La documentazione sequestrata a Gian Gastone Romani – Le schede di adesione ad Ordine Nuovo

Tra gli atti del processo di Catanzaro, relativi alla strage di piazza Fontana, sono state rinvenute le schede di adesione al CENTRO STUDI ORDINE NUOVO di Pino RAUTI. Vincenzo VINCIGUERRA, che ha sempre sostenuto che all’interno del CENTRO STUDI ORDINE NUOVO di Pino RAUTI si celava una struttura occulta della quale facevano parte, tra gli altri, Delfo ZORZI, Carlo Maria MAGGI e lo stesso Pino RAUTI, fin dai suoi primi verbali al GI di Venezia aveva invitato l’AG ad acquisire le schede di adesione al CSON al fine di accertare che ORDINE NUOVO non era la palestra culturale-ideologica di cui parlava l’on. Pino RAUTI giacché, se così fosse stato, non avrebbe avuto alcun senso richiedere notizie, a coloro che intendevano aderire ad ORDINE NUOVO, sull’eventuale possesso del porto d’armi, sull’espletamento del servizio militare, sulla conoscenza di discipline sportive orientali e così via. Secondo il VINCIGUERRA le schede di adesione rappresentavano “la smentita plateale alle affermazioni sull’organizzazione politico-culturale di ORDINE NUOVO”. Tra la documentazione sequestrata a Gian Gastone ROMANI, in occasione della perquisizione disposta dal GI di Milano ed eseguita il 20 marzo 1973 furono rinvenute e sequestrate, tra le altre cose, tre schede di adesione intestate a Franco STEINBACH di Trieste ed ai noti Paolo MORIN e Carlo Maria MAGGI di Venezia.

Dalla scheda compilata da Carlo Maria MAGGI si rileva che ai vertici del CENTRO STUDI ORDINE NUOVO, tra le altre cose, interessava conoscere: l’orientamento politico del datore di lavoro (MAGGI scrive “EBREA”); il possesso della patente d’auto, di moto, di nautica o il brevetto aereonautico; il possesso di autovetture, moto, imbarcazioni o velivoli; in caso affermativo il tipo e la targa (MAGGI indicherà “1100 R”); il possesso della patente di caccia o porto d’armi; il possesso del passaporto e per quali Paesi; il possesso di conoscenze utilizzabili ai fini del “C.C.A.”; se praticava sport e presso quali associazioni, in quali orari, l’orientamento politico dell’Associazione; se aveva assolto gli obblighi militari, con quale grado e specializzazione; se era appartenuto alle forze armate prima o dopo l’8 settembre 1943, in quali Reparti, a quali campagne di guerra aveva partecipato, se aveva riportato ferite e ricevuto decorazioni; se apparteneva ad Associazioni d’Arma.
Come ben si vede tali richieste di informazioni, rivolte a coloro che intendevano aderire a ORDINE NUOVO, appaiono alquanto insolite per un centro studi che avesse mere finalità politico-culturali. Anche questo elemento, in aggiunta alle inequivocabili informazioni fornite dalla fonte MORTILLA del Ministero dell’Interno, di cui si è detto, concorrono a dimostrare che il CENTRO STUDI ORDINE NUOVO, già molti anni prima dei fatti che costituiscono oggetto del presente procedimento, aveva al suo interno, una struttura parallela di carattere militare e coperta.

Memoria Pm strage di Brescia

“L’orchestra nera” – Panorama 13.07.1974

Se la tiene sul cuore, ben custodita nella tasca interna della giacca di gabardine marrone scuro che indossa da tre settimane, da quando martedì 28 maggio la bomba fascista ha uc­ciso sette persone in piazza della Loggia a Brescia. È la mappa dei personaggi del terrorismo nero. La più completa mai fatta sino a oggi in Italia. Se l’è costruita pezzo per pezzo con un paziente lavoro di me­si. Francesco Delfino, 36 anni, cala­brese di Platì, capitano dei carabi­nieri e comandante del nucleo inve­stigativo di Brescia, è l’uomo sul quale governo e magistratura puntano per dare al Paese nomi e co­gnomi degli assassini fascisti, dei lo­ro mandanti e dei loro finanziatori.

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Dal 9 marzo 1974, giorno dell’arre­sto di Kim Borromeo e Giorgio Spe­dini, i due terroristi sorpresi in val Camonica con 57 chili di tritolo, Delfino non ha avuto più un minuto di tregua. Mangia una volta al gior­no (l’unico pasto un po’ tranquillo l’ha fatto martedì 4 giugno con alcuni amici al ristorante La Sosta di Brescia), dorme quattro ore per not­te quando gli va bene, passa le gior­nate tra perquisizioni, interrogatori, arresti e tentativi, quasi sempre va­ni, di sfuggire al perenne assedio dei 22 giornalisti che a Brescia se­guono lo sviluppo delle indagini sul­le trame nere.
« La strada maestra per riuscire a mettere le mani sui massacratori di piazza della Loggia », dicono al tribunale di Brescia, « è quella di ri­costruire la storia della trama ever­siva che, ormai ne siamo certi, ave­va cominciato tre mesi fa a operare sul piano pratico ». « Era una con­giura », precisa il giudice istruttore Giovanni Arcai, « che siamo riusciti a fermare proprio nel momento più pericoloso, quello di un tentativo di colpo di Stato ». « La scintilla che avrebbe potuto farlo scattare », ag­giunge il sostituto procuratore della Repubblica Enzo Giannini, « doveva essere la bomba che la notte del 19 maggio 1974 ha ucciso il terrorista che la stava portando a destinazione ».

