Angelo Izzo – verbale di udienza 25.11.1987 – quinta parte

Il Presidente: questo rapporto chi glielo ha riferito?

Izzo: Valerio diciamo, come fonte principale.

Il Presidente: cioe’ Valerio le parlo’ proprio di avere lui dei rapporti con ambienti massonici…

Izzo: si’, pero’ me li spiego’ diversamente da come diceva Terza Posizione, che lui era uno zozzone… e lui mi diceva che, siccome questo era un gruppo di potere esistente e chiunque volesse fare politica rivoluzionaria doveva fare i conti … Uno non puo’ fare finta di vivere in un altro mondo, cioe’ in un mondo in cui queste cose non ci sono. Lui diceva proprio cosi’: “non si puo’ fare la frittata senza rompere le uova”.
Il Presidente: queste sono parole di Valerio.

Izzo: si’.

Il Presidente: e diceva questo per giustificare i suoi rapporti…

Izzo: si’, per giustificare dei suoi rapporti con ambienti della massoneria.

Il Presidente: che funzione aveva mangiameli specificamente in questi rapporti?

Izzo: quello che mi ha detto Valerio era proprio rispetto all’omicidio Mattarella; mi aveva detto che era a conoscenza e manteneva dei rapporti, perche’ praticamente non e’ che abbia fatto l’omicidio direttamente…

Il Presidente interrompe: non vorrei parlare neanche dell’omicidio Mattarella, se non per questi rapporti…

Izzo: ho difficoltà a spiegarglielo allora.

Il Presidente: sono processi per cui si procede avanti ad altre AG e quindi….

Izzo: sono in istruttoria, lo so. Lui a Palermo era sceso su indicazione di gente Romana, cioe’ della Magliana e di ambienti dietro la Magliana; non e’ che ando’ a Palermo perche’ conosceva dei mafiosi, questo lo voglio dire, ma cosi’, per caso. Mangiameli gli aveva tenuto certi contatti rispetto a questa storia, e proprio per questo diceva che una volta eliminato Mangiameli questa storia non sarebbe piu’ venuta fuori. Questo pensava Valerio.

A d.p.r.: Si’, me lo disse esplicitamente come giustificazione dell’omicidio Mangiameli. Ripeto che Valerio mi diede una grande serie di giustificazioni, ogni tanto ne tirava fuori una.

Il Presidente: lei e’ stato a Paliano insieme con Cristiano Fioravanti.

Izzo: certo.

Il Presidente: lei ha riferito in un interrogatorio reso l’8/4/86 al g.i. Zincani, di alcune cose apprese da Cristiano Fioravanti, presente anche la Furiozzi, a proposito della strage. Ricorda di cosa si tratta?

Izzo: certo. Devo addirittura aggiungere una cosa che ho riferito in precedenza ad altra AG, pero’ ho letto sui giornali che forse riguarda anche la strage.

Il Presidente: cosa le disse Cristiano?

Izzo: la prima cosa che mi disse in tempi diversi, fu che il fratello gli aveva detto che la strage era avvenuta poiche’ era crollato il tetto della sala d’aspetto della stazione, senno’ non ci sarebbero stati tanti morti.

Un’altra volta, mi parlo’ della faccenda Ciavardini al processo amato e, in un’altra occasione in cui la Furiozzi non era presente, mi parlo’ della copertura a Ciavardini sia al processo amato che al processo Arnesano, cioe’ mi parlo’ due volte di questa storia.

Il Presidente: chi gliene parlo’, Cristiano?

Izzo: Cristiano. A me sembrava una cosa…. Cioe’ lo sapevano tutti che Cristiano… Anche Cavallini nell’ultimo periodo cercava di avvalorare l’ipotesi che fosse stato vale, lo disse anche a me. Cio’ non toglie che era cosa risaputissima che era Ciavardini a guidare la moto dell’omicidio Amato. Avendo io appreso dai giornali o anche da racconti che mi erano stati fatti, che lui accusava vale, gli dicevo: “Cristiano, com’e’ che accusi vale? A parte che non ti possono credere, ma perche’ lo accusi, se non e’ stato lui?”. Anche perche’ sapevo che tra lui e Ciavardini non c’era un grande rapporto di amicizia, praticamente non lo conosceva. Quando Cristiano e’ uscito dal carcere il 2 agosto, Ciavardini nei giorni immediatamente successivi si era distaccato dal gruppo. In piu’, Ciavardini aveva accusato la Mambro e Valerio dell’omicidio evangelista; tutto sommato non vedevo il motivo per cui coprire Ciavardini.

Izzo prosegue: e lui mi disse che lo faceva perche’ cosi’ voleva Valerio, perche’ Ciavardini lo avrebbe potuto inguaiare rispetto alla strage di Bologna. Non solo, la stessa cosa avvenne con l’omicidio Arnesano per il quale Cristiano non ha mai confessato la partecipazione di Ciavardini. Si tratta di una guardia uccisa praticamente sotto le finestre di casa Ciavardini; Ciavardini mi racconto’ personalmente che aveva visto dalla finestra l’omicidio, del quale mi diede tanti particolari; ad esempio mi disse che Valerio aveva tirato fuori la pistola da una cartelletta, di quelle che si usano per i documenti, che mentre sparava sorrideva, ecc… Per cui sono piu’ che sicuro che fosse presente, diciamo dalla finestra, a guardare a questo omicidio. E allora gli chiesi perche’ lo copriva per l’omicidio Arnesano; lui mi ripete’ nuovamente il discorso per cui, sia per amato che per Arnesano, glielo aveva chiesto Valerio con questo tipo di motivazione. Volevo dire un’altra cosa. Alcuni mesi fa, prima che uscisse questa notizia sui giornali, ho verbalizzato che Cristiano si preoccupo’ di far scappare, nel momento in cui la Digos gli stava arrivando addosso e servendosi del fatto di essere un pentito, per cui poteva avere qualche informazione in piu’, Pippi Bragaglia; questo e’ spiegabile poiche’ c’e’ grande amicizia tra Cristiano e Pippi Bragaglia.

Izzo prosegue: l’altro nome che mi fece, e allora non capii assolutamente il senso, era quello di Riccardo Brugia che non era grande amico di Cristiano; questo l’ho verbalizzato cinque o sei mesi fa avanti al dott. D’Ambrosio e al dott. Vigna in sede di confronto con Cristiano, intorno all’aprile dello scorso anno.

Il Presidente: cosa sa di Brugia?

Izzo: non so niente. So che non e’ particolarmente amico con Cristiano, so che e’ del loro gruppo… pero’ Cristiano ha accusato tantissimi del loro gruppo, e non capivo perche’ avesse coperto anche Riccardo Brugia. Ora leggendolo sul giornale questa storia di Brugia, mi e’ venuto in mente.

L’avv. Lisi: leggendo che cosa?

Izzo: leggendo che in questo processo era venuto fuori il nome di Brugia, su, mi sembra, su un documento, una cosa del genere… qualcosa letto sul giornale, ora non ricordo precisamente?

L’avv. Lisi: possiamo sapere che documento?

Izzo: mi pare di avere letto sul giornale che questo brugia aveva dato il nome a Picciafuoco, un documento di Picciafuoco, non so…. una storia del genere.

Il p.m. Chiede se Izzo abbia conosciuto le seguenti persone: Formisano.

Izzo: si’. E’ lo zio di Emanuele Macchi, un estremista di destra del mio quartiere che conosco da quando eravamo ragazzini e con il quale ho compiuto reati che ho confessato. Questo Formisano era molto legato a Francis Turatello, gli portava addirittura a spasso il figlio eros. In seguito a questo si lego’ anche alla Banda della Magliana. Turatello era stato imputato per gli stessi sequestri per i quali erano stati imputati Danilo Abbruciati, Bergamelli, nel famoso maxi processo di Imposimato ed io ero in sezione con loro a Rebibbia. Turatello strinse una forte amicizia con Danilo Abbruciati, con i Romani diciamo e gli passo’ Formisano come contatto.

Il p.m.: Loria.

Izzo: non ho conosciuto Loria. So che era un pregiudicato Romano assassinato da quelli della Magliana poiche’ spacciava droga senza il loro permesso.

Il p.m.: Ludovighetti.

Izzo: no.

Il p.m.: Balducci.

Izzo: so che Balducci era un usuraio, a Roma era conosciuto da molte persone come tale e legato alla malavita. Non so altro.

L’avv. Baldi: ha avuto modo di sentire parlare degli attentati compiuti nel ’74 e ’75 con la sigla ordine nero?

Izzo: si’. Siccome ero in rapporti abbastanza stretti con Zani, praticamente uno dei capi di ordine nero… Ho poi conosciuto quasi tutti quelli del gruppo milanese che erano tutti carcerati con me, praticamente, quindi ho sentito parlare spesso e volentieri di questa sigla Ordine Nero.

Anche perche’ c’era una storia abbastanza…. La vecchia inimicizia tra Zani e Signorelli risale addirittura ai tempi di Ordine Nero, in quanto Zani accusava Signorelli di essere uno dei capi di Ordine Nero e di averli poi rinnegati, mentre Signorelli invece spargeva la voce che Ordine Nero era un gruppo di provocazione, attribuibile a giri di avanguardia del nord, comunque era il solito gioco delle parti.

Il Presidente: come sa queste cose?

Izzo: erano discussioni tra Zani e Signorelli. Io le ho sapute sicuramente da Tuti, da Bonazzi, da Azzi, da tutte le persone di quell’ambiente, questa era una cosa risaputa che esisteva, cioe’ la lite fra Zani e Signorelli, anche se poi esistevano tanti altri fatti seguenti, risaliva a quello… Signorelli tra l’altro accusava un certo Falica di Bologna di essere la persona che aveva millantato il suo nome. Signorelli si giustificava dicendo che non c’entrava e che era Falica, perche’ Signorelli diceva: “io nel periodo susseguente avevo organizzato il Fulas”, che erano bombe secondo lui mirate, cioe’ Signorelli diceva: “questi sono casini di Beppe Pugliese, io non c’entro niente”. Diciamo che accettava di aver guidato delle organizzazioni di tipo terroristico, pero’ negava di avere avuto a che fare con attentati di tipo indiscriminato, tipo treni e cose del genere.

L’avv. Baldi: Izzo ebbe modo di ricordare, a proposito e a dimostrazione del doppio gioco che rivestiva Signorelli nell’ambiente, anche un episodio in particolare con riferimento a due bombe, o due attentati dinamitardi compiuti in quel periodo, di cui uno mi sembra all’Eur. Ricorda questo particolare?

Izzo: si’, pero’ cadiamo nel solito discorso. Esiste una istruttoria, Signorelli ha un mandato di cattura per il fulas e queste fanno parte delle bombe del Fulas. Se volete posso raccontare quello che so sul fulas, pero’ e’ un’istruttoria…

L’avv. Baldi: a me interessa semplicemente il suo discorso con Signorelli.

