Il Sid e il progetto di rapimento dell’avv.Lazagna

Infine il capitano Antonio Labruna ha rivelato un altro episodio di provocazione progettato dai responsabili del S.I.D.
Il col. Mannucci Benincasa e il capitano D’Ovidio, su richiesta del gen. Maletti, avevano proposto anche a Labruna di studiare con loro un piano che consisteva nel far bruciare nella zona di Bobbio l’autovettura Fiat 500 dell’avv. Giovanbattista LAZAGNA, all’epoca coinvolto nelle inchieste sui GAP e sulle Brigate Rosse.
All’interno dell’autovettura dovevano essere posti dei documenti compromettenti che avrebbero dovuto essere ritrovati dalle Forze dell’Ordine che sarebbero intervenute dopo l’attentato (cfr. dep. Labruna, 7.7.1992, f.2 e, ai G.I. di Milano e Bologna 9.10.1992 f.1).
L’avv. Lazagna, all’epoca, abitava effettivamente a Novi Ligure non lontano da Bobbio Piacentino e in tale zona è stato anche posto al soggiorno obbligato dopo la sua scarcerazione nell’ambito del processo relativo alla sua preesunta appartenenza alle B.R. (cfr. nota DIGOS Milano in data 3.10.1994, vol.16, fasc.5, f.23). Il capitano Labruna si era rifiutato di partecipare a questa operazione che poi non era stata effettuata (cfr. dep. 7.7.1992 cit.). Il capitano Labruna ha collocato questo progetto nel 1972 o 1973, ma esso certamente si situa in epoca più prossima alla prima metà del 1974, e cioè nel periodo del sequestro del giudice Mario Sossi e delle serrate indagini nei confronti delle strutture eversive genovesi, di cui l’avv. Lazagna era sospettato di essere un fiancheggiatore. Un episodio analogo e probabilmente collegato a quello ricordato da Labruna era già stato fuggevolmente menzionato in un articolo comparso il 20.6.1976 sul settimanale il Tempo che aveva riportato le affermazioni di un anonimo ufficiale del S.I.D. secondo cui, all’epoca del sequestro di Mario Sossi, e cioè nell’aprile-maggio del 1974, il direttore del
Servizio, gen. Vito MICELI, nel corso di una riunione con i suoi più stretti collaboratori, aveva sostenuto la necessità di rapire l’avv. Lazagna per costringerlo a rivelare l’ubicazione del covo ove era tenuto prigioniero il giudice Sossi, ubicazione secondo il S.I.D. nota all’avv. Lazagna.
Di tale progetto vi è traccia anche nel memoriale consegnato all’A.G. di Roma, nel 1981, dall’ex segretario del reparto D col. Antonio VIEZZER. In tale memoriale l’Ufficiale riferiva che il gen. Miceli aveva effettivamente convocato una riunione dei Capi Centro di Torino, Milano e Genova al fine di esaminare il progetto di rapimento dell’avv. Lazagna ed il gen. Maletti aveva comunicato al segretario del reparto D le disposizioni per la convocazione degli ufficiali interessati. Il colonnello Viezzer si era rifiutato di convocare la riunione, trattandosi di un ordine palesemente illegittimo ed aveva minacciato i suoi colleghi di rivelare l’intera operazione se essi avessero accettato di partecipare al sequestro (cfr. ordinanza di rinvio a giudizio del G.I. di Bologna nell’istruttoria-bis sulla strage dell’ Italicus e alla stazione di Bologna, depositata in data 3.8.1994, ff. 96-97).
La riunione si era tenuta ugualmente ma si era conclusa con un nulla di fatto (f. 97).
Il racconto del capitano Labruna in merito al primo anche se più limitato progetto di provocazione nei confronti dell’avv. Lazagna è quindi del tutto verosimile e trova riscontro negli appunti manoscritti del gen. Maletti sequestrati nella sua abitazione e relativi alle periodiche riunioni che si tenevano con il Direttore del Servizio. Infatti, dagli appunti del generale Maletti concernenti le riunioni dei vertici del S.I.D. svoltesi nel maggio del 1974 e cioè nel periodo corrispondente alla fase cruciale del sequestro del giudice Mario SOSSI (rapito dalle B.R. il 18.4.1974), emerge un crescendo di progetti illeciti in fase di avanzata preparazione da parte del Servizio nei confronti dell’avv. Lazagna ed anche del brigatista Alfredo BONAVITA.
Facendo riferimento alla versione dattiloscritta di tali appunti, disposta dal G.I. di Bologna (vol.23, fasc.13, cart.1), infatti, fra gli
argomenti all’ordine del giorno si legge:
RIUNIONE DAL CAPO SERVIZIO
IL 04.V.1974
– Romagnoli
– Lazagna (fonti fiduciarie confermano che……. (DETTO)
(con probabile riferimento alla possibilità che Lazagna sapesse qualcosa in merito al sequestro Sossi, nota Ufficio).