Il dinamitardo nero era Silvio Fer­rari, 22 anni, studente, estremista di destra, figlio del rappresentante del­la Lancia di Brescia. Ferrari doveva mettere l’ordigno in piazza della Loggia dove, il mattino dopo, do­menica 20 maggio, era stato fissato il raduno degli ex-appartenenti ai Lupi di Toscana, una divisione di fanteria, decorata di medaglia d’oro al valor militare (la motivazione di­ce: « Acquistando fama leggendaria sì che il nemico sbigottito chiamò lupi gli implacabili fanti »). La bom­ba, firmata da una organizzazione di sinistra, avrebbe dovuto fare una strage fra i reduci e i drappelli mi­litari presenti alla sfilata, provocan­do così una dura reazione di destra. Secondo notizie raccolte dai ser­vizi segreti, l’azione di Ferrari era legata a un piano di mobilitazione ge­nerale di tutte le associazioni com­battentistiche italiane. Il programma prevedeva: manifestazioni di piazza sapientemente orchestrate dai fasci­sti: assalti alle sedi dei sindacati, dei partiti di sinistra e delle orga­nizzazioni extraparlamentari; atten­tati contro caserme, uffici diploma­tici stranieri, sedi dell’Anpi (l’asso­ciazione partigiani italiani), abitazio­ni di esponenti di sinistra; rivolte nelle carceri delle principali città italiane; blocchi alle linee ferroviarie e sulle autostrade. Alla tensione immediata avrebbe dovuto fare seguito, il 2 giugno fe­sta della repubblica, un colossale at­tentato in via dei Fori Imperiali, durante la tradizionale parata del­l’esercito. Obiettivo: scatenare l’ini- i zio di una guerra civile, obbligare le forze armate a intervenire per ristabilire l’ordine, annullare la Costituzione repubblicana, imporre una repubblica presidenziale di stampo reazionario controllata dai generali. Silvio Ferrari era una semplice pedina della manovra eversiva. Stan­do alle prime indagini, uno degli organizzatori del piano sarebbe stato Carlo Fumagalli, 49 anni, valtellinese, arrestato dal capitano Delfino assieme a una ventina di altri fascisti una settimana prima della morte di Ferrari. Dal 1970 Fumagalli e gli uo­mini della sua organizzazione, il Mar (Movimento di azione rivoluziona­ria), si erano sempre battuti per « una repubblica presidenziale capa­ce di far rispettare la legge, l’ordi­ne, la disciplina ».

Ex-partigiano in Valtellina, ex-co­mandante dei Gufi (un’organizzazio­ne della Resistenza, autonoma dal Comando generale del corpo di libe­razione), ex-agente dei servizi se­greti americani in Italia, ex-collaboratore, negli anni 60, dei servizi di spionaggio dell’Arabia Saudita, Fu­magalli aveva una grossa esperienza di guerriglia. In più poteva vantare amicizie e stretti legami con setto­ri del Sid (controspionaggio italia­no), dell’ esercito, e della destra « benpensante » che si identificava con la cosiddetta Maggioranza Silen­ziosa, guidata a Milano dall’avvocato Adamo Degli Occhi (convocato due volte e interrogato per 14 ore dai carabinieri dopo la strage di piazza della Loggia, provocata dall’esplosio­ne di una carica di tritolo).

« Fumagalli è il capo di tutto », af­ferma Francesco Trovato, sostituto procuratore della Repubblica a Bre­scia. A dare alla magistratura questa sicurezza sono soprattutto tre ele­menti. Primo: nell’ufficio di Fumagal­li in via Egidio Folli, a ridosso della stazione ferroviaria di Lambrate, è stata trovata una matrice per ciclo­stile con impresso un minaccioso proclama rivoluzionario, da inviare ai giornali subito dopo gli attentati che avrebbero dovuto precedere il colpo di Stato (« Dichiariamo uffi­cialmente guerra allo Stato e al bol­scevismo. Le ostilità continueranno con attentati alle principali linee ferroviarie »).
Il secondo elemento in mano alla magistratura, è la Land Rover tro­vata, sempre a Milano, nel garage del capo del Mar in via Felice Poggi. La fuoristrada era intestata alla stes­sa persona (Antonio Sirtori, milane­se, iscritto al Msi-Destra nazionale) e rifornita degli stessi equipaggia­menti (sacchi a pelo, divise da guer­riglieri, viveri a secco), di quella servita a Giancarlo Esposti, Alessan­dro D’Intino, Salvatore Vivirito, Ales­sandro Danieletti, per raggiungere il campo Dux di Rascino, in provincia di Rieti il giorno della strage di piaz­za della Loggia. I quattro avevano il compito di fare l’attentato a Roma il 2 giugno. Sorpresi dai carabinieri giovedì 30 maggio, sono stati cattura­ti ed Esposti è rimasto ucciso con in mano una pistola Mauser con la quale aveva sparato su un appun­tato e un brigadiere, ferendoli gra­vemente.

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Il terzo elemento, infine, che pro­va la parte di capo avuta da Fu­magalli nella congiura, sono le con­fessioni di Kim Borromeo e Giorgio Spedini, i due fascisti arrestati per primi da Delfino. Muti sino al gior­no della strage di Brescia, Borro­meo e Spedini han­no confermato il lo­ro diretto legame con Fumagalli, han­no detto che il tri­tolo in loro posses­so lo stavano tra­sportando per con­to del Mar, rivelato i rifugi segreti dei terroristi fascisti nelle grotte della Valtellina, fornito notizie sui campi di addestramento, elencato nomi, indi­rizzi, struttura ope­rativa dell’organiz­zazione, suggerito in­dicazioni sulla man­cata missione dina­mitarda di Ferrari e sugli ambienti bre­sciani, veronesi e milanesi in cui cer­care gli esecutori materiali della stra­ge di piazza della Loggia.

