Amos Spiazzi – Udienza processo strage di Brescia 22.09.2009 – seconda parte

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – Lei fece un riferimento davanti ai Carabinieri di un fatto riferito da Picone Chiodo?

RISPOSTA – Non ricordo se ho scritto allora può darsi che abbia avuto la memoria più recente, più giovane.

INTERVENTO DELL’AVVOCATO DIFENSORE – Avvocato Sandrini – Se il Pubblico Ministero volesse procedere visto che l’argomento è lo stesso è ripreso anche nel suo verbale, lo stesso passo, il Pubblico Ministero chiede, in effetti il teste ha risposto, vorrei che per completezza visto che c’è stata una contestazione sul punto specifico – verbale ROS ‘- 94 che venisse anche letto lo stesso punto relativo al verbale reso al dottor Di Martino il 18.10.99.

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – Dr Di Martino – L’avrei letto senza altro lo stavo solo cercando.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Lei quando l’ho interrogata io non ricordava già più queste cose. “Non ricordo più discorsi fatti da Picone Chiodo in ordine all’appartenenza a numerosi ufficiali tra i quali l’allora capitano Delfino alla massoneria. Lei dice che queste cose le ho riferite nel corso di un verbale ai Carabinieri del ROS, allora i ricordi certamente erano più freschi e quindi è possibile che abbia detto queste cose anche se in questo momento non le ricordo affatto”.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Già dal Pubblico Ministero riferisce le stesse cose che ha detto a noi poco fa, ribadisce quello che ha detto al Pubblico Ministero.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Comunque in sostanza quindi il generale Nardella coinvolto da parte di questi gruppi che avevano delle finalità leggermente diverse da quelle che erano le finalità del Movimento Nazionale di Opinione Pubblica, poi che ha fatto? Ha preso le distanze o diciamo in qualche modo non ha resistito alla tentazione di…

RISPOSTA – No, ha preso le distanze. Io non lo so esattamente che cosa ha fatto negli ultimi anni.

DOMANDA – Questo è un fatto assodato…

RISPOSTA – Quando ha visto che io sono stato convocato a Padova e sono stato arrestato è scappato e io non so nell’ultimo periodo lì se lui avesse rinfittito, io credo che non abbia avuto più contatti se non con Degli Occhi forse, ma con gli altri no di sicuro.

DOMANDA – Io questo glielo dico, io non so se lei lo sa, ma risulta agli atti Fumagalli è stavo coinvolto nel favoreggiamento di Nardella, l’ha fatto scappare lui?

RISPOSTA – Sì senz’altro perché saranno rimasti in buoni rapporti, poi lui sarà stato anche un po’ invischiato con la cosiddetta fantomatica Rosa dei Venti dove c’erano quei tre tizi che volevano aprire la sede a Padova del movimento, poi dopo sono stati incriminati anche loro, quindi ad un certo punto Nardella ha visto incriminato questo, incriminato quell’altro, Spiazzi arrestato, è scappato. Lui fino all’ultimo momento non ha cambiato intenzione di ampliare il movimento, di rafforzarlo, c’ha creduto fino in fondo, poi quando ha visto che tutto si sfasciava se n’è andato.

DOMANDA – Io l’ho interrotta diverse volte tutte le volte che ha iniziato a parlare delle ragioni per cui poi lei si è allontanato dal movimento di Nardella e ha fondato il centro studi?

RISPOSTA – Centro studi Carlo Magno.

DOMANDA – Questa volta le riesponga.

RISPOSTA – Ero in caserma e ho ricevuto una telefonata di Nardella che…

DOMANDA – Quando siamo, lei è stato arrestato nel gennaio del ‘74?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Quanto tempo prima?

RISPOSTA – Un anno, un anno e mezzo, credo non voglio dire delle cose sbagliate, al momento… dovrei avere dei documenti, carte per poter… Nardella… no, lo posso dire con maggiore precisione perché ho fondato il centro studi Carlo Magno mi sembra nel ‘77 o ’76.

DOMANDA – No è prima.

RISPOSTA – Il generale Nardella mi ha telefonato dicendomi “ci sono due persone molto interessanti che vogliono parlare con me e con te per vedere di potenziare e ampliare il movimento se ci colleghiamo con loro, ma io non capisco cosa dicono, vieni al circolo ufficiali”, siccome era il direttore del circolo ufficiali, ho preso la macchina da Montorio, invece che andare a casa a mangiare ho avvisato mia moglie e sono andato da Nardella. C’ha accolto al circolo ufficiali a Castelvecchio di Verona dove c’è la sede del circolo ufficiali, in una stanza, in una sala c’erano due personaggi che mi hanno fatto vedere anche le fotografie, io non sono riuscito a riconoscere se non forse uno dei due che assomigliava moltissimo a Gelli. Questi mi hanno salutato con grande cortesia, hanno cominciato a parlare sulle mete, sui traguardi, sugli impegni della massoneria. Dico “guardate io sono laureato anche in filosofia ho una certa esperienza, una certa pratica, potete dirmi tutto quello che volete io vi posso anche stimare tutto quanto, però io non posso aderire a un movimento che è contrario alle mie idee perché è un movimento illuminista, io sono anti illuminista, sono tradizionalista, sono per lo stato organico”, un esempio era quello della Repubblica Serenissima di Venezia. Ho le mie idee, ho le mie convinzioni personali e quindi non me la sento di iscrivermi alla massoneria perché ha un carattere prettamente illuminista. Qui il povero Nardella ha fatto una gaffe terribile perché ha detto “ma cosa c’entra adesso che parliamo dell’Enel o di queste cose qua”, aveva capito che fosse qualcosa che riguardava la luce, è una teoria filosofica che io assolutamente non condivido. Io me ne sono andato, sono rimasti a mangiare con Nardella, il giorno dopo gli ho portato l’ultimo articolo che ho scritto che è stato esibito anche al processo perché era anche un po’ duretto “Dittatura democratica”, era intitolato, gli ho consegnato l’ultimo articolo, ho sciolto ogni legame col Movimento Nazionale di Opinione Pubblica, ho aperto questo centro studi che è durato poco purtroppo. Centro studi Carlo Magno praticamente la questione si è chiusa lì. Mi hanno un po’ minacciato questi qui perché mi hanno detto “guardi che tutti i vertici delle forze armate, delle forze dell’ordine, le persone più importanti e più influenti sono iscritti alla nostra massoneria, stiamo unificando le due massonerie quella di via Giustinani e un’altra, quindi diventiamo ancora più potenti e quindi vi conviene a tutti e due iscrivervi, stia attento lei a prendere le distanze in questo modo dalla massoneria perché potremmo anche vendicarci”, a questo punto mi sono arrabbiato e ho detto “signori vi saluto queste minacce mi fanno ridere, me ne vado”. Il giorno dopo ho portato a Nardella l’articolo, lui invece sul giornale ha messo un articolo che parlava della bellissima operazione, della riunione delle due massonerie e che tutto il popolo italiano dovrebbe seguire l’esempio massonico di unirsi, tutti i partiti riunirsi tra di loro in un’unica ideologia, ha tirato fuori un articolo che non aveva né capo né coda e da lì è finita.

