Il reclutamento di Delfo Zorzi da parte dell’Ufficio Affari Riservati

E’ Vincenzo VINCIGUERRA, in particolare nel corso del verbale del 3.3.93 davanti al G.I. di Milano, a riferire dell’arruolamento di Delfo ZORZI da parte di Elvio CATENACCI , come appreso da Cesare TURCO:
ZORZI, su richiesta di un amico (che potrebbe essere lo stesso MARIGA) detenne a Mestre per una notte, a casa sua, un certo quantitativo di esplosivo. Poi subì una perquisizione e venne arrestato (il 17.11.1968).
Successivamente ZORZI venne convocato dal Questore CATENACCI, che gli illustrò “l’attività anticomunista svolta dall’Apparto del Ministero dell’Interno e la necessità, per coloro che avevano a cuore la difesa dei valori dell’Occidente, di aderirvi. CATENACCI gli spiegò quindi che il suo arresto era dovuto ad un’azione preordinata da parte della Polizia per dimostrare allo stesso ZORZI l’onnipotenza della medesima, che poteva decidere, ove lo avesse voluto, il destino di una persona. CATENACCI chiese quindi a ZORZI di scegliere se aderire a questa battaglia anticomunista alle dipendenze di un apparato dello Stato oppure no. Dagli avvenimenti successivi è ovvio constatare che Delfo ZORZI, pur restando ufficialmente un militante neonazista, si inserì nell’apparato informativo del Ministero dell’Interno”.

Delfo_Zorzi

Come si è visto CAMPANER ha riferito di aver conosciuto TURCO nel 71-72 proprio in un’occasione in cui si recò a Roma a trovare ZORZI. La circostanza rende plausibile che TURCO possa essere stato spettatore di rapporti che ZORZI avrebbe avuto a Roma.
Del resto VINCIGUERRA riferisce di aver appreso la circostanza da TURCO, del quale era amico da anni, tra la fine del 72 e l’inizio del 74, quindi in epoca posteriore rispetto a questi contatti tra ZORZI e TURCO, così come riferiti da CAMPANER. VINCIGUERRA evidenzia come “l’arruolamento di soggetti come ZORZI e TURCO è stato certamente facilitato dal fatto che per ragioni di lavoro e per ragioni politiche i loro padri avevano in precedenza lavorato per i Servizi Informativi dello Stato.
In particolare, il padre di ZORZI era geologo e come tale nella posizione migliore per fornire informazioni sul territorio mentre il padre di TURCO ha svolto attività informativa nei ranghi dell’organizzazione “O”, operante in Friuli dell’immediato dopoguerra fino al 1955, organizzazione che poi passò in blocco alla struttura GLADIO.”
Inoltre VINCIGUERRA ha ricordato la conoscenza di ZORZI con il vice prefetto SAMPAOLI e il ricordo di lui che ha dimostrato di possedere il Prefetto Federico D’AMATO.

Questo argomento dei rapporti di Delfo ZORZI con la Polizia, peraltro, è una costante dei verbali di VINCIGUERRA:
Il 19.7.84 davanti al G.I. di Bologna, VINCIGUERRA, dopo aver espresso la sua convinzione che MAGGI avesse rapporti di natura personale con funzionari di Polizia, specifica non solo che il collegamento tra il medesimo MAGGI ed il gruppo di Padova era mantenuto da Delfo ZORZI, ma anche di sapere per certo che ZORZI “era perfettamente integrato nella struttura di Polizia”.
Il 14.8.84, davanti al G.I. di Venezia, VINCIGUERRA, dopo aver riferito della proposta di ZORZI e MAGGI, nella tarda estate del 71, di contribuire all’eliminazione fisica di Mariano RUMOR, nell’ambito di un progetto destabilizzante, così si esprime:
“…seppi dopo questo episodio che Delfo ZORZI era inserito nella struttura della Polizia dalla fine del 1969 o dai primi mesi del 1970. Tra l’altro ZORZI era andato ad addestrarsi al poligono di tiro della Polizia in Sardegna assieme al secondo”Celere” di Padova. Nei primi mesi del 1974, presso la sua abitazione di Padova, anzi di Mestre, alla presenza di TURCO Cesare, ormai già consapevolmente inserito anche nelle strutture della Polizia, Cesare mi disse indicandomi Delfo, che assentì, che il medesimo era amico intimo di un “altissimo funzionario” del Ministro
degli Interni”.
Il 22.2.1985, davanti al G.I. di Reggio Calabria, VINCIGUERRA ha spontaneamente dichiarato: “Delfo ZORZI e Carlo Maria MAGGI fanno parte di una struttura occulta sotto la facciata di Ordine Nuovo. Di tale struttura fa parte anche Pino RAUTI. Mi risulta che lo ZORZI e il MAGGI fanno parte dei servizi di sicurezza civili, dipendenti dal Ministero degli Interni.”