Assieme alle co­incidenze, ai docu­menti e alle confes­sioni che i carabi­nieri hanno accumu­lato in questi gior­ni, esistono nei con­fronti di Fumagalli anche precisi rap­porti del ministero dell’Interno e del Sid. Spiegano come il capo del Mar fosse uno dei principali coordinatori di una specie di gran consiglio del neofascismo attorno al quale ruota­vano le Sam, squadre di azione Mus­solini: 40 attentati a Milano dal 1969 al 1974; Ordine Nero: 10 bombe contro edifici pubblici e ferrovie fra il febbraio e l’aprile 1974; Anno Ze­ro, un gruppo di giovani romani, veronesi, torinesi e triestini specia­lizzati nella propaganda terroristi­ca; Ordine Nero, composto da ex ­aderenti del disciolto Ordine Nuovo, il movimento fondato dal deputato missino Pino Rauti; Avanguardia Nazionale, un’associazione di picchia­tori professionisti addestrati in cam­peggi paramilitari; le correnti del Msi-Destra Nazionale che si richia­mano a Rauti e Pino Romualdi (Gianni Colombo, dirigente missino di Monza, era il sorvegliante del covo per latitanti fascisti apparte­nenti alla banda Fumagalli in via Airolo a Milano); il gruppo brescia­no di Riscossa, una delirante rivistina neonazista; il nucleo della Feni­ce, l’organizzazione diretta da Giancarlo Rognoni, il missino milanese accusato di strage per l’attentato del 7 marzo 1973 al direttissimo Torino- Genova.

Nel gennaio 1974, tutti questi mo­vimenti, dopo una serie di riunioni preparatorie tenute a Roma, Tori­no, Verona e Cattolica, decisero di passare all’azione e di costituire un comitato nazionale ristretto a poche persone, cui toccava il compito di organizzare, città per città, le « cen­turie » terroristiche : quella di Bre­scia, la più scatenata, era diretta da Enzo Tartaglia, 49 anni collaborato­re di Riscossa, un fanatico che, se­condo Kim Borromeo, portava la pi­stola infilata anche nel pigiama. Nel gran consiglio c’era una sedia vuota. Era riservata al nazifascista padovano Franco Freda, il procura­tore legale accusato per la strage di piazza Fontana, massimo teorico della strategia della tensione, consi­derato da tutti « un maestro e un profeta ».

Con il Comitato di solidarietà per Franco Freda (i camerati lo chiama­no Giorgio), i vari gruppi del comi­tato nero avevano stretti contatti. Riscossa, Anno Zero, La Fenice, ne­gli anni scorsi hanno fatto una gran­de campagna di propaganda per il legale padovano (« ingiustamente ac­cusato dal potere borghese e giu­daico »). Nel gennaio 1973 Riscossa aveva pubblicato una intervista di Beppino Benedetti, un ragioniere di 41 anni (arrestato con Fumagalli), a Marco Pozzan, uno dei luogote­nenti di Freda, latitante, accusato di aver collaborato alla realizzazio­ne degli attentati del 1969. Ai tre giornali di estrema destra e ai le­gali che gli ruotavano attorno, fa­ceva capo l’organizzazione del Soc­corso Nero, una specie di San Vin­cenzo per terroristi, con una sede in Svizzera, a Bellinzona, e un punto di ritrovo a Barcellona, in Spagna.

Compito del Soccorso Nero, coor­dinato all’estero da un collaborato­re di Riscossa e da un giornalista di destra legato al Sid, era quello di aiutare i « camerati » fuggiaschi (in Svizzera ce ne sono di importantissimi: Clemente Graziani, lea­der di Ordine Nero, Elio Massagran­de, uno dei responsabili di Anno Ze­ro, Giancarlo Rognoni e il suo luo­gotenente Piero Battiston, denun­ciato per detenzione di esplosivo, Gianni Nardi, ricercato per l’assas­sinio del commissario Luigi Calabre­si). All’estero sarebbe dovuto anda­re anche Freda.

Il Mar nei suoi programmi preve­deva anche la liberazione di Freda attraverso lo scambio con un grup­po di quattro magistrati milanesi : Gerardo d’Ambrosio, autore dell’in­dagine su piazza Fontana, Ciro De Vincenzo, Libero Riccardelli (l’accu­satore di Nardi) e Vincenzo De Liguori. Nelle cantine di via Folli, gli uomini di Fumagalli avevano già pre­parato i pannelli isolanti adatti a costruire le celle per i sequestrati.

Stando all’indagine dei magistrati bresciani, oltre ai sequestri di tipo politico, i congiurati avevano idea­to rapimenti a scopo di estorsione (anzi, ne avrebbero fatto uno nel mese di aprile ricavandone 400 mi­lioni). Ma i giudici di Brescia sono poco convinti di questa traccia. I finanziamenti, cospicui, arrivavano ai fascisti per vie molto meno ri­schiose : conti cifrati in una banca di Lugano, sui quali mandanti e fi­nanziatori depositavano, coperti dal­l’anonimato, le sovvenzioni per le stragi. Solo pochi uomini del co­mitato nero conoscono i nomi dei grandi pagatori del neofascismo ita­liano. Questi nomi sono la grossa lacuna nella mappa sulle trame ne­re del capitano Delfino.

L’allegato 108 della fonte Aristo: corrispondenza Ordine Nuovo – Aginter Presse 1967

Il documento comincia con fornire una definizione dell’AGINTER PRESSE:
Sotto la copertura ufficiale di un’azienda giornalistica denominata AGINTER- PRESSE opera da Lisbona una potente organizzazione di estrema destra internazionale che ha, per obiettivo, la lotta al comunismo in qualunque parte del mondo si presenti una reale minaccia di assunzione del potere da parte di gruppi marxisti”.