COLLOQUIO CON IL SIG. CAPO SERVIZIO
IL 07.V.1974
– Nucleo rappresaglia: costituire e tenere alla mano
(ROMAGNOLI)

COLLOQUIO CON IL SIG. C.S.
IL GIORNO 11.V.1974
– Sossi:
* azioni spregiudicate
(DIRE A ROMAGNOLI) —> due ns. a Roma? interrogatorio
—> uno pronto
* Lazagna

Il progetto di “azioni spregiudicate” non deve essere abbandonato, infatti:
COLLOQUIO CON SIG. CAPO SERVIZIO
IL 14 MAGGIO 1974
– azione speciale? (FARE: DETTO A LABRUNA)
COLLOQUIO CON SIG C.S.
IL 16.V.1974
– insistere su op. speciale
– Lazagna

Infine, il 21 maggio 1974, il progetto sembra giunto alla fase operativa:
COLLOQUIO CON SIG. C.S.
IL 21 MAGGIO 1974
– Laza ?
– 2 ai CC, 2 a P.S.
– in uniforme P.S.? o CC?
– Bonavita (abduction??) – Dario Fo?
– Costituire gruppo subito
– Esposito a Milano (DETTO A ROMAGNOLI)

L’azione di rapimento (in termini tecnici inglesi “abduction”) non sarà tuttavia necessaria in quanto il giudice Sossi sarà liberato dalle Brigate Rosse il 23 maggio 1974. Tuttavia, nella riunione del 30 maggio vi è un riferimento che può collegarsi ad un altro progetto in danno di Lazagna nei termini riferiti dal capitano Labruna.

COLLOQUIO CON SIG. CAPO SERVIZIO
IL 30 MAGGIO 1974
– borseggio – auto parcata?
– un nero oltre a un B.R.?________________(FARE – ROMAGNOLI)

Emerge quindi con chiarezza dagli appunti del generale Maletti, praticamente ignorati dqall’A.G. di Roma che pure li aveva acquisiti sin dal 1980 a seguito della perquisizione nella sua abitazione, che nel maggio del 1974 i più alti ufficiali del S.I.D. stavano progettando il rapimento, da effettuarsi grazie ad un nucleo speciale, di una persona appartenente o presuntivamente legata alle B.R. (Alfredo Bonavita o l’avv. Lazagna), al fine di “rispondere” in tal modo al rapimento del giudice Sossi e tentare di acquisire con tali mezzi illegali notizie in merito al luogo ove questi era tenuto prigioniero.
Negli appunti del generale Maletti, successivi di pochi giorni alla liberazione di Mario Sossi, vi è anche la traccia di un progetto
(borseggio – auto parcata?) che potrebbe ricollegarsi alla più limitata azione ideata in danno dell’autovettura dell’avv. Lazagna di cui ha parlato il capitano Labruna.
Probabilmente, infatti, le chiavi dell’autovettura dovevano essere acquisite tramite un finto borseggio e così sarebbero stati deposti nella stessa, prima del finto attentato e senza che risultassero effrazioni, i documenti destinati a compromettere l’avv. Lazagna.
Anche in relazione a tali episodi, che testimoniano il clima di costante illegalità in cui si muoveva all’epoca il S.I.D., le dichiarazioni del capitano Antonio Labruna hanno trovato quindi piena conferma non solo nella testimonianza di un altro ex ufficiale del Servizio quale il colonnello Viezzer, ma anche in inoppugnabili elementi documentali.

Sentenza ordinanza G.I. Salvini 1995