Izzo: io difesi Signorelli all’interno dell’ambiente per un certo periodo, dopo esserci incontrati nel ’79 con Azzi, ecc… Questi mi raccontarono che Signorelli era implicato fino al collo nelle bombe e che buttava su Zani e sugli altri le colpe, quando poi era lui che li aveva organizzati, ecc. Quando incontrai Signorelli avevo un po’ il sangue agli occhi, perche’ avevo speso una parola in sua difesa… A questo proposito vorrei chiarire e cio’ serve nella valutazione della mia testimonianza, cioe’ voi dovreste riuscire ad entrare nella mentalita’ che esisteva nei bracci speciali in quegli anni; eravamo 500 detenuti e si verificavano 25-26 morti all’anno all’interno dei bracci speciali, cioe’ c’era una atmosfera di grande violenza, proprio per il fatto di essere chiusi e in queste condizioni e con un articolo 90 estremamente duro, ecc..; Ogni voce, ogni chiacchiera, ogni discorso, non era piu’ un “pour parler” diciamo tranquillo, diventava una cosa che non si sapeva come poteva andare a finire, per cui di conseguenza su ogni cosa si arrivava pure… in effetti, per esempio, io presi Signorelli abbastanza di brutto quando lo rividi a Roma, gli chiesi una spiegazione e lui scaricò completamente … Ammise soltanto di aver guidato il Fulas, che erano appunto le bombe dell’Eur, le bombe a casa di Moravia, le bombe giu’ in Sicilia. Disse che non sapeva nulla degli attentati al nord e della Toscana e che gli unici rapporti con quelli di Ordine Nero li aveva Giuseppe Pugliese di Ordine Nuovo e Falica avra’ fatto il mio nome con questi ragazzi, con Zani, ecc… dicendo che ero io. Pero’ Falica ha millantato credito, io non c’ero dietro a queste cose. Questo era piu’ o meno il discorso di Signorelli.

L’avv. Baldi: ha mai sentito parlare di un certo Gaggiano detto “Il Barba”?

Izzo: si’. Era il rappresentate dei libri delle Edizioni di AR a Milano, di Freda, ed era strettamente legato a tutto il gruppo milanese. Freda ultimamente ce l’aveva con lui, perche’ diceva che non gli aveva pagato una partita di libri…

L’avv. Baldi: e’ vero che era costui il contatto tra i gruppi milanesi e quelli veneti di Fachini, Ballan, Cagnoni e Rognoni?

Izzo: si’. Fachini e Ballan erano in continuo e stretto contatto per cio’ che mi dicevano Freda e gli altri, Concutelli per esempio. Riguardo al gruppo milanese, le due cose piu’ eclatanti che possono dimostrare questo contatto sono il tentativo di depistaggio di Nico Azzi relativo ai timers nella villa di Feltrinelli, il tentativo di attentato da attribuire a sinistra, e soprattutto e questa e’ la cosa piu’ grossa e’ la bomba dell’agente Marino…

Il Presidente invita Izzo a ritornare alla domanda.

L’avv. Baldi: il ruolo del Gaggiano nell’ambito di questi rapporti.

Izzo: il gruppo milanese di cui faceva parte Gaggiano era in stretto rapporto con i veneti, a dimostrazione….

L’avv. Bezicheri interrompe: a questo punto io mo oppongo alla domanda, perche’ Gaggiano non mi pare che sia un soggetto del processo. Quindi io formulo opposizione su qualsiasi domanda…

Il Presidente fa presente che Izzo ha gia’ risposto.

L’avv. Bezicheri chiede che non si tenga conto della risposta e formula opposizione ad ogni futura domanda che riguardi contatti fra gli imputati e personaggi che non sono del processo, perche’ non rientrerebbe in una deontologia processuale….

Il Presidente: il Barba e’ nominato in una delle sue deposizioni.

L’avv. Bezicheri: e’ nominato, ma non esiste, dov’e’ questo Barba? Quindi parliamo di contatti attraverso….? Il p.m. se vuole, ha tutti i mezzi, attraverso la p.g., per identificare persone, se la cosa e’ influente ed interessante; se il p.m. non l’ha fatto e’ segno che non l’ha ritenuto… Non fa parte del processo.

Il Presidente: ha mai conosciuto Smedile Antonio?

Izzo: no, non mi pare. Aspetti, penso di sbagliare. Conosco uno Smedile che ha accoltellato Tuti a Favignana, un pregiudicato catanese, ma non so se…..

Il Presidente: non credo si tratti di quella persona. E’ uno che ha un negozio in Campo dei Fiori a Roma, l’ha mai sentito nominare?

Izzo: no.
L’avv. Baldi: ha sentito parlare di un’arma in possesso di Esposti a pian del Rascino? Se ci puo’ dire cos’era quest’arma e che provenienza aveva.

Izzo: io frequentavo ascolani, in particolare Crocetti, Valerio Viccei, che erano legati al gruppo di Gianni Nardi, un gruppo ascolano: Piergiorgio Marini, Giuseppe Ortenzi, tutte queste persone che erano legate al gruppo di Nardi. Piergiorgio Marini all’epoca era fidanzato con Alba Nardi, sorella di Gianni. Io li frequentavo, tra l’altro io con Viccei avevo rapporti piu’ che buoni, abbiamo anche fatto una rapina insieme a Roma, abbiamo comprato armi insieme, avevo rapporti piu’ che buoni con queste persone e gia’ da fuori mi parlavano di rapporti con milanesi, ecc… Al tempo della morte di Esposti ebbi modi di vedere Viccei, in quei giorni, il quale era incavolato nero per la morte di questo suo grande amico, come lui diceva. Addirittura, potrei anche avere conosciuto Esposti, pero’ non ne sono certo. In occasione di una cena lui mi disse che c’ero anch’io e c’era questo qui, ma sinceramente non me lo ricordo; comunque anche se l’avessi conosciuto non conterebbe niente, perche’ sarebbe stata una cosa che stavamo ad una cena insieme. Comunque, in seguito, anche in carcere volli sapere cose su Esposti, ecc., anche perche’ Concutelli ne parlava piuttosto male; mi disse che era un provocatore e gli attribuiva strane abitudini sessuali, ma siccome era morto, era una cosa tra noi fascisti un po’ difficile, poiche’ di solito i morti vengono portati sugli altari, per cui qualche volta avemmo dei battibecchi. Una volta in presenza di Freda, appunto Freda disse che, anche se aveva fatto degli sbagli nella vita, con la morte che aveva fatto aveva ripulito tutto. Riguardo all’arma di cui mi viene chiesto, ho sentito parlare, sia da Freda che da Concutelli, di un mitra di produzione artigianale, progettato da Amos Spiazzi, che era tra le armi di Pian del Rascino e che poi sarebbe sparito da, ma non so se questa storia sia vera.

L’avv. Baldi: le dissero anche dove era stato fabbricato?

Izzo: si’, mi sembra fosse stato fabbricato in Veneto, ed e’ dello stesso modello delle armi che poi tenteranno di fabbricare in spagna quelli di ordine nuovo nel 1976, sempre disegnato da Spiazzi…

Il Presidente: lei l’ha visto? Chi le disse che era lo stesso modello?

Izzo: non l’ho visto. La notizia l’ho avuta da Concutelli e Freda che mi hanno raccontato la storia di questa arma che era sparita, ecc.; Invece di averlo visto me lo ha detto Viccei, ma in tempi recenti, non al tempo del fatto.

Il Presidente: fu Viccei a dirle che era lo stesso modello?

Izzo: no, me l’hanno detto Concutelli e Freda. Viccei non sapeva nulla di questo; me ne ha parlato a livello di armi, in quanto era appassionato di armi.

Alessandro Danieletti – dichiarazioni 13.12.1993

Preliminarmente il GI chiede al Danieletti se abbia tuttora procedimenti in corso.
Questi risponde: sono stato assolto con sentenza definitiva nel processo per gli attentati in Toscana. Sono stato poi condannato ad un anno e quattro mesi di carcere per detenzione e spaccio di hashish e, dopo aver scontato la pena inflittami sono stato scarcerato circa dieci giorni or sono . Attualmente non ho alcun procedimento in corso. Prendo atto che vengo sentito in merito alle circostanze che ho riferito in data 02.12.93 al GI di Milano dr. Salvini. Confermo le dichiarazioni rese in detta deposizione, come pure confermo le dichiarazioni a lei rese in veste di imputato in procedimento connesso negli interrogatori relativi al procedimento concernente l’attentato al treno Italicus e l’attentato di Silvi Marina.

Adr: ricordo che dovevo venire a Bologna nell’autunno del ‘78. A una cosi’ lunga distanza di tempo francamente non ho presente se dovevo venire assieme al Manfredi ovvero se abbia incontrato casualmente il Manfredi che, come me, si stava recando a Bologna. Il Manfredi era ricercato, mentre io non avevo nulla da temere. Giunti alla stazione di Bologna stavamo percorrendo il sottopassaggio camminando ad una certa distanza uno dall’altro, allorquando delle persone in borghese cercarono di fermare il Manfredi.
Questi esplose un colpo di pistola o forse piu’. Certo e’ che nel sottopassaggio echeggiavano numerosi colpi, non so se esplosi tutti dal Manfredi o alcuni da lui ed altri dal personale che voleva fermarlo. Io mi trovavo alle spalle del Manfredi e lo vidi dare un colpo con il braccio alla persona che si accingeva a fermarlo, estrarre una pistola, sparare ed iniziare a correre. Io fuggii nella direzione opposta e trascorsi quella notte a Imola in un motel.

Adr: sapevo che il Manfredi si recava a Bologna per incontrare lo Zani. Ripeto non ricordo se iniziammo il viaggio assieme o ci trovammo per caso. Il Manfredi doveva ritirare a Bologna delle armi che sarebbero servite al Ferorelli.

Adr: ho sentito parlare di un progetto di evasione cui erano destinate quelle armi, ma non saprei riferire nulla di preciso sul punto. Certo e’ che lo scopo principale della mia venuta a Bologna era di incontrare la mia ragazza di allora, tale Germana Sinagra.

Adr: piu’ tardi, la mattina dopo a Imola, compresi che il Manfredi era stato scambiato per un ricercato slavo.

Adr: io sono venuto piu’ volte a Bologna nei mesi che seguirono la mia scarcerazione avvenuta nell’ aprile del 1978. Durante l’ estate di quell’ anno, tuttavia, non venni a Bologna per circa un mese in quanto mi trattenni al mare, a San Benedetto del Tronto, all’ hotel Pierot, che era amministrato dalla madre del Manfredi.

Adr: a Bologna, oltre alla Germana, ho frequentato una tale Alessandra e la Jeanne Cogolli. Effettivamente sono stato alcune volte, credo un paio, nella cascina di detta Alessandra, ove forse ho dormito per una notte. Ricordo che in una occasione, in quella cascina oltre alle tre ragazze che ho gia’ menzionato, c’era il Donati Luca, lo Zani ed altra gente, fra cui un amico di Zani di Bologna, di media statura, tarchiatello che avevo gia’ visto alle udienze del processo per Ordine Nero.