Il 21.2.95 davanti al G.I. di Roma, VINCIGUERRA, riferendo di soggetti inseriti nel Ministero degli Interni “di maggiore interesse per individuare eventuali collegamenti con gli apparati di guerra non ortodossa”, indica, tra gli altri, il Prefetto Antonio SAMPAOLI PIGNOCCHI, capo dell’Ufficio stampa del Ministero medesimo “ e che fu indicato dal Prefetto Umberto Federico D’AMATO come il funzionario in contatto con Delfo ZORZI”. VINCIGUERRA aggiunge: “Appresi da Cesare TURCO che era stato ingaggiato negli anni 1967/68 da Elvio CATENACCI allora
Questore di Venezia. Il meccanismo fu il seguente: una persona di cui non so il nome pregò Delfo di custodire dell’esplosivo; egli si rifiutò, ma la persona insistette, affermando che si sarebbe trattato di una sola notte.
Durante la notte però la Polizia perquisì l’appartamento e sequestrò l’esplosivo. ZORZI fu quindi arrestato e il giorno stesso gli fu spiegato che si trattava di una manifestazione “di potenza” egli venne richiesto di entrare a far parte di una struttura informativa. ZORZI accettò e il procedimento – che si tenne – finì nel nulla”… “Non ho elementi diretti e concreti per affermarlo, ma credo che anche il padre di ZORZI ed il fratello abbiano avuto rapporti con i Servizi di informazione”.
Il 30.10.97 davanti al P.M. di Milano, VINCIGUERRA narra ancora una volta quanto appreso dal TURCO, ma aggiungendo una conferma implicita della circostanza da parte di ZORZI e ulteriori particolari che rendono plausibile l’acquisizione dell’informazione e precisano ulteriormente i rapporti di ZORZI con gli apparati dello Stato:
“Per quanto riguarda i rapporti tra ZORZI e gli apparati dello Stato, io ho acquisito le seguenti notizie da Cesare TURCO: in un’occasione questi mi disse che l’arresto di ZORZI del 1968, era stato predisposto dall’allora Questore di Venezia CATENACCI al fine di agganciarlo ed indurlo ad accettare di entrare a far parte della rete informativa di una struttura facente capo al Ministero degli Interni; credo in un momento successivo, sempre TURCO mi disse, alla presenza di ZORZI, che questi era in contatto con un altissimo funzionario del Ministero degli Interni; in quell’occasione ZORZI non negò la circostanza ed io riposi <sono contento per lui>; io intesi questa rivelazione come una indiretta proposta nei miei confronti ad entrare anch’io in rapporti con il Ministero.
Io vidi TURCO casualmente, per l’ultima volta, nel periodo compreso tra marzo e giugno 1976, quando mi trovavo a Roma; o vidi TURCO davanti a Palazzo dei Marescialli, dal Palazzo uscì, mi sembra BONIFACIO, o comunque un personaggio politico di rilievo, il quale salì su una tipica auto bleu ministeriale ; sulla medesima auto prese posto davanti, accanto all’autista, Cesare TURCO; in quell’occasione anch’io ero in auto e TURCO si avvide della mia presenza, tanto che l’auto fece un breve giro e partì a grande velocità come per accertarsi che io non li seguissi.
Sempre nel medesimo periodo, cioè tra il 1973 ed il 1974, TURCO mi disse anche che ZORZI, grazie alla sua amicizia con un Capitano della II Brig. CELERE di Padova, si recava in Sardegna a svolgere esercitazioni insieme con i Poliziotti del Battaglione.
Io ho avuto l’impressione , in un periodo successivo, che tutte le informazioni suddette mi erano state date per prepararmi ad accettare una proposta di svolgere attività informativa per il Ministero, in vista della mia prossima latitanza”.
La circostanza delle esercitazioni in Sardegna è stata confermata e sviluppata in Assise il 6.7.2000 da pag.18. Diciamo subito che le circostanze dell’arresto di Delfo ZORZI il 17.11.1968 da parte del Commissariato di P.S. di Mestre, presentano dei connotati molto particolari:
l’arresto avviene a seguito di perquisizione domiciliare, ed è preceduto da, e collegato con l’arresto, da parte della Polizia Stradale di Padova, di Giampiero MARIGA, avvenuto il 16 novembre. Qust’ultimo, trovato nella disponibilità di un mitra, aveva indirizzato le indagini verso lo ZORZI. In effetti, il rapporto in data 17 novembre del Comissariato di Mestre, è a carico di entrambi gli indagati.
Il MARIGA era stato interrogato dal dirigente dell’Ufficio Politico della Questura di Venezia, dott. PENSATO, e dal defunto appuntato del medesimo ufficio, LA ROSA Giuseppe.
ZORZI è stato trovato in possesso di tre pistole, definite armi da guerra, e di sacchetti di minipotassa, altrimenti definita “polvere nera”, che altro non è se non esplosivo. Al di là del fatto in se stesso, che dimostra ancora una volta la dimestichezza di ZORZI con gli esplosivi, vi sono due ulteriori circostanze di rilievo:
l’arresto e la perquisizione di ZORZI avvenne anche con la partecipazione del Commissario di Marghera, dott. DIAMARE, che è la stessa persona che sei anni dopo dispose il lavaggio di Piazza della Loggia il 28 maggio 74 e che fu spostato da Brescia, unitamente al Dr. PURIFICATO.