DOMANDA – Questi due signori, Gelli o non Gelli che fosse, si limitarono a insistere per un’adesione del movimento alla massoneria o avevano anche in programma qualche cosa di fattivo?

RISPOSTA – Avevano intenzione di far sì che il Movimento Nazionale di Opinione Pubblica diventasse una specie di loggia o loggina, un punto di riferimento per la massoneria in Verona che Nardella credo che non abbia fatto anche perché non ha fatto materialmente in tempo, forse mi ha ascoltato forse. Non lo so.

DOMANDA – Può spiegare che cosa fu l’organizzazione di sicurezza che rapporti ci siano tra questa definizione, le legioni e i nuclei di difesa dello Stato?

RISPOSTA – Io appartenevo all’organizzazione di sicurezza, spiego subito: l’organizzazione di sicurezza era un’organizzazione così concepita e così fatta: allora meno di oggi, ma comunque, l’esercito italiano in caso di conflitto non era in condizioni di potere combattere e contrastare un nemico che avesse invaso il territorio nazionale perché poco numeroso. Allora c’era una disposizione, naturalmente ministeriale, che riguardava i congedati e una specie di biografia, di descrizione di come si erano comportati durante il servizio militare, quelli più validi, più bravi, più motivati, più esperti. Dopodiché il comandante di reparto, prima che questi se ne andassero in congedo chiedeva a loro se fossero stati disponibili, in caso di invasione del territorio nazionale da qualsiasi parte l’invasione provenisse, quindi qualsiasi straniero, fossero disposti a condurre alcune mansioni di guerriglia, di informazione, di altre cose, c’erano cinque specializzazioni per difendere il territorio nazionale e collaborare alla riconquista del territorio qualora il territorio fosse stato invaso da queste forze nemiche. Era in grande la stessa cosa che voleva fare, che aveva in mente Gladio, praticamente la stay behind, però mentre la stay behind alle dirette dipendenze degli americani la nostra organizzazione era invece nazionale al cento per cento, quindi non si faceva distinzione tra nemico dell’est, nemico dell’est, oggi si direbbe gli islamici a cosa del genere, ma era gente che si dichiarava disponibile a fare questo. Cos’è successo? Che nel 1973, 14 luglio, l’organizzazione è stata sciolta perché i responsabili provinciali o regionali, io ero per la provincia di Verona, abbiamo proposto di fare una nuova associazione con questa, che permettesse, come in Austria, in Svizzera, in altri paesi, il richiamo di queste persone per quindici, venti giorni, un mese, quindi il mantenimento della loro capacità operativa in modo tale da potere disporre al momento che dovesse scoppiare una guerra di un esercito notevole e soprattutto di bande di guerriglia partigiana qualora il territorio fosse invaso non divise da sentimenti politici perché nessuno doveva essere iscritto a partiti politici, ma da persone che avessero solo ed unicamente lo scopo di salvaguardare il territorio nazionale e la propria terra anche perché erano dislocate in maniera tale che ciascuno al massimo combatteva all’intorno della sua città. Questa era l’organizzazione di sicurezza della quale io sono stato molto orgoglioso fino al 14 luglio quand’è stata sciolta ed è stata sciolta anche in virtù del fatto che un centinaio di noi che c’eravamo radunati per presentare una mozione abbiamo chiesto questa trasformazione dell’organizzazione e qui purtroppo è successo un fatto che ha del sospetto. Perché uno dei miei colleghi che aveva fatto la scuola di guerra ed aveva la mania di fare le cose col grafico, aveva fatto una specie di croce con su nord est sud ovest e questo naturalmente cosa significava? Significava che quest’organizzazione era pronta a difendere la patria da qualsiasi parte. Un altro più spiritoso ha detto no, non facciamo una croce, facciamo una rosa dei venti, malauguratamente questo nome della Rosa dei Venti è stato usato per definire quell’organizzazione di tre cretini, di tre persone che a Padova dicevano di volere fondare l’organizzazione del Movimento Nazionale di Opinione Pubblica facendo tutto quel caos in una questione che non c’entrava niente perché era esclusivamente dell’esercito. Quello che mi preoccupa oggi è che io sono in questo momento presidente provinciale dei decorati al valore militare della provincia di Verona, ma lascerò la carica perché in questo momento si sta prospettando di adoperare le associazioni d’arma, soprattutto i soldati che finito il periodo di leva volontaria di tre, quattro anni andranno in congedo per rifare un’organizzazione di questo tipo in quanto che noi non siamo con le truppe che lavoro all’estero per motivi di pace eccetera, sicurezza come quei poveretti dell’Afganistan, non siamo in condizioni in qualsiasi evenienza di difendere il territorio nazionale.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Cerchiamo di tornare ai fatti nostri, tutto è interessante, non l’ho fermato perché era interessante. Parliamo un po’ dei fatti nostri

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Nell’ambito di quest’organizzazione di sicurezza che cosa erano le legioni?

RISPOSTA – Le legioni erano il territorio che era sotto la direzione di un ufficiale…

DOMANDA – Ma sono la stessa cosa dell’organizzazione di sicurezza…

RISPOSTA – Le legioni coincidevano più o meno con la legione Carabinieri. La legione Carabinieri perché le armi…

DOMANDA – Le chiedo, le legioni hanno qualcosa a che fare con quello di cui abbiamo appena parlato, cioè l’organizzazione di sicurezza?

