“Deputati Msi in Grecia chiesero denaro e armi” – La Stampa 07.03.1975

I deputati del msi Pino Rauti, Pino Romualdi, Giulio Caradonna, Pietro Cernilo, Franco Maria Servello e i consiglieri missini della Regione Lazio Giulio Maceratini e Massimo Andersen fecero frequenti viaggi in Grecia durante il regime dei colonnelli, incontrandosi col neo nazista Kostas Plevris per chiedergli «moltissme cose, soprattutto aiuti economici ed armi». La rivelazione è stata fatta dallo stesso Plevris al settimanale Panorama. Plevris, professore di sociologia alla scuola militare di Atene, fondò il movimento neonazista «4 agosto», che ebbe ramificazioni in vari paesi europei, ed in particolare in Italia. Molti dei missini che andarono a trovare Plevris esibirono lettere di presentazione firmate dall’on. Almirante. Servello (segretario amministrativo del msi) «si presentò da me nel giugno 1968. Aveva una lettera di Almirante, che naturalmente conservo nel mio archivio. Chiese un finanziamento di tre milioni di dracme, pari a circa 75 milioni di lire. Lo portai dall’allora ministro dell’Interno, Giovanni Laddas. Il ministro ascoltò Servello, poi si allontanò per fare una telefonata molto personale. Tornò nell’ufficio un quarto d’ora dopo, dicendo di non poter soddisfare la richiesta. Da quel giorno Servello non l’ho più rivisto». Plevris conclude la sua intervista sostenendo che nel 1969, grazie ad «un siluro del Msi», Papadopulos lo esonerò dall’incarico di tenere i rapporti col Msi. Alle accuse di Plevris, Aimirante ha reagito minacciando querele contro il greco e contro Panorama. « Le dichiarazioni sono destituite di fondamento » ha detto.

Giulio Maceratini – “Lotta Continua” 21.01.1973

E’ uno degli esponenti di punta della cosidetta “corrente dei duri”, quella del nazista Rauti e delle bombe della strage. Proviene da Ordine Nuovo dove ha sempre ricoperto incarichi politici ed organizzativi ad altissimo livello. In particolare è provato, e per bocca dello stesso Rauti che depose in questo senso davanti a Stiz, che Maceratini organizzò e guidò personalmente gli ordinovisti del viaggio ad Atene nella primavera del ’68 assieme a Romano Coltellacci. Il 15 novembre 1969, un mese prima della strage, Maceratini « rientra» con Rauti, Coltellacci e gli altri dello stato maggiore di O.N. nel MSI, ottenendo cariche di dirigenza e la nomina a consigliere provinciale del partito a Roma. Ma l’attività che più impegna Maceratini è quella del traffico di armi, una delle maggiori voci politico-finanziarie nel bilancio della destra nazionale. Pur non risultandone socio, per il semplice motivo che non esistono soci, Maceratini è autorevolissimo membro della Mondial Import-Export, la società con agganci internazionali che cura a livello di grande impresa il contrabbando d’armi dei fascisti. La società risulta di proprietà del Coltellacci ed ha un cospicuo conto bancario in Svizzera intestato a Romiti, altro nazista di O.N..
Ufficialmente Maceratini vi svolge “consulenze professionali” in qualità di avvocato, ma di fatto è ben più addentro all’intera baracca ed alle sue relazioni con Rhodesia, Sudafrica, Portogallo ed altri fari di civiltà fascista. Sempre in qualità di supervisore legale, è intervenuto recentemente a consigliare Madia e gli altri avvocati fascisti al processo contro il libro «La strage di stato ».

Dichiarazioni Maurizio Tramonte 27.05.2010 – parte I

DOMANDA – Tramonte ci spieghi un attimo per iniziare quali sono sedi le sedi dove lei ha vissuto negli anni della gioventù fino al trasferimento a Matera? Lei nasce a Campo San Piero, dove vivete con la famiglia, dove vive?

RISPOSTA – Sono nato a Campo San Piero mi sono trasferito, cioè si è trasferito mio padre che io avevo un anno a Lozzo Atestino.

DOMANDA – Quindi a Lozzo Atestino da subito?

RISPOSTA – E’ la mia, diciamo terra d’origine. E ho sempre abitato lì fino al 1974. Il 1974 mi trasferisco a Milano. Cioè mi trasferisco con il lavoro 1973, 1974 però torno a casa i venerdì. Mia moglie abita, ero già sposato, e mia moglie abita a Lozzo Atestino.

DOMANDA – Lei si sposa nel 1974?

RISPOSTA – Io mi sposo a febbraio del 1974.

DOMANDA – Quindi Milano è dopo il matrimonio o è prima?

RISPOSTA – Dopo il matrimonio, penso ottobre del 1974. Rimango a Milano fino a giugno del 1975. Conoscevo già Giovanni Bettanin che aveva una fabbrica di attrezzature industriali e con la sua conoscenza mi trasferisco a Matera a settembre del 1975. Sto 5 mesi diciamo lavoro nero, perché mi iscrivo alla Camera di Commercio a gennaio del 1976. Quindi lavoro, mi pagano però fatturo tutto nel 1976.

DOMANDA – Le scuole lei le fa a Lozzo, le elementari e le medie?

RISPOSTA – Elementari media unificata a Lozzo. Un anno di istituto per geometri a Este dopo il diploma di terza media. Poi mi trasferisco a Padova all’istituto tecnico Agrario Duca degli Abruzzi dove mi diplomo.

DOMANDA – Faceva avanti e indietro da casa o ha preso l’appartamento a Padova?

RISPOSTA – No. Io facevo avanti e indietro da Padova. C’erano due pullman che partivano. Partivo alle sei e mezza e rientrava a volte alle due e se avevo lezioni il pomeriggio, perché l’agrario fa lezioni nel pomeriggio, rientravo la sera. Questo per i primi anni. Quando muore mio padre nel 1971, comincio a lavorare anche. Vendo prodotti per dentisti. Cioè vado a scuola però faccio anche il rappresentante in proprio al nero. Vendo specilli, punte per trapano, pasta per le impronte. E quindi vado a scuola in macchina e poi dopo vado al lavoro. E quando dal 1971..

DOMANDA – Dopo che suo padre è morto insomma?

RISPOSTA – Prima andavo con il pullman.

DOMANDA – Quindi l’ultimo anno di liceo diciamo, di medie superiori?

RISPOSTA – Gli ultimi due anni. Perché il 1971, 1972, e 1973 perché mi diplomo a giugno del 1973.

DOMANDA – Poi lei si è iscritto all’università?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – A Parma?

RISPOSTA – Sì, mi ero iscritto all’università di Parma perché essendo orfano di veterinario era mantenuto agli studi dall’O di Perugia che è un organo di assistenza di medici. E anche per evitare il militare. Quindi mi iscrivo a Parma. Mi viene assegnato anche un alloggio nella casa dello studente che divido con certo Gianni Rufin che è del mio paese.

DOMANDA – Ruffini?

RISPOSTA – Rufin. Vado là, do due esami in realtà. Due esami o tre. Perché lavoro già prima a Noventa Vicentina, poi a Padova e poi… Cioè lavoravo già insomma. Quindi non è che frequento molto, sarò state tre o quattro volte per fare gli esami.

DOMANDA – Quindi non ha mai vissuto a Parma?

RISPOSTA – Io avevo questa stanza insieme con Gianni Rufin. Arrivavo quando c’erano gli esami, cinque giorni prima.

Studiavo, facevo l’esame e me ne andavo.

DOMANDA – Questo per il paio di esami che ha fatto?

RISPOSTA – Sì, sì, precisamente.

DOMANDA – Da un punto di vista di attività politica, d’interessi politici, cosa ci può dire? Quando nasce il problema?

RISPOSTA – Io da quando ricordo sono stato di destra.

DOMANDA – Quando ha cominciato a interessarsi di politica?

RISPOSTA – Io penso, io vengo da un paesetto 3000 abitanti. E frequentavo sempre e comunque già con le superiori a Este e lì è una zona di influenza forte democristiana perché in quel…

DOMANDA – Quindi le superiori abbiamo detto che le fa?

RISPOSTA – Il primo anno a Este.

DOMANDA – Il primo anno a Este e poi gli altri…?

RISPOSTA – Istituto tecnico per geometri vescovile. Era una zona politicamente molto influenzata dalla D.C. Avevamo in zona interessi forti Rumor, Bisaglia, Rumor era di Vicenza, Bisaglia che era di Rovigo, un certo Luigi Guli e un certo Carlo Fracanzani che erano tutti di calibro della D.C. di allora. Fracanzani era amico, mi ricordo della corrente di Donat Cattin. Infatti, veniva chiamato il Conte Rosso per le sue idee politiche. E quindi nelle discussioni che facevamo che sentivo nei bar c’era clientelismo a morire. Cioè non c’era un posto comunale, bancario, Genio Civile, ospedali, erano tutti in mano loro. E da questa contestazione che avevo nei confronti di questo potere e anche per dei valori che io avevo e che riconoscevo e erano difesi del Movimento Sociale Italiano, mi sono iscritto alla Giovane Italia.

DOMANDA – In che anno?

RISPOSTA – Io penso che avevo sedici anni, quindici anni.

DOMANDA – La Giovane Italia aveva una sua sede dove?

RISPOSTA – Giovane Italia aveva la sede nelle sezioni. Non c’erano sedi distaccate.

DOMANDA – Quindi Padova?

RISPOSTA – Allora a Lozzo avevamo una sezione e che era anche la Giovane Italia, io a Este.

DOMANDA – Giovane Italia quindi ogni sezione aveva la sua parte giovanile?

RISPOSTA – Parte giovanile. Io frequentavo quella di Lozzo era sempre chiusa, era più di prestigio diciamo, che frequentavo era quella di Este. Cioè io al settanta per cento della mia attività politica l’ho fatta nel mandamento di Este che comprendeva il mio paese Este, Monselice, Montagnana e Noventa Vicentina in provincia di Vicenza. Questo era il cinquanta, sessanta, settantamila abitanti in giro quei paesetti.

DOMANDA – Questo a partire dai quindici, sedici anni?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Quindi lei è del 1952, 1967, 1968, una cosa così?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – A fare data da…?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Quindi prevalentemente sull’area di Este che era la sede più vicina, visto che quella di Lozzo era praticamente più chiusa che aperta?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Che tipo di attività, ha svolto lei all’interno di questo contesto Giovane Italia e fino a che momento?

RISPOSTA – Allora tutti gli iscritti dal segretario all’ultimo degli iscritti l’attività, non avevamo consiglio di amministrazione, enti etc. Cioè si faceva politica di opposizione. Quindi tutti era volantinaggio, quando c’erano motivi d’interesse, affissione di manifesti molto concentrato nella campagna elettorale ma anche… E questo era il lavoro principe. Anche perché era pericoloso in quegli anni quel tipo di lavoro. E poi testimonianza nei luoghi che si frequentava più bar, cioè non c’erano centri di aggregazione giovanile. Erano i bar insomma i posti di ritrovo. Quindi testimonianza in quei posti.

DOMANDA – Questi bar di Este, di Lozzo, di Padova, di dove?

RISPOSTA – Ce ne erano due bar a Lozzo. A Este ce ne erano molti, noi frequentavamo due bar del centro. Bar Roma e un bar di fronte che si chiamava Schizzarotto se si chiama penso.

DOMANDA – La frequentazione con Padova è successiva rispetto a quegli anni?

RISPOSTA – La frequentazione di Padova è molto durante le campagne elettorali e è sempre stata così comunque. Nel 1973 il partito vive delle tensioni interne. Quindi ci sono molte riunioni, molti motivi di ritrovarsi in federazione.

DOMANDA – Quindi Padova, federazione dove intende?

RISPOSTA – Federazione di Padova. Quindi via Zabarella. Quindi il 1973 e inizio del 1974 c’è molta frequentazione con Padova per i motivi dei contrasti interni che avevano i grandi. Cioè che avevano persone che avevano quaranta anni, quarantacinque. Cioè noi a livello di giovani non abbiamo mai avuto discussioni. C’era una leadership riconosciuta fra giovani che era Munari Giorgio, c’era un certo Danieli Marinoni e si faceva d’amore e d’accordo tutto. Non c’era…

DOMANDA – Tornando alla fase iniziale dei suoi interessi politici, a livello locale, quindi Lozzo, Este, poi anche Padova, quali erano le figure all’interno del partito di maggior rilievo?

RISPOSTA – Il mio paese c’era Zanchetta Ariosto, poi lì in paese di ragazzi c’era…

DOMANDA – Lui era proprio il responsabile locale?

RISPOSTA – Il responsabile. E’ una persona che si fa volere bene, è una persona che aveva molto tempo libero, era una persona che si dava al sociale perché aiutava persone, e era un buon organizzatore. Diciamo che anche a Este c’era un politico riconosciuto e rispettato.

DOMANDA – Chi era, come si chiamava?

RISPOSTA – Ali Cugliana, era un professore penso delle superiori. Era lui il segretario politico. Ariosto pur non avendo carica era il segretario organizzativo, era il polo l’accentratore di noi giovani e anche di non giovani.

DOMANDA – A Lozzo in quanti ragazzi eravate a frequentare?

RISPOSTA – Allora a Lozzo penso, che per dire di voti c’erano ottocento voti, noi ne avevamo cento. Di gente che veniva con noi delle manifestazioni che si interessava c’erano i fratelli Parolo, uno è mio cognato e l’altro è cognato di mia sorella. Roberto e Giuliano, più Giuliano che Roberto. Un certo Zoia Antonio e Zotto Maurizio che avevano la stessa età. C’ero io, Fiorenzo, questi i nomi che mi ricordo. C’era Edda Zanchetta, la moglie di Ariosto che era…

DOMANDA – Anche lei faceva politica?

RISPOSTA – Sì, sì.

DOMANDA – Con gli Zanchetta c’è stata una frequentazione limitata a un discorso di impegno politico o anche di natura interpersonale?

RISPOSTA – Allora, con una certa parte di sia a Lozzo e sia a Este, ci trovavamo anche al di là della politica. Cioè io adesso per esempio a Este mi ricordo, oltre a noi, mi ricordo Benardetta Barbetta, Luciana Tommasin, una certa Marina, una Simonetta Piva, Marcello Spigolon, insomma avevamo frequentazioni. Per esempio le ragazze avevano fidanzati che non erano camerati. E ci si vedeva comunque con i loro fidanzati, si andava in discoteca, si andava a mangiare. Al di là della politica. E quindi sia con Zanchetta, sia con Giuliano Palolo, sia con Maurizio Zotto, Zoia Antonio, insomma i nomi che mi ricordo me li ricordo perché ci vedevamo sia per motivi politici, ma era molto anche per vita sociale nostra.

DOMANDA – A Este lo stesso discorso invece quali erano le figure politiche a livello di partito?

RISPOSTA – A Este c’era Italia Gugliana, c’era Arnaldo Coin, Benito Rocca, un certo Depoli, un certo Rosa, i papà Boselli e i figli Boselli, il papà ha l’età di Ariosto i figli l’età mia. Insomma a Este ce ne erano tanti, però io condividevo il tempo e ho un ricordo oggi con questi. Perché tenga presente che a Este saremmo stati più di cento. Cioè era più grosso forse a Este che Padova a livello giovanile.

DOMANDA – Parlava prima di contrasti all’interno a livello di partito, poi approfondiremo ma volevo capire su che posizioni rispetto al Movimento Sociale Italiano e all’interno dell’M.S.I si ponevano le sezioni di Este e di Lozzo?

RISPOSTA – Allora noi avevamo come riferimento l’onorevole Franchi che era vicino a Almirante. Io Franchi l’ho sentito anche negli anni Novanta, 1995 quando è stato del CSM. Avevamo anche Lucci che era contrario a Franchi.