Ne delinea ,quindi, il campo d’azione:
L’azione di tale organizzazione si articola in tre settori distinti:
1) azione pubblica e divulgativa
2) azione di controllo , d’informazione , di spionaggio
3) azione armata

Per quanto riguarda il primo settore, l’Aginter-Presse opera in collegamento con qualsiasi organizzazione giornalistica estera , con scambio di notizie di natura più disparata , sempre che esista un comune denominatore anticomunista. Contatti esistono in tutta Europa, Italia compresa, Africa, America del Nord ed America Latina.
Per il secondo settore d’attività , ai margini del bollettino informativo dell’Agenzia (che si allega) , si svolge una collaborazione più riservata sia con organizzazioni politiche o giornalistiche sia con singoli individui. A Lisbona si raccolgono infatti informazioni relative ad enti , personalità della cultura e della politica, a movimenti, ad industrie che operino in favore del comunismo internazionale; alla penetrazione comunista nei più disparati settori dell’industria, del commercio, delle Forze Armate nazionali ecc: ai collegamenti tra i partiti comunisti e socialisti con gruppi ed organizzazioni controllati e finanziati dal comunismo internazionale; a personalità d’ogni campo professionale, simpatizzanti o legate a partiti marxisti; alle fonti di finanziamento nazionali delle organizzazioni comuniste e socialiste; si raccolgono ancora notizie atte alla individuazione dell’apparato clandestino dei citati partiti… le informazioni così raccolte a Lisbona serviranno per avere innanzi tutto un quadro esatto delle attività comuniste, pubbliche e segrete, in ciascun paese e per poter quindi- a seconda dei casi e delle valutazioni che saranno di volta in volta fatte – o denunciare fatti e persone oppure intervenire con diversi sistemi di lotta…”.

A questo punto il documento spiega in cosa consista “Ordre e tradition”e i suoi rapporti con l’Aginter Presse.
A fianco dell’azienda giornalistica opera , sul piano politico, una organizzazione nazional-rivoluzionaria che si denomina “Ordre ed (leggasi et) Traditions” , con marcate caratteristiche anticomuniste. Questo gruppo ha contatti anche in Italia con organismi di destra… la presa di contatto con ON servirà infatti al gruppo di Lisbona per stabilire un rapporto più serio di collaborazione politica… Ordine Nuovo dovrebbe costituire pertanto il gruppo italiano di maggiore confidenza.…attività più interessante del gruppo operante da Lisbona…è quella costituita da una specie di internazionale anticomunista: Internazionale che è già funzionante disponendo di un apparato militare clandestino selezionatissimo e già collaudato, pronto in qualsiasi momento ad intervenire per fronteggiare qualsiasi minaccia comunista si presentasse in Europa…Inoltre ,l’organizzazione opera – sempre in funzione anticomunista – anche per particolari casi o situazioni si presentassero in questo o quel paese, intervenendo con azioni spregiudicate che organismi statali, segreti o no, non sempre possono svolgere.”

Quest’ultima frase fornisce la chiave di lettura di quello che rappresenta l’Aginter Presse per i servizi , che non possono “sporcarsi le mani” più di tanto; per certe azioni più spregiudicate è meglio ricorrere all’Aginter Presse. Il documento cita, tra gli altri, il capo dell’organizzazione:
La persona che ci è stata presentata come “Chefe ( o meglio “chef”) è un tale Monsieur Guerin-Serac, di circa 45 anni, ex ufficiale d’Indocina e degli ultras d’Algeria. Si ritiene che questo sia un nome di copertura…”

Si rappresenta che ARISTO chiama con questo soprannome SERAC nell’appunto del 10.6.67.
L’organizzazione, per la parte operativa vera e propria, che peraltro sembra essere quella più importante cui si dedicano i giornalisti di Aginter Press , si è data una rigorosa struttura segreta e chi vi entra a far parte assume non solo un impegno di onore, ma è costretto a firmare un documento che lo vincola al segreto e all’obbedienza più cieca… Ciascun elemento è addestrato per operare in azioni di sabotaggio o di guerriglia….

La collaborazione nell’azione armata proposta ad O.N.
Il documento prosegue in questo modo: “All’organizzazione italiana di destra “Ordine Nuovo” è stata chiesta, oltre alla collaborazione “politica” di natura giornalistica e informativa, una stretta cooperazione nel “terzo più importante settore di attività” (azione armata) e cioè:

1) preparare gruppi di “volontari”, rispondenti alle caratteristiche del caso, disposti a trasferirsi per operazioni di lunga o breve durata in qualsiasi altro paese estero;

2) provvedere alla creazione di una rete di “agenti di collegamento” nei principali centri e città italiane che possano eventualmente servire -per soli compiti orientativi, informativi e logistici- a favorire la missione di gruppi esteri che dovessero eventualmente operare nel nostro paese in azioni anticomuniste;

3) provvedersi di adeguati mezzi bellici da fornire, se del caso, ad elementi che dovessero essere inviati in Italia;
4) cooperazione massima per favorire eventuali traffici di materiali strategici, creando se possibile regolari aziende commerciali di import export;

5) elaborazione congiunta di determinati piani d’azione da attuare in special modo nelle ex colonie italiane in Africa. si è constatato uno speciale interesse del gruppo lisboeta per la Somalia

Sin qui é già emerso un elemento di straordinaria importanza: vi è una collaborazione tra l’Aginter Presse e Ordine Nuovo , in chiave anticomunista , nell’ambito di un’azione armata.

RAUTI dimostra una totale apertura a queste proposte
Informato il segretario di Ordine Nuovo di questi contatti e proposte, il dr. Rauti ci ha rivelato, innanzi tutto, la favorevole disposizione della sua organizzazione a tutte e tre le sfere d’azione proposte da Ordre e Traditions ed inoltre ci ha dichiarato che Ordine Nuovo ha già una sua struttura clandestina “operativa”, collaudata nel passato con operazioni terroristiche svolte, su commissione dell’Oas, sulla Costa Azzurra. Ordine Nuovo, in sostanza è in grado di:

a) mettere a disposizione una certa quantità di elementi selezionati e dalle caratteristiche richieste, disposti a trasferirsi in qualsiasi paese o continente. Questi elementi vengono addestrati militarmente e comunque reclutati tra i provenienti dal servizio militare. Ad esempio, ci è stato detto, si svolge attualmente a La Spezia un corso “sportivo” di nuotatori subacquei. Ufficialmente, vi partecipano elementi provenienti da scuole ed istituti, ma una parte dei frequentatori di esso svolgono in aggiunta un addestramento per “incursori” sotto la guida di ex ufficiali dei battaglioni NP della X Mas.