Adr: presso questa cascina non ho mai frequentato ne’ il Ferorelli ne’ il Manfredi.

Adr: in seguito, parlando con Ferorelli e con il Manfredi, che avevo continuato a frequentare a Milano, appresi che lo Zani si era stabilito nella cascina dell’ Alessandra, che era divenuta la sua base.
Certamente lo Zani deteneva delle armi, ritengo nella cascina. Di cio’ doveva essere al corrente l’ Alessandra, in quanto il Ferorelli mi aveva riferito di aver circolato in detto stabile esibendo un mitra.
Mi sembra che cio’ sia accaduto in occasione di uno screzio avuto con Fabrizio. A quell’ epoca l’Alessandra subiva notevolmente l’ascendente dello Zani e considerava la possibilita’ di entrare attivamente nella lotta armata e cio’ anche sulla base dell’ esempio fornitole dalla Cogolli. L’ Alessandra era infatuata del Di Giovanni ma poi le cose fra i due non andarono bene. Comunque l’Alessandra incontrava il Di Giovanni nel corso delle udienze del processo di Ordine Nero e andava con lui a colloquio in carcere. Zani era lanciato a capofitto nell’ attivita’ politica e di cio’ parlava liberamente con la Jeanne Cogolli.

Adr: ribadisco che mi fu fatto cenno ad un progetto di evasione, ma non so chi dovesse essere aiutato ad evadere o perlomeno ora non lo ricordo.

Adr: al tempo del nostro viaggio a Bologna, il Ferorelli era gia’ bene inserito negli ambienti della malavita, come pure il Manfredi. Certo costoro mi hanno parlato del progetto di evasione, come una cosa rocambolesca, non detti molto credito a questo progetto. Ho presente che era previsto l’uso di zattere o qualche cosa del genere e che occorrevano delle armi. Gia’ in anni precedenti avevo sentito favoleggiare di progetti di evasione di tal genere, per cui la cosa non mi tocco’ piu’ di tanto ed ora non so fornire dettagli in ordine a questo progetto.

Adr: successivamente al viaggio a Bologna, incontrai lo Zani a Milano, almeno in una occasione. Ricordo che parlava di progetti di autofinanziamento della propria attivita’ politica. I miei interessi erano gia’ orientati verso il commercio di hashish. Zani per giunta era in procinto di trasferirsi a Roma ed io non ero interessato alle sue iniziative.

Adr: confermo le dichiarazioni da me gia’ fatte in merito all’ attentato al treno Italicus e all’ ipotesi che in detto attentato fosse coinvolto lo Zani. Non ho nulla da aggiungere in proposito. Semmai, con l’andar del tempo i discorsi si sono fatti meno nitidi nella memoria. Sono moralmente convinto che Ferri fosse implicato nella strage di Brescia. Premetto questo per formulare una considerazione sul conto dello Zani. Questi, secondo me, era un esaltato eppur non avendo il carisma di un Benardelli, di un Ferri o di un Esposti, pretendeva di essere al loro livello. Ritengo percio’ possibile che cercasse di emularli nelle loro iniziative terroristiche. Puo’ essere dunque che Zani abbia partecipato all’attentato dell’ Italicus per emulare Ferri.

Adr: non ho mai conosciuto Augusto Cauchi e non dispongo di alcun elemento significativo di sue responsabilita’ nell’attentato dell’ Italicus. Si diceva che fosse un personaggio ambiguo e che fosse legato ai servizi, ma in proposito non posso dire nulla per mia conoscenza diretta.

Adr: circa il Colombo Gianni, ripeto che mi risultava legato con Picone Chiodo e all’avvocato Degli Occhi ed inserito in Avanguardia Nazionale. Il Colombo era un entusiasta ammiratore del col. Spiazzi, ma non so se lo conosceva. Non so fornire alcun elemento circa un eventuale appartenenza del Colombo alla struttura c.d. “Gladio” della quale ho sentito parlare solo a livello giornalistico.

Adr: non ho mai conosciuto Gianni Nardi. Ritengo che le persistenti voci circa la sua permanenza in vita derivano dal fascino a suo tempo esercitato dal personaggio e dalla considerazione della potenza economica della famiglia.

Adr: chiestomi quale fosse secondo il mio punto divista la gerarchia fra i diversi gruppi operanti in quegli anni, ritengo di poter dire che negli anni attorno al 74 non avveniva attentato senza che i milanesi lo sapessero. Naturalmente sono mie opinioni, peraltro fondate sulla conoscenza dell’ambiente.
Per gruppo milanese intendo il Ferri, l’Esposti, lo Zani e il Benardelli, i quali secondo me erano i personaggi di maggior rilievo con i quali sono entrato direttamente in contatto. Con altri, quali il Rognoni e il Ballan, ho avuto occasioni solo piu’ limitate di conoscenza. Anzi il Rognoni personalmente non l’ho mai conosciuto.

Adr: gia’ prima della morte di Giancarlo Esposti sapevamo dei suoi rapporti con ambienti istituzionali. Ricordo che mi regalo’ una pistola, una beretta 34 calibro 9 corto, che l’ Esposti asseriva di averla a sua volta ricevuta in dono da un maggiore dei carabinieri. Detta arma non venne repertata fra quelle sequestrate al momento del mio arresto a Pian del Rascino. Inoltre, piu’ tardi, il D’Intino mi disse che Giancarlo Esposti era un confidente dei carabinieri.

Adr: mi risulta che il padre del Fumagalli era partecipe dei disegni del figlio e lo aiutava. Pur restando dietro le quinte, era una persona fidata ed è sicuramente verosimile che potesse custodire armi per conti del figlio.

Adr: lei GI mi chiede se Giancarlo Esposti disponesse di cassette di munizioni di provenienza Nato. Ricordo che l’ Esposti aveva migliaia di munizioni calibro 7,62 per il suo fucile di precisione e che queste erano custodite in cassette metalliche color verde militare che avevamo con noi a Pian del Rascino.

Adr: prendo visione dell’ album fotografico del Ros carabinieri di Bologna contrassegnato dalla dicitura “album destra” e composto attualmente da 192 fotografie. Sono quasi sicuro che la n. 41 effigia il ragazzo bolognese che ho incontrato nella cascina dell’Alessandra assieme ad altre persone. L’ ufficio da atto che si tratta di Naldi Mario Guido. Ora che mi viene rammentato ricordo detto nome come quello di una delle persone che ho incontrato presso l’ Alessandra.

Adr: ho frequentato la cascina dell’Alessandra soltanto prima del viaggio a Bologna con il Manfredi. Dopo detto episodio non ci sono piu’ tornato.

Adr: il Naldi, come ho gia’ detto, l’ho visto piu’ volte durante le udienze di Ordine Nero e una volta nella cascina e mi e’ parso legato allo Zani e sottoposto alla sua influenza.

Adr: il Ringozzi l’ho conosciuto soltanto in carcere e so che era in contatto con lo Zani.

Adr: ho conosciuto il Ferorelli soltanto nel’ 78. Questi era legato al Manfredi ed io a mia volta ero amico del Manfredi. Inoltre entrambi conoscevamo Angelo Angeli. Nel’ 78 il Ferorelli ed il Manfredi erano due personaggi di spicco con una capacita’ trainante rispetto ad altri ed erano orientati verso attivita’ di malavita comune principalmente. Io non mi sentivo al loro livello. Ricordo che nel ‘78, a Milano, il Ferorelli era alla ricerca di armi. Chiese anche ad Angelo Angeli se poteva procurargliene. L’ Angeli giro’ la richiesta a me ed io telefonai al Benardelli, il quale mi diede l’indirizzo di un personaggio di Roma presso il quale mi recai per acquistare uno Sten e un M1 che portai poi personalmente a Milano ove li consegnai all’ Angeli che a sua volta li diede al Ferorelli. Io ne ricavai un utile di circa 400 mila lire ed anche l’ Angeli ha guadagnato qualcosa. Potevo consegnare direttamente dette armi al Ferorelli, ma ritenni di fargliele pervenire tramite l’ Angeli e di far guadagnare perciò anche lui in quanto Angelo Angeli mi procurava del fumo ad un prezzo per me vantaggioso.

Adr: non ricordo nulla in merito al personaggio di Roma che incontrai nei pressi di Castel Sant’ Angelo. Mi porto’ in una casa d’epoca molto signorile con un cortile, poco distante da Castel Sant’ Angelo, situata in una zona elegante. Si trattava di un uomo di qualche anno piu’ anziano di me e che allora portava la barba. Si trattava senz’altro di un camerata.

Lcs ­

Valerio Viccei – dichiarazioni 03.10.1985

Adr: con riferimento alla sequenza dei quattro attentati della quale mi parlo’ per la prima volta Esposti Giancarlo, confermo che il colloquio in cui questi mi riferi’ degli attentati suddetti ebbe luogo a Villa Nardi dopo il fallimento dell’ attentato di Silvi e prima del 14.04.74, data in cui ella mi dice cadde la Pasqua di quell’anno. Interrogato sui miei rapporti con l’ Esposti in questo periodo e fino al momento della sua morte preciso che l’ Esposti, sempre antecedente il 14.04.74 aveva formulato una richiesta di esplosivi da cava, detonatori e miccia gialla. Concomitante a tale richiesta fu una telefonata che l’ Esposti fece dal ristorante “Il Pennile” , ove mi ero recato assieme a lui, a quella persona che era solito chiamare “il vecchio”. La telefonata ebbe luogo in occasione di una cena cui parteciparono anche il Marini e Nardi alba. Vidi l’ Esposti altre volte prima della sua morte. Sempre al “Pennile” ebbe luogo un’ altra cena cui parteciparono anche le stesse persone di prima.
Successivamente ancora consegnai al Marini degli orologi di particolare pregio che il Marini avrebbe dovuto a sua volta dare all’ Esposti, il quale infine avrebbe dovuto regalarli ad una persona del suo giro molto influente. Sono quasi certo che l’ Annina dovrebbe ricordare questa circostanza. Tramite il Marini, infine, avevo stabilito un appuntamento con l’ Esposti al Terminillo per ricevere da quest’ ultimo il prezzo pattuito per gli orologi. Questo incontro con l’ Esposti non ebbe luogo perche’ attendeva conferma da lui sulle modalita’ dell’ appuntamento. Comunque avrebbe dovuto verificarsi poco prima della sua morte. Io non so dove in questi giorni si trovasse l’ Esposti, lo sapeva invece il Marini col quale era in contatto.