RISPOSTA – Sì, compongono l’organizzazione di sicurezza, si chiamano legioni perché corrispondevano alla legione Carabinieri la quale teneva nelle caserme le armi da dare ai guerriglieri, i guerriglieri si sarebbero rivolti a loro perché lei sa meglio di me che anche in caso di invasione del territorio nazionale, di invasione da parte del nemico i Carabinieri rimangono per il servizio di ordinaria amministrazione sul posto come lo è stato l’eroe Salvo D’Acquisto che anche durante l’occupazione tedesca era lì.

DOMANDA – Ma quante erano le legioni?

RISPOSTA – Trentacinque mi pare.

DOMANDA – E’ un numero preciso?

RISPOSTA – Trentacinque.

DOMANDA – A Verona c’era una legione?

RISPOSTA – Sì, la quinta.

DOMANDA – Chi era al vertice di questa legione?

RISPOSTA – C’ero io fino al tempo di pace, al momento in cui scoppiava la guerra avevo uno di partecipanti, uno di quelli che avevano firmato l’adesione in caso di guerra che era un capitano in congedo.

DOMANDA – Volevo spiegare alla Corte alla quale potrebbe sembrare molto periferico l’argomento che stiamo affrontando che sono domande che sono conferma di alcune cose che dice un’altra persona che ci interessa, in qualche modo le domande fatte al teste servono…

INTERVENTO DELL’AVVOCATO DIFENSORE – Avvocato Ronco – Non sono a conferma, sono la manipolazione di questi elementi dato che… la finalità di…

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – La finalità è quella di confermare quello che ha detto un certo teste.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Che le legioni erano trentacinque.

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – Questo per spiegare perché potrebbe sembrare che cosa ce ne importa.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Quali armi venivano date a questi signori in caso di invasione?

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – C’erano armi?

RISPOSTA – Sì, le armi c’erano, in ciascuna caserma dei Carabinieri oltre al proprio armamento aveva un certo numero di armi da dare a questi personaggi, a queste persone che sarebbero affluite, sarebbero andate da loro, loro avrebbero indicati eventuali capi che si chiamavano calamite perché dovevano unificare questi nuclei in montagna eccetera, si sarebbero formati dei nuclei partigiani. Questi nuclei soprattutto avrebbero avuto un solo ed unico colore che era quello tricolore dell’Italia, non ci sarebbero state quelle cose che ho visto durante la guerra anche se ero un ragazzino perché mio padre ha fatto il partigiano monarchico, ha avuto delle rogne più con le altre bande di altri colori che non con le forze di occupazione. Quindi c’era anche questo scopo di unificare, poi c’erano dei collegamenti diretti con l’esercito amico, con l’esercito italiano che avrebbe cercato la riconquista del territorio nazionale perché purtroppo per ciò che concerne la gladio e la strategia americana era previsto l’abbandono di tutta la Pianura Padana, della parte forse più importante del territorio italiano, importante per la produzione, per i commerci, le industrie, noi non volevamo assolutamente questo. Volevamo difenderci sul confine. Vado fuori forse dall’argomento.

DOMANDA – Tutte le caserme dei Carabinieri avevano queste armi o soltanto alcune?

RISPOSTA – Tutte quelle dislocate in punti importanti. Non tutte.

DOMANDA – Presso la caserma Pastrengo c’erano delle armi?

RISPOSTA – Dov’è la caserma Pastrengo?

DOMANDA – La caserma di Milano.

RISPOSTA – Ci saranno state sicuramente, non lo so.

DOMANDA – Ipotizza?

RISPOSTA – Non è mio territorio quello. Se lei mi chiede su Verona e sui paesi sì, ma sul resto no. Noi non avevamo come la gladio il nasco, dei nascondigli deve mettere le armi, noi non avevamo armi che non fossero regolarmente in mano alle forze dell’ordine, cioè i Carabinieri.

DOMANDA – Le chiedo, lei ha mai sentito parlare dei nuclei di difesa dello Stato?

RISPOSTA – Questa è una cosa che la ringrazio di avermela chiesta perché è una cosa che mi dà molto fastidio, i nuclei di difesa dello Stato non sono mai esistiti, questi nuclei di difesa dello Stato è un nome che viene dato pretestuosamente alle volte ad elementi della gladio…

DOMANDA – Dato dai chi?

RISPOSTA – … alle volte da quelli dell’organizzazione di sicurezza per confondere le idee.

DOMANDA – Dato da chi?

RISPOSTA – Da forze di potere che avevano avuto l’interesse prima a nascondere la gladio poi a dirla, a propagandarla e a cercare poi di fare passare l’organizzazione di sicurezza come quella che aveva fatto le cose irregolari, mentre invece la gladio poverina era perfetta. Non ho la possibilità di tirare fuori nomi di politici o di generali che avevano questo concetto.

DOMANDA – Chi faceva parte di queste organizzazione di sicurezza?

RISPOSTA – Facevano parte per un certo numero di anni, fino allo scadere di un certo termine ufficiali, sottufficiali e truppe…

DOMANDA – Le faccio una domanda più diretta, lei ha conosciuto Massagrande?

RISPOSTA – Sì molto bene.

DOMANDA – Besutti?

RISPOSTA – Besutti anche, meno bene ma comunque erano due ufficiali di artiglieria paracadutista. Io li ho conosciuti come sottotenenti d’artiglieria paracadutista, sapevo che facevano parte del direttivo del movimento politico Ordine Nuovo composto da loro due, da Graziani e da Rauti.

DOMANDA – Ma avevano qualcosa a che fare con le legioni?

RISPOSTA – Assolutamente no, perché loro appartenevano a un partito politico, i legionari non avevano nessuna tendenza politica, non potevano essere iscritti a nessun partito.

DOMANDA – Ma venivano fatte delle esercitazioni?

RISPOSTA – Con autorizzazione dell’esercito e su richiesta dell’esercito abbiamo fatto quattro o cinque attivazioni contro colonne in movimento per penetrare negli accampamenti con pochi uomini quattro o cinque uomini. Piccole esercitazioni su richiesta… Abbiamo richiamato per una settimana, quattro giorni, cinque, sei giorni delle persone dell’organizzazione di sicurezza ed abbiamo fatto queste esercitazioni.

DOMANDA – Ricorda dove?

