2 nel settore degli affari e Calvi diventa il principale braccio operativo nel settore finanziario per tutte le necessità previste dai programmi della loggia.