DOMANDA – Lucci era a Padova?

RISPOSTA – Lionello Lucci, sì. E in campagna elettorale la circoscrizione era Rovigo, Padova, Vicenza, noi portavamo Franchi e Lucci se fosse scattato il secondo deputato. Quindi per me che ero un ragazzo così era per me, Lucci era in seconda battuta, Franchi era in prima. All’interno del partito i discorsi erano ben diversi perché c’era molto più contrasto di linea. Parlo di partito Padova non Roma. Avevamo anche delle figure che per me erano strane, cioè Zagolin io me lo ricordo che era della provincia di Padova. Me lo ricordo in quel periodo. Avevamo Fachini che io me lo ricordo molto bene.

DOMANDA – Non ho capito il contrasto, diceva non Roma Padova?

RISPOSTA – Cioè in federazione, Roma aveva una sua idea di come gestire la politica locale e c’era tramandata da Franchi o da Almirante. Perché Almirante in quel periodo è dovuto venire un paio di volte a Padova. Infatti, quando dopo si ricompone, perché a un certo momento rifiutiamo di iscriverci al partito.

DOMANDA – Quindi brevemente, il conflitto o comunque la contrapposizione?

RISPOSTA – Era tra, noi avevamo un bel segretario a Padova che era Tonin. Tonin era della provincia di Padova, brava persona, non era un buon parlatore però era brava persona. In contrapposizione c’era Svic Gianni e che ricordo io Zagolin, e Fachini. In questa cosa, io adesso il ricordo non ce l’ho bene, però sarà… Le vivevi male come giovane. Cioè noi giovani eravamo tutti tranquilli e il problema era a livello dei grandi.

DOMANDA – Quindi Tonin era in linea con Roma e Zagolin?

RISPOSTA – Tutti e due dicevano di essere in linea con Roma, in realtà per me era Tonin, tant’è che Almirante quando ci ricomponiamo noi di Este, e organizziamo una manifestazione a Este dove viene Almirante come venisse il papa per noi. La cittadina Este. Organizziamo una bella cena all’hotel Beatrice, penso 1973, 1973 o primavera 1974, che c’è Almirante, il principe Ruffolo di Calabria che ha una tenuta a Caoddo, è vicino a Este che io conoscevo il fattore perché vendevo trattori agricoli in quel momento. Partecipiamo a questa cena, ho proprio il ricordo visivo, ci lasciano i posti di fronte a Almirante e al Principe Ruffolo e ci siamo io e Fiorenzo. C’è Giorgio Venturi c’è…

DOMANDA – Volevo capire. Cioè viene da voi perché c’è una…?

RISPOSTA – Perché ha buttato fuori Zagolin. Ha espulso penso Dario Zagolin che era il vice commissario. Quindi una nomina voluta da Roma non dalla federazione. E butta fuori Fachini mi sembra. Zagolin sono sicuro, perché Zagolin non era stato eletto dall’assemblea degli iscritti ma era stato imposto da Roma. Infatti che lo ricordo come vice commissario non come segretario.

DOMANDA – Le posizioni di Zanchetta padre, Ariosto intendo, di Lucci rispetto alla linea di Almirante era in contrapposizione o era assimilabile?

RISPOSTA – Per me Zanchetta era similare. Lucci è sempre stato vicino a Michelini negli anni e quindi gli era rimasto questo peccato originale e non ha mai fatto carriera. Cioè detta così.

DOMANDA – Questa partecipazione che ci ha spiegato, il volantinaggio, c’erano momenti di spostamento tra le varie, in occasioni di manifestazioni o sotto elezioni o quanto altro?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Muovevate da una città all’altra per partecipare?

RISPOSTA – Noi a Este eravamo indipendenti. E andavamo di supporto a Padova. Poi sì, qualche comizio siamo andati a vedere anche nelle altre province ma eravamo più di supporto a Padova. Quindi volantinaggi, volantini e riunioni a Padova. Padovani non venivano a Este, andavamo noi a Padova.

DOMANDA – Abbiamo nominato Fachini. I suoi rapporti con Fachini quando iniziano, come si sviluppano, come lo conosce?

RISPOSTA – Iniziano penso quando vado a Padova all’agrario. Penso che non era ancora del partito, era estrema di Ordine Nuovo in quel periodo. E lo frequento molto per due o tre anni. L’abbandono come frequenza vicinanza politica, cioè è sempre stato di area di destra, a un certo momento io collego l’arresto di Freda a cambiamento di Fachini.

DOMANDA – In che senso?

RISPOSTA – Che comincia ad avere teorie naziste, razziste, antisemita.

DOMANDA – Cerchiamo allora di spiegare bene questo rapporto. Lei dice non ricorda non l’ha conosciuto?

RISPOSTA – Tenga presente che Fachini ha dieci anni più di me. Io penso seconda agraria. Io penso che avevo 17 anni, nel 1969 all’incirca. Lo frequento.

DOMANDA – Quindi siamo a Padova, l’anno che lei si trasferisce, no?

RISPOSTA – Un paio di anni dopo. Perché il primo anno di agraria l’ho fatto da interno ero in collegio. Quindi non è che potevo muovermi. Il secondo anno che faccio da esterno e quindi frequento Padova.

DOMANDA – Quindi abbiamo detto che fa un anno di superiori a Este, poi si trasferisce a Padova. Un primo anno da interno, questo secondo anno a Padova?

RISPOSTA – Perfetto.

DOMANDA – Quindi abbiamo detto 1972, 1973?

RISPOSTA – No, 1968, 1969. Prima del suo rientro nel partito lo conosco. Cioè lui non era del partito però l’avevo conosciuto alle manifestazioni nostre che comunque venivano anche i ragazzi di Ordine Nuovo perché io di vista me li ricordo una ventina.

DOMANDA – Siamo, giustamente diceva, rientro non rientro, lei sta parlando del rientro del Centro Studi Ordine nell’M.S.I?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Quindi dicembre del 1969 la data ufficiale del rientro?

RISPOSTA – Sì, io penso 1970, comunque 1969.

DOMANDA – Sì, poi ha avuto tutta una sua fase nelle varie sedi chi è entrato prima, chi è entrato dopo?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Lei lo ricorda come inizio 1970?

RISPOSTA – Io ricordo 1970 perché io da esterno sono andato al congresso del Movimento Sociale Italiano che ha eletto segretario Almirante. Io penso che nel 1969 quando muore Michelini lui viene nominato segretario reggente per preparare le elezioni. Cioè noi il nostro congresso era fatto da riunioni provinciali. Venivano nominati i delegati provinciali che andavano al congresso e eleggevano il segretario e l’esecutivo. Io ho ricordo di essere stato con Fiorenzo Zanchetta e non avevamo la patente e quindi 1970, c’era una terza persona che non mi ricordo che aveva la patente, che Ariosto Zanchetta era delegato provinciale e siamo andati giù il giovedì e abbiamo frequentato il venerdì, il sabato e la domenica il congresso. E’ lì che per me è entrato Rauti perché ho ricordo di due manifestazioni che abbiamo fatto in quell’anno, perché era un momento importante per il partito il rientro di Rauti. Perché per come la vedevo io, per come la ricordo io, il Centro Studi Ordine Nuovo di Rauti è come fare il futuro di Fini. Cioè era l’intelligenza della destra. Era un laboratorio politico, così me lo ricordo. È un raffronto con fare il futuro.

DOMANDA – Sì.

RISPOSTA – E quindi è stato un momento importante e penso che ci sono state nel 1970 due manifestazioni, una a Milano autunno e una invernale al Palazzetto dello Sport all’EUR che io ho partecipato.

DOMANDA – Quindi diceva che lei lo conosce prima che il Centro Studi rientri?

RISPOSTA – Sì, sì. Perché comunque veniva ai nostri comizi.

DOMANDA – Lei dice: per me era uno di Ordine Nuovo?

RISPOSTA – Per me sì.

DOMANDA – All’epoca chi altri lei conosceva di Ordine Nuovo?

RISPOSTA – Io di vista che me ne ricordo una ventina. Di nomi mi ricordo Massimiliano Fachini, un certo Brancato, che comunque era anche in partito già e viene espulso nel 1970, proprio quando rientrano lui va espulso. Vicino Fachini, Bochini Gustavo, Giancarlo Patresi me lo ricordo vicino a… Poi ce ne erano una ventina, erano quasi tutti studenti universitari. Avevano già sette o otto anni più di me.

DOMANDA – Parliamo di Padova?

RISPOSTA – Padova.

DOMANDA – Tutti padovani?

RISPOSTA – Cioè padovani, o gente che studiava a Padova.

DOMANDA – Sì, che comunque studiava a Padova?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Avevano una loro sede?

RISPOSTA – Ecco non ricordo di sedi di Ordine Nuovo a Padova.

DOMANDA – Non ha un ricordo?

RISPOSTA – No, proprio….

DOMANDA – Non sa dire insomma o nel senso che non c’era?

RISPOSTA – Cioè a mia conoscenza non c’era sede di Ordine Nuovo a Padova.

DOMANDA – E questa ventina di ragazzi dove si trovavano se lo sa?

RISPOSTA – Io penso che facevano riferimento, perché era nata in quegli anni lì, alla libreria Ezelino che penso che è stata aperta in quegli anni. Cioè io la trovo già aperta quando vado a Padova, quindi libreria Ezelino di Giorgio Freda.

DOMANDA – Quindi la sede di riferimento in qualche modo, il punto di riferimento era quello?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Per quello che ricorda. Quindi al di là del momento della conoscenza che tipo di rapporti ha avuto con Fachini in questi primissimi anni e con queste altri giovani che così gli ruotavano in qualche modo intorno?

RISPOSTA – Allora, quei giovani che gli ruotavano attorno, cioè che ruotavano, che erano vicini a lui, l’incontro era alle manifestazioni. E si notavano perché facevano gruppo. Cioè non si mischiavano a noi. Li incontrava qualche volta, cioè punti di ritrovo che sapevo, io alla libreria Ezelino, non sono mai stato. Li trovava alla piazzetta Pedrocchi o il bar Pedrocchi che è in centro vicino al “bo”, vicino al comune. E quindi frequentazioni al di là delle campagne elettorali, erano frequentazioni di chiacchiere così, ma non ho ricordo di conoscerli a fondo. Invece con Massimiliano sì, perché è venuto a Este. Ci siamo visti tante volte. Era una persona simpaticissima, piccolino, brava persona insomma.

DOMANDA – Che tipo di rapporto ha avuto con lui?

RISPOSTA – Per me era un buon camerata inizialmente. Cioè era uno che si dedicava molto alla politica.

DOMANDA – Prima stava spiegando il momento dell’arresto di Freda e qualche cambiamento?

RISPOSTA – Io lì ho visto un cambiamento netto con Massimiliano Fachini. Cioè eravamo considerati tutti fascisti a quell’epoca. Forse un po’ lo eravamo anche però avevamo al nostro interno delle divisione nette nel modo di vedere anche in passato, le discussioni forti con lui. Io penso che c’è stata la guerra nel 1967, 1968 Israele, qualcosa del genere, ed era proprio lì lo scontro forte con Fachini. Cioè, che lui aveva il concetto di razza, diciamo che la popolazione ebrea era una razza inferiore che lo dimostravano i campi di concentramento che ne erano morti ma perché erano deboli. Questo era il suo ragionamento. Non accettava Mussolini quando aveva fatto firmato le leggi razziali però anni prima. Perché nel 1936, 1937, tanti anni prima, in occasione del concordato, a margine del concordato aveva dato riconoscimento giuridico alla religione ebraica, che dall’unità d’Italia a quel giorno non era riconosciuta dal governo italiano. Noi, cioè, io parlo per me, io riconoscevo quel Mussolini, lui riconosceva l’altro Mussolini. Cioè questa era una grossa differenza politica, anche perché avevamo alle spalle una famiglia diversa. Lui è nato in Albania perché il papà era in Albania. Mio padre a venti anni era stato arruolato nella Folgore e ha finito la guerra dopo l’8 settembre aggregato alla Quinta Armata Americana in Sardegna. Il papà di Fachini era della Repubblica Sociale. Mia madre aveva fatto la staffetta partigiana. Era più onorevole mio padre o suo padre? Cioè erano queste le cose che ci dividevano molto. Queste erano le cose insomma. Da lì ho cominciato a pigliare le distanze.

DOMANDA – Lei ha avuto rapporti con questa realtà di Ordine Nuovo, quindi conosce Fachini, conosce le persone che gravitano intorno alla sua area, ci ha fatto qualche nome. Ci ha detto dei rapporti con Fachini in una loro evoluzione nel tempo in qualche modo. Oltre a Fachini ha avuto rapporti con questi altri soggetti che comunque gravitano intorno alla sua area?

RISPOSTA – A Padova tenga presente che io Padova, Este. A Este non ce ne avevamo. A Padova quelli erano. Conosco quando rientrano, quando entrano in partito, io penso proprio al congresso o a qualche manifestazione regionale conosco Romani.

DOMANDA – Romani quando lo conosce?

RISPOSTA – Io il mio ricordo è al congresso del Movimento Sociale Italiano. E penso siamo veneti, sono vicino a Franchi, conosco già il senatore Lanfrecher di Venezia, aveva cinquanta anni all’epoca. E quindi penso che lo presentano loro o lì in qualche, perché non ho un ricordo preciso. Però qualche grossa manifestazione nostra.

DOMANDA – Quindi 1970, insomma?

RISPOSTA – 1970, 1971.

DOMANDA – Che tipo di rapporto ha con lui se si sviluppa questo rapporto?

RISPOSTA – No, ci vediamo negli anni a delle conferenze. Si facevano delle conferenze regionali.

DOMANDA – Lui di dove era, all’epoca dove stava?

RISPOSTA – Per me era veneziano.

DOMANDA – Era veneziano. E lo conosce quindi a Roma, se ho capito bene al congresso?

RISPOSTA – Sì, sì.

DOMANDA – Poi lo rivede a qualche…?

RISPOSTA – Sì, negli anni l’ho visto diciamo cinque, sei volte, sette volte. Cioè, diciamo a questi tutti le conferenze che si facevano regionali all’epoca. Quindi forse una volta o due all’anno me lo ricordo.

DOMANDA – Lui in che area si collocava?

RISPOSTA – Lui era Movimento Sociale Italiano all’inizio, dopo Destra Nazionale, area rautiana.

DOMANDA – Lui era rientrato tra i primi insomma con il gruppo, con Rauti era rientrato nel partito?

RISPOSTA – Sì, sì.

DOMANDA – E è sempre rimasto?

RISPOSTA – Sempre. Penso che è stato anche consigliere regionale, dopo quando io vado a Matera.

DOMANDA – Di Romani che ricordo ha, quindi per averlo visto in queste occasioni?

RISPOSTA – Penso che parlava, che anche lui partecipava a queste conferenze come oratore. Una persona preparata, non molto più alto di me, forse alto come me. Così me lo ricordo, con gli occhiali, brava persona. Non so se era già direttore di albergo, non lo so. Però si vedeva che aveva cultura che era molto preparato politicamente.

DOMANDA – E con lui c’era qualcuno in particolare, ha conosciuto altre persone che venivano da Venezia in questi primi anni?

RISPOSTA – Io ricordo di lui perché dopo lo vedo a Abano.

DOMANDA – Cioè lui era la figura più importante, insomma più rappresentativa?

RISPOSTA – Cioè quello che per me conosco come una persona che può avere un futuro politico da dirigente.

DOMANDA – Poi lo rivede a Abano?