Adr: all’ epoca in cui l’ Esposti formulo’ la richiesta di esplosivi di cui ho prima parlato questi gia’ disponeva di esplosivo di tipo militare che a suo dire non era confacente alle sue necessita’ e che era provento di un furto avvenuto in un deposito militare svizzero tempo addietro su indicazione di un amico dell’ Esposti cittadino svizzero. A quell’ epoca, inoltre, il Marini disponeva di un deposito personale di esplosivo. Tale deposito si trovava a Castel Frosino (frazione di Ascoli) e valle castellana (comune di Teramo).
In quella localita’ vi e’ una grotta di tufo o meglio una cavita’ naturale aperta in una parete di tufo raggiungibile attraverso un sentiero. Nei pressi della grotta sotto un grosso masso, in una zona sabbiosa, il Marini teneva sepolti dei candelotti di esplosivo da cava di colore rosa recanti una scritta sull’ involucro che erano contenuti in sacchetti di cellophane trasparenti con la scritta “Montecatini”. Si trattava di due tipi di esplosivo, uno gommoso e compatto, l’ altro a scaglie. Questo deposito era nella disponibilità del Marini fino al 1980. Quell’ anno, infatti, mi recai con Marini sul posto per vedere se era ancora tutto in ordine. L’ esplosivo si trovava al suo posto. C’erano anche alcune scatole di munizioni, dei detonatori, alcuni dei quali d’ alluminio ed altri di tipo elettrico c’ erano altresi’ degli spezzoni di miccia, marrone a lenta combustione e gialla alla pentrite.

Adr: sia l’ Ortenzi che l’ Esposti che il Nardi sapevano che il Marini aveva la disponibilita’ di questo esplosivo e sapevamo dove lo custodiva.

Adr: tornando al discorso che mi fece l’ Esposti circa i quattro attentati ricordo che uno era rappresentato dal fallito attentato di Silvi, il secondo avrebbe dovuto venir gestito esclusivamente dai milanesi, mentre per gli altri non vi furono riferimenti specifici.
Il quarto, aggiunse l’ Esposti, avrebbe dovuto venire gestito dagli ascolani. Sia il secondo che il terzo attentato dovevano venire eseguiti nel centro, centro nord dell’ Italia. L’ Esposti mi disse che il primo attentato doveva servire a suscitare panico ed allarme e porre le premesse perche’ i successivi attentati avessero ancora maggiore effetto e risonanza sino a creare le condizioni per un colpo di stato. Il primo, inoltre, doveva servire a sondare le reazioni sia dell’ opinione pubblica che delle forze dell’ ordine. L’Esposti era molto risentito per il fallimento dell’ attentato di Silvi ed e’ questa la ragione per la quale aveva riservato l’ esecuzione del secondo attentato esclusivamente ai milanesi. Solo nel successivo colloquio con l’ Ortenzi del quale ho gia’ fatto cenno nel precedente verbale venne fatto riferimento alla strage di Brescia e alla strage dell’ Italicus.

Adr: con riferimento ai contatti della cellula ascolana col gruppo milanese preciso che la stessa faceva capo a tale gruppo. Dai discorsi che si facevano a villa Nardi appariva evidente che il Ballan ed il Rognoni appartenevano allo stesso gruppo dell’ Esposti essendovi inseriti al medesimo livello di responsabilita’ di questo ultimo. L’ Esposti, da Ascoli, aveva frequenti contatti telefonici coi due. Questi venivano sempre nominati congiuntamente e da quanto mi diceva di loro l’ Esposti risultava che avevano responsabilita’ di tipo organizzativo in ordine all’ intera attivita’ del gruppo.
L’ Esposti si recava frequentemente al nord per avere contatti con loro e verosimilmente con altre persone.

Adr: per quanto e’ di mia conoscenza facevano parte del gruppo milanese ance il D’Intino, il Danieletti, e il Vivirito, persone che non ho mai incontrato ma delle quali mi parlava il Marini e l’Esposti. Nei discorsi dell’ Esposti e del Marini e dell’ Ortenzi si faceva inoltre il nome di Angeli Angelo, anch’ egli milanese, il quale secondo i tre sarebbe venuto piu’ volte in Ascoli ancora all’epoca in cui Nardi aveva la responsabilita’ della cellula ascolana.

Adr: con riferimento al Rognoni devo aggiungere un riferimento fattomi dal Marini. Questi trascorse gran parte della sua latitanza ad Andorra e da qui si recava spesso in spagna dove compì delle azioni contro alcuni militanti dell’ Eta e rapine per autofinanziamento. Fra i suoi contatti spagnoli il Marini indico’ il Concutelli ed il Rognoni. Questi secondo il Marini erano sotto la protezione dei servizi segreti della marina spagnola ed avrebbero potuto proteggermi e darmi una mano nel caso avessi voluto anch’ io riparare in Spagna.

Adr: dell’ organizzazione in cui era inserita la cellula ascolana faceva parte altresi’ quel Benardelli di Lanciano a cui nel precedente verbale ho fatto un breve cenno. Questi in realta’ era inserito nel gruppo ad un livello di responsabilità analogo a quello dell’ Esposti, del Ballan e del Rognoni. Il Benardelli, inoltre era in contatto con un certo capitano D’Ovidio, anch’ egli abruzzese, che era considerato un sicuro riferimento per il gruppo e che a quell’ epoca prestava servizio a Roma o comunque nel Lazio. Tutto cio’ l’ ho appreso nel corso di conversazioni a casa Nardi cui partecipavano altresi’ il Crespi, l’ Annina e Nardi alba oltre naturalmente all’ Ortenzi ed al Marini.
Voglio a questo punto precisare che il Marini e l’ Ortenzi si frequentavano e svolgevano assieme attivita’ politica sebbene che trai due non corresse buon sangue in quanto entrambi ambivano a fidanzarsi con Nardi Alba. Notizie circa i movimenti di vetture, di persone e di armi che si verificavano nella villa di Nardi, potranno essere fornite anche dai custodi, anzi da una donna che fungeva da custode ed aveva l’ abitazione attigua alla villa.

Adr: tornando alla cellula ascolana ricordo che di questa facevano parte oltre al Marini e Ortenzi il Valentini, il quale pero’ si defilo’ verso la fine del 1972. Il Merlini paolo fece parte del gruppo con mansioni di scarso rilievo, fino alla data in cui Nardi si diede alla latitanza. Voglio precisare che il Merlini non aveva alcuna cognizione in fatto di politica ed in pratica collaborava col Nardi soltanto per la retribuzione che da questi riceveva.
Aggiungo che anche la convivente o l’ amica di questo Merlini, tale Franca, ha soggiornato a casa Nardi. La villa del Nardi era frequentata inoltre da Vecchiotti memo e da sua sorella Margherita che credo abbia avuto una relazione con Nardi. Il Vecchiotti era un personaggio ambiguo ed era considerato collegato al Sid. Nonostante questo era utilizzato dal gruppo per portare a notizie a quelli che venivano considerati i suoi referenti e, al contempo, per ricevere da lui informazioni ed aiuti.
Naturalmente il Vecchiotti non era al corrente di tutte le attivita’ del gruppo. Il Vecchiotti era al corrente dei collegamenti della cellula ascolana ed aveva un rapporto privilegiato col Nardi, tanto e’ vero che i suoi rapporti col gruppo si fecero meno intensi allorche’ inizio’ la latitanza di quest’ ultimo.

Adr: interrogato in ordine a tale Giorgi, ascolano, ricordo di avere conosciuto un Giorgi, attualmente dell’ eta’ di circa 40 anni, attualmente sindaco di Venarotta, il quale non frequentava Villa Nardi e tuttavia poteva conoscere Gianni in quanto questi aveva una residenza anche a Venarotta. E’ notorio in Ascoli che costui era dell’ area politica dell’ estrema destra.

Adr: con riferimento a quel “professore Rossi”, di cui ho parlato nel precedente verbale devo aggiungere le seguenti precisazioni: prima della Pasqua del 1974 Esposti era alla ricerca disperata di tutte le armi possibili e anzi aveva trovato una partita di armi, mi sembra a Roma, che non gli era possibile rilevare perché mancavano i soldi. A questo punto dissero che era necessario una telefonata al professore Rossi di Arezzo perché fornisse il denaro per l’ acquisto di queste armi. Non ricordo che si sia parlato di una cifra precisa ma sicuramente era un cifra consistente per l’ epoca nell’ ordine di svariati milioni.
Questa telefonata ci fu ma non davanti a me e una settimana dopo Esposti non aveva piu’ quel problema. A quello che ricordo io alla telefonata ha assistito anzi al discorso di fare la telefonata al Rossi ha assistito la Annina. Non so chi abbia fornito all’ Esposti quella partita di armi, so pero’ che a Roma un contatto del Marini e del Nardi era rappresentato da tale Mondini Fulco, persona che nel precedente verbale ho indicato solo col nome. Questi aveva lavorato nell’ armeria Bonvicini e successivamente nell’ armeria Trident. Incontrai questa persona unitamente al Marini nel gennaio del 1978, nei pressi della sua abitazione romana sita nella zona ove ha lo studio l’ avvocato Moscato. Attorno al 1972 – 1973 aveva consegnato due fucili modello Ten marca High Standard al Nardi, il quale a sua volta doveva darli all’ Esposti. Non so quale fosse l’ origine di questi fucili, attorno ai quali, nell’ ambito del gruppo sorse una qualche questione che ora non riesco a ricordare.

Adr: il Marini si procurava armi a Roma unitamente all’ Ortenzi anche presso un tale Luciano, appartenente ad una famiglia nobile di Roma. Autorizzato dal GI a consultare l’ elenco telefonico di Roma rilevo che quel Luciano si identifica con Lenzi Luciano; la sua utenza telefonica e’ sugli elenchi intestata alla madre Lenzi – Paganini Clotilde, residente in piazza Cavour, Roma.

Adr: ulteriori rapporti la cellula ascolana li aveva con il gruppo umbro – toscano. Di questo facevano parte tale massetti di Perugia, anzi di Appignano (AP) all’ epoca studente a Perugia; Squarti Perla Angelo, anch’ egli ascolano studente a Perugia.
Circa quest’ ultimo ricordo che era proprietario di una villetta su un’ isola del lago Trasimeno e che era stato interessato dal gruppo ascolano per l’ acquisto di armi. Mi pare di ricordare che costui detenesse nella sua villa dei residuati bellici. Del gruppo faceva parte anche tale Duccio di Foligno. Questo Duccio ebbi occasione di incontrarlo nel 1980. A quell’ epoca aveva una Bmw 30 csi. Il Duccio è un individuo alto circa 1.80, di corporatura molto robusta, biondo e oggi dovrebbe avere circa 35 anni. E’ stato studente a Perugia e poi a Teramo. Nel 1980 aveva la disponibilità di una casa in campagna situata in una strada di campagna la quale puo’ essere raggiunta uscendo da una strada di grande scorrimento che probabilmente e’ la Spoleto – Perugia. Nel 1980 Duccio mi disse che in precedenza quella casa era stata messa a disposizione di altri camerati per scopi non leciti. Nel 1980 io andai nella casa di campagna del Duccio lo stesso giorno in cui ci fu l’ incontro di pugilato fra Leonard e Duran e fu quello dove Duran abbandono’.