b) fornire armi e munizioni, esistendo depositi clandestini di detto materiale in varie parti della penisola. La ubicazione di essi sarebbe nota soltanto a pochissimi elementi (peraltro non facenti parte ufficialmente di Ordine Nuovo) e lo stesso Rauti, come i suoi più vicini collaboratori, oltre alle notizie di carattere generale non dispongono degli elementi per l’individuazione dei depositi stessi. I contatti tra Rauti e con Ordine Nuovo avvengono a mezzo di intermediari del tutto insospettabili e che addirittura svolgono attività politiche in partiti di centro. “

c) fornire ogni notizia possibile su depositi di armi di avversari. In proposito, qualche tempo addietro, appartenenti all’organizzazione clandestina collegata ad O.N. hanno “svuotato” un deposito comunista in Toscana, trasferendo il materiale reperito in un proprio rifugio.

d) favorire operazioni di import-export. Al riguardo elementi di Ordine Nuovo hanno costituito da non molto tempo un’agenzia commerciale di importazioni nel quadro di una operazione triangolare Rhodesia-Portogallo-Italia, in modo da eludere le restrizioni che sono state stabilite, dopo le sanzioni alla Rhodesia, per le ditte che importano o esportano prodotti che contribuiscano all’economia rhodesiana. La creazione di quest’agenzia dovrebbe consentire di far giungere in Italia un particolare tipo di fibre di amianto necessarie ad un’industria italiana”.

Il documento così prosegue:
“A parte i futuri contatti personali che saranno presi con il Rauti, Ordre e Tradition manterrà tutti i contatti con Aristo, al quale peraltro si appoggerà quale trait d’union per ogni possibile iniziativa sino al momenti di più approfonditi accordi specifici con lo stesso Rauti. Pertanto, si suggerisce l’opportunità che codesto Ente ponga chi scrive in condizione di poter “vincolarsi” il più strettamente possibile con il gruppo di Lisbona per evitare che il lacunoso rendimento informativo (di cui al punto 2) possa orientare Ordre e Traditions ad indirizzarsi ad altri, facendoci perdere in tal modo e la confidenza e, soprattutto, il contatto”.

Il documento prosegue ancora:
Sarebbe pertanto necessario disporre di notizie di attività riservate comuniste, con particolare riguardo ai contatti tra il Pci ed il Psu con i movimenti comunisti francesi, portoghesi e spagnoli oltre che con quelli africani, dato l’interesse di O et T verso il Continente Nero, nonché altre notizie che codesto Ente, nella sua valutazione, riterrà opportuno dare nel quadro degli interessi palesati dal gruppo di Lisbona.
Ci si permette di segnalare poi che esistono forti indizi, per non dire la certezza, che lasciano ritenere all’esistenza di un “collegamento” e di una certa collaborazione fra O et T e speciali branche delle polizie politiche di Spagna, Portogallo e di taluni stati africani (Rhodesia, Sud Africa ecc.), nonché analoghi servizi in America (Cia) e di taluni paesi latinoamericani. E’ quindi necessario che le notizie fornite nella presente relazione non siano assolutamente rese note ad altri servizi italiani od esteri, sia perchè non è escludibile l’individuazione del collegamento dell’aderente di Ordine Nuovo con codesto Servizio sia perchè, nel corso delle conversazioni avute a Lisbona, è stato chiaramente affermato che chi entra a far parte dei segreti dell’organizzazione mette in gioco la propria vita in caso di fughe, volontarie o involontarie, di notizie.”

Il documento non reca alcuna indicazione dattiloscritta, ma una scritta a mano che indica “Fatto pezzo” seguita da 14-6-1967. L’Ispettore CACIOPPO ha spiegato quali sono i “pezzi” che, ritagliati dall’informativa, sono stati inseriti in altre missive. Il documento, dunque è precedente al 14 giugno ma, sicuramente successivo al 26 aprile, perchè si fa riferimento ad una nota con quella data. Inoltre, il documento sembra essere successivo alla riunione di Lisbona e, dunque, possiamo collocarlo fra gli ultimissimi giorni di maggio ed i primi di giugno.

Memoria pm strage di piazza della Loggia

Incontro tra l’Aginter Presse e Ordine Nuovo – il materiale della “fonte Aristo”

In questa attività di raccordo delle diverse organizzazioni neo fasciste, l’Aginter Presse entrò rapidamente in rapporto con O.N. Già nei primi del 1967 (all.99) il gruppo italiano veniva invitato ad una riunione con “rappresentanti di gruppi esteri” a Lisbona. L’incontro, inizialmente previsto per fine aprile ,veniva poi spostato a fine maggio , per le richieste avanzate da RAUTI, di chiarimento sulle finalità dell’iniziativa.
La fonte confidenziale del Ministero (presumibilmente ARISTO, e cioè MORTILLA) aggiungeva che nella lettera dell’Aginter si ringraziava RAUTI per l’invio di alcune pubblicazioni , sollecitandogli informazioni “circa gli sviluppi della questione Sifar-Sid.”
Il convegno, secondo quanto ha riferito ARISTO, si svolgeva il 29 maggio.

Dal contenuto complessivo delle relazioni di ARISTO si ricava che a rappresentare ORDINE NUOVO non era stato il suo leader RAUTI, ma proprio ARISTO, uomo dell’Ufficio Affari Riservati. Nelle prime due note, infatti, l’informatore parla del “delegato del Direttorio di ON” in terza persona come se parlasse di altri, ma dalla lettura del testo si ricava chiaramente che il misterioso delegato è lo stesso autore.

D’altra parte, nei documenti successivi la presenza di ARISTO a Lisbona sarà esplicitamente ammessa. ARISTO, appena tornato a Roma , il 6 giugno, (all. 104) inviava una lettera presumibilmente a SERAC , riferendo sulle reazioni di RAUTI al suo resoconto sulla riunione di Lisbona e offrendo la disponibilità di “elementi per iniziative specifiche , disposti a trasferirsi fuori Italia”.