RISPOSTA – Perché anche quando, sa il comitato centrale nostro, era come il parlamento. Quindi lui già faceva parte, cioè era entrato e subito aveva preso una posizione. Per noi di Este e di Padova era una figura.

DOMANDA – Lei poi a un certo punto viene avvicinato dai servizi, no?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Ci spieghi un po’ come è andata, quando è avvenuto e come si è sviluppato questo rapporto?

RISPOSTA – Quando è venuto, faccio riferimento alle veline. Il ricordo è che mi viene presentato da un Carabiniere. Cioè allora mi chiamano dalla caserma e mi trovano a casa.

DOMANDA – La caserma di Lozzo?

RISPOSTA – Di Lozzo Atestino. E mi dice se potevo passare da loro e quindi vado. Ho ricordo che mi viene presentato questo come controspionaggio che è un Carabiniere, il Carabiniere che conosco serve a garantire che era…

DOMANDA – Che era quello che diceva di essere, insomma?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Che era…

RISPOSTA – E se ne va. Lui cercava informazioni su mio fratello.

DOMANDA – Suo fratello Massimo?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Che era dell’orientamento opposto?

RISPOSTA – Sì, lui era stato di Potere Operaio.

DOMANDA – Da che anno aveva cominciato a militare in Potere Operaio suo fratello?

RISPOSTA – Io penso che è stato uno dei fondatori.

DOMANDA – Addirittura?

RISPOSTA – E dopo si era chiusa nel 1971, mi sembra Potere Operaio che ricordo io. Poi dopo, è passato…

DOMANDA – Come inizio, la data?

RISPOSTA – Io ero piccolino. Lui è del 1946, quindi ha sei anni più di me. Ha fatto il liceo ginnasio e liceo classico e era quel periodo.

DOMANDA – Questo, il nome lo sappiamo. Non le viene presentato con il suo nome?

RISPOSTA – No. Luca.

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – Questo siamo in che anno?

RISPOSTA – Faccio riferimento, Presidente, alle veline perché non me lo ricordo l’anno preciso.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO – PIANTONI

DOMANDA – Le veline per la verità iniziano, la prima che abbiamo è del gennaio del 1973, negli atti che abbiamo acquisito al servizio si dà conto di una data dell’ottobre del 1973, come formale, la scheda individuale…?

RISPOSTA – Non ho capito. Ottobre?

DOMANDA – Ottobre del 1973. Le veline iniziano nel gennaio del 1973…

RISPOSTA – No. Io penso a ottobre del 1972.

DOMANDA – Esatto. Ottobre, settembre del 1973 è la data del primo versamento di una somma.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Della formalizzazione del rapporto.

INTERVENTO DELLA PARTE CIVILE – SINICATO – Solo per comodità di tutte le parti, nel curriculum della fonte Tritone che è agli atti vi è una nota che dice: “E’ stato attivato nel mese di novembre del 1972”.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Infatti, si ricorda bene. E’ esatto allora il suo ricordo.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO – PIANTONI

DOMANDA – Quindi abbiamo ottobre del 1973 la data di formale assunzione e l’attivazione circa un anno prima, insomma ottobre, novembre e mi pare che anche Felli abbia dichiarato ottobre, novembre del 1972. Quindi è coerente con il suo ricordo questo?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Tardo autunno del 1972. Quindi questa è la data nella quale i Carabinieri di Lozzo la convoca e lei incontra questa persona che le viene presentata…?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Quindi con lo pseudonimo di Luca?

RISPOSTA – Luca.

DOMANDA – Lei lo conosce come Luca?

RISPOSTA – Luca.

DOMANDA – Poi negli anni apprenderà che era…?

RISPOSTA – Io l’apprendo dal giudice istruttore Zorza.

DOMANDA – L’apprende durante l’istruttoria che si chiamava Maresciallo Felli?

RISPOSTA – Felli.

DOMANDA – Per lei è Luca. Luca quindi ci spieghi un po’. Le chiede di…?

RISPOSTA – Voleva informazioni.

DOMANDA – Informazione sull’estrema sinistra?

RISPOSTA – Cioè, su mio fratello e sui suoi amici.

DOMANDA – Suo fratello nell’ottobre, nel novembre del 1972 dove viveva?

RISPOSTA – Viveva in paese, era penso già insegnante di scuola media. Faceva attività sindacale per la CGIL scuola. Adesso io non so se è stato anche di Lotta Continua. Potere Operaio me lo ricordo. E la trasformazione che è che arrivato a Autonomia Operaia con Negri, Scalzone e quella gente lì.

DOMANDA – I Carabinieri di Lozzo a lei la conoscevano, cioè lei era conosciuto di Carabinieri nel 1972?

RISPOSTA – Sì, è un paesetto. Poi io già quando vedo un postino mi metto sull’attenti, quindi. Avevo un buon rapporto con i Carabinieri.

DOMANDA – Poi aveva avuto anche delle vicende giudiziarie fin dai primissimi anni settanta?

RISPOSTA – No. Che vicende? Non ricordo.

DOMANDA – Va bene poi l’affronteremo. Insomma quindi lei dice: la conoscevano perché il paese è piccolo?

RISPOSTA – No. Mi scusi, allora sapevo che ero di… Se lei dice: vicende giudiziarie, intende processi, no. Se intende fermato etc. quello sì.

DOMANDA – Appunto, questo dico. Alludevo a questo.

RISPOSTA – Sì, sì.

DOMANDA – Quindi era conosciuto anche perché…?

RISPOSTA – No, ma proprio un paesetto. Lozzo Atestino è un paesetto. Io sia con la nuova caserma e sia con la vecchia caserma che era più in centro, mio padre era veterinario, cioè si ci si frequentava. Si andava anche a cena con loro.

DOMANDA – Quindi le chiedo questo, se lei era disposto a fornire notizie su suo fratello?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Andiamo avanti, insomma come accetta, non accetta?

RISPOSTA – Niente, gli ho detto che mi stava chiedendo una cosa immorale. Cioè mio fratello, che c’entra? Dico: “Se vuoi vieni a casa te lo presento”. Dice: “No, ma pensaci”. Dico: “Non se ne parla proprio”. Ci lasciamo comunque, cioè l’incontro prima tutto un discorso preparatorio fatto. Adesso non mi ricordo il contenuto. Sarà durato un’ora, tre quarti d’ora. E ci lasciamo con una stretta di mano. Poi ha cominciato a telefonarmi ogni tanto.

DOMANDA – Quindi la risposta iniziale è no?

RISPOSTA – Per mio fratello è no.

DOMANDA – E’ solo quella la proposta iniziale?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Però ogni tanto lui la chiama insistendo sulla sua richiesta iniziale?

RISPOSTA – No. Dice: ma se potevi… Si vede… Cioè quando abbiamo parlato nel colloquio iniziale, adesso non mi ricordo di cosa abbiamo parlato, ma avremo fatto riferimento anche al Movimento Sociale Italiano, l’area di destra. Avrà intuito che, penso io, che avevo un rapporto conflittuale con l’estrema destra. Dico estrema destra, gli extra parlamentari. Eravamo considerati anche noi all’epoca estrema destra. Quando io parlo di estrema destra mi identifico con gli extra parlamentari. Penso che abbia intuito quello e quindi un po’ alla volta si è andati sul discorso destra extra parlamentare. Cioè che all’epoca siamo nel… Inizio del 1973 era rappresentata a Padova dai camerati che facevano riferimento al libreria Ezelino, penso che Freda era già in galera, e Avanguardia Nazionale. Questi erano gli estremisti dell’epoca di Padova. Quindi con riferimento a queste persone.

DOMANDA – Ci spieghi bene come avviene questa diverso orientamento dell’obiettivo di Luca?

RISPOSTA – Io penso che quando… Cioè quando ci incontravamo anche telefonicamente io penso che se parlavo a ruota libera veniva fuori che le mie posizioni politiche erano opposte a quelle di estremisti, perché così li vedevo. Cioè per me erano camerati, però camerati che sbagliavano. Cioè c’erano, li incontravo ai comizi, quando c’erano scontri erano vicini a noi. Però Massimo, Avanguardia Nazionale c’era già una contrapposizione tra Avanguardia Nazionale nel 1973 ed il partito. Io mi ricordo articoli del Secolo d’Italia contro Avanguardia Nazionale. Mi ricordo il Candido di Giorgio Pisanò contro Avanguardia Nazionale che c’era Tigher Adriano, mi sembra. Ho ricordo di volantini ciclostilati di Avanguardia Nazionale con le svastiche: il mio onore si chiama fedeltà e che veniva definito Almirante il dattilografo di Salò, questo ce l’ho come ricordo.

DOMANDA – Quindi c’era questa posizione critica nei confronti di Avanguardia Nazionale?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Quando il Centro Studi rientra nel partito, una parte…?

RISPOSTA – Siamo nel 1970.

DOMANDA – Sì. Una parte degli ordinovisti non accetta il rientro nel partito e quindi nasce il movimento politico Ordine Nuovo?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Clemente Graziani, questi nominativi qua?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – A Padova c’è una realtà di questo tipo, ci sono degli ordinovisti non rientrati?

RISPOSTA – Io mi ricordo tre o quattro, ma non ho più avuto, cioè perché a me conoscevo, come le ripeto, Fachini, Bocchini e Patrese.

DOMANDA – Che però facevano parte del gruppo rientrato?

RISPOSTA – Fachini era rientrato però in realtà lui era della Cisnal.

DOMANDA – Sì, il sindacato?

RISPOSTA – E anche quando viene messo in lista, viene messo in lista come componente sindacale non come partito.

DOMANDA – Quindi?

RISPOSTA – Quindi è dentro ma non è dentro. Questo voglio dire. E’ dentro ma se uno vuole trovare Fachini chiama la Cisnal non…

DOMANDA – Sì, ma il discorso che ha appena fatto lei quanto a una posizione critica nei confronti degli extra parlamentari è riferita a Avanguardia Nazionale?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Cioè non è riferita a Fachini?

RISPOSTA – Fachini aveva già interrotto. Fachini quando conosco Felli è già interrotto il rapporto perché ci sono state le votazioni mi sembra nel 1972 e lì ho rotto i rapporti con Fachini.

DOMANDA – Questo non ce l’aveva detto. Ci spieghi bene!

RISPOSTA – Perché me l’ha richiamato lei adesso il ricordo. Io ho rotto con Fachini nel 1972 alle elezioni.

DOMANDA – Per le ragioni che ci stava spiegando prima?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Che lui aveva mutato…?

RISPOSTA – Sì, molto.

DOMANDA – Il suo atteggiamento, la sua posizione?

RISPOSTA – Precisamente.

DOMANDA – Andiamo avanti. Quindi lei dice: è possibile che Felli abbia intuito nei discorsi fatti con me, abbia intuito che lei era contrario a queste posizioni più estreme rappresentate da Avanguardia Nazionale?

RISPOSTA – Ordine Nuovo, io penso che movimento politico Ordine Nuovo avesse tre, quattro… Padova è una città studentesca.

DOMANDA – Cioè non sa dirci Tizio, Padova in quegli anni?

RISPOSTA – No, no. Perché io ricordo che i camerati facevano riferimento a Verona per quanto riguarda Ordine Nuovo e dei camerati facevano riferimento a Avanguardia Nazionale di Trento perché là c’erano le sedi ma a Padova non ce ne erano. Con loro c’era un discorso, una contrapposizione dialettica ma eravamo ragazzi e ci si dimenticava facilmente. Poi eravamo sempre a fianco a fianco nelle manifestazioni. Io mi ricordo di avere litigato in partito fra iscritti ma non mi ricordo di avere mai litigato con quelli di Avanguardia Nazionale o Fachini per dire.

DOMANDA – Quando parla di Avanguardia Nazionale di Trento?

RISPOSTA – Cristiano De Eccher.

DOMANDA – Parla di De Eccher?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Cioè la figura…?

RISPOSTA – Era lui sì, che aveva la mia età penso. Era molto alto.

DOMANDA – C’erano altri oltre a lui che studiavano a Padova o che facevano parte di quell’area?

RISPOSTA – Lui aveva un gruppo di mia conoscenza di dieci, quindici persone.

DOMANDA – Invece, che gravitavano su Verona ricorda qualche nome?

RISPOSTA – No, perché erano pochi non è che li frequentavo. Erano anche più grandi di me. Mentre Avanguardia Nazionale aveva ragazzi della mia età, sia quando era Centro Studi e sia quando diventa movimento politico sono gente già di dieci anni più di me.

DOMANDA – Quindi andiamo avanti con questo discorso su Luca. Lei diceva che “può avere intuito questa mia posizione critica”?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – E quindi cosa le chiede?

RISPOSTA – Se potevo diventare una fonte, un’antenna per lui che era del controspionaggio.

DOMANDA – In che ambiente, quindi?

RISPOSTA – In ambiente destra extra parlamentare o so c’era nel partito, perché già nel 1973 siamo, se vedevo qualcosa di strano.

DOMANDA – Quindi le chiede di fornire informazioni sull’area di partito e sull’area extra parlamentare?

RISPOSTA – Più che partito, diciamo forse era a conoscenza che c’erano di dissidi interni. Perché l’inizio non era uscito dalla federazione questo dissidio che era interno, poi è esploso quindi ne hanno parlato i giornali. E’ venuta fuori molta polemica, ma all’inizio era una dialettica interna e forse lui ne era a conoscenza di questo. Perché noi Giovane Italia e partito eravamo in un’unica struttura. Del Fronte della Gioventù non mi ricordo che ci fossero dissidi e me li ricordo nel partito e lui ne avrà avuto sentore.

DOMANDA – Lei accetta questo discorso?

RISPOSTA – Sì. Perché io facevo l’ultimo anno di Agraria e lavorando non è che potevo studiare molto. Quindi un po’ per il discorso economico, perché mi sembra che mi aveva dato una cifra mensile, cioè non tanto a informazione ma un fisso mensile. E poi perché comunque non è che li vedevo molto bene la destra extra parlamentare e ho accettato.

DOMANDA – E come si è sviluppato nel tempo questo rapporto? Dove vi incontravate, con che frequenza?

RISPOSTA – Io penso che ci incontravamo al bisogno o altrimenti un paio di volte al mese.

DOMANDA – Quindi lei aveva un recapito telefonico?

RISPOSTA – Io avevo un telefono a casa. Il primo anno studiavo a Padova e quindi gli incontri erano più frequenti perché veniva a prendermi a scuola. Andavamo in qualche bar o a pranzo e si parlava. Poi quando lavoro, penso un paio di volte al mese.

DOMANDA – Vi davate un appuntamento telefonico?

RISPOSTA – Mi chiamava o chiamavo io lui.

DOMANDA – Oppure lei se aveva necessità chiamava?

RISPOSTA – Loro avevano un centralino che funzionava 24 ore al giorno.

DOMANDA – Questo rapporto fino a quando è andato avanti?

RISPOSTA – Io penso in pieno, pieno tutto quando era Padova, quindi 1974 fino a ottobre. Poi un po’ riduttivo perché vado a Milano anche se rientro i venerdì e poi diventa proprio dilazionato quando vado a settembre del 1975 a Matera. Anche se venivo su spesso in quel periodo. Il primo periodo venivo su spesso.

DOMANDA – Quindi andate avanti finché lei ha mantenuto i contatti con Padova?

RISPOSTA – Con Padova.

DOMANDA – Con Padova, con Lozzo. E lei ha fornito notizie sia sul partito che su Ordine Nuovo, no? Su che cosa?

RISPOSTA – No, Ordine Nuovo non c’era più.

DOMANDA – Non c’era più.

RISPOSTA – E sulla destra extra parlamentare del momento che era quelli che lo davano atto a Avanguardia Nazionale ma molti problemi abbiamo avuto in partito. Molti, molti.