Adr: del gruppo umbro – toscano facevano parte due fratelli noti picchiatori che godevano di fama di essere tremendi. Si tratta di due persone quasi coetanee attualmente dell’ eta’ di circa 35 anni, di statura alta e di carnagione scura. Si muovevano nell’ ambito dello ambiente universitario di Perugia. A Perugia operava altresi’ un conte, del quale non ricordo il nome, che era un ex paracadutista e che all’ epoca ha posseduto una Range Rover. Ho visto questa persona unitamente al Massetti in occasione di un tentativo o meglio dello studio di un furto che avremmo dovuto eseguire ai danni di una armeria sita nel centro di Perugia. Ortenzi e Marini frequentavano spesso gli ambienti universitari di Perugia e frequentavano altresi’ una persona di Foligno ed una di Spoleto.

Adr: nel precedente verbale non ho menzionato la circostanza che nel 1980, successivamente alla mia dimissione dal carcere di Ascoli, il Marini mi disse finalmente quale fosse il nome di quell’ ufficiale dell’ esercito di stanza nel triveneto di cui si era a suo tempo parlato a Villa Nardi. Si trattava di Spiazzi Amos, come le e’ noto inquisito in vari procedimenti. Questi era considerato dal gruppo ascolano come un consulente in fatto di armamenti ed era ritenuto in grado di reperire armi anche molto particolari che altrimenti sarebbe stato impossibile trovare sul mercato.
Cio’ mi lascia ritenere che l’ elenco di armi rinvenuto in possesso di Esposti a Pian di Rascino sia stato redatto se non altro sulla base di indicazioni fornite da questo Spiazzi. Lo Spiazzi era un punto di riferimento di Esposti e del “vecchio”. L’ Esposti parlando di questioni attinenti al reperimento di armi faceva sovente riferimento o allo Spiazzi ed al Fumagalli indicandoli pero’ non con i loro nomi bensi’ con quei riferimenti che usavo io stesso nel precedente verbale. Ricordo che nei primi mesi del 1974 l’ Esposti era interessato a procurarsi un fucile d’ assalto svizzero marca SIG e che il Marini gli disse che il “vecchio” aveva consigliato di rivolgersi al “loro amico nel Veneto”.

Adr: non so fornire indicazioni utili all’ individuazione di quell’ufficiale dei CC di cui ho gia’ parlato.

Adr: al convegno di Montesilvano del 1971 presero parte numerosi perugini, toscani, ascolani e maceratesi. Fra i perugini ricordo tale Conti Giulio, il gia’ menzionato Duccio, fra gli ascolani ricordo tale Crescenzi Vittorio, amici augusto ed altri ragazzi di scarso rilievo nell’ ambiente. Al convegno parteciparono anche i personaggi italiani piu’ noti come estremisti e picchiatori e fra questi ricordo il Cauchi di Arezzo che godeva di particolare considerazione.

Adr: Merlini Paolo nel 1974 aveva 25 anni e rassomigliava moltissimo a Nardi Gianni tanto da fare a volte il sosia di Nardi. Merlini era l’ autista di Nardi ma gia’ verso la fine del 1973 ed in sostanza quando Nardi ando’ via Merlini prese le distanze da Nardi.

Adr: mi pare nel 1972 ma forse anche nel 1973, nella zona di Ascoli vi fu il reperimento di armi, esplosivi ed ordigni da guerra. Nel gruppo ascolano vi fu una grandissima discussione su chi aveva dato indicazione al procuratore di Ascoli. La voce lambi’ anche lo stesso Nardi all’ epoca detenuto.

Adr: nel 1976 Marini mi dette un recapito telefonico di Arezzo dove ricercarlo e sempre nel 1976 e poi nel 1977 lo incontrai una volta a Cortona, nei pressi del museo archeologico; una volta nei pressi di Anghiari ed una volta in una localita’ che si chiama Pratovecchio o Pontevecchio o qualcosa del genere. Mi pare che in quella zona ci sia un paese che si chiama Stia.

Adr: all’ epoca Ortenzi nella sua casa di campagna aveva attrezzato dei nascondigli per armi ed esplosivi e io so che oltre alla casa di campagna aveva altri nascondigli come ad esempio nella pompa, o meglio nel vano della pompa dell’ autolavaggio situato sotto la abitazione dello zio. Anche di Marini so che aveva dei nascondigli e su tutti questi punti sono pronto ad essere piu’ preciso appena entriamo nel dettaglio.

Adr: nell’ estate del 1974 in una data che mi pare concomitante con una ricorrenza concernente Nardi Alba, il Marini inizio’ la sua latitanza. In quel periodo si teneva in contatto con me telefonandomi presso il negozio di autoricambi di proprieta’ di mio padre. Il Marini aveva necessita’ di denaro. In quel periodo, inoltre, frequentavo Izzo Angelo che aveva bisogno di procurarsi delle armi.
Fu per questo che verso la fine dell’ estate o inizio dell’ autunno combinai un incontro a Lugano fra Izzo e Marini. L’ Izzo ricevette da me una somma di circa 3 milioni, provento di mie attivita’ illecite, che consegno’ al Marini. Il Marini dal conto suo diede all’ Izzo la possibilita’ di acquistare in svizzera due pistole marca SIG, una carabina winchester ed alcune bombe a mano MK2 e MK3. Queste ed altre armi o forse solo altre armi ed una parte di queste vennero poi date dall’ Izzo a Macchi Emanuele e ad Ghira Andrea. Di cio’ ho gia’ riferito al pm di Roma dr Ambrosio.

A questo punto, alle ore 19.45, l’ interrogatorio viene sospeso.

Riprendera’ domani alle ore 10.00

L.c.s. ­

Valerio Viccei – dichiarazioni 10.05.1985

Adr: dopo avere letto nuovamente il verbale di confronto di ieri, ricordo che l’ Esposti aveva menzionato, tra i suoi contatti al di fuori di Ascoli e comunque nei discorsi intercorsi con i suoi amici, cioe’ il Crespi, l’ Annina e gli ascolani, alcune persone.

Ricordo il nome di Angeli Angelo, milanese, del quale si diceva che negli anni tra il 1970 ed il 1973, era stato ad Ascoli piu’ di una volta. Ricordo poi ce il Crespi o la ragazza, agli inizi del 1974, chiesero all’ Esposti se questi aveva preso contatto telefonico con un certo “professore Rossi” in Arezzo o di Arezzo. Ricordo poi il nome di tale Vinicio che andava spesso a caccia con il Nardi e che dovrebbe essere originario della provincia di Ascoli; ricordo un certo “Fulco” di Roma, in contatto con Nardi e con gli ascolani, poi accusato di qualche scorrettezza verso di loro. Ricorreva poi nei loro discorsi il nome di “Momo”, un meridionale; potrebbe anche chiamarsi “Memo”. Quanto al “Rossi di Arezzo”, ricordo che il suo nome venne fuori all’ interno di una questione di carattere economico o meglio di una questione di danaro. Mi riservo di approfondire i miei ricordi sui rapporti dell’ Esposti e del Nardi.

Voglio aggiungere che, tra le armi rinvenute a Pian del Rascino, dovrebbe esservi una “Beretta modello 34” calibro 9 corto, con la canna filettata alla quale e’ stato applicato un silenziatore in acciaio (e non il solito silenziatore in alluminio). Preciso che il silenziatore in questione era di natura artigianale ed originariamente previsto e costruito per essere applicato ad una “Pistole – machine” mp40; di conseguenza l’ adattamento del medesimo silenziatore alla summenzionata “Beretta” ha implicato una apposita modifica alla canna, nel senso che la filettatura risultasse identica a quella di tutti gli mp40 in circolazione.
Elenco ora le armi che ho visto in possesso di Esposti Giancarlo a vario titolo ed in diverse circostanze:

-Un fucile d’ assalto Fal fn 308 munito di bipiede;

-Una pistola mitragliatrice americana calibro 9 modello M3 A1;

-Un fucile “Mauser” calibro 308, che era stato privato della brunitura originale per poi essere completamente revisionato e nuovamente brunito artigianalmente;

-Una pistola “Browning” hp calibro 9 con guanciole in plastica nera; a proposito di questa arma, l’ Esposti mi disse che gli era stata regalata dal Nardi al momento in cui si rese irreperibile;

-Una pistola “Beretta” silenziata, sopra descritta, calibro 9 corto;

-Una pistola “Radom – vis” di fabbricazione cecoslovacca o polacca, calibro 7.65 parabellum;

-Un fucile mitragliatore “beretta” Mab modello 38 a1, che aveva la peculiarita’ di essere modificato nella impugnatura, nel senso che se ben ricordo, vi era stata applicata la impugnatura di un fucile subacqueo;

-Una pistola mitragliatrice di fattura artigianale, gia’ descritta e che, se mostratami, sarei in grado di riconoscere;

-Alcune bombe a mano SRCM (l’ Esposti ne portava con se’ sempre due bombe a mano) e l’ involucro le cui caratteristiche lasciavano chiaramente presupporre che contenesse un fucile di precisione con gia’ innestato il cannocchiale;

-Una certa quantita’ di esplosivo, circa 20 chili, probabilmente trafugata da cave; dovrebbe trattarsi di un composto di cheddite o gelignite, sicuramente sotto forma di candelotti, corredata di inneschi e di vari tipi di micce;

-Un cannocchiale “Zeiss” impermeabile in plastica verde, in dotazione agli alti ufficiali di marina statunitense; il cannocchiale aveva la caratteristica di esse dotato di reticoli militari;

Si da’ atto che su autorizzazione del GI l’ elenco di armi di cui sopra e’ stato dettato direttamente a verbale dal Viccei.

Adr: per collocare i miei rapporti con l’ Esposti voglio far presente che questi erano in essere allorche’ insieme a lui e ad altra persona commisi un furo in Ascoli Piceno. Mi riservo di riferire in ordine alle circostanze di tale furto che comunque risale alla fine del 1973 inizio 1974.