SERAC (all.105) rispondeva il 14 giugno compiacendosi per le positive reazioni di ON all’offerta di collaborazione. Ecco che a questo punto, procedendo cronologicamente, la successiva documentazione proveniente dalla Fonte ARISTO si inserisce e combacia perfettamente con quella proveniente da FORTE CAXIAS, che abbiamo già esaminato.

Il Perito GIANNULI così commenta gli scambi epistolari tra ARISTO e SERAC , che abbiamo visto emergere sia dai documenti fotografati in Portogallo che da quelli acquisiti presso gli archivi degli Affari Riservati:

“da questo breve scambio epistolare cogliamo un’ansia particolare di ON di stringere i rapporti con l’Aginter Presse ed, in particolare, di far entrare propri uomini nell’apparato militare di essa”.

L’allegato 108
Trattasi di documento che, dopo qualche dubbio iniziale, dovuto in particolare alla scarsa leggibilità della copia nella disponibilità del consulente GIANNULI, è pacificamente da attribuire ad ARISTO. Infatti la sigla del predetto appare, scritta manualmente, nella copia più leggibile tratta dall’informativa del consulente CACCIOPPO. La sigla appare in alto a sinistra sul documento, ed è costituita dall’indicazione ARIS… , così come negli altri documenti attribuiti al MORTILLA. (si ricordi, peraltro, che secondo MANGO, peraltro, ARISTO compilava direttamente i suoi appunti );

Del resto l’attribuzione ad ARISTO dell’appunto informativo già emergeva da altri elementi:

1) ha in gran parte gli stessi contenuti di una nota del Direttore del S.I.G.SI in data 20.12.73, diretta al G.I. D’AMBROSIO, che lo stesso MORTILLA il 18.8.1975, davanti al G.I. di Catanzaro, ha ammesso essere stata compilata esclusivamente con informazioni da lui fornite. Ne consegue che nella sostanza può essere attribuita al predetto;

2) La nota fa un costante riferimento a notizie apprese dalla Fonte e l’unica fonte del settore, l’unica fonte, quindi, che si occupi dell’AGINTER PRESSE, secondo quanto ha riferito il dr.MANGO, è ARISTO;

3) E’ lo stesso ARISTO, nell’ambito dell’allegato 109, che poi verrà esaminato, a lamentarsi di come sia stato stravolto il suo resoconto (che è appunto, evidentemente, quello dell’allegato 108, altrettanto evidentemente con riferimento all’azione armata, che, proposta a RAUTI, ha visto quest’ultimo aperto e disponibile e non dubbioso, come si afferma nel documento).

4) l’appunto 108 fa riferimento ad informazioni che “RAUTI ci ha rivelato”, che una volta ancora richiamano i contatti con ARISTO;

5) colui che compila la relazione si rivolge a “Codesto Ente” , che altro non può essere che il Ministero, o una sua branca. Chi scrive, esprimendosi così, è, quindi all’esterno del Ministero e non può esserne un funzionario, come in un primo tempo ipotizzato dal Perito GIANNULI. Quest’ultimo, tuttavia, presa visione della copia più leggibile, ha concluso concordemente con l’Ispettore CACIOPPO che il documento è senz’altro da attribuirsi al MORTILLA. Il “compilatore” chiede, inoltre, che venga valutata l’opportunità che “chi scrive” venga posto dall’Ente medesimo nelle condizioni di vincolarsi il più strettamente possibile con il Gruppo di Lisbona. Ora, visto che i rapporti erano tenuti esclusivamente da ARISTO, in qualità di dirigente di Ordine Nuovo, non si vede che potesse mai dare un suggerimento del genere.

Come si vedrà tra poco, sia una nota al Ministro del 14.6.67, sia nell’ambito di una nota del Ministero del 1973, diretta al Dr. D’AMBROSIO, pur riferendosi notizie in gran parte corrispondenti all’appunto di ARISTO, le stesse vengono stravolte nel punto in cui affronta l’argomento della collaborazione di ON e OT sul piano della lotta armata.