RISPOSTA – Dove l’abbiamo fatte una a Bosco Chiesa Nuova provincia di Verona, una Grezzana, Verona, una a San Martino Bonalbergo provincia di Verona.

DOMANDA – Marcello Soffiati lei l’ha conosciuto?

RISPOSTA – Mamma mia…

DOMANDA – Sarà un discorso un po’ lungo.

RISPOSTA – Marcello Soffiati è il figlio… mi è stato portato in caserma dal Carabiniere Carlo Pellegrini che io conoscevo molto bene dai tempi in cui facevo ordine pubblico in Alto Adige perché voleva conoscermi e chiedermi una cosa. Questo Marcello Soffiati era figlio di quel Soffiati che faceva…

DOMANDA – Bruno.

RISPOSTA – Che faceva parte della Repubblica Sociale Italiana ed era chiacchierone quanto il figlio e senza testa quanto il figlio perché ai suoi colleghi della Repubblica Sociale Italiana ha “l’unico vero partigiano che c’è a Verona, che combatte e ci sarà tribulare sarà il generale Spiazzi”, che era mio padre, così sono venuti ad arrestarlo, hanno arrestato lui e hanno arrestato me e mia madre per un mese, le SS, dopodiché l’hanno mollato perché non hanno trovato neanche mezzo partigiano perché mio padre nella zona di Verona non aveva assolutamente bande. Il Soffiati figlio è venuto a dirmi che ci sarebbe stato un attentato contro una nostra polveriera e che lui…

DOMANDA – Qual era questa polveriera?

RISPOSTA – Polveriera di Forte Vegron vicino a Montorio. Lui diceva così che lui l’aveva già detto ai Carabinieri, l’aveva già detto alla Polizia che se anche lui era un informatore della Polizia e dei Carabinieri non gli avevano voluto credere. Io ho preso tutte le predisposizioni del caso anche se non credevo a Soffiati, Soffiati quando ha visto che nessuno gli credeva andava in giro diceva che era un agente la CIA per dirle che persona era…

DOMANDA – Andiamo per ordine.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Lasciamolo completare.

RISPOSTA – Con un cartellino con su scritto agente CIA.

INTERVENTO DELL’AVVOCATO DIFENSORE – Avvocato Forzani – Quando dice le cose interessanti non va più bene.

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – Cosa ha detto a lei?

RISPOSTA – Le sembra possibile che con un agente della CIA possa girare con un cartellino con su scritto Soffiati Marcello agente della CIA.

DOMANDA – Le ha fatto vedere il cartellino?

RISPOSTA – Lui diceva era un agente CIA.

DOMANDA – Le ha fatto vedere un cartellino?

RISPOSTA – Andava in giro per la strada così col cartellino.

DOMANDA – Le ha fatto vedere un cartellino?

RISPOSTA – Era un povero imbecille, aveva uno di quei cartellini dove si mettono sopra i propri nome, gli incarichi.

DOMANDA – E che c’era scritto?

RISPOSTA – Agente CIA.

DOMANDA – E lei l’ha visto questo cartellino?

RISPOSTA – Certo che l’ho visto, gli ho detto “sei scemo, sei pazzo, non venire più qui, non mi rompere più le scatole, vai dalla CIA”, lui dopo ha detto che ci sarebbe stato un tentativo di rapimento di un generale, era poi il generale Dozier, che lui aveva bisogno di parlare con la CIA. Dico “ma se sei tu l’agente della CIA!”.

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – Ognuno di questi fatti necessità di un approfondimento.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Vorrei che uno per uno si parlasse… anche perché lei ha riversato centinaia di pagine su Soffiati in termini molto diversi.

RISPOSTA – Io ho detto solo quello che dimostra come Soffiati fosse una persona completamente inaffidabile.

DOMANDA – Andiamo per ordine.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE –Soffiati parlava con parecchie persone sentiamo quello che ha detto a lei.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – C’è una corrispondenza epistolare tra lei e Soffiati che diciamo fa a pugni con questa pretesa inaffidabilità…

RISPOSTA – Ha letto l’ultima lettera. Signor Pubblico Ministero ha letto l’ultima lettera con cui lo liquido.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Generale andiamo con ordine.

DOMANDA – Stiamo parlando di questa presentazione da parte di quel Carabiniere, ma chi era sto Carabiniere?

RISPOSTA – Carlo Pellegrini.

DOMANDA – Lei che rapporti aveva con questo signore?

RISPOSTA – Ero rimasto in buoni rapporti quando durante un rastrellamento in Alto Adige c’aveva dato una mano, noi avevamo dato una mano a lui per fare un rastrellamento.

DOMANDA – Lei in più di un verbale, ma prendo questo qua del 24 gennaio 2000 davanti alla Corte d’Assise, parla di un fatto accaduto il 16 ottobre ‘72 questa presentazione anche perché lei mi pare che a un tempo annotasse, prendesse degli appunti su tutto quello che accadeva.

RISPOSTA – Tutto da quando sono nato io ogni giorno mi faccio l’agenda con tutto scritto, da quando sono nato perché mia madre me l’ha consegnata quando ho fatto 18 anni, mi è piaciuto e ho continuato.

DOMANDA – Comunque quando è stato interrogato in Corte d’Assise il 24 gennaio 2000 dice che questa conoscenza con Soffiati, questo primo episodio risale al 16 ottobre ’72, va bene come data?

RISPOSTA – Penso di sì.

DOMANDA – E’ compatibile con i suoi ricordi?

RISPOSTA – Sì. Penso di sì.

DOMANDA – Quindi viene questo Pellegrini che cosa le dice di Soffiati?

RISPOSTA – Soffiati mi dice…

DOMANDA – Non Soffiati, Pellegrini di Soffiati?

RISPOSTA – Pellegrini mi dice “c’è questo signore a cui noi diamo scarso affidamento dice così che ci sarà un tentativo di effrazione presso la vostra polveriera di Forte Vegron. Io per scrupolo di coscienza glielo dico perché so che lei è responsabile della sicurezza della caserma”.

DOMANDA – Che cosa le dice Pellegrini di Soffiati oltre a questo discorso dell’attendibilità?

RISPOSTA – Che è poco affidabile. Nient’altro non mi ricordo.