L.c.s. ­

Valerio Viccei e Angelo Izzo – verbale di confronto 09.05.1985

Izzo: confermo le dichiarazioni rese in altri interrogatori, specificatamente nella parte in cui si riferiscono al Guazzaroni e al Magnetta. Il Guazzaroni era stato compagno di detenzione di Viccei e questo fu uno dei motivi per cui prendemmo una certa confidenza e giunse a narrare a me ed al Franci la funzione che il Fianchini avrebbe svolto nella predisposizione di un arsenale a Camerino, fatto poi rinvenire ai carabinieri ed attribuito a gruppi di sinistra col Magnetta ebbi uno scambio di cartolina a seguito della detenzione che questi trascorse in comune col Viccei nel carcere di Ascoli Piceno. Io ed il Viccei eravamo amici sin dal 1972 e quando mi trovavo in liberta’ ebbi occasione di andarlo a trovare ad Ascoli.
Ci trovammo soprattutto in localita’ marine nei pressi di Ascoli. In una di tali occasioni avemmo occasione di scambiarci i nostri punti di vista sull’ immagine prospettiva di un Golpe. L’ anno a cui mi riferisco e’ il 1974. Per parte mia narrai al Viccei quello che ho gia’ detto in sede di interrogatorio, cioe’ dei contatti avuti col Sermonti e del progetto di schedare i militanti comunisti e procedere ad azioni militari contro loro. Il Viccei, da parte sua mi parlo’ dei suoi rapporti con Esposti Giancarlo e del fatto che anche quest’ ultimo gli aveva parlato di un’ imminente iniziativa golpista negli stessi termini da me riferiti. Mentre io ero allora favorevole a simili iniziative, Viccei era scettico sulla possibilità che potesse realizzarsi.

Viccei: nell’ ambito di procedimenti pendenti a mio carico presso le AAGG di Ascoli e di fermo, ho iniziato una revisione critica della mia vita ed una ricerca delle cause dei miei errori. In tale contesto ho ammesso le mie responsabilita’ per i reati comuni da me consumati. Mi trovo, ora, in una fase di riflessione sulle mie passate esperienze politiche e su quell’ insieme di rapporti che vissi da ragazzo ad Ascoli Piceno allorche’ mi trovavo in una condizione di contiguità rispetto ad un gruppo di destra di Ascoli che si era formato attorno alla figura di Nardi Gianni. La mia riflessione su queste mie vicende non e’ ancora conclusa e manifesto il timore, nel caso in cui ampliassi il mio rapporto di collaborazione con la giustizia, che la mia famiglia possa subirne delle conseguenze negative o che comunque non sia partecipe di questa mia difficile scelta, anche in considerazione alla ristrettezza dell’ ambiente ascolano, in cui tuttora vivono i miei familiari. Intendo comunque rispondere lealmente sui punti oggetto di questo confronto gia’ affrontati da Izzo, riservandomi tuttavia di non fare i nomi delle persone di Ascoli che non siano ancora affiorati nei procedimenti penali. Esprimo altresi’ l’ esigenza di potermi consultare, in merito a questa scelta che sto compiendo, con i miei familiari.
Oltre ad ammettere le mie responsabilita’ nei processi a mio carico successivamente alla loro conclusione dibattimentale in primo grado, ho consentito il ritrovamento, in data 01.04.85, di una pistola Walter PPK 7.65; in data 15 aprile, ho consentito il ritrovamento di una mitragliatrice sten 9 mm parabellum e relativi caricatori, di una bomba a mano SRCM ed attualmente mi sto attivando affinche’ venga repertato un fucile a pompa Smith and Wesson 12 Magnum, una carabina silenziata cal 22 nonche’ varie altre armi e munizioni.
Tutto cio’ in stretto contatto con il procuratore capo della repubblica di Ascoli, dr Mandrelli, e con il sostituto procuratore della repubblica di fermo, dr Baschieri.
Spontaneamente e senza richiedere alcuna contropartita, mi accingo a riaprire un capitolo della mia vita che consideravo definitivamente chiuso, sono consapevole che cio’ puo’ procurarmi solo dei rischi e chiedo soltanto il tempo di portare a termine questa mia riflessione.
Nel 1972 sono stato inquisito per il furto di materiale esplodente, da me consumato in danno di una cava dell’ ascolano. Ammisi le mie responsabilità. All’ epoca dei fatti ero minorenne ed avevo rubato l’ esplosivo per consegnarlo a persone che mi riservo di indicare, che intendevano utilizzarlo per scopi di carattere eversivo. Gia’ nel 1971, infatti, ero in contatto con un gruppo di destra gravitante attorno a Nardi Gianni, il quale possedeva una villa a Marino del Tronto, nei pressi della quale vennero rinvenuti armi ed esplosivi. Conoscevo bene Nardi Gianni al quale ero accomunato dalla passione per le armi sebbene ci dividesse una notevole differenza di età. Il Nardi aveva creato intorno a se un gruppo di giovani di Ascoli di analoga estrazione politica. O almeno professanti una ideologia politica diversa. Ritengo che alcuni tuttavia fossero semplicemente degli opportunisti. Il furto per il quale fui inquisitolo avevo consumato nel novembre 1971. Ero stato scoperto dal proprietario della cava il quale aveva omesso di denunciare il fatto ed aveva avuto in restituzione l’ esplosivo da me sottratto. Il fatto affiorò nel gennaio 1972 a seguito di una recrudescenza di attentati nella zona. A quel periodo risale infatti un attentato al tribunale di Ascoli e ad un ripetitore della rai. Venni quindi arrestato nel gennaio del 1973 e rimasi in carcere per circa un mese. Evidentemente durante l’ istruttoria mi comportai in un modo che venne apprezzato dai camerati di fede tanto è vero che, uscito dal carcere mi regalarono la prima pistola da me posseduta. Si trattava di una Astra cal 9 mm. Nel corso degli anni 1973 1975 le persone piu’ strettamente legate a Nardi parlavano con insistenza della necessita’ e della possibilita’ di impadronirsi del potere con un colpo di stato a conclusione di una campagna di attentati.

Izzo: effettivamente in quel periodo ed in particolare nei primi mesi del 1974, incontrandomi con il Viccei ad Ascoli, parlando di armi, gli dissi che detenevo un Mab 7.65 Parabellum, una Colt 38 special, una Colt 357 Magnum, un mitra mp 40 cal 9 parabellum ed altre pistole che tenevo in casa nella previsione di utilizzarle per i fini di cui ho detto nel mio interrogatorio. Il Viccei mi disse che la prospettiva di un colpo di stato gli sembrava assurda e mi derideva chiamandomi “pariolino col moschetto” .

Viccei: l’ abitazione di Nardi Gianni era frequentata anche quando questi era assente, ed anche dopo che si era reso latitante, da Esposti Giancarlo, dalla sorella del Nardi e da varie altre persone che mi riservo di nominare. La villa del Nardi era il luogo dove l’ Esposti custodiva una notevole quantità di armi. Lo vedevo spesso andare e venire sempre portando con se contenitori con armi di svariato tipo. In particolare ricordo di aver visto le seguenti armi:
-Radom vis semiautomatica;
-Beretta mod 34 con silenziatore;
-Browning HP cal 9 parabellum con guanciole nere che disse essergli stata regalata dal Nardi al momento della sua partenza;
– mitra Beretta Mab mod 38/a1 con impugnatura artigianale presumibilmente ricavata da un fucile subacqueo;
– fucile d’ assalto fal fn 308 dotato di bipiede ;
– bombe a mano SRCM;
– fucile mauser che era stato completamente privato della brunitura originale e poi ribrunito artigianalmente;
– pistola mitragliatrice M3 a1 di fabbricazione americana cal 9 mm.
Ho notato poi nelle sue mani una stranissima pistola mitragliatrice di ridottissime dimensioni e sicuramente di fattura artigianale la qual cosa mi venne confermata dallo stesso Esposti il quale, alla mia richiesta di cedermela mi disse che per il momento non era possibile in quanto trattavasi di una specie di prototipo consegnatagli da un personaggio veneto, preciso meglio: da un suo amico veneto, le fattezze dell’ arma in questione erano le seguenti: si trattava di un corpo raccolto dell’ arma stessa che assommava le sembianze di alcune pistole mitragliatrici tra le piu’ diffuse in commercio (cz, Uzi, Ingram). In ogni caso sarei in grado di riconoscerla qualora mi venisse mostrata. Ricordo di aver visto molte fotografie relative alla conclusione della vicenda di Pian di Rascino e ricordo di aver visto raffigurante nelle fotografie che comparivano sulla stampa alcune armi identiche a quelle possedute dall’ Esposti ed in particolare una che mi sembrava proprio la mitraglietta di fattura artigianale della quale ho appena parlato.
Adr: l’ Esposti non mi disse chi fosse questo suo amico veneto che gli consegno’ l’ arma. Devo aggiungere che vidi in possesso dell’ Esposti anche un fodero di un fucile di grosse dimensioni atto a contenere un fucile di precisione e relativo cannocchiale. Chiesi all’ Esposti di mostrarmi il contenuto dell’ involucro e costui mi disse, forse volendo fare una battuta o forse per eludere la mia curiosita’ , che presto l’ avrei visto per svariato tempo su tutte le prime pagine dei giornali.

Izzo: come ho gia’ dichiarato in altra sede, sono a conoscenza del fatto che l’ Esposti allorche’ venne ucciso a Pian del Rascino stava dirigendosi verso Roma con l’ intento di commettere un attentato al presidente della repubblica in occasione della ricorrenza del 2 giugno.