DOMANDA – Infatti le sue veline, le sue informative a Felli hanno questo doppio binario insomma e quelle riguardano le dinamiche interne di partito e quelle che riguardano l’area più estrema in qualche modo. I colloqui, cioè lui prendeva appunti di quello che lei diceva, come avveniva? Quindi abbiamo detto o nei bar o in luoghi pubblici?

RISPOSTA – Sì, delle volte anche io avevo appunti perché mi segnavo qualcosa. Cioè andavo a casa se non lo vedevo subito mi dimenticavo. E lui prendeva degli appunti, sì.

DOMANDA – E quando aveva degli appunti con sé glieli consegnava?

RISPOSTA – No. Glieli leggevo.

DOMANDA – Quindi era un promemoria suo?

RISPOSTA – Io anche le firme che gli rilascio per lo stipendio diciamo firmo come Tritone. Non firmo Tramonte Maurizio.

DOMANDA – Perché lei per il servizio era Tritone. Lei questo lo sapeva?

RISPOSTA – Sì, sì.

DOMANDA – Perché firmava con quella…?

RISPOSTA – Sì, intanto quando chiamavo Tritone. E poi quando firmavo Tritone. Erano delle ricevute.

DOMANDA – Lei ha un ricordo di una continuità in questi pagamenti di queste somme?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Perché nella documentazione c’è un grosso intervallo?

RISPOSTA – Per me era un fisso.

DOMANDA – Nella documentazione che abbiamo acquisito al servizio risultano versamenti da settembre del 1973 a febbraio del 1974 e poi riprendono a gennaio del 1975 fino a luglio del 1975. Non sono documentate corresponsione di somme da marzo a dicembre del 1974, lei ha un ricordo invece?

RISPOSTA – Mensile.

DOMANDA – Mensile?

RISPOSTA – Mensile sì.

DOMANDA – Di un pagamento mensile dall’inizio alla fine?

RISPOSTA – Sì, il mio ricordo è quello.

DOMANDA – Come veniva l’attività, cioè Felli, Luca le dava incarichi o era lei che assumeva iniziative, riferiva? Cioè come funzionava, quale era la modalità operativa di questo rapporto?

RISPOSTA – Un ricordo certo non ce l’ho. Io so quello che frequentavo, io frequentavo il partito e quindi se avevo… Se recepivo cose che per me non erano nella norma me le ricordavo. Infatti, del Fronte della Gioventù non ne parlo mai e io ero del Fronte della Gioventù insomma come età. Perché era sempre nella norma. Quindi partito, poi i ragazzi dell’estrema che avevo individuato nei comizi e che quindi conoscevo di vista, li potevo trovare se erano soli, come le ho detto Piazzetta Pedrocchi o il bar Pedrocchi e erano solo maschi in quel momento. Se avevano la morosa andavano al Rendez Vous che era un bar in via Zabarella. Quindi questo era la mia… dove prendevo le notizie, in queste zone. Qualche volta penso, ma non ho un ricordo certo, qualche volta mi hanno chiesto di… C’erano delle domande che venivano penso dal suo ufficio e che quindi mi chiedeva di cercare di avere notizie in merito a quell’argomento, ma il 95 per cento, cioè la maggioranza ero io che li sentivo.

DOMANDA – Ma lei faceva la sua vita normale e se sentiva

qualcosa di particolare glielo riferiva o andava a cercare queste notizie?

RISPOSTA – No. Io penso che per me facevo la mia vita normale. Non…

DOMANDA – L’eccezione data da queste domande che lui le faceva?

RISPOSTA – Dice: vedi perché…

DOMANDA -… Se riesci a saperne qualcosa di questa certa situazione, è così?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Per esempio le viene in mente qualche situazione specifica di questa seconda tipologia?

RISPOSTA – Io penso quando la ricostruzione del partito fascista per Almirante l’accusa, se avevamo paura di essere sbattuti fuori, mica fuori, quello ricordo.

DOMANDA – Quindi lei nei suoi rapporti con le persone che frequentava?

RISPOSTA – Con il partito.

DOMANDA – Cercava di indirizzare?

RISPOSTA – Poi sul numero degli aderenti un’altra volta.Queste cose qua.

DOMANDA – Io vorrei cominciare con l’esaminare alcune delle informative che abbiamo già affrontato con Felli prima, parzialmente con Maletti. Per farlo, per evitare riletture estenuanti darei a lei una copia del pacco delle informative e una copia al Presidente.

A questo punto il Pubblico Ministero mostra i documenti sopracitati all’imputato.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO – PIANTONI

DOMANDA – Sono in ordine di data per cui è agevole seguire. La prima che lei trova è del 22 gennaio del 1973. Sono strutturate in questo modo, all’inizio c’è una nota protocollata, numero il numero di protocollo in alto a sinistra che l’atto con il quale il centro controspionaggio di Padova trasmette la comunicazione al reparto D del Sid di Roma e segue normalmente così avviene, l’appunto dove si specifica chi era la fonte e quindi è il documento materialmente redatto dal Maresciallo Felli. In buona sostanza che riferisce quanto appreso sulle singole situazioni che hanno costituito oggetto dei vostri incontri. In questa del 22 gennaio del 1973, la prima, si parla di queste problematiche di partito ma già qui comincia a esserci un riferimento a Ordine Nuovo. Per cui intanto, lei vede che al punto 5 della missiva del Capitano Capotorto al reparto D di Roma, si dà atto che vi era questa corrente dissenziente capeggiata da Lucci, l’Avvocato Lucci che lei prima ha nominato, e che non ha partecipato al congresso provinciale che anzi ha tenuto a Este un proprio contro congresso. Quindi questo ci dà conto dello spessore della contrapposizione, insomma un contro congresso addirittura?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Nella nota che è il documento redatto da Felli sulla base delle sue informazioni, leggo solo alcuni passaggi, lei l’ha davanti, la Corte conosce questi atti. La notizia si afferma nell’appunto essere stata acquisita il 17 gennaio del 1973 e la nota è del 20 gennaio del 1973 Quindi c’è un riferimento a Freda: ”La precaria situazione che da tempo turba il Movimento Sociale Italiano padovano si è molto accentuata in questi ultimi mesi minaccia la struttura unitaria del partito”. E si dà una spiegazione di ampio respiro dicendo che la crisi nasce nel 1964 quando Freda che all’epoca reggeva il Fuan che era uno dei maggiori esponenti delle organizzazioni giovanili missine fu espulso del Movimento Sociale Italiano per avere manifestato ideologie spregiudicatamente filonaziste. Da quel momento Freda costituisce la spina nel fianco del partito. E poi più avanti al punto 2: “Negli ultimi anni vari fattori hanno contribuito ad allargare ulteriormente la crisi”. Qua c’è un riferimento a Fachini per questo leggo: “La linea moderata voluta da Almirante, che ha contrariato considerevoli settori del partito e soprattutto di ambienti giovanili. Altro fattore che ha contribuito ad allargare la crisi il caso Freda, attorno alla cui figura si sono rianimate simpatie numericamente irrilevanti ma caldeggiate da esponenti che contano quali Fachini Massimiliano, Brancaleon Giangaleazzo, Riello, Pera Giovanni e altri che vedono in Freda l’espressione più pura dell’ideologo e del rivoluzionario”. E poi il risentimento di Lucci per questioni specifiche. Al punto 3 se lei va a pagina 3. Punto 3: “L’epilogo della crisi si è avuto durante la fase preparatoria dell’ultimo congresso provinciale del partito che ha visto l’ala dissenziente guidata da Luci Lionello, Brancaleon Giangaleazzo e Zanchetta Ariosto assumere un atteggiamento di aperta rottura nei confronti dei dirigenti provinciali e dell’onorevole Franchi accusati di tramare affinché nulla mutasse al vertice della federazione padovana. Sicché in coincidenza con il congresso di federazione svoltosi a Padova il 14 corrente – quindi gennaio del 1973 – i dissidenti hanno indetto un contro congresso nella sede del Movimento Sociale Italiano di Este”. Lei ha un ricordo di questa, un po’ ne abbiamo parlato prima di questo periodo storico, ricorda di avere…?

RISPOSTA – Io ho quel ricordo che le ho detto prima che è rispecchiato qui, dopo nel particolare devo fare riferimento alla velina.

DOMANDA – Qui vengono ben evidenziati questo discorso dell’ala dissenziente Luci, Brancaleon, Zanchetta rispetto all’area di Almirante ritenuta troppo moderata. E’ così, cioè Zanchetta si poneva su queste posizioni critiche, da destra rispetto alla linea di Almirante?

RISPOSTA – Queste sono veline frutto delle mie impressioni di quel momento. Se dovessi dare un ricordo adesso, ho 58 anni dico che Ariosto è sempre stato di Almirante, è sempre stato di Franchi però poteva manifestare contestazioni insomma a queste posizioni che io come ragazzino le vedo in questa maniera. Cioè se adesso io dovessi fare…

DOMANDA – Lei oggi a distanza di tanti anni in termini più moderati, cioè valuta la posizione di Zanchetta più moderata di quella che…?

RISPOSTA – No, mi scusi. Il discorso è che io vedo Zanchetta che discute animatamente con la direzione e configuro che la direzione l’espressione di Almirante. E quindi quando parlo al Sid per le conoscenze che avevo allora delle strutture di partito, lo indico come in contrapposizione di Almirante. Quando dico che tutte e due le fazioni dicevano di essere espressione di Almirante, l’ho detto all’inizio dell’interrogatorio, cioè tutte e due le fazioni dicevano di essere espressione di Almirante, una accusava l’altra di essere in contrapposizione però a Padova. E quindi la velina è frutto di queste cose che sapevo all’epoca.

DOMANDA – Come ci fu questo contro congresso?

RISPOSTA – Sì, sì.

DOMANDA – Nelle pagine successive si fa un esame, c’è un cenno a Avanguardia Nazionale e a Ordine Nuovo a pagina 4 di questa prima informativa: “Fenomeni di secondo piano e marginali nel quadro del dissenso in seno al Movimento Sociale Italiano padovano vanno considerate le scissioni di Avanguardia Nazionale composta da una decina di elementi usciti circa due anni fa dalle organizzazioni giovanili del partito e diretti da De Eccher Cristiano e Merlo Arrigo. Il gruppo per quanto limitato numericamente è guardato di buon occhio da Fachini Massimiliano e Brancaleon Giangaleazzo. Molto vivace etc. solidarietà con Freda. Staccato dalla corrente capeggiata da Lucci”. Poi dice: “Ordine Nuovo ricostituita in questi ultimi mesi per iniziativa di Bocchini e Padiglione Gustavo e altri elementi che non accettano la linea politica ufficiale del Movimento Sociale e poi spiega: “Il movimento è scarsamente attivo, è abbastanza sensibile alle teorie di Freda, mantiene buoni contatti con Avanguardia Nazionale per quanto non ne condivide l’azione spavalda e pregiudicata ritenuta velleitaria”. Poi c’è un riferimento alla posizione dell’Avvocato Fante e dell’Orcat, la federazione combattenti Repubblica Sociale Italia, e poi conclude dicendo: “Una viscida azione di collegamento fra tutti questi gruppi, compresa la corrente di Lucci, svolgono Massimiliano Fachini e Brancalion Giangaleazzo, interessati a fomentare il dissenso e a strumentalizzare per fini di potere personale la farraginosa situazione esistente all’interno del Movimento Sociale”. Quindi si dice: “C’è un’area dissenziente di Lucci, c’è il gruppo di Avanguardia Nazionale pur numericamente militato, la posizione di Fachini e questo Ordine Nuovo ricostituito in questi ultimi mesi per iniziativa di Bocchini e che non accetta la linea ufficiale del Movimento Sociale”. A riguardo che cosa, a distanza di tanti anni mi rendo conto, ma che cosa ci può dire? Cioè che cosa è questo Ordine Nuovo ricostituito da Bocchini negli ultimi mesi, lei lo dice questo a gennaio del 1973 quindi molto prima dello scioglimento del movimento politico Ordine Nuovo e molto dopo il rientro di Ordine Nuovo nell’M.S.I?

RISPOSTA – Il ricordo più preciso è qua perché l’ho detto nel momento di… A memoria così non…

DOMANDA – Non è in grado?

RISPOSTA – Voglio dire di Massimiliano Fachini l’avevo detto anche prima di leggere questa cosa, di Bocchini non avevo ricordo.

DOMANDA – Lei se lo ricorda Bocchini come persona?

RISPOSTA – Come no!

DOMANDA – Lui oggi che ricordo ne ha, cioè come lo colloca oggi per quello che è il ricordo di oggi?

RISPOSTA – Gustavo Bocchini lo conosco anche lui in quegli anni il 1968, 1969 a una conferenza che è durata una settimana, chiamiamolo un seminario di studi che abbiamo tenuto in provincia di Vicenza in montagna.

DOMANDA – Laste Basse?

RISPOSTA – Laste Basse.

DOMANDA – Fiorentini?

RISPOSTA – Fiorentini. Ecco lì lui si occupa della parte sportiva della giornata. E’ un tipo tranquillo di estrema destra e come scrivo qua si vede che in quel momento io lo figuro vicino a Massagrande. Come è scritto qua, non ho un ricordo, però. Io so che lui gestiva una palestra che sono andato a Padova mi sembra “Puducai” un nome così. Era lui e il fratello Massimo. L’ho visto parecchie volte perché lui veniva spesso a Lozzo. Ho un ricordo che una volta è venuto con un suo istruttore giapponese che doveva istruire lui e un altro come Bocchini con riferimento a Mestre dove c’era un’altra palestra. Ho questo ricordo. Poi un tipo tranquillo con il pizzetto. Me lo ricordo tranquillo, deciso nelle manifestazioni. Deciso però tranquillo, non polemico con le persone.

DOMANDA – Prima ha associato il nome a Massagrande. C’è una ragione particolare?

RISPOSTA – No, perché per me Ordine Nuovo, movimento politico in Veneto era Massagrande.

DOMANDA – Non perché ha un ricordo di particolari rapporti tra Bocchini e Massagrande?

RISPOSTA – No, no. Io come se parlo del Centro Studi faccio riferimento a Rauti, per un ricordo dell’epoca di letture, per me mi ricordo movimento politico Ordine Nuovo con un vertice a Roma in Clemente Graziani e che aveva forse un certo Sandro Saccucci. Poi Elio Massagrande. Ho questo ricordo.

DOMANDA – E’ in grado di dirci qualcosa sui rapporti tra questi soggetti: Massagrande, movimento politico, Clemente Graziani e invece gli ordinovisti rientrati nel 1969-1970 nel partito?

RISPOSTA – Come le ho detto per me…

DOMANDA – Se ha elementi di conoscenza diretta?

RISPOSTA – Di conoscenza diretta che il movimento politico non ha attecchito molto a Padova. Non me li ricordo. In quel momento era molto… I dissidenti che erano entrati in partito, non so se si erano agganciati al movimento politico Ordine Nuovo, so che li vedevo insieme a quelli di Avanguardia Nazionale. Cioè non venivano in partito e li vedevo insieme con Avanguardia Nazionale.

DOMANDA – Comunque questo discorso…

RISPOSTA – Qualunque tessera avessero in tasca, perché…

DOMANDA – Certo, tessera poi è relativo. In questo discorso che leggiamo in questa notazione del gennaio, lei oggi non ne mantiene un ricordo specifico?

RISPOSTA – Però confermo.

DOMANDA – Lo associa a un discorso di movimento politico?

RISPOSTA – Sì, sì.

DOMANDA – Cioè le fa pensare quello che le ho appena letto alla costituzione a Padova in quegli ultimi mesi da parte di Bocchini di un gruppo legato in qualche modo quindi a Massagrande?

