La fuga di Cauchi – Italicus bis

Questo, nella sua materialità, è sostanzialmente ammesso dallo stesso MANNUCCI BENINCASA, dapprima in un appunto agli atti del Servizio di data 20.12.77 inviato al Capo Reparto D e quindi nella sua dichiarazione al P.M. di data 20.2.82:

“…Della vicenda tra il Gen. BITTONI e l’Ammiraglio BIRINDELLI ho appreso dai giornali quindici giorni fa, quando è emerso nel processo di Bologna…Prendo atto che mi rendete edotto che l’Ammiraglio CASARDI nella sua veste di Capo del Servizio e Autorità Nazionale di Sicurezza certificava che il CAUCHI Augusto nel 1974 aveva avuto contatto telefonico con il nostro Ufficio e ritengo di poter chiarire che la comunicazione del Capo Servizio dovrebbe ripetere in realtà una nostra attestazione. Preciso il fatto: nell’ambito degli accertamenti sul gruppo di cui poteva aver fatto parte il BATANI riuscii a stabilire personalmente un contatto con il CAUCHI Augusto in Firenze. Nel nostro incontro in Firenze il CAUCHI avallò l’alibi del BATANI, di cui affermò l’estraneità per il fatto di Moiano. Il CAUCHI, circa il gruppo ORDINE NUOVO, affermava poi che esistevano degli ex appartenenti di ORDINE NUOVO che pensavano di riorganizzarsi, di non disperdersi, che però lui li considerava gente di nessun conto, un fenomeno irrilevante e comunque contrari alla sua posizione.

CAUCHI riaffermava di essere a tutti gli effetti dentro al M.S.I. e di essere rientrato nella linea politica del partito. Si dissociava dall’estremismo di destra. Ritengo che i miei incontri personali col CAUCHI fossero due, cercati da lui. Nel secondo incontro mi riferì di aver subito perquisizione per l’omicidio di un giovane di Cortona, Donello GORGAI, come ora lei mi specifica. Non sono in grado di ricordare se il CAUCHI ammettesse che il FRANCI e il MALENTACCHI erano suoi amici o membri del gruppo. Parlando degli ex ordinovisti parlava di individui di Perugia o Roma. Non fece nomi specifici e non indicò i fratelli CASTORI.

Del BROGI disse che, oltre ad essere ladro, era un “balordo”. Costui era andato in giro per le federazioni M.S.I. anche dell’Emilia, dormendoci dentro, chiedendo soldi per fare servizi. E disse che nelle federazioni dove aveva soggiornato il BROGI erano poi scoppiati dei “casini”, tanto che lui poi si era preoccupato di informare le federazioni del partito che il BROGI era sospetto come provocatore. Per quanto ricordo i miei incontri col CAUCHI avvenivano prima dell’attentato all’ITALICUS.
Quando nel gennaio 1975, dopo il 23 se non erro, il gruppo di Arezzo andò sotto pressione con l’arresto del FRANCI e del MALENTACCHI, cercai, anzi sperai che il CAUCHI si facesse vivo.

Una sera sul tardi il CAUCHI cercò il contatto telefonico con me e disse che ritelefonerà di lì a breve. Gli feci dire di lasciare un numero di telefono e infatti lasciò un numero che corrispondeva ad un telefono dentro le ferrovie di Milano. Lo richiamai li e lui mi disse che lo stavano puntando, ma che lui non c’entrava niente e cercavano di coinvolgerlo. Mi chiese se io potevo metterlo in contatto con l’A.G., intuitivamente di Arezzo.

Gli consigliai di mettersi in contatto con l’A.G. per chiarire la sua estraneità, mi annunciò che l’avrebbe fatto ci accordammo per una sua telefonata l’indomani. Io personalmente mi recai ad Arezzo e incontrai in carcere non avendolo trovato in ufficio, il   Dr. MARSILI, al quale dissi di questa possibilità, che il CAUCHI cercava mio tramite un contatto per dimostrare la sua estraneità. Il Dr. MARSILI si dimostrò felicissimo della prospettiva, e mi autorizzò a combinare l’incontro, che invece poi non avvenne, perchè il CAUCHI non si fece più trovare… Per quanto concerne la posizione del noto GELLI, posso dire che, dopo un certo tempo che ero arrivato al mio ufficio, sulla base di precedenti d’archivio, mi feci l’impressione che detto personaggio fosse assai meno affidabile di quanto l’opinione comune volesse far apparire…”.

Come ben si nota il MANNUCCI BENINCASA aveva ricevuto dallo stesso CAUCHI -latitante- l’indicazione di un’ utenza telefonica della stazione ferroviaria di Milano presso la quale sarebbe stato (e fu effettivamente) reperibile e, nonostante l’evidente facilità di pervenire alla cattura del latitante, non fece assolutamente nulla per conseguire tale risultato. Non fece che riferire l’ indomani al P.M. MARSILI che il CAUCHI desiderava un contatto “per dimostrare la sua estraneità”.

A dire del MANNUCCI BENINCASA, come si è notato, il dr. MARSILI si dimostrò felicissimo della prospettiva. Ponti d’ oro, dunque, per la fuga del CAUCHI.
Tanto più che questi, protetto al punto di venire preavvertito dell’ emissione nei suoi confronti di ordine di cattura, finanziato dal GELLI nei propri traffici di armi ed esplosivi, intimo di militari di grado elevato quali il Gen. Mario GIORDANO, sodale di altri affiliati di Ordine Nero, a loro volta forniti di robuste protezioni all’ interno delle forze di polizia (si pensi a Bruno Luciano BENARDELLI), se catturato, avrebbe potuto determinare situazioni compromettenti per molti.
Circa la vicenda CAUCHI resta da capire soltanto per quali motivi l’informativa concernente i rapporto CAUCHI-MANNUCCI BENINCASA risalga al 1977 e non vi sia agli atti del Servizio una documentazione contemporanea al tempo in cui il rapporto in questione era in fase di svolgimento.

Sentenza ordinanza Italicus bis pag 255-256