Viccei: questa accumulazione di armi da parte dell’ Esposti, che sembrava una vera e propria incetta compiuta con l’ aiuto di personaggi ascolani dei quali mi riservo di fare i nomi in seguito, dava l’ impressione che fosse imminente quel progettato sovvertimento dei poteri dello stato del quale spesso mi avevano parlato i camerati di Ascoli e l’ Esposti in particolare, ed al quale io comunque stentavo ancora a credere. Mi riservo di ammettere le mie responsabilità in ordine alla cessione di armi all’ Esposti nella sede processuale opportuna. Il discorso su mie eventuali responsabilità  e’ comunque un discorso diverso e collaterale quello che sto ora sviluppando. Tornando al progetto eversivo in atto a quel tempo faccio presente che l’ Esposti vantava di avere l’appoggio, nei suoi disegni, di un colonnello dei carabinieri distanza nel triveneto e di un ufficiale dell’ esercito, sempre distanza nel veneto. Cio’ mi diceva l’ Esposti per superare le mie diffidenze nei confronti del millantato progetto eversivo.
L’ Esposti mi diceva inoltre che era in contatto con esponenti della destra eversiva milanese, ed in particolare mi fece i nomi di tali Ballan e Rognoni. Non ho mai conosciuto personalmente queste persone.
L’ Esposti sembrava addetto al settore logistico e piu’ esattamente al repertamento di materiale bellico, nell’ ambito di questo progetto eversivo di cui parlava.
Per assolvere tale sue funzioni effettuava numerosissimi spostamenti. Ricordo che utilizzava un Opel Commodore di colore bianco, molto probabilmente affittata utilizzando un tesserino da giornalista, ed una vettura sportiva di colore chiaro tipo MG vecchio modello con la ruota di scorta esterna. Con la Opel ebbe un incidente d’ auto piuttosto grave in Ascoli e di cio’ dovrebbe esservi traccia negli atti di polizia. L’ Esposti frequentava la villa di Nardi assieme ad un tale di Milano di cognome Crespi il quale aveva una mano offesa a suo dire a seguito di un incidente stradale e che ero dovrebbe avere una trentina di anni. Questi affermava di essere imparentato con la nota famiglia Crespi di Milano. Cio’ mi veniva confermato dallo Esposti il quale considerava questa persona un elemento prezioso peri propri scopi. Avevo avuto dei diverbi col Crespi in quanto fumava haschish e non approvavo tale abitudine. L’ Esposti mi invito’ a lasciarlo in pace poiche’ era una persona utile per i suoi scopi che gli dava una certa copertura. Con l’ Esposti frequentava la villa del Nardi – unitamente al Crespi – anche una ragazza a nome Annina anch’ essa milanese anch’essa dovrebbe avere circa trent’ anni.
Conversando in merito ai suoi progetti eversivi l’ Esposti affermava che sarebbe divenuto ministro dello sterminio pubblico. Naturalmente diceva questo con fare scherzoso. L’ Esposti nella sua attivita’ , in particolare per il reperimento di armi, ogni qualvolta gli chiedevo con quali fondi se le procurasse, mi diceva che il denaro necessario gli era fornito da una persona che definiva “il vecchio” e che successivamente alla morte dell’ Esposti, grazie alle confidenze dei suoi amici ascolani, ho ritenuto di identificarlo in Fumagalli Carlo. Non credevo nei disegni golpisti dell’ Esposti soprattutto perche’ costui affermava che avrebbe potuto contare sullo aiuto dei carabinieri e dei servizi segreti, cioe’ di quegli organismi che io, per il mio modo di vivere, vedevo come miei antagonisti e persecutori. L’ Esposti affermava altresi’ la necessita e la produttivita’ di creare del panico e delle vere e proprie provocazioni, facendo attentati apparentemente riferibili alla parte politica avversa. Ricordo in particolare che mi parlo’ del fallito attentato sul treno Genova Milano per il cui insuccesso mi disse che lui o i suoi camerati “erano stati redarguiti”. Non posso aggiungere altro sul punto. Voglio inoltre far presente che una volta venni redarguito dall’ Esposti per aver parlato con tale De Portada Maria di argomenti oggetto di nostre conversazioni. Da cio’ dedussi che l’ Esposti o qualcuno degli ascolani conosceva la De Portada. Questa l’ avevo conosciuta in occasione di una mia visita a Padova ove mi ero recato per andare a trovare la mia fidanzata del tempo che a quell’ epoca studiava in quella citta’ . La De Portada la conobbi in una libreria specializzata in testi esoterici o comunque appartenenti alla cultura di destra. Non ricordo se questa libreria gia’ allora si chiamasse “Ezzellino” , certo e’ che si trattava della libreria di Freda.
L’ atto inaugurale della strategia prefigurata dall’ Esposti, fu, adire di quest’ ultimo, l’ attentato al treno Ancona Pescara del 1973. L’ importanza di tale attentato nell’ ambito di quella strategia mi venne confermata anche da altre persone. Mi riservo di ritornare su questo argomento data la delicatezza e l’ importanza che riveste.
Per ora posso dire che all’ interno del gruppo ascolano alcuni ritenevano che sia stato un errore tecnico, per altri la mancata esplosione del convogli ferroviario era da addebitare ad una semplice coincidenza. Secondo altri infine era stato voluto proprio nei termini in cui si verifico’ con funzione di avvertimento sempre naturalmente finalizzato a seminare il panico. Aggiungo che a quel tempo si diceva che sul quel treno oggetto dell’ attentato si sarebbe trovato o avrebbe dovuto trovarsi l’ onorevole Almirante.
Tornando ai contatti dell’ Esposti con altri ambienti diversi da quello ascolano, faccio presente che costui era in collegamento con un tale di nome Berardella o Bernardelli – il nome è assonante o identico a quello della nota pistola – di professione farmacista e sicuramente abruzzese. Ricollego a questo nome la circostanza che l’ Esposti vantava di avere collegamenti anche con un certo D’Ovidio ufficiale di carabinieri, anche egli abruzzese. Dopo la morte dello Esposti nell’ambiente ascolano si diceva che vi era stato un tentativo di addebitargli la strage di Brescia, col ruolo di autore materiale. Si diceva che era stato messo in giro un identikit in pratica riproducente le sembianze dell’ Esposti al momento della morte erano incompatibili con questo identikit poiche’ nel frattempo si era tagliato o fatto crescere la barba. Mi pare che l’ identikit rappresentasse una persona con la barba rasata mentre l’ Esposti al momento della morte, seguita di poco tempo la strage, aveva una barba lunga e folta. Nell’ ambiente si diceva che la strage era stata fatta da un gruppo di balordi bresciani. Dapprima, tuttavia, nella immediatezza della strage stessa, nell’ ambiente ascolano si affermava che era stata commessa da un gruppo di milanesi, o meglio dal gruppo milanese cui faceva parte anche l’ Esposti.

Izzo: sulla questione Fianchini Guazzaroni confermo di aver saputo da Guazzaroni che Fianchini era implicato nella provocazione di Camerino.

Viccei: mi riporto alle dichiarazioni rese all’ inizio di questo confronto.

Viccei: mi trovavo ristretto nel carcere di Ascoli nello stesso periodo di tempo in cui la’ si trovava anche il Fianchini Aurelio, il quale aveva da poco reso le note dichiarazioni nel processo dello Italicus o comunque era notorio attraverso la stampa che aveva fatto delle dichiarazioni sull’ Italicus accusando in veste di superteste gli imputati di quel processo. La mia connotazione politica mi imponeva all’ interno della situazione carceraria in cui mi trovavo di provocare un chiarimento col Fianchini al quale imputavo di essersi comportato da delatore nei confronti di camerati. Lo rimproverai, lo insultai e lo presi anche a schiaffi. Il Fianchini che tremava come una foglia, replico’ che era stato costretto a fare le dichiarazioni concernenti l’ Italicus ed aggiunse anche spontaneamente, forse presumendo che fossi al corrente anche di questo fatto, che aveva collaborato con i servizi segreti alla esecuzione dell’ operazione Guazzaroni ma che comunque avrebbe a suo tempo riparato alle ingiustizie procurate raccontando la verita’ io presi atto di questa sua giustificazione anche se non presi molto sul serio questo suo impegno a ritrattare. Il Fianchini si allontano’ e forse si senti’ tranquillizzato da questo chiarimento. D’ altra parte io stesso avevo cercato questo incontro col Fianchini piu’ che altro per motivi “di faccia” imposti dalla logica carceraria e dalla mia appartenenza alla destra. Nell’ esordio di questo confronto Izzo ha fatto riferimento a suoi rapporti epistolari con Magnetta Domenico. Voglio far presente che sono stato suo compagno di detenzione dal dicembre 1981 al maggio 1982 e che dal Magnetta stesso ho appreso delle notizie concernenti le modalita’ del suo arresto e le ragioni del suo distacco da Avanguardia Nazionale.

Izzo: circa i miei rapporti col Viccei voglio aggiungere che gli ho fatto ,conoscere parecchie persone dell’ ambiente di destra, sia allorche’ eravamo in stato di liberta’ ed il Viccei veniva a trovarmi a Roma, sia anche durante il periodo della nostra detenzione. Poiche’ Viccei e’ mio amico, infatti, sfruttando la mia conoscenza dell’ ambiente carcerario, lo presentavo epistolarmente presso i camerati delle carceri dove era di volta in volta ristretto.
Cosi’, ad esempio, gli ho fatto conoscere Macchi Emanuele, Latini Sergio, Fioravanti Valerio, Bonazzi Edgardo e molti altri.

Viccei: ho effettivamente conosciuto tutte queste persone ed alcune di queste le ho frequentate anche in liberta’, anche se solo sporadicamente. Mi riservo di riferire in ordine ai rapporti avuti con costoro.

Letto confermato e sottoscritto.­

“Il Golpe continua” – Panorama 03.07.1975

Generali, mafiosi, uomini dell’alta fi­nanza, dirigenti del Msi, ex-ministri come Randolfo Pacciardi ed ex-par­tigiani come l’ambasciatore Edgardo Sogno, sono i protagonisti della se­conda e ultima parte del rapporto se­greto del Sid sulle trame eversive che tra il 1968 e il 1974 misero in serio pericolo la stabilità democratica del paese. Nella precedente puntata, Panorama ha pubblicato la prima par­te del rapporto del controspionaggio, consegnato il 15 settembre 1974 dall’ allora ministro della Difesa, Giulio Andreotti, alla magistratura. Era la ricostruzione fatta dal Sid del tenta­to golpe nella notte tra il 7 e l’8 di­cembre 1970 da parte dei congiurati riuniti sotto il Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese e dai nazifa­scisti di Avanguardia nazionale di­retti da Stefano Delle Chiaie.
Su quel primo tentativo di colpo di Stato l’opinione pubblica italiana sep­pe la verità, e soltanto in parte, tre anni più tardi, senza però venire a conoscenza del fatto che nel frattem­po la stessa centrale eversiva stava organizzando altre trame e una serie di attentati ancora più sconvolgenti. Adesso l’ultima parte del rapporto del Sid li svela interamente.

1.L’avvocato Giancarlo De Marchi, « responsabile in Italia » del Fronte Nazionale, succeduto nella gestione del movimento a Ciabatti nel maggio si è adoperato per la costitu­zione di « gruppi operativi» idonei ad affiancare – nel quadro generale del tentativo di rovesciare le istitu­zioni dello Stato – altre formazioni estremiste di destra. L’avvocato De Marchi aveva rapporti con Carlo Fumagalli e partecipava al progetto di creare una situazione di tensione in Valtellina e in Liguria come premes­sa di una guerra civile che nuclei iso­lati (Gianni Nardi e Giancarlo Espo­sti, il primo latitante perché accu­sato dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi, il secondo ucciso a Pian di Rascino in uno scontro con i carabinieri dopo la strage neofasci­sta di Brescia, n.d.r.) avrebbero do­vuto estendere anche alle regioni centrali del paese per imporre alle Forze armate di intervenire e assu­mere il potere.

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2. Dopo l’arresto dell’avvocato De Marchi, 12 novembre 1973 (la velleitarietà delle organizzazioni di estrema destra liguri si sarebbe espressa con il proposito di effettua­re un attentato a Taviani e un’azio­ne dinamitarda contro l’abitazione genovese del ministro. A tale scopo si era cercato di procurarsi l’esplo­sivo facendo capo a Bologna, ove fio­rirebbe un « mercato del tritolo », L. 30 mila al kg. Promotore dell’ini­ziativa sarebbe stato Pietro Benve­nuti, di Ordine Nuovo di Genova), e l’espatrio di Attilio Lercari l’obietti­vo eversivo è stato perseguito da Salvatore Drago che intendeva crea­re, autonomamente, una situazione di rottura mediante:
-azione di forza in direzione del Quirinale, a cura di un « comman­do »;
-imposizione al presidente della Repubblica dello scioglimento delle Camere e nomina dell’onorevole Ran­dolfo Pacciardi a capo di un gover­no di tecnici.