DOMANDA – Nell’ambito di questo verbale “…disse che il medesimo era dal 1963 un informatore dei Carabinieri”.

RISPOSTA – Sì, distribuiva le informazioni a tutti, poi che fossero vere o false.

DOMANDA – Le disse o non le disse che era un informatore…

RISPOSTA – Informatore nel senso che nessuno di noi se non ha dei motivi particolari va dai Carabinieri e dice guardate che fra quindici giorni salta per aria questo, salta per aria quell’altro. Lui lo faceva, lo chiamavano informatore perché giustamente nonostante gli dessero tanto credito guadavano e controllavano che non succedesse qualcosa, difatti anche a Forte Vegron qualcosa quella sera è successo.

DOMANDA – Il fatto di cui parlò Soffiati si verificò o non si verificò?

RISPOSTA – In parte, in piccola parte sì. Ci sono stati…

DOMANDA – Non ci fu un’operazione, non ci furono degli arresti per il fatto che Soffiati ha detto che sarebbe accaduto?

RISPOSTA – E’ successo che due personaggi, due di una specie di campo nomadi hanno tentato di entrare nella polveriera, noi eravamo allertati, il Maresciallo ha sparato un colpo di pistola in aria, poi li hanno presi e nel frattempo sono arrivati i Carabinieri che sono stati chiamati, e sono stati consegnati.

DOMANDE DEL PRESIDENTE – L’informazione fornita da Soffiati era esatta?

RISPOSTA – O è una combinazione!

DOMANDA – Dal punto di vista di fatto?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Voi vi eravate allertati perché Soffiati ve l’aveva detto.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Questi signori sono stati processati e condannati?

RISPOSTA – Sì, penso di sì.

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – Questi che sono stati bloccati dai Carabinieri?

RISPOSTA – Sì.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Quali altre informazioni le ha dato Soffiati? O meglio quali altre informazioni si proponeva di darle Soffiati?

RISPOSTA – Soffiati aveva detto due grosse fesserie, grosse, grosse: la prima era che il suo amico Affatigato che stava all’estero desiderava da me l’invito a comporre un piano insurrezionale di presa di potere. Si figuri… E poi la seconda notizia che aveva dato era stata che sempre l’Affatigato aveva un cospicuo numero di armi che stava per vendere alle Brigate Rosse che allora era meglio che dei funzionari della CIA si fingessero brigatisti rossi ed andassero da lui per comperarle così le armi non finivano alle Brigate Rosse, ma sarebbero andate in mani sicure. Non ricordo altro dopo questi

episodi qua, poi l’ho mandato a farsi friggere con l’ultima lettera che lei troverà nel plico.

DOMANDA – Non sembrerebbe che l’abbia mandato a farsi friggere. Soffiati le ha mai parlato di suoi presunti interventi nell’ambito del sequestro del generale Dozier?

RISPOSTA – Mi ha telefonato, ricordo ancora, le parole dicendo: “Amos, Amos, sono in montagna con i Carabinieri, con la Polizia e con agenti della CIA a ricercare il nostro caro e amato generale. Chi sarebbe sto amato generale? Dozier, vieni anche tu con qualcuno dei tuoi. Senti va a farti friggere perché a me non me ne frega niente del generale Dozier, non sono un americano e tu non sei della CIA e sicuramente non sei sulle montagne a cercarlo né con i Carabinieri né con la

Polizia. Sii serio!”.

DOMANDA – Le mostro alcune lettere cui è presente anche la trascrizione, c’è una parte battuta a macchina, semplicemente per maggiore comodità è stata trascritta a macchina, però ciascuna di queste trascrizioni è seguita dallo scritto autentico; in particolare c’è una lettera che lei scrive il 15 novembre ‘75 a Soffiati, una lunga lettera, poi c’è un appunto legato a questa lettera, poi c’è una lettera che Soffiati le scrive senza data alla quale però lei risponde il primo dicembre ‘75.

RISPOSTA – Ero sempre in carcere.

DOMANDA – Poi ci sono altre lettere che sono invece di anni successivi attorno all’83. Lei guardi un po’ se si ricorda di queste lettere, poi eventualmente ragioneremo.

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – Dr Piantoni – Presidente, per le Parti sottoponiamo e consegniamo alla Corte il verbale di sequestro a carico di Soffiati Marcello del 25.10.82 faldone GA122 foglio 306; poi c’è una trascrizione della lettera Spiazzi-Soffiati datata Vicenza 15.11.75 della quale abbiamo la copia del manoscritto in GA85 foglio 210, ma abbiamo reperito proprio ieri anche una copia dattiloscritta che non è presente nel fascicolo, ma venne trasmessa solo all’AG di Milano e di Bologna, trascrizione di una lettera manoscritta che abbiamo, come ho detto un attimo fa, in GA85 210, quindi per comodità di lettura unisco anche questa trascrizione. Un primo documento 15.11.75, un secondo documento che è senza data, inizia “per te personale” il cui manoscritto è presente nel fascicolo nel faldone GA85 foglio 215, il testo dattiloscritto è in GA19 228; poi abbiamo una trascrizione lettera Soffiati-Spiazzi senza data la cui trascrizione è in GA19 foglio 222, mentre il manoscritto è in GA85 foglio 202; ancora una manoscritta “caro Marcello” a firma Amos dell’1 dicembre 1975 il cui documento manoscritto è in GA85 foglio 198, mentre la trascrizione come nell’altro caso è presente solo in Milano l’alleghiamo ed è qui inserita. Poi abbiamo due lettere invece inviate alla Procura di Brescia direttamente dal colonnello Spiazzi, sono dell’83 però questo è di molti anni dopo, sono in BA2 pagina 434, sono dell’83 entrambe. Per potere seguire meglio.

RISPOSTA – Qui c’è di importante la lettera che trasmetto al signor Giudice, l’ultima lettera con cui liquido Soffiati dicendo che è un povero imbecille.

INTERVENTO DELL’AVVOCATO DIFENSORE – E’ un materiale abbastanza cospicuo, se gli concediamo 10-15 minuti per poterle vedere, non è che siano tutte memorizzabili.

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – Volevo fare delle altre domande.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Volevo chiedere, lei conosce o ha avuto rapporti con il commissario Distasio?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Chi era?

RISPOSTA – Era un commissario della Polizia.

DOMANDA – In che ambito?