Memoria pm strage di piazza della Loggia

“Quel misterioso francese dietro le stragi italiane” – La Repubblica 08.05.1995

E’ francese, ha quasi settant’ anni, e sa molte cose sulle stragi italiane. Soprattutto sulla prima, quella avvenuta il 12 dicembre del 1969 a Milano, nella sede della Banca dell’ Agricoltura. Il giudice istruttore Guido Salvini ne è convinto, l’ ha scritto nella sentenza-ordinanza sull’ eversione nera degli anni 70 accusandolo, assieme al neofascista Stefano Delle Chiaie, di “costituzione e partecipazione a banda armata di carattere internazionale”. Si chiama Yves Felix Maria Guillou, è nato a Ploubezre in Francia il 2 dicembre del 1926, ed è più conosciuto dalle polizie e dai fascisti di tutto il mondo come Yves Guerin Serac.
Di lui esiste una vecchia fotografia sfuocata, inutilizzabile per una identificazione. Le ultime notizie ufficiali, contenute in un rapporto di polizia dell’ 82, lo segnalano in America latina, impegnato a reclutare volontari anticomunisti. Eppure la magistratura italiana non dispera di allacciare un contatto, di riuscire a sentirlo. Certo è che se Yves Guillou, alias Guerin Serac, alias Ralph Keriou, decidesse di parlare in molti avrebbero ragione di preoccuparsi. L’ ipotesi di un suo coinvolgimento nella strage di Milano è assieme nuova e vecchia. Il nome di Guerin Serac infatti compare in uno dei primi documenti elaborati dai servizi segreti sulla vicenda: un appunto del Sid datato 16 dicembre 1969 (appena quattro giorni dopo) che lo indica come “ideatore” ma lo individua politicamente come “anarchico” e che, in un mix di vero e falso tipico dei lavori sporchi del Sid, crea un quadro tanto confuso da delineare una sorta di “depistaggio preventivo”. Ex agente dell’ Oas, Guerin Serac si trasferì a Lisbona all’ inizio degli anni ‘ 60 dove, sotto la protezione del regime fascista di Antonio Oliveira de Salazar, fondò l’ Aginter press, ufficialmente una agenzia di stampa, in realtà una centrale di intelligence del fascismo internazionale, specializzata in “pratiche di guerra non ortodossa”.
Queste circostanze, e il ruolo dell’ Aginter press, erano note. Non si sapeva però che i contatti con personalità della destra italiana risalgono a tempi lontani (Guido Giannettini ha rivelato a Salvini di aver incontrato Guerin Serac nel 1964 a Lisbona) e che il fondatore dell’ Aginter press per i camerati italiani non fu soltanto un ideologo ma ebbe un ruolo operativo. Un ruolo da capo militare. Paolo Pecoriello, un dissociato di Avanguardia nazionale, ha rivelato al giudice milanese di aver partecipato nel 1966 a Roma a un corso sull’ uso degli esplosivi che era condotto da un tale Jean, personaggio inviato dall’ organizzazione di Guerin Serac. L’ Aginter press, quindi, addestrava i fascisti italiani negli anni immediatamente precedenti l’ avvio della strategia delle stragi. Ma c’ è dall’ altro: da uno dei fascicoli che il Sismi ha inviato alla magistratura milanese è emerso che dal 1966 al 1968 un altro francese Robert Leroy, che dell’ ex agente dell’ Oas era il braccio destro, si era infiltrato a Torino in gruppi filocinesi. E’ una circostanza molto significativa: a un anno dalla strage di piazza Fontana, e dopo aver messo a disposizione dei fascisti italiani i suoi esperti di esplosivi, Guerin Serac inviava in Italia il suo uomo di maggior fiducia con l’ incarico di compiere la stessa missione che contemporaneamente veniva svolta a Roma, negli ambienti anarchici, da Mario Merlino. Tra Aginter press e fascisti italiani s’ instaurò un rapporto stabile, di scambi, favori, complicità. Il 3 gennaio di quest’ anno un pentito, Carmine Dominici, ha parlato con Salvini di un altro corso sull’ uso degli esplosivi svolto all’ inizio degli anni 70 dal solito Jean, questa volta a Reggio Calabria (poi ci fu la strage di Gioia Tauro) per gli esponenti locali di Avanguardia nazionale.
Nel ‘ 73 Jean ricompare a Roma per un nuovo seminario riservato agli avanguardisti. L’ anno successivo, con la caduta del regime fascista portoghese, Guerin Serac fuggì da Lisbona. Dovette farlo tanto precipitosamente da essere costretto ad abbandonare il suo archivio nel quale, il 22 maggio del 1974, fece irruzione un reparto di fucilieri della Marina. Si scoprì la rete di corrispondenti di cui l’ agenzia di stampa poteva avvalersi in Italia: gente del calibro di Pino Rauti, Guido Giannettini, Giano Accame (il quale ha sempre negato, sostenendo che la scheda a suo nome trovata a Lisbona era opera di un mitomane). Nel settembre dello stesso anno, Robert Leroy, avvicinato in Francia da un giornalista dell’ Europeo, si lasciò andare a confidenze compromettenti: disse di aver conosciuto Delle Chiaie e Mario Merlino (“Sono quasi miei amici”) i quali gli avevano rivelato di aver compiuto un “buon lavoro di infiltrazione” in ambienti della sinistra. Inconsapevolmente Leroy confermava il misterioso appunto del Sid e rischiava così di creare grossi guai ai camerati. Stefano Delle Chiaie protestò vivacemente col capo dell’ Aginter press. C’ erano le condizioni per una interruzione, almeno “tattica”, di ogni rapporto.
Ma il destino doveva tenere legati l’ ex agente dell’ Oas e i camerati italiani. Si ritrovarono in Spagna: lui, Guerin Serac, esule, gli italiani latitanti. E che latitanti: Vincenzo Vinciguerra, Gian Carlo Rognoni, Marco Pozzan, Stefano Delle Chiaie. Tutta gente (escluso Vinciguerra, reo confesso della strage di Peteano) coinvolta (e assolta) nella strage del 12 dicembre. In questo ambiente Guerin Serac era il capo riconosciuto, tanto da potersi permettere di rimproverare aspramente Delle Chiaie per un banale ritardo a un appuntamento. Siamo al 1975, poi più nulla. Dopo il salazarismo finì anche il franchismo. Guerin Serac, coi suoi misteri, si trasferì in America latina. E’ là che si cerca di rintracciarlo.

Le dichiarazioni di Tramonte al dibattimento per la strage di Milano

Occorre subito puntualizzare che, al di là delle sue ritrattazioni, non tutti i verbali di Maurizio TRAMONTE sono inutilizzabili nei confronti degli altri imputati, in quanto il verbale davanti alla Corte di Assise del 21.12.2000, relativo al processo per la strage di Piazza Fontana, è pienamente utilizzabile nei confronti di MAGGI e ZORZI, (e RAUTI, che ha acconsentito alla sua acquisizione) ivi imputati ed assistiti. Certamente gli argomenti trattati si riferiscono prevalentemente alla strage di Piazza Fontana, e quello relativo alla strage di Brescia viene trattato marginalmente. Molte delle risposte, tuttavia, sono illuminate dalle domande dei difensori, che richiamano passi dei verbali istruttori di Brescia, che spesso vengono implicitamente confermati da TRAMONTE nel momento in cui ne fornisce una spiegazione.

Parte di quel verbale si riferisce, appunto, alle note riunioni preparatorie relative alla strage di Brescia, che nell’occasione vengono confermate. Esaminiamo quali argomenti sono oggetto della conferma di TRAMONTE a Milano, con particolare riferimento all’argomento delle riunioni a casa di ROMANI:

TRAMONTE (pag.98) afferma di essere entrato nel ’72 nella cellula di ROMANI, MAGGI, FRANCESCONI SARTORI e i “Mestrini”. MAGGI l’aveva visto un paio di volte, prima della costituzione della cellula. La cellula viene costituita da ROMANI, FACHINI, MELIOLI e ROMANI di Abano. Ci saranno una decina di riunioni nel ’74 a casa di ROMANI. Ricorda che in quel periodo aveva sia l’auto che una moto. MELIOLI forse l’aveva conosciuto poco prima della costituzione della cellula. Ricorda la manifestazione nel corso della quale lui e MELIOLI hanno caricato i Carabinieri. Conferma che FACHINI ha portato a Folgaria due membri dell’AGINTER PRESSE. Anche a Bellinzona c’era qualcuno dell’AGINTER PRESSE, oltre a MAGGI, SARTORI, MELIOLI, ZORZI aveva partecipato ad un campo in Portogallo.