Il verbale di perquisizione attesta che quanto sequestrato come rinvenuto presso l’abitazione di ZORZI, sita in Via Radaelli 13 di Marghera. Il Dott. PENSATO ha peraltro escluso che siano stati interessati luoghi diversi da quelli indicati.
In realtà l’appuntato ZAMBON Eros, altro collaboratore del PENSATO, e il cui verbale è stato acquisito in quanto deceduto, afferma che in un primo tempo l’attività si volse presso la suddetta abitazione, in cui ZORZI non venne rinvenuto. Successivamente la Polizia si spostò in Via Mestrina, presso quello che ZAMBON indica come lo “studio del Dr. MAGGI”, sito in Via Mestrina di Mestre. Ricorda il teste addirittura il cartello recante il nome di MAGGI, nonché il riferimento alla sua specializzazione di “endocrinologo”.
E’ evidente che lo ZAMBON non può che riferirsi ai noti locali che, come si è visto, costituivano sostanzialmente la sede di O.N. di Mestrina, ed è facile pensare che la specializzazione del “tricologo” (Nilo GOTTARDI) sia stata confusa con quella di “endocrinologo” indicata. Proprio presso
lo studio di MAGGI si sarebbe trovato lo ZORZI.
Non esclude che ZORZI sia stato trovato in Via Mestrina, e poi portato presso la sua abitazione. In ogni caso il teste ricorda in termini di certezza la perquisizione nello studio di MAGGI (non ricordando, invece, il transito dall’abitazione di ZORZI) e il rinvenimento in datti locali della polvere nera. I particolari ricordati dallo ZAMBON coincidono così con le altre risultanze, che vedono MAGGI utilizzare in un primo periodo lo studio del GOTTARDI come suo studio, e la loro abbondanza e precisione, accompagnata dalla mancanza di dubbi, alimentano forti dubbi su quanto possa essere accaduto, su eventuali falsità ideologiche dell’atto, sul possibile mancato arresto del MAGGI, su possibili collusioni con quest’ultimo. Anche i totali vuoti di memoria del pur attempato dirigente sembrano eccessivi rispetto alla levatura dei personaggi coinvolti, in particolare del dottor MAGGI, più volte presente nelle informative trasmesse al Ministero.
Da tener presente che un eventuale rapporto di ZORZI con l’Ufficio Affari Riservati ha un certo rilievo in quanto vi è la certezza dei rapporti tra detto Ufficio e l’AGINTER PRESSE. Inoltre DELLE CHIAIE, i cui rapporti con gli AFFARI RISERVATI sono certi, durante la sua permanenza in Spagna, aveva strettissimi rapporti con il Direttore dell’Agenzia, Ives GUERIN SERAC. Pertanto, se veramente c’è stato una sorta di arruolamento di Delfo ZORZI da parte dell’Ufficio Affari Riservati, ciò renderebbe plausibile uno suo contestuale rapporto con l’AGINTER PRESSE, quale quello che gli attribuisce TRAMONTE.

 

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