RISPOSTA – Era della squadra mobile non so come si chiamava. Perché mentre conosco molto bene i Carabinieri anche perché l’accademia l’ho fatta con i Carabinieri, la Polizia ho meno confidenza, Distasio l’ho conosciuto per tanto tempo, avevo una bellissima collezione di armi che valeva oltre un miliardo e che mi hanno portato via ingiustamente, tutta regolarmente denunciata, Distasio si era dato da fare anche perché la ricuperassi, poi non ci siamo riusciti.

DOMANDA – Lei ricorda di avere chiesto informazioni a questo Distasio su Soffiati?

RISPOSTA – Senz’altro.

DOMANDA – E che cosa le ha detto?

RISPOSTA – Mi ha detto che era una persona poco affidabile, che certe volte diceva delle cose giuste, quasi sempre diceva delle cose sbagliate, che era un maniaco.

DOMANDA – Lei disse delle cose completamente diverse…

RISPOSTA – All’inizio ci credevo.

DOMANDA – Le cose le ha dette il 26 gennaio 2000.

RISPOSTA – Mi dica.

DOMANDA – Lei riferisce che cosa le ha detto Distasio. Lei nel 2000 quando è stato sentito in Corte d’Assise spiega che cosa le ha detto Distasio nei confronti di Soffiati.

RISPOSTA – Mi dica.

DOMANDA – Ci sono le sue parole registrate, non è che sono interpretazioni, iniziative che mi pare prenda proprio quando c’è la questione di Affatigato eccetera, poi vedremo fanno riferimento proprio al contenuto di queste lettere.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Lei si ricorda che cosa disse Distasio di Soffiati?

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – L’ha detto, ha detto informazioni negative.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Siccome la contestazione sarà diversa, vediamo se si ricorda meglio. Non si ricorda?

RISPOSTA – A me sembra che… cioè sono sicuro Distasio non aveva grande fiducia di Soffiati, diceva che era sempre bene tenerlo perché era uno che conosceva un sacco di gente e che non si sa mai che qualche volta potesse dare qualche informazione giusta, non era un informatore di quelli ufficiali da tenere in considerazione, lui ha dato un giudizio cinquanta e cinquanta, per me non era cinquanta e cinquanta, glielo dico subito.

DOMANDA – E’ quello che Distasio disse a lei che interessava sapere.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Nel verbale del 2000, udienza 26 gennaio, poi c’è anche un’udienza 24 gennaio, che poi fa riferimento in effetti al contenuto di una di queste lettere che poi riprendiamo; lei in questa lettera c’era scritto “confermo che ho preso su di te accurate informazioni – lei parla con Soffiati – le informazioni le ha apprese dal commissario Distasio, ho preso su di te accurate informazioni e mi è stato ribadita la tua serietà e l’abbandono da anni di ogni attivismo, questo mi è stato detto dal commissario Distasio”. Lei dice – questo a pagina 60 – dopo la questione della CIA di Affatigato della quale aveva riferito, “vado da Distasio e gli dico commissario…” e poi il Presidente le chiede “sono buone le informazioni, che ha dato delle buone informazioni?” Dice “buone, buone, buone, positive”. Poi dice che Distasio ha detto “bravo ragazzo, ha la mania di fare l’investigatore ci serve qualche volta anche noi come ai Carabinieri”. Questo dice. Poi c’è un suo commento sulla questione della pistola di Esposti, ma questo è un commetto suo. Dico “ma politicamente? Politicamente lui ha smesso ogni attività politica, questo dice il commissario”. Diciamo che in qualche modo questo signore oltre ad essere da nove anni uno che informava i Carabinieri, lei va dalla Polizia e quello che lei dice, non quello che dice qualcun altro, è quello che le ho appena letto, le dichiarazioni che sono da interpretare insomma un po’ diversamente da quello che lei…

RISPOSTA – Evidentemente io non l’ho distrutto di fronte ai Giudici, di fronte a tutti. L’ho distrutto poi alla fine perché all’inizio poteva anche avere…

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – Lei è andato davanti ad una Corte, alla Corte d’Assise era lì, lei è andato a dire che quanto le aveva detto Distasio erano informazioni buone, buone, buone, l’ha detto davanti ai Giudici…

RISPOSTA – Effettivamente questa dichiarazione mi meraviglia perché non mi ricordavo di avere detto una cosa del genere. Ho detto sicuramente una cosa un po’ inesatta.

DOMANDA – E perché?

RISPOSTA – Perché non mi ha dato delle informazione buone, buone, buone mi ha dato delle informazioni discrete o forse mi ha detto una volta era bravo, adesso invece è poco affidabile, non mi ricordo signor Presidente, sinceramente è passato troppo tempo.

DOMANDA – Però nel 2000 ha detto buono, buone, buone…

RISPOSTA – Concludendo il mio rapporto con Soffiati l’ho mandato a quel paese, come si leggere da in quella lettera…

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – Non concludiamo proprio niente, ci sono ancora diverse cose.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Il suo giudizio sa Soffiati al di là di quello che ha detto è negativo. Tutta questa serie di tra virgolette balle che andava raccontando a suo dire Soffiati ci può dare un quadro completo? Al di là del tesserino con scritto CIA e via dicendo lui che cosa diceva? Diceva di avere rapporti con istituzioni di intelligence?

RISPOSTA – Sì, ma contemporaneamente…

DOMANDA – Lasci stare un momento la sua critica, abbiamo capito lei l’ha detto che poco ci credeva insomma, che alcune cose erano una barzelletta, questo per un discorso di carattere generale. Al di là della critica di queste cose vorrei sapere nel suo complesso che cosa millantava Soffiati?

RISPOSTA – Millantava un grosso rapporto con la Polizia, meno con i Carabinieri, molto meno con i Carabinieri, però anche con i Carabinieri, poi millantava le sue posizioni…

DOMANDA – Lei ha detto la CIA, lei millantava rapporti con istituzioni di intelligence, aveva rapporti, diceva di avere rapporti con i servizi americani sì o no?

RISPOSTA – Sì altro che.

DOMANDA – Diceva di andare nelle caserme della Setaf?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – E ci andava?

RISPOSTA – Non lo so, io non ho mai bazzicato caserme americane, per principio.

DOMANDA – Rapporti con la Polizia con chi?