RISPOSTA – Sì. Perché Bocchini pur che ha fatto l’istruttore e era finanziato dal partito o da Bettanin, adesso non so, comunque era ufficiale di partito quella settimana di studio in montagna. Comunque Bocchini c’era. Di contro non l’ho mai visto in partito. Io non ho immagine di Bocchini in partito.

DOMANDA – Andiamo avanti. Passerei a esaminare la nota 16 giugno del 1973, la 4790. Dopo un primo riferimento al punto 1 dell’appunto allegata alla nota che è in pari data dove si dice lo scioglimento della federazione provinciale dal Ministero destra nazionale di Padova e le condizioni poste ai militanti per il rinnovo della tessera, presentazione di apposita domanda corredata da certificato penale, hanno indispettito…

RISPOSTA – Dove legge dottore?

DOMANDA – 16 giugno.

RISPOSTA – Punto 1?

DOMANDA – Punto uno. “Hanno indispettito alcuni settori della base del partito che definiscono il provvedimento coercitivo e ignominioso”. Qui siamo al discorso appunto dei rapporti federazione con Roma ma questo aspetto lo vedremo poi separatamente, un filone alla volta. Al punto 3 volevo richiamare la sua attenzione di questa nota 16 giugno del 1973 dove si parla di Ordine Nuovo:
“Il progetto di fusione tra Ordine Nuovo, Lotta di Popolo e Avanguardia Nazionale presenta stadi diversi da provincia a provincia. A Padova è ancora in fase interlocutoria in quanto Ordine Nuovo tergiversa nei confronti di Lotta di Popolo a causa dell’ambigua collocazione politica di questo ultimo movimento e attende una risposta definitiva da Avanguardia Nazionale il cui esponente De Eccher Cristiano che controlla i pochi aderenti locali teme di dovere rinunciare una volta raggiunto l’unificazione al ruolo di preminenza che adesso esercita nel movimento. A Rovigo invece i tre gruppi coesistono regolarmente. Nella sede comune da poco aperta in via Bisquola numero 2 nel capoluogo polesano si trovano indifferentemente pubblicazioni di estrema destra e di estrema sinistra che confermano le ambigue posizioni politiche di Lotta di Popolo ispirate in egual misura alle teorie marxista e reazionarie”.
Soffermiamoci un attimo su questo punto 3. Qui c’è questo quadro abbastanza preciso di quella che era la situazione a Padova e quale era in particolare la situazione a Rovigo. Ha un ricordo di questi discorsi e con riguardo a Rovigo di chi stiamo concretamente parlando?

RISPOSTA – Un ricordo, no. Di Rovigo io conoscevo Giovanni Melioli e lo conoscevo bene quando è stato in partito. Qui penso che da poco che è stato buttato fuori che forse può rientrare, non rientrare. Penso sia questo periodo. E quindi la mia fonte è Giovanni Melioli.

DOMANDA – Melioli da quanto tempo lo conosceva, quando e come l’aveva conosciuto?

RISPOSTA – Io penso che l’ho conosciuto agli inizi degli anni Settanta, ha la mia età. E quindi essendo della stessa circoscrizione elettorale ci siamo visti anche spesso nelle campagne elettorali. Abbiamo subito anche un processo insieme, siamo stati assolti e ci hanno fatto tanto male quella volta. Quindi la mia conoscenza è una conoscenza politica. Cioè, non è che conoscevo la morosa, che andavamo fuori a cena insieme.

DOMANDA – Non lo frequentava come amico insomma?

RISPOSTA – Come amico, era una conoscenza politica. Per me era un bravo ragazzo e quindi mi ero interessato anche con Franchi a dire la verità quando l’hanno buttato fuori se potevano rientrare. Però anche lui era cambiato totalmente da quando che mi risultava che aveva conosciuto Freda e era diventato come Fachini.

DOMANDA – Lui viene espulso nel 1973 appunto?

RISPOSTA – Penso.

DOMANDA – L’abbiamo accertato. Che cosa vuole dire era diventato come Fachini e quando si era avvicinato a Freda, se è in grado, rispetto alla data dell’espulsione?

RISPOSTA – Io qui allora, nel 1973 non sapevo che lui era stato arrestato. L’ho saputo qua in processo che era stato arrestato che si era trovato in carcere con Freda. Sapevo però che…

DOMANDA – Cerchiamo però di separare sempre ciò che ha appreso nel corso degli interrogatori e ciò che…?

RISPOSTA – Io sapevo nel 1973 che lui era stato buttato fuori dal partito per le sue posizioni politiche.

DOMANDA – Ossia?

RISPOSTA – Oltranziste e vicino a Freda. Sapevo che faceva parte di comitati pro – Freda che si erano creati. C’erano a Padova alla libreria Ezelino e molto per i comitati pro – Freda faceva Avanguardia Nazionale. Sapevo che lui era nei comitati pro – Freda e poi a primavera del 1974, me lo trovo a Padova gerente della libreria Ezelino e che si interessava di mantenere i contatti con tutti i comitati pro – Freda che erano sparsi in giro, non so. Non vado mai a trovarlo alla libreria Ezelino. Ci troviamo spesso in centro. Da questi colloqui, quindi questi iniziali che avrò a Rovigo o dove l’ho trovato e i colloqui che facevo a Padova, nascono parecchie veline. Perché comunque abbiamo una conoscenza, ci hanno bastonato a tutte e due. Cioè avevamo un rapporto e lui tentava di portarmi nell’organizzazione di Freda. Cioè voleva convincermi a entrare.

DOMANDA – In cosa consisteva l’organizzazione di Freda a dire di Melioli, insomma se le ha proposto di entrare in quello…?

RISPOSTA – Dovrei vedere le veline perché così non ho…

DOMANDA – Per quello che ricorda. Poi le vediamo le veline.

RISPOSTA – Sì, io dottore, ho ricordo che lui parla come Massimiliano Fachini. Perché io Freda non lo so conosco. Cioè lo conosco di vista, era ancora procuratore legale quindi avrà avuto trenta anni. Anni 1969, prima di essere arrestato. Sapevo chi era Freda perché forse avevo letto anche qualche libro che aveva scritto. Il discorso era che erano nazisti, razzisti, molto. Poi nel 1974, 1973 quando va fuori lui, dopo scoppia la guerra in Israele. Ci sono le settimane delle domeniche a piedi che mi ricordo, autunno del 1973 che c’era la crisi petrolifera. E lì quando, io mi ricordo una discussione che ho fatto. Dico: “Ma guarda che Israele difende i nostri interessi”. Perché in realtà faceva guerra con tutti i paesi che erano marxisti, cioè erano tutti comunisti quei paesi lì o di orientamento marxista. “Stanno facendo i nostri interessi”. La sua posizione invece era orientata ai paesi marxisti contro Israele. Ma proprio per un discorso di razza. Perché un discorso politico era quello che faceva il partito. Dice: stanno difendendo i nostri interessi.

DOMANDA – E questo discorso lei accennava prima, non è fin dall’inizio così?

RISPOSTA – No.

“E il loro duce fa la spiegazione – colloquio con Clemente Graziani” – L’Espresso 01.12.1974

Roma. Clemente Graziani, capo riconosciuto di Ordine Nuovo, accetta di parlare: non con i magistrati che l’inseguono con gli ordini di cattura ma con i giornali. Il primo contatto telefonico avviene pochi giorni dopo la strage di Brescia: il cronista ha qualcosa da chiedere al dirigente del gruppo al quale, direttamente o indirettamente, si fa risalire la responsabilità dei più gravi attentati di questi ultimi anni? Certo: sarebbe interessante conoscere i rapporti di ON con la destra parlamentare e con alcuni corpi separati dello Stato, sapere quali stati e quali regimi mantengono rapporti amichevoli e danno rifugio ai latitanti dei gruppi neonazisti… Un anonimo militante di Ordine Nuovo raccoglie al telefono le domande, e dopo alcune settimane fa arrivare al giornale le risposte di Graziani. Eccone i passi principali, un’abile autodifesa, con molte omissioni, qualche sconfessione e la minaccia appena velata di rivelazioni, forse l’inizio di un “jeu de massacre” all’interno della destra eversiva.
D. Perché Rauti e la vecchia direzione del centro studi “Ordine Nuovo” sono rientrati nel MSI?
R. Nel novembre 1969, all’epoca del rientro di Rauti e di altri dirigenti di Ordine Nuovo nel MSI, il lavoro ideologico e dottrinale che da anni il Centro Studi andava elaborando era ormai concluso. Si poneva quindi il problema di tradurre in termini di lotta politica principi, idee, strategie messe a punto partendo da un’analisi critica del fascismo e del nazionalsocialismo. Come è noto, Rauti ed altri esponenti del Centro Studi hanno ritenuto di risolvere il problema entrando o rientrando nel MSI. Io ed altri camerati abbiamo invece deciso (con maggiore coerenza, crediamo) di dar vita ad una formazione politica rivoluzionaria ed extraparlamentare, quale è stato, appunto, il Movimento Politico Ordine Nuovo”.
D. Come valuta il fatto che Rauti sia rientrato nel MSI?
R. A cinque anni di stanza da questo infausto avvenimento credo sia possibile tirare un bilancio sull'”operazione rientro”. Questa operazione poteva avere soltanto una giustificazione: quella relativa alla necessità di effettuare una battaglia ordinovista anche all’interno del partito. Ma questa battaglia ordinovista non è stata affatto combattuta da Rauti e dai suoi seguaci. Ed era fatale che così fosse, era fatale che il partito fagocitasse questi sprovveduti ordinovisti. Questa fine indecorosa noi l’avevamo largamente prevista e i fatti oggi ci dicono che si è trattato di una previsione fin troppo facile. Per queste ed altre considerazioni, dunque, il rientro di Rauti nel MSI non può che essere valutato negativamente. D’altra parte è pur vero che Rauti, a seguito di circostanze straordinarie ed irripetibili, è diventato deputato. E quale deputato aveva la possibilità e il dovere di dare un saggio di come un nazional rivoluzionario può stare in un’assemblea democratica, Farinacci e José Antonio erano modelli da imitare. Questo Rauti non l’ha fatto. Per uno come lui, che ha teorizzato per anni l’abbattimento dello stato borghese, un siffatto atteggiamento è perlomeno singolare.
Per noi, dunque, Rauti è un uomo politico ormai integrato nel sistema e voi democratici dovreste esser lieti di questa sua “borghesizzazione” e dovreste smetterla di attaccarlo. Giacché se per noi è una perdita, per voi è senz’altro un acquisto. Teneteveli cari, lui e il suo capo, Almirante. In una “democrazia corretta” potrebbero entrambi tornarvi utili: sono uomini intelligenti. E lei sa come me quanto sia arduo rintracciare un qualche barlume d’intelligenza presso gli uomini politici italiani!
D. Nell’inverno ’70-71 Rauti fu aggredito e violentemente picchiato. Allora si disse da elementi di sinistra. Ma poi ha preso piede l’ipotesi che i responsabili dell’aggressione siano stati elementi di Ordine Nuovo, dissidenti. Cosa può dirci in proposito?
R. Anche io sono venuto a conoscenza di “voci” che indicavano che indicavano elementi di “Ordine Nuovo” quali responsabili dell’aggressione, voci che potrebbero avere qualche fondamento. Per quanto mi riguarda, sono assolutamente estraneo all’episodio. Se avessi avuto qualcosa da regolare con Rauti sul piano dello scontro fisico l’avrei regolata personalmente, viso a viso, e non attraverso un mandatario che sguscia, protetto dalle tenebre, da dietro un muro con un martello in mano. Tutto ciò non rientra nel mio stile di comportamento.
D. Resta aperto il capitolo dei rapporti di Ordine Nuovo con determinati settori  delle forze armate e con i servizi di spionaggio. Parliamo degli episodi più noti: nel 1964 il Sifar segnala che Graziani e Rauti sono in Portogallo “per trattare con la PIDE la costituzione dei centri informativi in Roma e in altre città italiane” e “la definizione d’un piano diretto a facilitare l’acquisto di armi in Italia per conto di quel paese)”: nel 1969 si svolge la visita di Rauti e Giannettini (anch’egli militante di ON, oltre che informatore del SID) a Coblenza, nelle installazioni militari tedesche…
R. Il viaggio a Lisbona con Rauti e i presunti contatti con la PIDE non ci sono mai stati. Naturalmente, a questo punto penserete che io voglia a tutti i costi tenere nascosti certi aspetti della mia attività “illegale”. Non è così. Dall’alto dei miei 5 o 6 mandati di cattura non ho più di queste preoccupazioni. Ed è per tali ragioni oggi non ho difficoltà a “confessare” di avere intavolato trattative con fabbriche italiane e straniere per una grossa fornitura di armi dell’OAS, organizzazione di cui ho fatto parte. Probabilmente, è trapelata qualche indiscrezione su questa operazione e da questa indiscrezione può essere nata la favola del mio viaggio a Lisbona con Rauti; persona, peraltro, notoriamente aliena dall’occuparsi di certi aspetti dell’attività rivoluzionaria… Quanto al viaggio di Rauti e Giannettini a Coblenza, si tratta di “normale attività professionale”: insieme con loro, “ci saranno stati a Coblenza altri giornalisti invitati dallo stato maggiore tedesco…”. I rapporti con il servizio segreto? Dei rivoluzionari seri, quali noi crediamo di essere, non amano stringere rapporti con certi ambienti… Lasciamo volentieri queste iniziative agli uomini politici dei partiti borghesi.
D. Da alcuni anni a questa parte si dà come imminente un’iniziativa golpista, il cui scopo finale sarebbe quello di spingere le forze armate ad intervenire, per instaurare un regime autoritario, di stampo gollista. Qual è il ruolo di Ordine Nuovo nella complessa geografia eversiva?
R. E’ effettivamente in atto, in Italia, un’azione eversiva condotta da certi ambienti della destra conservatrice, massonica e patriottarda. La documentazione che stiamo raccogliendo su questa operazione, credetemi, è sconvolgente, e mette a nudo responsabilità di uomini politici dello schieramento democratico, insospettati e insospettabili. Presto faremo pagare a costoro tutto, compreso lo scherzetto di Ordine Nero: un’operazione di bonifica che noi possiamo portare in porto prima e meglio di Santillo. I golpisti? Un ambiente ingenuo e folcloristico, col quale, per nostre necessità informative, abbiamo avuto contatti, restando costernati nel constatarne l’assoluta mancanza di qualsiasi logica politica… Così stando le cose, era inevitabile che questi sempliciotti cadessero prima o poi nelle mani dei “servizi” e venissero strumentalizzati ai fini dell’instaurazione di una dittatura clerico-marxista… Soluzioni tipo golpe, blocco d’ordine, repubblica presidenziale sono considerati dal movimento Ordine Nuovo come eventi controrivoluzionari, vere e proprie autocompensazioni delle contraddizioni in atto nello Stato e nella società democratica e borghese. Ciononostante, noi dobbiamo ancora difenderci, anche sul piano giudiziario, dall’accusa di golpismo e di connivenza con i vari Porta Casucci e Fumagalli…
D. E Ordine Nero, le stragi, i messaggi inviati in tutta Italia con questa firma?
R. Hanno inventato una nuova sigla per poterci addossare fatti criminosi cui siamo totalmente estranei. Di qui la persecuzione e la repressione dirette quasi esclusivamente contro di noi”.
D. Ora che in Portogallo e in Grecia è stata restaurata la democrazia, quali sono i riferimenti geografici e politici di Ordine Nuovo? In quali paesi è più facile la penetrazione del movimento?
R. Direi che la Libia e l’Argentina costituiscono oggi il riferimento geopolitico di cui abbiamo bisogno. La Grecia e il Portogallo, invece, non lo sono mai stati. Circa i paesi dove la penetrazione di Ordine Nuovo è più facile, sono quelli nei quali l’involuzione della società borghese e democratica è in fase avanzata. Per esempio l’Italia e la Francia.