Il piano dava per scontato che Pacciardi potesse contare sull’appog­gio delle Forze armate e a tale sco­po Salvatore Drago sembra abbia sollecitato il generale Ugo Ricci, a Salerno, a ricercare adesioni presso alti e responsabili Comandi, men­tre i tentativi di aggancio di personale militare venivano operati da Delmano Cannoni. Per l’attuazione del piano era pre­visto l’intervento, oltre che del « commando » citato, di:
-un consistente gruppo del per­sonale dipendente dal ministero del­l’Interno (partecipazione garantita dallo stesso Salvatore Drago);
-gruppi di carabinieri che il mag­giore Salvatore Pecorella e il capita­no Lorenzo Pinto (il capitano Pinto chiede, nel maggio e nel giugno a rappresentanti del Fronte Nazionale se sono disposti a far partecipare un gruppo selezionato di uomini a una « azione particolare in Roma ». Sia nella prima che nel­la seconda circostanza, il Fronte non raccoglie la richiesta. Nel contesto dei contatti, Pinto lascia intendere che l’esigenza è connessa con progetto concordato con Pecorella e Drago).

Per l’attuazione del proposito, ini­zialmente era stata fissata la data 12-14 maggio 1974 e, successivamen­te, quella del 10-15 agosto 1974 (in coincidenza di quest’ultima, in ef­fetti, il gruppo degli eversori non attuò alcuna azione).

3.Oltre alle iniziative di Salvatore Drago, sono stati registrati, di re­cente, altri fermenti.
Movimenti di estrema destra (compresa Avanguardia Nazionale) hanno espresso l’intendimento di in­traprendere una serie di azioni dinamitarde per gettare il paese in una situazione di caos e di guerra civi­le e imporre alle Forze armate l’as­sunzione dei poteri.
Gli attentati dovrebbero essere in­dirizzati in due direzioni:

-contro manufatti di vitale inte­resse nazionale (centrali elettriche, elettrodotti, ponti viari, oleodotti, ec­cetera) tali da paralizzare la vita di intere regioni (con carattere di estensione su tutto il paese);
-contro singole persone (in pri­mis: Taviani, Rumor, Lama).

Consultazioni tra responsabili di organismi di estrema destra per con­cretare i propositi di cui sopra sa­rebbero avvenute alla fine di luglio a Madrid, con la partecipazione di:
-ingegner Pomar (che si interes­sa del finanziamento e che recepisce fondi da Bonvicini della Rotoprint di Pomezia), da Lercari per mezzo del cugino di questi, professor Mira­belli, docente universitario di tisio­logia, in servizio presso l’Ospedale Maragliano di Genova, e altri. Avrebbe, tra l’altro, d’accordo con l’ingegner Pavia, finanziato Salvato­re Francia con assegni;
-Junio Valerio Borghese;
-Stefano Delle Chiaie (che con­serva saldamente la direzione di Avanguardia Nazionale);
-rappresentante non noto di Or­dine Nuovo.

Allo scopo di coordinare le attivi­tà del Meridione, l’ingegner Pomar subito dopo il convegno di Madrid si è recato in Sicilia per prendere contatti con Micalizio.

4.L’intendimento di legare strettamente le possibilità del Fronte Na­zionale con quelle di Avanguardia Nazionale si è evidenziato recentemente anche con l’attuazione di un incontro « ad alto livello » tra rap­presentanti dei due movimenti (Ro­ma, Hotel Commodore, 3 settembre 1974) convenuti nella capitale per le esequie di Junio Valerio Borghese.
Risulta che tra alcuni giorni, gli elementi più rappresentativi del Fron­te Nazionale (Micalizio, Pavia, Po­mar) riferiranno sull’esito delle consultazioni ai delegati del movimento. Termina qui il rapporto del Sid con­segnato da Giulio Andreotti il 15 settembre 1974 alla magistratura roma­na. Quello che segue è il secondo rapporto, presentato direttamente dal Sid alla Procura della Repubblica di Roma nell’ottobre 1974.

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1.Attualmente, la direzione del « Fronte Nazionale » è di fatto retta da un triumvirato (Pomar, Micali­zio, Pavia) orientato a conferire al movimento un deciso impegno con­tro gli « antifascisti ». Tale « direttivo » (che intende scal­zare definitivamente Remo Oliandi­ni, presentandosi ai seguaci come promotore di « fatti concreti ») ha fissato, nel corso di due riunioni (che hanno avuto luogo il 12 settem­bre 1974 in Roma, alle quali hanno partecipato Pomar, Micalizio, Pavia e Uccio Parigini, cognato di Pavia. A questi in Toscana si è unito anche tale Muscolino del Msi, residente in Modena), una linea d’azione che può essere sintetizzata in:

-promozione di atti violenti volti a creare panico tra coloro che sono impegnati nella «lotta al fascismo »;
– ristrutturazione del « Fronte » e aggancio ad « Avanguardia Naziona­le » per la creazione di un movimen­to con capacità operative a livello nazionale.

2.Azione dura. Secondo l’attuale direttivo del « Fronte Nazionale », il movimento deve evidenziare le sue capacità operative e combattere l’ini­ziativa antifascista. Tale proposito dovrebbe essere concretato in:
a) Eliminazione fisica di alcuni magistrati che in atto conducono inchieste contro gli extraparlamen­tari di destra (Violante, Tamburino, Vitalone);
b) Eliminazione fisica di uomini politici (principalmente il ministro Paolo Taviani, considerato uomo di punta nell’attacco alla destra, secon­dariamente il ministro Andreotti, che ha avallato le denunce del Sid) e sindacalisti di sinistra (Lama).
c) Ricatto al governo, minaccian­do il ricorso a uso indiscriminato di materiale radioattivo che Pomar dichiara di poter sottrarre al Cen­tro ricerche nucleari di Ispra.

La sottrazione del materiale do­vrebbe essere compiuta:
-grazie a complicità interne al Centro (non note);
-mediante l’intervento di un « commando »;
-avendo a disposizione 2 ore di tempo.

Le attività violente del « Fronte Nazionale » si dovrebbero avvalere di esecutori che gravitano nel mon­do dell’estrema destra e della mafia siciliana (« L’inconveniente » occor­so a Pietro Benvenuto viene com­mentato con disappunto e appren­sione perché il soggetto – già auti­sta dell’avvocato De Marchi – era in collegamento con elementi idonei e disponibili per atti terroristici e perché, sembra, il Benvenuto stava « preparando » qualcosa dopo aver ricevuto soldi da Attilio Lercari, per il tramite di Mirabelli).

3.Ristrutturazione del Fronte Na­zionale. La ristrutturazione va inte­sa sotto un duplice aspetto:
-riannodare i contatti con gli ele­menti già del Fronte, tornati nell’ ombra dopo i fatti del 1970-1971;
-giungere a una intesa operati­va con Avanguardia Nazionale (pra­ticamente: fusione);

Per la prima esigenza dovrebbero impegnarsi i responsabili del trium­virato a mezzo di elementi dipen­denti. L’intesa con Avanguardia Nazionale (che Micalizio vuole raggiun­gere con contatti diretti con Stefa­no Delle Chiaie, la cui presenza in Italia è data per certa) è basata sul la ripartizione di zona di intervento (grosso modo: Fronte Nazionale nel Nord e Avanguardia Nazionale nel Centro e Sud del Paese). La cooperazione fra i due organismi investe anche il settore finan­ziamento e discende da un situazio­ne di fatto che, nel giugno 1974, Ste­fano Delle Chiaie e Junio Valerio Borghese, recatisi in Cile, avrebbero realizzato con responsabili di quel paese.
Più precisamente, in quell’occa­sione, rappresentanti cileni avreb­bero assicurato appoggi finanziari da rimettere per il tramite di un’ agenzia di Import-Export di mate­riale cileno che Delle Chiaie e Borghese avrebbero dovuto istituire in Barcellona o Madrid (l’iniziativa, il cui avvio richiedeva una somma di milioni e per la quale Micalizio aveva versato a Stefano Delle Chiaie 3 milioni e mezzo, non si è concre­tata per il decesso di Valerio Bor­ghese).
In merito a tale vicenda finan­ziaria però il direttivo del Fronte esprime perplessità anche perché nella situazione attuale Avanguardia Nazionale prenderebbe il sopravven­to sul Fronte e lascerebbe poco margine alle iniziative di questo. Per quanto specificamente riguarda l’istituzione dell’agenzia di Import- Export il Fronte Nazionale vorrebbe acquisire garanzie imponendo l’inse­rimento, nella ditta, di Pavia e di Salvatore Francia.

4.Nel corso della riunione romana (29 settembre 1974), i convenuti han­no ampiamente commentato le noti­zie di stampa relative ai dossier Sid. Ne è scaturito l’orientamento ad af­frettare i tempi per l’intesa con Avanguardia Nazionale e di sopras­sedere – per ora – all’attentato a Taviani.
Un esame più approfondito della situazione e decisioni pertinenti sa­ranno prese, comunque, il 19 e 20 ottobre 1974 nel corso di una ulte­riore convocazione del direttivo del Fronte Nazionale (località non an­cora definita: i convenuti hanno deciso di fissarla telefonicamente nei prossimi giorni). Elemento del Fronte ha redatto un progetto di attentato al ministro Taviani. L’attentato (di tipo dinami­tardo):
-dovrebbe essere condotto con­tro l’auto del ministro, in occasione di abituale trasferimento dell’uomo politico da Roma a Genova;
-sarebbe messo in atto lungo l’autostrada La Spezia-Genova, all’ altezza di Deiva Marina.

In particolare:
a)Il luogo dell’attentato dovrebbe coincidere con il viadotto Mezzena che si trova in prossimità dello svin­colo per Deiva Marina;
b)L’esplosivo verrebbe collocato nella fessura tra due campate (in coincidenza con l’appoggio su un pi­lone) e lungo il guard-rail interno (per determinare la caduta della macchina nel vuoto);
c)L’innesco sarebbe realizzato con apparecchiature radio con chiave di sicurezza (realizzate da Pomar);
d)Il comando a distanza verreb­be collocato su una macchina che stazionerebbe lungo la strada pro­vinciale che, nel tratto interessato, è prossima all’autostrada in condi­zione di ottima visibilità.

Per assicurare certezza di esecu­zione, l’auto del ministro Taviani verrebbe seguita (con opportuna so­stituzione di macchine « tallonati­ci ») da Roma, lungo l’abituale itine­rario seguito in occasione di trasfe­rimenti a Genova (Roma-Autostrada A1 fino a Firenze, Autostrada A11 fino all’innesto con l’Autostra­da A12). Nell’ultimo tratto (Viareggio-luogo dell’attentato) l’auto del ministro Taviani verrebbe preceduta (da una vettura o moto di grossa cilindrata) perché possa essere dato avviso al nucleo dotato del comando a distan­za.
Il progetto può essere realizzato solo in ore diurne, e comunque in condizioni di buona visibilità.