RISPOSTA – La Polizia sicuramente con i collaboratori di Distasio, non li conosco personalmente, non li ho mai conosciuti. Conoscevo così di vista.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Lei è stato qualche volta a Colognola ai Colli presso la trattoria di Soffiati?

RISPOSTA – Non ho capito.

DOMANDA – E’ stato mai a Colognola ai Colli nella trattoria di Soffiati?

RISPOSTA – Sono stato a Colognola ai Colli parecchie volte, quattro o cinque volte, sono stato una volta a Colognola ai Colli insieme con un certo professor D’Agostino che era il capo dei tradizionalisti presso la cui casa a Venezia ho conosciuto Carlo Maria Maggi. Ed erano di passaggio da Verona lui, Maggi ed erano andati da Soffiati, mi hanno telefonato se volevo andare a pranzo con loro. Sono andato a prendere un caffè, a salutare D’Agostino che mi era tanto simpatico e amico. Poi mi sarò fermato sì e no mezz’ora. Poi siamo andati una sera insieme con il defunto onorevole Pasetto del Movimento Sociale Italiano ad una cena di solstizio perché la Destra celebrava il solstizio d’estate e d’inverno, nel cortile della trattoria di Soffiati aveva organizzato un fuoco da accendere a mezzanotte secondo le tradizioni e distribuiva panini, così qualcosa di mangiare, sono andato quella volta lì.

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – Chi c’era a quella cena?

RISPOSTA – C’era il maresciallo dei Carabinieri di Colognola ai Colli

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Era Verelli o qualcun altro?

RISPOSTA – Sì. Poi c’era l’onorevole Pasetto, la sorella dell’onorevole Pasetto, poi c’era altra gente, ma non li conoscevo.

DOMANDA – Sempre davanti alla Corte d’Assise questa volta poi l’11 dicembre 2000, un’altra Corte d’Assise, lei parla di queste visite presso la trattoria di Soffiati, in una di queste riferisce della presenza di due agenti della DIGOS agli ordini del commissario Distasio, lo ricorda questo?

RISPOSTA – Non ricordo chi…

DOMANDA – Che facevano?

RISPOSTA – Forse erano lì per controllare e vedere chi c’era chi non c’era. C’era anche un maresciallo dei Carabinieri

DOMANDA – Erano in atteggiamento conviviale o…

RISPOSTA – E’ logico, se vengono lì devono partecipare insomma in un certo senso.

DOMANDA – Ma dopo il ‘72 lei Soffiati quando l’ha rivisto?

RISPOSTA – Soffiati l’ho visto la prima volta quando me l’ha portato Pellegrini.

DOMANDA – Ma dopo questa occasione, lui viene le dice questa storia della polveriera, poi ci sarà stato l’intervento?

RISPOSTA – Poi è venuto qualche volta a casa mia, suonava il campanello lo salutavo, avevo altro da fare e da pensare non sono mai stato lì tanto a conversare con lui, non era un’amicizia, era una conoscenza più che un’amicizia.

DOMANDA – Lei ricorda di averlo rivisto in carcere in un giorno particolare?

RISPOSTA – Non ho capito.

DOMANDA – Ricorda di avere visto Soffiati in carcere?

RISPOSTA – Sì l’ho visto una volta, è stato quando sono stato arrestato la seconda volta e mi hanno portato nel carcere del Campone a Verona e lui era dentro non ricordo perché ed è venuto in cortile durante l’ora d’aria a salutarmi.

DOMANDA – Ricorda che era l’occasione in cui era deceduta sua madre, lo ricorda?

RISPOSTA – Quando è morta mia mamma, è morta che ero… mi hanno dato l’autorizzazione ad andare al funerale di mia madre quattro giorni dopo che l’hanno sepolta, quindi non ho potuto andarci, ho solo le fotografie del funerale dove c’è la mia povera moglie che poi è morta anche lei, i tre figli.

DOMANDA – Questo è accaduto il 23 maggio ‘75?

RISPOSTA – Il 22 maggio ’75, mia moglie l’11 maggio ’85.

DOMANDA – Lei ricorda di aver incontrato Soffiati in coincidenza con quell’evento?

RISPOSTA – No, non ricordo. Avevo altro da pensare.

DOMANDA – L’ha riferito lei il 24 gennaio 2000 sempre davanti alla Corte d’Assise?

RISPOSTA – Si vede che mi sono ricordato.

DOMANDA – E’ una delle occasioni in cui vide Soffiati in carcere fu quella coincidente…

RISPOSTA – Era in carcere allora detenuto perché non poteva nessuno venirmi a trovare, si vede che era detenuto anche lui.

DOMANDA – Sì.

RISPOSTA – Ma per che cosa? Non so perché era detenuto. Però non mi ricordo sarà venuto a farmi le condoglianze.

DOMANDA – Per quelle armi, quell’esplosivo e armi di cuiabbiamo più volte parlato.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Perché dice che Soffiati girava con qualche arma e l’avevano arrestato per detenzione di armi.

RISPOSTA – Non ricordavo non lo sapevo. L’avrò saputo sicuramente adesso non lo ricordavo.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Ma l’appuntato Pellegrini ha esaurito il suo ruolo di intermediazione in occasione di quell’episodio della polveriera o ha avuto altre occasioni per metterla in relazione, in contatto con Soffiati per altri fatti di natura informativa?

RISPOSTA – Assolutamente no perché dopo poco Pellegrini è stato trasferito nel Trentino perché lui era di Cavareno, è andato a fare l’istruttore di sci.