L’attività di depistaggio – sentenza strage di Brescia luglio 2015 – seconda parte

Ma l’azione depistante del S.I.D. si manifesta in termini ancora più eclatanti proprio in sede giudiziaria.

Sentito dal G.L Vino il 29 agosto 1974, il gen. Maletti, infatti, lungi dal riferire le allarmanti notizie fornite da Tritone, nell’ imminenza della strage e subito dopo di essa, su Maggi, sul gruppo ordinovista veneto e sui suoi collegamenti, ha indicato agli inquirenti tutt’ altra pista, consigliando loro di indagare in Valtellina, sugli appartenenti al M.A.R.; pista sicuramente falsa, in quanto il M.A.R. era di fatto non operativo dopo l’arresto del suo capo, Carlo Fumagalli, il 9 maggio 1974.

E di questo il gen. Maletti, collettore di tutte le notizie riservate dei vari Centri di controspionaggio, era ben consapevole. Così come era ben consapevole che le notizie fornite da Tritone erano attendibili, avendo egli stesso accreditato la fonte presso il capo del S.LD., definendola “ottima”. Risulta, in tal modo, evidente che il S.I.D. non ha scelto la via del silenzio per (o solo per) tutelare la propria fonte, ma ha voluto coprire quelli che sapeva essere i reali colpevoli della strage.

Solo leggendo la trascrizione delle dichiarazioni rese dal gen. Maletti alla Corte d’Assise di Brescia – che si ritiene opportuno riportare integralmente nella parte de qua – può, d’altra parte, cogliersi l’impudenza dell’alto militare nel negare l’evidenza e confermare, ancora, a distanza di decenni, l’identico atteggiamento fuorviante e gravemente omissivo tenuto all’epoca dei fatti. Non senza sottolineare che i vuoti di memoria del teste non si giustificano a fronte di due osservazioni: l’una, che le domande rivoltegli non riguardavano fatti marginali, di cui il tempo avrebbe potuto cancellare la memoria, ma una delle stragi più emblematiche degli intrecci di potere sui quali il Servizio, ai cui vertici era collocato Maletti, aveva incentrato la propria attenzione; l’altra, che lo stesso teste mostra di avere memoria precisa di tanti minuziosi particolari di vicende ben meno eclatanti.

Questo il testo della trascrizione dell’ esame dibattimentale del gen. Maletti, svoltosi, in videoconferenza con la città di Pretoria, davanti la Corte bresciana:

“DOMANDA – Poi dopo ne riparleremo. Senta, noi ci occupiamo di Piazza della Loggia, della strage del 28 di maggio. Quindi lei in quel momento era il capo del reparto D da circa tre anni. È un evento che …

RISPOSTA – Sì, mi ricordo l’evento!

DOMANDA – Ci dica tutto quello che ricorda, se vennero prese delle iniziative, se ha ricevuto delle informazioni, poi dopo ritorneremo con alcuni appunti, però è bene che dica da solo prima con la sua memoria che cosa ricorda di quel periodo.

RISPOSTA – Per quanto riguarda l’attività informativa, a parte il fatto che ricordo molto poco dell’ evento della Loggia, a parte l’evento stesso, il reparto D non fece molto, perché non avevamo, sul momento, delle fonti utilizzabili. Inoltre una nostra attività avrebbe probabilmente intralciato l’attività delle forze dell’ordine, Polizia e Carabinieri, che stavano già indagando ed avevano una loro rete di informatori che a noi mancava in particolare a Brescia. Quindi ricordo molto poco di quell’evento – ripeto – per quanto riguarda la attività informativa. Se qualcosa fu scritto dai centri interessati, ripeto, si dovrebbe trovare agli atti.

DOMANDA – lo le chiedo se lei è al corrente che uno dei nostri imputati era una fonte del SID. Maurizio Tramante lei l’ha sentito nominare? La fonte Tritone.

RISPOSTA – No, non ne sono al corrente, faccio ancora presente che le fonti erano note al capo del reparto D solamente con il nome di copertura.

DOMANDA – Come Tritone?

RISPOSTA – Gli elenchi dei nominativi li aveva il reparto D ma erano gestiti, sia i nominativi sia i compensi, sia – ovviamente – l’utilizzazione, dai vari centri. E quindi io non connetto il nome di fonte Tritone con quello del signor Tramonte.

DOMANDA – Questo glielo dico perché vi è un appunto del 7 agosto del 1974, quindi posteriore rispetto alla strage di Piazza della Loggia, vi è un appunto … , non un appunto, un I annotazione, una nota a sua firma su carta intestata del reparto D, in cui lei scrive al capo del servizio, quindi presumibilmente Miceli, e riferisce “capo centro Padova, ha un’ottima fonte, quella che qui viene citata in allegato Tritone, che potrebbe essere bruciata da un intempestiva segnalazione agli organi di Polizia Giudiziaria”. Poi nell’appunto si fa riferimento ad un fatto …

RISPOSTA – Non ricordo questo mio appunto.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – L’appunto è a sua firma e fa chiaro riferimento alla fonte Tritone.

RISPOSTA – Ricordo che io di solito siglavo gli appunti per il capo servizio, ma non mi ricordo questo particolare punto di segnalazione al capo servizio.

DOMANDA – Non si ricorda di questa segnalazione.

RISPOSTA – Neanche la fonte Tritone mi dice niente.

DOMANDA – Cioè in questo momento la fonte Tritone non le dice niente?

RISPOSTA – No, quello che mi ha detto lei, dottore, ma non mi richiama alcun ricordo.

DOMANDA – Senta ma capitava spesso che lei parlasse con il capo servizio di fonti, chiamandole, fornendo dei giudizi, formulando delle ipotesi, o è un fatto abbastanza raro?

RISPOSTA – Era una cosa rara. Ricordo alcuni episodi, ma ben pochi. Fonti …tra l’altro una delle fonti di estrema destra, ma non Tritone”.

Ed ancora, con riguardo alle dichiarazioni rese al G.I. Vino, nell’ agosto 1974:

“DOMANDA – Quindi, generale, lei disse al Giudice di Brescia il 29 agosto: “Per ora le fonti non ci hanno portato ad acquisire elementi di consistenza tale da potere essere forniti alla Autorità Giudiziaria, gli accertamenti sono. in corso”. Le chiedo se può darci una spiegazione, tenendo conto che siamo al 29 agosto del ’74, abbiamo visto in parallelo le informative di Tritone, questa importanza il SID avesse attribuito a quelle informative e con quale attenzione avesse ordinato al centro es. di Padova di comunicare ai Carabinieri quelle notizie, che sicuramente parlavano in qualche modo dell’attentato di Brescia. Qui però si afferma il 29 agosto, quindi in epoca successiva, che in realtà le fonti non avevano dato ancora nessuna indicazione. Se può spiegarci il senso di questa risposta, non è un addebito che le viene mosso, ma le chiedo una spiegazione, se è possibile darla.

RISPOSTA – Non ne ho idea, oggi proprio non ho idea del ragionamento che stava alla base della mia risposta al Giudice di Brescia. Potrebbe darsi che una delle ragioni fosse proprio quella di non rivelare il nome di una fonte, nel caso specifico Tritone, ma a parte questo non so dire quale ragione avessi di non dire niente di interessante al Giudice di Brescia. Per altro ho fatto presente che noi avevamo già informato, o intendevamo informare l’Autorità Giudiziaria tramite il centro di Padova, come è noto. Quindi non era una mancanza di lealtà nei confronti del Giudice, molto probabilmente era il desiderio di coprire la fonte, il cui nome avremmo probabilmente, necessariamente dovuto rivelare quando ancora erano in corso contatti da parte della forte con elementi eversivi.

DOMANDA – Ma è chiaro che la fonte doveva essere tutelata, ma le notizie che la fonte aveva fornito potevano essere svelate, pur tenendo coperta la fonte, così come pure si dice al centro es. di Padova di comunicare all’Arma territoriale i contenuti di quelle informative, ovviamente tenendo coperto il nome del fonte.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Perché c’è un contrasto tra: dite due nomi alla Autorità Giudiziaria, o dite i nomi alla Autorità Giudiziaria, e poi dire al Giudice che non ci sono fonti, non ci sono accertamenti utili al riguardo.

RISPOSTA – Ripeto io adesso non ricordo per quale ragione non abbia dato le informazioni che il Giudice di Brescia si attendeva da me. Ma faccio notare che la Giustizia era comunque stata allentata, attivata dal centro di Padova. Quindi il. ..

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Sì ma lei non ne aveva ricevuto riscontro di tutto ciò. Nel momento in cui il Giudice … ?

RISPOSTA – … senz’altro aveva preso contatto con la Autorità Giudiziaria di Padova, oltre che informare i suoi superiori a Milano e Roma. Non era necessario che io avessi conferma perché quando io davo r ordine di effettuare un’operazione, l’ordine veniva eseguito, a meno che non fosse impossibile. Se avessi ricevuto la comunicazione … (parola incomprensibile) questo poteva anche tardare.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Nel momento in cui ci si trova di fronte a quella Autorità Giudiziaria, alla quale si sono inviati atti o si è data disposizione di inviare atti, come mai non dire alla stessa Autorità Giudiziaria: ma avete ricevuto quegli atti? Vi sono stati inviati quegli atti? Sapete che ci sono delle fonti? Sapete che ci sono degli accertamenti? C’è una contraddizione tra quanto detto al Giudice nell’agosto ed il precedente comportamento.

RISPOSTA – Giudice, non so perché io non lo abbia detto, ad ogni modo sono cose che non ricordo oggi, non so quali motivi mi abbiano indotto a dire a Padova ma non a Brescia. Non posso dire oggi se … quale fosse la logica.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Va bene, andiamo avanti.

DOMANDA – Lei ricorda se venne formulata da parte sua qualche ipotesi in ordine ai responsabili della strage di Brescia, dove dovessero essere collocati, in occasione di quella escussione da parte del Giudice di Brescia?

RISPOSTA – lo non ricordo neanche di essere stato interrogato dal Giudice di Brescia. Mi chiarite voi le idee? Non posso dire cosa abbia detto al Giudice.

DOMANDA – Le leggo quello che disse, generale
(N.d.r.: seguono le opposizioni dei vari difensori, respinte dal Presidente della Corte. Quindi, riprende l’esame del P.M.).

“DOMANDA – Generale, lei disse: “‘Per quanto riguarda la strage di Brescia, dal complesso degli elementi raccolti si potrebbe inquadrare l’attentato in un programma eversivo di matrice di estrema destra”.

RISPOSTA – Mi fa piacere che me l’abbia ricordato.

DOMANDA – Vado avanti a leggere, così poi ci dà una risposta complessiva: “Si potrebbe pensare ad un collegamento con gruppi aventi la base di azione in Valtellina, e quindi ad un collegamento con Fumagalli, che aveva a suo tempo manifestato intenzioni eversive violente e che aveva una sua base in Valtellina”.

RISPOSTA – Ripeto, non ricordo, ad ogni modo …

DOMANDA – “Potrebbe ravvisarsi in via ipotetica anche un collegamento dell’attentato con gli altri gruppi di estrema destra eventualmente legati da rapporti a gruppi stranieri. Si tratta però pur sempre di ipotesi”. La domanda è intanto se ricorda di avere detto queste cose, ma immagino di no, sono passati troppi anni. Da parte mia c’è il tentativo di capire perché venga formulata un’ipotesi in direzione di Fumagalli, a fronte di notizie che indicano i nomi di Romani, di Maggi, di Rauti … “

(N.d.r.: seguono opposizioni da parte della Difesa, respinte dal Presidente)

“INTERVENTO DEL PRESIDENTE – È tornato il collegamento. Le domande sono due: dato che aveva formulato un’ipotesi con riferimento al gruppo della Valtellina di Fumagalli, quali elementi aveva per potere indicare quella pista come ipotesi, ma pur sempre una pista investigativa?

RISPOSTA – Elementi informativi scritti non ne ricordo, ma elementi informativi verbali erano molto probabilmente alla base della mia segnalazione al Giudice di Brescia.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – La seconda domanda è: come mai, dato che invece c’erano informazioni scritte che provenivano dal centro di Padova, di diverso tenore rispetto a Fumagalli, come mai al Giudice non si prospettò questa ulteriore informazione?

RISPOSTA – Questo non glielo so dire, proprio non ricordo il corso della conversazione, e se tutto quanto sia stato riferito come io ho detto, oppure sia stato sintetizzato. Ad ogni modo io ho parlato del gruppo Fumagalli probabilmente, ripeto probabilmente, non citando Padova, nel convinzione, come vi ho già detto, che la Magistratura di Padova fosse naturalmente pronta a fornire notizie anche su cose di interesse di Brescia.

DOMANDA – Ricorda chi verbalmente aveva accostato il gruppo Fumagalli alla strage di Brescia?

RISPOSTA – No, non ricordo”.

Non meno significativa delle scelte depistanti del S.I.D., anche a livello territoriale, è la palese falsificazione della data in cui sono state raccolte le informazioni di Tritone riversate nell’ appunto allegato alla nota n. 4873, resa si necessaria per “coprire” il ritardo enorme nella loro comunicazione formale al Reparto D, non certo imputabile alla risibile spiegazione, fatta propria dalla Difesa di Maggi, dell’ assenza per ferie del magg. Bottallo. Falsificazione che lo stesso Felli, nelle sue ultime dichiarazioni, è stato costretto a riconoscere.
Nell’identica direzione va l’incredibile decisione di distruggere gli archivi dei Centri territoriali, ed in particolare quello di Padova, adottata, a dire di Bottallo, intorno al 1984-1985 dall’ammiraglio Martini, all’epoca capo del S.I.S.M.I..
Al riguardo non può non condividersi il rilievo dei difensori delle Parti civili circa l’interesse dei Servizi alla soppressione del materiale informativo contenuto negli archivi alla luce anche delle dichiarazioni rese da Vincenzo Vinciguerra in epoca concomitante o prossima all’ordine di distruzione. Questi, infatti, sentito dal G.l. di Brescia il 6 maggio 1985, aveva indicato i responsabili delle stragi, inclusa quella di Brescia, “nel gruppo di Ordine Nuovo collegato con ambienti di potere ed apparati dello Stato; area che vedeva nella strage lo strumento per creare la punta massima di disordine al fine di ristabilire <l’ordine>” .

Una conferma, in tal senso, si desume anche dall’immotivata decisione del S.l.D. di troncare il rapporto con la fonte “Turco” (alias Gianni Casalini) nonostante questa stesse riferendo notizie assai interessanti sui collegamenti fra il gruppo ordinovista di Venezia-Mestre e le stragi. Non va dimenticato che il ten. col. Del Gaudio – figurante fra gli iscritti alla Loggia P2 (fasc. n. 117 ), nonostante abbia negato di avere accettato l’invito in tal senso rivoltogli da Licio Gelli – è stato condannato a Venezia per falsa testimonianza proprio in relazione alla vicenda “Turco”. Dell’ atteggiamento “protettivo” del S.I. D. nei confronti dell’ estrema destra all’epoca dei fatti è, d’altra parte, traccia negli appunti di Felli. Successivamente alla strage, infatti, Tritone, nell’ appunto allegato alla nota n. 6748 del 4.10.1974, riferisce che Giangastone Romani, prendendo spunto dal “caso Giannettini” e dal recente rapporto del S.I.D. sulle “trame nere”, “ha confidato ad alcuni suoi seguaci che i servizi segreti italiani hanno agito disonestamente, ricattando e tradendo i propri collaboratori. Pur criticando aspramente le ‘spie’, Romani sostiene che esse erano state certamente indotte a collaborare col S.I.D. da certi atteggiamenti di <simpatia> da esso assunti in passato nei confronti dell’estrema destra”.