“Ho avuto occasione di frequentare più volte la casa del ROMANI… ad Abano Terme.” Nel 72 è entrato come infiltrato a far parte della cellula della quale facevano parte ROMANI, MAGGI, FRANCESCONI Arturo, i Mestrini, ZOTTO e LUIGI, Davide RIELLO e MELIOLI. Era stato FACHINI a farlo inserire. Ricorda delle riunioni saltuarie nel 72, e molte riunioni, forse una decina da marzo a maggio ’74. Ha descritto le vetture con le quali i partecipanti si recavano alle suddette riunioni da ROMANI. Ha affrontato il discorso dei timer utilizzati a Milano, detenuti da DE ECCHER e FACHINI. Ha riferito del campo di Bellinzona (agosto 74) al quale avrebbe partecipato assieme a SARTORI e MAGGI e qualcuno dell’AGINTER PRESSE. Ha aggiunto di aver sentito nominare il nome di ZORZI anche in occasione del campo di Lugano (Bellinzona), cui fanno riferimento le veline ed al quale ha ammesso di aver partecipato in dibattimento, pur descrivendo i fatti in termini riduttivi rispetto alle precedenti dichiarazioni. Ha implicitamente confermato, a domanda della Parte Civile, che quando erano sorti problemi per l’esplosivo ad Abano, ZORZI si è incaricato di contattare le persone dell’AGINTER PRESSE, che sono in concreto venute: “Perché quando ci hanno problemi per l’esplosivo ad Abano è ZORZI che si incarica di contattare le persone della AGINTER PRESSE, tant’è vero che vengono”. Ha precisato che MAGGI non era conosciuto dalle persone dell’AGINTER PRESSE , che erano tale Philip e un altro che aveva chiamato ZORZI. Ha confermato: “Dottore, succede questo: uno, ZORZI conosce e fa arrivare quelli dell’AGINTER PRESSE che si occupa dell’esplosivo diciamo, quindi parliamo maggio 74; poi questi istruttori che troviamo là, parlando con MAGGI, parlano anche di ZORZI quindi capisco che questi conoscono anche ZORZI e potevano essere quelli che gli avevano insegnato in Portogallo.” A domanda del difensore di ZORZI ha collocato LUIGI presente alla riunione in cui vengono collocate le bombe per la strage di Brescia, ed ha affermato che anche Maurizio ZOTTO avrebbe partecipato a parecchie riunioni.

Ha ammesso di aver riferito, in un certo senso, anche al M.llo FELLI notizie circa la strage di Piazza della Loggia. Ha ammesso che forse per la strage di Brescia erano stati utilizzati gli stessi timer di Milano. Presuppone che, siccome era sempre MAGGI a “tenere” la riunione, sia stato il predetto a riferirgli la circostanza. FACHINI non veniva mai. ZORZI lo vide certamente, oltre a Roma nel ’69, certamente anche dopo la strage di Piazza della Loggia. Aggiunge, in un secondo tempo, che lo vide “anche prima della strage di Brescia quando viene ad Abano che gli dico(no) che deve andare da questi dell’AGINTER PRESSE, poi certamente qualche altra volta l’ho visto…”. Poi subito dopo aggiunge che non è sicuro se questa cosa gliel’abbia raccontata MAGGI, o se lo abbia visto quando glielo dicono. Conferma che il fatto è del maggio 74. In sostanza avrà visto ZORZI 4-5 volte lungo il corso degli anni.

Riportato sul punto, ritiene di aver dato notizie a FELLI della strage di Piazza della Loggia in tempo reale. Ritiene di averglielo detto prima della strage. Ritiene di averlo avvertito prima della strage anche in quanto poi FELLI è andato in ferie. Afferma che la bomba era dentro a delle buste da ginnastica.

“Era MAGGI l’unico che parlava alle riunioni, che metteva al corrente, era lui il leader chiamiamolo del gruppo”. Vide ZORZI dopo la strage di Brescia, a Padova. C’erano FACHINI, MELIOLI, forse MAGGI. FACHINI gli disse che gli Americani “erano quelli che finanziavano Ordine Nuovo”. Quando ZORZI venne ad Abano prima della strage, gli dissero “di andare da quelli dell’AGINTER PRESSE”. ZORZI lo ha visto 4-5 volte nel corso degli anni. A LUCA disse che vi era intenzione di collocare una bomba per un grosso attentato. La cellula venne costituita nel ’72, ne fanno parte ROMANI, MAGGI, i 2 mestrini, MELIOLI e RIELLO. Come si può notare non sono poche le affermazioni di TRAMONTE che, attraverso la conferma a Milano, conservano la loro validità. La S.C. ha avallato la valutazione del Tribunale di Brescia secondo cui la ritrattazione di TRAMONTE è del tutto inattendibile, perché immotivata, e in quanto tale non efficace. Si tratta, naturalmente, di verificare se siano comunque attendibili ab origine le sue affermazioni. Questo Ufficio ritiene che a detta domanda si debba rispondere prevalentemente in modo positivo, dovendosi escludere in modo assoluto soltanto tutto ciò che ruota attorno ad ALBERTO, a LUIGI, e a pochi altri singoli argomenti. TRAMONTE era comunque un membro di Ordine Nuovo, che faceva parte del gruppo di MAGGI e ROMANI all’epoca della strage, e quindi nelle condizioni di descrivere gli eventi che ha effettivamente descritto.

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