DOMANDA – Nell’ambito sempre dell’escussione del 26 gennaio 2000 davanti alla Corte d’Assise, a domanda della Parte Civile, le venne evidenziato in qualche modo come a fronte il numero di incontri abbastanza limitato si parlasse di questa attività seppur risibile informativa da parte del Soffiati, non si riusciva a capire in quali occasioni Soffiati potesse parlare con lei visto che vi incontravate così raramente. Si fa riferimento anche a queste lettere che poi vedremo un po’ meglio che in qualche modo sembrano attestare a un rapporto di maggiore consistenza rispetto a quello che anche oggi lei sta esternando. Le chiede “vuole chiarire per cortesia come può aver avuto un rapporto così occasionale con Soffiati, cioè due incontri – oggi ha parlato un po’ di più – uno nel ‘72 ad ottobre uno nel maggio ’75 se dal carcere nel ’75 scrive quella lettera che abbiamo letto oggi – non solo quella” abbiamo tutte queste lettere, ma come mai se vi siete visti così raramente, questo per tornare all’appuntato Pellegrini per contestarle alcune cose in contrasto con quello che lei ha appena detto. Poi andando avanti “due incontri – lo stesso Presidente le dice due incontri giustificano la domanda dell’Avvocato Siniscalchi che faccio mia, una lettera così lunga se posso dire affettuosa, così partecipata…” Lei risponde per spiegare come facevate a comunicare “per me il filtro tra me e Soffiati era il Carabiniere Pellegrini, se il Carabiniere Pellegrini me ne aveva parlato bene io automaticamente per la riconoscenza che avevo verso Soffiati – lei parla di riconoscenza che lei aveva verso Soffiati…

RISPOSTA – Io…

DOMANDA – Per la segnalazione esatta che mi aveva dato e per tutte le successive informazioni che io ricevevo non più di persona da Soffiati, ma da parte del Carabiniere Pellegrini, io ero in buoni rapporti”. Cioè senza voler anticipare poi un riferimento che faremo al contenuto di queste lettere, come lei può notare, esprime due concetti. Uno in contrasto con quello che dice oggi che praticamente era Pellegrini che da un certo punto in poi le passava le informazioni di Soffiati e questo giustificherebbe queste lettere in presenza di una scarsità di incontri personali. E in secondo luogo, come lei può notare me l’ero dimenticato, lei dice alla Corte d’Assise che riceveva più informazioni da parte di Pellegrini delle quali era anche riconoscente perché dice “per la riconoscenza che io avevo verso Soffiati per la segnalazione esatta che mi aveva dato e per tutte le successive informazioni”, quindi dà un quadro un po’ diverso da quello disastroso che lei ha dato oggi.

DOMANDE DEL PRESIDENTE

DOMANDA – Questo l’ha detto lei in Corte d’Assise?

RISPOSTA – Sì.

DOMANDA – Ha detto che le informazioni erano state diverse, numerose e anche esatte, queste informazioni tramite per lo più era il Carabiniere Pellegrini o almeno in parte?

RISPOSTA – Sicuramente Pellegrini sarà partito più tardi e forse mi avrà sicuramente trasmesso delle informazioni che al momento non ricordo.

DOMANDA – E’ esatto quello che ha detto alla Corte?

RISPOSTA – Quello che io ho detto è vero.

DOMANDA – Quello che dice oggi è un po’ più riduttivo?

RISPOSTA – E’ molto più riduttivo.

DOMANDA – Come mai?

RISPOSTA – Forse perché dentro di me c’è sempre quel vecchio rancore che mi ha provocato il fatto che suo padre e poi lui col suo atteggiamento stesso me l’ha confermato com’era suo padre, ha provocato a mio padre sofferenze infinite, a me ed a mia madre un mese di galera presso le SS tedesche a Verona. Quindi ho una specie di avversione quasi innata verso Soffiati forse qualche volta sbaglio, però effettivamente qualche notizia vera in mezzo ad infinite false me l’ha data. Soprattutto mi dava tante informazioni quand’ero a Montorio alla caserma di soldati che si mettevano a parlare con proletari in divisa estremisti, questo mi faceva sapere che questi soldati frequentavo determinate persone che non andavano bene, secondo il mio temperamento che non è repressivo, ma è persuasivo chiamavo questi soldati parlavo, tant’è vero che uno di questi che si chiama Lollo dopo che era stato congedato e tutto si è presentato al Giudice Tamburino per fare una testimonianza a mio favore perché lui avrebbe dovuto essere denunciato per certe azioni che aveva fatto in caserma, invece l’ho persuaso a diventare un bravo soldato e lui ha finito la Naia in maniera decorosa, anche quest’era stata un’informazione che era arrivata da Soffiati.

RIPRENDE L’ESAME DEL PUBBLICO MINISTERO

DOMANDA – Per questo risentimento viene a raccontare il falso abbia pazienza?

RISPOSTA – Questo risentimento mi porta a sottovalutare le informazioni che mi ha dato.

DOMANDA – Deve dire la verità!

RISPOSTA – Mi porta a sottovalutare le sue informazioni, mi dà molto fastidio il fatto che lui abbia detto che io ho commissionato un colpo di Stato ad Affatigato che io manco conosco.

DOMANDA – A chi l’ha commissionato?

RISPOSTA – Avrei dal telefono della sua abitazione chiesto a Marco Affatigato di prepararmi un piano per un colpo di Stato fatto dall’esercito, si figuri, con tutti i generali che conoscevo vado da uno sconosciuto a fareuna domanda di questo genere, però questa faccenda qua è saltata fuori anche ai processi!

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Ce l’ha con lui.

RISPOSTA – Basta una cosa, mi scusi signor Pubblico Ministero, però basta un’affermazione del genere…

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Però colonnello a noi deve dire la verità, lei sta dicendo in questo momento che qualche cosa che c’ha raccontato è riduttivo rispetto alla verità che invece ha detto, allora la invito perché se no perdiamo tempo e poi sta qui oggi e anche la volta prossima quando la rimanderemo.

RISPOSTA – Facciamo cinquanta a cinquanta.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Non è molto in linea con quello che lei ha dichiarato che ha confermato, non è in linea con tutta questa documentazione.

RISPOSTA – Riconfermo quello che ho detto.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – A noi non interessa confermare, ci interessa sapere la sua versione vera, se poi ci dice che ci racconta bubbole ci preoccupiamo, se lei dovesse raccontare bubbole alla Corte fa un reato adesso non è che lo fa all’epoca, andiamo avanti…

INTERVENTO DEL PUBBLICO MINISTERO – Qui ci sono queste lettere, mi accorgo che sarebbe meglio averne una copia in più perché è opportuno che faccio le domande, il Presidente le legga e il teste sia in grado di interloquire. Direi che l’argomento lettere che però non è che durerà molto che è significativo, si potrebbe iniziare dopo l’interruzione in modo che io abbia nel frattempo…

INTERVENTO DEL PRESIDENTE – Questa era la mia proposta, ci rivediamo alle due e un quarto.