L’appunto prosegue con la rappresentazione dell’intento dell’ estrema destra di “far pagare” al S.I.D. il suo “voltafaccia” e dell’ elaborazione in corso di un piano ritorsivo, fondato sull’indicazione di piste false, in modo da screditare i Servizi e determinare la rimozione dei vertici del S.I.D. Non meno sintomatica della speciale protezione di cui il gruppo ordinovista facente capo a Maggi godeva anche da parte dei vertici territoriali dell’ Arma dei carabinieri, è l’inerzia tenuta dal Gruppo di Padova, diretto dal ten. Col. Manlio del Gaudio, a fronte di informazioni allarmanti ricevute in tempo reale dal Centro C.s. di Padova, grazie allo stretto rapporto personale intercorrente fra lo stesso Del Gaudio ed il magg. Bottallo, legame di cui danno prova le dichiarazioni del cap. Traverso (all’epoca, vice di Bottallo), del mar. Guerriero (in forza al Nucleo Informativo CC. di Padova) e del dattilografo del Centro C.S. di Padova, Todaro.

II tema è già stato in parte trattato con riferimento all’ appunto del 6 luglio. In questa sede si intende dare spazio alle puntuali osservazioni del P.M. e delle altre Parti appellanti circa l’anomalo comportamento dei vertici territoriali dell’Arma. E’ incontestabile che in tre R.I.S. – rispettivamente del 7 giugno, del 20 luglio e del 3 agosto 1974 – del Gruppo Carabinieri di Padova, sottoscritti dal comandante Del Gaudio ed indirizzati ai superiori gerarchici, siano riversate informazioni rese da Tritone a Felli.

Invero, nel R.I.S. del 7 giugno si fa riferimento:
a) alla costituzione in itinere di una nuova organizzazione, includente “ gli sbandati di Ordine Nuovo” ed avente due facce: “una palese, sotto forma di circoli culturali, l’altra, occulta, strutturata in gruppi ristrettissimi per dare vita ad azioni contro obiettivi scelti di volta in volta”;
b) alle iniziative programmate per Padova, indicate in azioni di volantinaggio, attacchi diffamatori e minacciosi contro il Procuratore Fais ed illustrazione degli scopi politici dell’ organizzazione stessa, ovvero “difendere, anche con la violenza, gli estremisti di destra ingiustamente perseguitati; attaccare le strutture del sistema borghese, del parlamentarismo e del marxismo”.

Elementi, quelli sub a), che si ritrovano nell’ appunto allegato alla nota n.4873 del 8 luglio e, quelli sub b), nell’ appunto allegato alla nota s.n. del 23 maggio. Del pari, nel R.I.S. del 20 luglio sono riportate, quanto alla struttura ed alle modalità operative della neo-formazione (“organico molto ristretto; elementi di media età e di provata fede politica; operare nel terreno dell’azione violenta contro obiettivi scelti di volta in volta”), nonché ai canali di rifornimento delle armi “tramite autotreni TIR provenienti dall’Olanda”, informazioni trasfuse negli appunti allegati alle note n. 4873 e n. 5120 del 16 luglio.

Il R.I.S. del 3 agosto, infine, ricalca le informazioni di Tritone, riportate nell’appunto allegato alla nota n. 5519 del 3 agosto 1974, quanto alla riunione dei vertici ordinovisti, incluso Rauti, prevista a breve a Roma; alla mobilitazione di aderenti alla destra rivoluzionaria in occasione del processo a carico di Franco Freda, a Catanzaro, ed allo spostamento del teatro d’azione dei gruppi rivoluzionari dalle grandi città ai piccoli centri per sfuggire all’ apparato repressivo, maggiormente organizzato nelle prime.

Vero è che – come sottolineano i giudici d’appello di Brescia – i rapporti di Del Gaudio sono tutti successivi alla strage e che, seppure la datazione della nota n. 4873 sia falsa, non si ha prova dell’ acquisizione delle informazioni relative alla riunione di Abano prima del 28 maggio. Ma non è questo il punto. Non si sta qui valutando il coinvolgimento di Del Gaudio, o di altri ufficiali dell’ Arma, nella strage, quanto la rilevanza di una condotta post factum tanto gravemente omissiva da apparire fuorviante, sulle cui ragioni occorre interrogarsi.

Il ten. col. Del Gaudio risulta al corrente delle informazioni di Tramonte sulla riunione di Abano quanto meno dal 7 giugno, nove giorni dopo l’attentato. E, in base alla testimonianza del cap. Traverso, può fondatamente ritenersi che egli abbia preso visione, sia pure non in un unico contesto ove si tenga conto della datazione dei fatti di cui ai punti 7-13, dell’intero contenuto degli appunti da cui aveva tratto le informazioni contenute nei tre R.I.S. menzionati. Il teste Traverso ha, infatti, riferito in dibattimento che, per prassi, al comandante dell’ Arma territoriale era consentito leggere le informative complesse – quali oggettivamente erano, quanto meno, quelle allegate alla nota n. 4873 ed a quella s.n. del 23 maggio – e prendere appunti. Orbene, in quelle informative erano contenute notizie che avrebbero allarmato chiunque, tanto più alla luce del tragico evento verificatosi tre giorni dopo la riunione di Abano e ad una settimana dall’incontro della fonte con lo studente di Ferrara. Ma, quel che più conta, nell’ appunto allegato alla nota n. 4873 – nel quale si faceva esplicita menzione della struttura, delle modalità operative, del programma, della dirigenza, della denominazione, delle vie di approvvigionamento di armi, della sostanziale rivendicazione della strage di Brescia – erano menzionati i nominativi di Maggi, di Romani, di Rauti, di Melioli, Francesconi Sartori, soggetti dal profilo politico ben definito, sui quali era doveroso attivare immediatamente le indagini. Ciò nondimeno, nessun significativo accertamento risulta avviato nella direzione indicata a chiare lettere dalla fonte del S.I.D..
E’, d’altra parte, corretto il rilievo del P.M. secondo cui, se il S.I.D. poteva avere delle remore a “bruciare” la sua fonte, i CC non avevano alcuna ragione di omettere o ritardare accertamenti doverosi, che avrebbero potuto avviare anche di iniziativa, con servizi di appostamento, pedinamenti, perquisizioni o intercettazioni tanto più che, all’epoca, l’attivazione di queste ultime era consentita anche sulla base di notizie provenienti da fonte confidenziale.

Al contrario tutti gli sforzi investigativi si sono concentrati sulle figure di Buzzi e di Angelino Papa – apparentemente reo confesso, ma in realtà vittima di violenze (restrizione carceraria in condizioni degradate ed antiigieniche, soprusi, interrogatori lunghissimi protratti fino a notte inoltrata e lusinghe, promessa di ingenti somme poste a sua disposizione dopo una confessione, tutti strumenti di una pressione psicologica, alla cui violenza non aveva retto la fragile personalità dell’imputato, vero e proprio capro espiatorio – con i risultati che sono noti. Ciò, anche grazie all’impegno del cap. Delfino, la cui definitiva assoluzione non elimina del tutto le ombre che la stessa Corte d’Assise d’Appello di Bresciana colto nel suo comportamento, caratterizzato da “plurimi atti abusivi” e da rapporti non troppo limpidi con “frange estremiste di destra“, da una frenetica e spregiudicata attività investigativa, troppo marcatamente orientata, che ha poi finito per inquinare le risultanze probatorie e che, seppure riferibile all’ iniziativa del giudice Arcai, ha trovato in Delfino un assai solerte conduttore.

Ed il fatto che la Cassazione abbia sancito la correttezza del ragionamento probatorio che ha portato la Corte bresciana ad assolvere Delfino, nulla toglie alla rilevanza delle connotazioni negative che l’attività investigativa dell’ex imputato assume nella ricostruzione dell’ opera di sviamento delle indagini posta in essere da alcuni settori dell’Arma.

Peraltro, la stessa Cassazione non ha ritenuto inverosimile l’ipotesi che Delfino abbia depistato le indagini, orientandole verso Buzzi. La Corte – investita, si sottolinea, del giudizio relativo alla responsabilità di Delfino quale imputato della strage – si è, invero, limitata ad affermare che la circostanza avrebbe comunque “scarso peso probatorio; anche in considerazione del fatto che l’eventuale depistaggio operato dall’ufficiale, in mancanza di ulteriori atti di compartecipazione nel fatto. criminoso, configurerebbe un semplice favoreggiamento che ad oggi sarebbe ampiamente prescritto”.

In conclusione, ritiene la Corte che l’attività di depistaggio attuata dal S.I.D., il silenzio mantenuto da Del Gaudio sulla riunione di Abano e sull’identità dei partecipi, in uno con !’inerzia conseguitane, a fronte di informazioni reputate attendibili che orientavano chiaramente verso la pista veneta ed in particolare verso il gruppo facente capo a Maggi, non siano altrimenti spiegabili se non con la scelta di dare copertura ai responsabili della strage.
Ne deriva che anche tale circostanza assume valenza di indizio grave e preciso, che va nella medesima direzione delle altre risultanze probatorie che supportano l’assunto accusatorio.

“Il mattinale – Cefis e il SID” – L’Espresso 04.08.1974

Roma. E’ un volumetto di 93 pagine con una copertina marrone. La copertina non ha un titolo ma un numero: 37, seguito da una data: 22.9.1972. Sia il numero che la data sono importanti. Il numero, perché tutto lascia pensare che si tratti di un numero progressivo, il che vuol dire che di questi volumetti ne esistono quantomeno altri 36.
La data, perché il destinatario del volumetto è il dottor Eugenio Cefis e all’epoca il dottor Cefis è da oltre un anno al posto di comando della Montedison. Autore, compilatore e mittente del volumetto: il SID.
Contenuto: una serie di notizie riservate che evidentemente gli uffici del servizio segreto raccoglievano e spedivano, con scrupolosa regolarità all’indirizzo di Eugenio Cefis.
Che il presidente della Montedison goda in questo paese di una posizione particolare che gli permette di acquisire giornali a ripetizione con il danaro pubblico e di veder insabbiare tutti i processi che lo riguardano, da quello delle intercettazioni telefoniche (fermo ormai da un anno e mezzo) a quello dei “fondi neri” avocato dalla Commissione inquirente, è cosa nota. I rapporti privilegiati della Montedison con il SID, neanche questi rappresentano tanto un mistero. E’ un ex agente del SID, Massimiliano Gritti, braccio destro di Cefis e presidente della Montefibre ossia d’una delle aziende più importanti del gruppo; sono amici di Cefis sia l’ex capo del SID generale Miceli (allontanato in questi giorni dopo le polemiche sulle “piste nere”) che il generale Maletti, capo dell’ufficio D del servizio.
Ma una cosa è avere rapporti privilegiati con il SID e un’altra è disporre del più importante servizio di sicurezza come di una polizia personale a tempo pieno.
Chi ha autorizzato Cefis a servirsi regolarmente del SID e chi ha autorizzato il SID a servire regolarmente Cefis? Con quali fondi è stata pagata questa prestazione: fondi “neri”, danari degli azionisti, soldi di Stato? Quale norma di legge, quale consuetudine istituzionale, concede che al dottor Cefis possa essere permesso quello che tribunali e commissioni parlamentari non hanno concesso neppure al generale De Lorenzo: il potere di raccogliere dossiers riservati utilizzando un organo di polizia che dovrebbe essere solo al servizio dello Stato?
L’on. Andreotti in questi ultimi tempi è stato molto prodigo di informazioni e di assicurazioni sul conto del SID: potrà forse spiegare ora come tutto ciò sia avvenuto e come sia stato consentito. Nessuno ne sapeva niente? Ancora peggio.
Il governo ne era al corrente? lo dica, perché i casi sono due: o Cefis è lo Stato e allora bene fa il SID a mettersi alle sue dipendenze e agli altri non resta che prendere atto della novità, oppure Cefis è soltanto, come dovrebbe essere, il presidente di un’azienda semi-pubblica e allora si è reso colpevole di un atto di cui deve rispondere. E con lui ne devono rispondere gli ufficiali del SID che si sono messi alle sue dipendenze infiltrando per suo conto informatori nei partiti, nei giornali e nelle industrie, e tutti coloro che hanno coperto questa strana attività a mezzadria. Perché sarà difficile dimostrare che di questa attività nessuno ne sapeva niente. Quando nell’ufficio del giudice Squillante, in pieno processo Montedison, fu scoperta una radiospia e fu visto nelle vicinanze un pulmino del SID, fu proprio al SID che la magistratura affidò le indagini.
Non è difficile immaginare la doppia fatica degli agenti costretti ad indagare su se stessi e a compilare ogni giorno rapporti in duplice copia: una per il giudice (la Procura) un’altra per l’imputato (la Montedison). Sono giochi che non si fanno senza “compari”.
Ma fermiamoci al volumetto 37. Contiene 85 “informative” che riguardano uomini politici di ogni colore, ambasciatori, vescovi, esponenti del mondo industriale. Segno che gli interessi di Cefis spaziano su un arco molto ampio e che quando lavora per la Montedison il SID è capace di sforzi che in altre occasioni non gli conoscevamo. Abbiamo scelto le più interessanti. Eccole.

On. Giacomo Mancini (PSI)
Prof. Francesco Forte (ENI)
Progetti
Fonte della Segreteria del PSI segnala che l’on. Giacomo Mancini si sta interessando molto della ristrutturazione dell’ENI e della prossima creazione di tre società finanziarie del gruppo, che assumeranno il controllo dei vari settori produttivi dell’ENI. Mancini vorrebbe che almeno una delle presidenze andasse ad un esponente del PSI, ma non sarebbe alieno a sistemare eventualmente il prof. Forte, sostituendolo con un altro socialista.

On. Francesco De Martino (PSI)
Ing. Raffaele Girotti (ENI)
Affermazioni
Fonte della Segreteria del PSI segnala che l’on. Francesco De Martino, parlando con alcuni amici napoletani, ha affermato di sapere che l’ENI, in questo momento, non solo non lo aiuta, ma fa il possibile per ostacolare la sua vittoria al congresso del PSI. De Martino ha detto che alcuni giornalisti, legati all’ENI, sono stati invitati ad attaccarlo. Non sa però se tali direttive provengono dall’ing. Girotti o da qualche altro “ras” del gruppo.

On.Enrico Manca (PSI)
Ing. Raffaele Girotti (ENI)
Promesse per l’Umbria
Fonte della Segreteria del PSI segnala che l’on. Enrico Manca, in una riunione di partito, ha accusato l’ENI di venir meno alle promesse fatte durante la campagna elettorale in Umbria, quando tali promesse servivano per ottenere voti a favore della DC. Manca sostiene che l’ing. Girotti è venuto meno all’impegno di costruire un nuovo stabilimento della Lebole, che dovrebbe compensare la chiusura dello jutificio ed il nuovo stabilimento per la produzione di tubi di plastica. L’ing. Girotti, non solo ha chiuso lo jutificio di Terni, ma ora ha deciso di chiudere anche lo stabilimento di Papigno che dava lavoro a 540 operai. Nulla si sa, ha poi affermato Manca, dei programmi della Terni Chimica, anch’essa passata al gruppo ENI.

On. Danilo De Cocci (DC)
Indagini su finanziamenti ENI
L’on. Danilo De Cocci sta raccogliendo, negli ambienti romani, informazioni riservate sui contatti fra l’ENI e gli esponenti delle varie correnti della DC. Secondo De Cocci, non una ma tutte le correnti democristiane attingono dai fondi dall’ENI, dell’IRI, eccetera. Non si conosce lo scopo per il quale il parlamentare sta effettuando l’indagine.

On. Giacomo Mancini (PSI)
Dr. Vincenzo Ricucci (SOI-ENI)
Finanziamento
Fonte della Segreteria del PSI segnala che il dr. Vincenzo Ricucci, direttore generale della Società Oleodotti Italiana, SOI, (dell’ENI), finanzia a Civitavecchia (in vista della futura raffineria ENI) la corrente nenniana del PSI per l’attuale campagna pre-congressuale. L’on. Mancini ha saputo di tale sovvenzionamento e vorrebbe appurare se esso si inquadra in una iniziativa del Ricucci oppure in quella più ampia di un “interesse diretto” dell’ENI.

On. Eugenio Peggio (PCI)
Presunte operazioni immobiliari (ENI) a Prato
Indagini
Fonte della Segreteria del PCI segnala che la federazione di Firenze è stata invitata dalla commissione economica (on. Eugenio Peggio) di controllare e riferire sulle “manovre immobiliari” dell’ENI nella zona di Prato. Si chiedono i particolari sull’acquisto, da parte dell’ENI, di un terreno di dieci ettari e sulla prossima vendita di un altro terreno su cui attualmente sorge uno stabilimento tessile del gruppo ENI. Si chiedono innanzitutto i particolari finanziari e gli aspetti politici di tali operazioni.

On. Enrico Berlinguer (PCI)
Presunti contatti ENI con “Il Borghese”
Fonte della segreteria del PCI segnala che l’on. Enrico Berlinguer ha dato incarico all’ufficio stampa del partito di esaminare tutti i numeri del settimanale “Il Borghese”, pubblicati dal 1° gennaio 1970 in poi per registrare le note e gli scritti apparsi a favore dell’ENI e di registrare tutta la pubblicità delle aziende ENI e della Montedison apparsa sulle pagine del periodico. Berlinguer ha chiesto che tale relazione fosse pronta per il 15 ottobre prossimo.

On. Francesco De Martino (PSI)
Richieste Montedison
Considerazioni
Fonte della Segreteria del PSI segnala che, in una riunione di partito, l’on. Francesco De Martino si è pronunciato contro l’accoglimento, da parte del governo, delle richieste del dott. Cefis. Secondo De Martino, la Montedison dovrebbe rinunciare ad occuparsi della chimica, lasciando tale campo interamente all’ENI e alle altre aziende che operano bene in tale settore e sono attive.

On. Ugo La Malfa
Rapporto sui problemi della Montedison
Fonte della Segreteria del PRI segnala che il prof. Tiziano Federighi, membro della direzione del partito e funzionario della Montedison, ha preparato un lungo rapporto riservato sui problemi interni della società. La Malfa lo aveva incaricato di occuparsi dei problemi della Montedison, in relazione al programma delle ricerche di tale società.

On. Angelo Nicosia (MSI)
Indagine parlamentare sul CONI
Fonte diretta a contatto con Attilio Monti segnala che l’on. Angelo Nicosia si è incontrato con l’industriale, al quale ha illustrato la strategia che intende svolgere per provocare la nomina di una commissione parlamentare di indagine sul CONI. Nicosia si dice sicuro che usciranno fuori delle cose enormi ed irregolarità che colpiranno più di un esponente politico. Nicosia ha detto: “Per me Giulio Andreotti e Giulio Onesti sono una persona sola”. Ha detto anche che se si vorrà andare a fondo in merito allo scandalo dell’on. Gargano, si dovrebbe parlare della sua attività di quand’era segretario particolare di Giorgio La Morgia, assessore ai Lavori Pubblici di Roma. La Morgia, Gargano ed Andreotti fanno parte dello stesso “clan” romano.

On. Pino Rauti (MSI)
Dr. Bruno Riffeser
Contatti
Fonte diretta a contatto con Attilio Monti segnala che il dott. Bruno Riffeser si è incontrato nei giorni scorsi a Roma con l’on. Pino Rauti. I due hanno discusso lo sviluppo delle indagini giudiziarie nei confronti di Rauti in merito agli attentati della estrema destra e sulle accuse che sono state formulate a Monti, di aver finanziato il movimento estremista di Pino Rauti. I due hanno concordato che quanto prima si sarebbero rivisti, insieme ad alcuni legali, per essere da questi consigliati.

On. Francesco De Martino (PSI)
Ing. Nino Rovelli
Finanziamento
Funzionario amministrativo del gruppo SIR segnala che l’ing. Nino Rovelli ha versato nei giorni scorsi un aiuto finanziario per la propaganda pre-congressuale della corrente dell’on. Francesco De Martino in Campania.

On. Carlo Molé (DC) 
Ing. Nino Rovelli
Opportunismo
Fonte della presidenza del gruppo SIR segnala che l’ing. Nino Rovelli ha dato direttive alla direzione del suo giornale “Nuova Sardegna” di Sassari, di appoggiare e divulgare l’iniziativa dell’on. Carlo Molé affinché i giovani sardi in servizio di leva possano rimanere in Sardegna, e non essere inviati in altre lontane Regioni. Molé ha criticato il fatto che buona parte dei soldati sardi viene inviata addirittura a Trieste o nella Venezia Giulia. Secondo lo stesso Rovelli, egli non si sarebbe disturbato per appoggiare l’iniziativa di Molé, che giudica inopportuna e inconsistente, se non fosse presidente della Commissione parlamentare d’indagine sull’industria chimica italiana.

On. Mauro Ferri (PSDI)
Norman Bain (Shell)
Orientamenti per l’Iva
Fonte della presidenza della Shell Italiana segnala che Norman Bain ha avuto a Roma un lungo colloquio con l’on. Mauro Ferri. Per incarico della “casa madre”, ha chiesto informazioni sugli orientamenti della politica governativa in merito alle società petrolifere, dopo l’entrata in vigore dell’Iva. Ferri ha detto che la questione riguarda la competenza di altri ministeri, ma si è detto in grado di poter assicurare Bain che il governo Andreotti non intende far pesare sulle società petrolifere alcun aumento fiscale, derivante dall’entrata in vigore dell’Iva.

On. Ugo La Malfa (PRI)
On. Francesco Compagna (PRI)
Jean Louis Lehmann (Mobil Oil)
Richiesta di sovvenzionamento
Fonte della Segreteria del PRI segnala che l’on. La Malfa ha dato incarico all’on. Francesco Compagna di chiedere a Jean Louis Lehmann l’aiuto finanziario della Mobil Oil Italiana per la campagna elettorale del PRI in vista delle prossime elezioni amministrative.

On. Mario Zagari (PSI)
Costituzione agenzia stampa “Iniziativa Socialista”
Finanziamento Esso
Fonte diretta segnala che l’on. Mario Zagari ha dato vita ad una nuova agenzia stampa, intitolata “Iniziativa Socialista”. Ha sede a Roma, via Colonna Antonina 35. La dirige, per conto di Zagari, un suo fiduciario, Giorgio Nardi. Zagari ha ricevuto per questa agenzia un aiuto finanziario della Esso Italiana.

Prof. Francesco Forte (ENI)
Alberto Grandi (Montedison)
Notizie
Fonte della Segreteria del PSI segnala che il prof. Francesco Forte, parlando con appartenenti alla sezione economica del partito, ha affermato che Alberto Grandi, il quale ha lasciato nei giorni scorsi l’ENI per passare alla Montedison, punta ad ottenere dal dott. Cefis l’incarico di amministratore delegato della Montedison. Alcuni grossi azionisti privati della Montedison cercherebbero di impedire tale nomina.

Ing. Renato Lombardi (Confindustria)
Dr. Vincenzo Cazzaniga
Nomina presidente dell’UCID
Considerazioni
Fonte della presidenza della Confindustria segnala che l’Ing. Renato Lombardi ha affermato che la nomina del dott. Vincenzo Cazzaniga, oggi alto dirigente di una delle società del gruppo Montedison, a nuovo presidente dell’UCID, è la migliore prova dell’alta considerazione di cui Cazzaniga gode negli ambienti vaticani. La UCID è una “opera” dell’Azione cattolica italiana, che riunisce i dirigenti industriali di dichiarata fede cattolica. L’assistente ecclesiastico generale dell’UCID è il cardinale Siri, mentre assistente ecclesiastico della sezione romana è mons. Agostino Casaroli, che dirige la diplomazia pontificia. Investito di questo nuovo incarico, Cazzaniga avrà maggiori possibilità di operare, servendosi anche di autorevoli appoggi vaticani.

Dr. Gianni Agnelli
Dr. Alessandro Alessandri (Standa)
Standa
Industriale milanese segnala che, secondo il dott. Alessandro Alessandri, segretario generale della Standa, Gianni Agnelli continua ad interessarsi della situazione della Standa e dei suoi problemi, perché vorrebbe comperare tale società. Agnelli, secondo Alessandri, sarebbe disposto a tale acquisto, pagandone l’importo con le azioni Montedison che sono nelle sue mani.

Cottafavi (Ambasciatore a Teheran)
Polemico verso l’ENI
Fonte del Ministero Affari Esteri segnala che, in merito alla nomina dell’ex capo di gabinetto dell’on. Moro, Cottafavi, a nuovo ambasciatore dell’Italia a Teheran, risulta che egli è piuttosto polemico verso la politica filo-araba dell’ENI. Cottafavi risulta legato ad Attilio Monti e agli interessi petroliferi della BP. Tali affermazioni sono state controllate e sono risultate vere.

Bozzini (Capo gabinetto del MAE)
Avverso all’ENI
Fonte del ministero Affari Esteri segnala che il sen. Medici ha nominato capo gabinetto il ministro plenipotenziario dr. Bozzini. Bozzini doveva permanere a Damasco, in qualità di ambasciatore. E’ un esperto dei problemi del Medio Oriente. Non è amico dell’ENI.

Dr. Antonio De Bonis (Centro relazioni italo-arabe)
Contatti con l’ambasciata siriana a Roma
ENI
Fonte diretta specializzata segnala che il dott. De Bonis, funzionario del “Centro per le relazioni italo-arabe” di Roma, prepara settimanalmente una relazione sui rapporti internazionali dell’ENI, per conto dell’ambasciata siriana a Roma. Egli tiene i contatti con il diplomatico Hafez Al Jamali. Ultimamente De Bonis ha accompagnato il diplomatico siriano, durante un viaggio in Sicilia.

Scv. Mons. Felice Bonomini (Vescovo di Como)
Dott. Eugenio Cefis
Fonte della Segreteria di Stato vaticana segnala che il vescovo di Como, mons. Felice Bonomini, ha compiuto un passo presso i parlamentari democristiani della zona di Como, invitandoli ad adoperarsi affinché il governo accetti le richieste finanziarie della presidenza della Montedison. Secondo mons. Bonomini, il piano del dott. Cefis è l’unico in grado di creare nuovi posti di lavoro. Mons. Bonomini ha inviato anche una lettera in tal senso al Vaticano, chiedendo il suo intervento presso le autorità governative, “nei modi più opportuni”.

Attilio Monti
Prof. Luigi Gedda
Contatti e sovvenzione
Fonte diretta a contatto con Attilio Monti segnala che l’industriale ha fissato un contatto “permanente” tra lui e il prof. Luigi Gedda, Presidente del Comitato Civico Nazionale, cui Monti versa mensilmente, dal 1° settembre, la somma di un milione di lire. Il contatto viene svolto da Angelo Berti, che fa parte del direttivo dei “circoli Mario Fani”, una organizzazione politico religiosa costituita qualche anno fa da Gedda. Berti è componente anche del direttivo nazionale della Federazione nazionale stampa italiana.

Ing. Aldo Sala
Movimenti al MAE: ambasciatore Sensi al Quirinale
Staderini ambasciatore a Madrid
(Relazione ad Esso/Europe)
Fonte della presidenza della Esso Italiana segnala che l’ing. Aldo Sala ha trasmesso alla Esso/Europe di Londra una relazione nella quale si afferma il prossimo trasferimento da Mosca dell’ambasciatore italiano Sensi. L’ing. Sala lo considera uomo troppo legato all’ENI. Secondo Sala l’ambasciatore Sensi sarebbe nominato consigliere diplomatico del presidente LEone, in sostituzione di Staderini, che sarà nominato ambasciatore d’Italia a Madrid.

Ing. Diego Guicciardi (Shell)
Finanziamenti Shell
a partiti politici a Trieste
Fonte della presidenza della Shell italiana segnala che l’ing. Diego Guicciardi (consigliere di amministrazione della società) è stato incaricato dalla presidenza di occuparsi del problema dei finanziamenti ai partiti politici di Trieste, in vista delle elezioni amministrative del prossimo mese di novembre.

Luigi D’Amato (“Il Fiorino” – “Vita”)
Collaborazione con la Henkel tedesca
Industriale milanese segnala che la Henkel tedesca ha raggiunto un accordo con l’ex deputato DC Luigi D’Amato, il quale appoggerà gli interessi della Henkel in Italia. D’Amato ha ricevuto un “premio di contratto” di 20 milioni di lire, più un assegno mensile di 2 milioni, per fornire notizie e attivare una continua pubblicità sulla stampa da lui diretta. L’informativa della fonte milanese è stata subito confermata dalla fonte diretta che controlla D’Amato e che ha fornito precise informative nel passato, quando questi attivava la campagna anti-ENI pagata dall’ing. Valerio.

Scv: indagine sul gruppo finanziario Charles Forte-Montedison
Fonte della Segreteria di Stato vaticana segnala che, da una indagine della Prefettura affari economici della S. Sede, risulta che da parte del gruppo finanziario britannico che fa capo a Charles Forte, uomo d’affari italo-britannico, è in corso l’acquisto in borsa delle azioni delle società chimiche e farmaceutiche italiane, la Pierrel e la Bracco. Secondo la fonte, esiste anche un chiaro interesse britannico per l’acquisto di azioni dei grandi magazzini italiani, specialmente della Rinascente. Il gruppo britannico tiene d’occhio anche la possibilità di impossessarsi della Standa, se la Montedison dovesse decidere la vendita di tale società.

Questi i risultati della collaborazione tra Cefis e il SID. Risultati che Cefis deve considerare più che soddisfacenti: ci sono le prove che la collaborazione va avanti fin da quando era presidente dell’ENI. Tutto questo merita alcune considerazioni finali.
1. La raccolta di notizie fornita dal SID a Cefis, anche se a volte si tratta di notizie di importanza relativa, è imponente: quanti uomini del SID erano o sono ancora distaccati alle sue dipendenze? Sarebbe curioso venire a sapere che le trame di estrema destra hanno meritato meno attenzione dei pensieri segreti dell’on. De Martino.
2. Le notizie raccolte ubbidiscono al criterio solito di ogni spionaggio, individuare i nemici potenziali di chi le ha ordinate e i loro eventuali punti deboli. Basta pensare alla campagna scatenata contro i socialisti sui fogli di estrema destra per capire che uso possa essere stato fatto del lavoro del SID.
3. La prima regola dello spionaggio è che si archiviano solo le cose meno compromettenti, le altre si distruggono. Quante notizie riservate di ben altra portata di quelle contenute nel fascicolo 37 avrà ricevuto Cefis dal SID fino ad oggi, e come le avrà utilizzate per ottenere vantaggi per sé o per i suoi amici?
4. Gli informatori non vengono citati nei “mattinali”. Può anche darsi che il SID in alcuni casi abbia spacciato entrature politiche inesistenti o abbia venduto a Cefis fonti millantate. Questo non cambia, semmai aggrava, la pericolosità del rapporto.

Giuseppe Catalano – L’Espresso 04.08.1974