Documento sulla progressione rivoluzionaria

Ci rivolgiamo a chi è sostanzialmente a noi affine per fargli prendere coscienza del suo vero essere (…). Solo nella lotta si può mettere alla prova il nostro valore (…). L’insieme dei vari gruppuscoli in tempi immediatamente successivi dovrà essere coordinato (…) da un’organizzazione extraparlamentare di copertura e fiancheggiamento (…). Questa organizzazione avrà inoltre l’importantissima funzione di filtro e collegamento tra i gruppi operativi e l’ambiente cosiddetto “nostro” (…). L’effettiva direzione (…) di tutto il movimento nazionalrivoluzionario dovrà sempre spettare al ramo operativo di questo: disponendo delle forze e dei mezzi finanziari, potrà coerentemente guidare e sorvegliare l’azione dell’organizzazione e delle organizzazioni fiancheggiatrici (…). Lo scopo generale nella lotta rivoluzionaria è la presa del potere (e) per cercare di raggiungere questo obiettivo bisogna disarticolare il sistema. (…)
Il militante nazionalrivoluzionario deve agire spregiudicatamente e senza essere minimamente frenato dalle norme della cosiddetta morale borghese (…). Per ottenere questo risultato non si terrà conto delle perdite, anche non strettamente necessarie, inflitte al nemico o ai neutrali (…). La lotta, a livello di singolo militante, presenterà quella purezza trascendentale che costituisce una vera forma di ascesi eroica e guerriera (…). Il terrorismo, sia indiscriminato che contro obiettivi ben individuati , e il suo potenziale offensivo (è stato definito l’aereo da bombardamento del popolo) (…) può essere indicato per scatenare l’offensiva contro le forze del regime contando sull’impressione prodotta sia sul nemico che sulle forze almeno in parte a noi favorevoli. (…) E’ indubbio che si avrà quasi automaticamente un estendersi della lotta armata, favorita anche dalla prevedibile recrudescenza della repressione (…). Il cecchinaggio, pur valido da un punto di vista tattico, non è di per sé sufficiente a mettere in crisi le istituzioni e per questo dovrà essere affiancato, da un punto di vista strategico, da metodi di lotta di più ampia portata e di maggiore coinvolgimento (…). La massa della popolazione sarà portata a temerci ed ammirarci, disprezzando nel contempo lo Stato per la sua incapacità (…). Gli obiettivi presi di mira appartengono inequivocabilmente agli organi e alle strutture del sistema che, nel caso di offensive indiscriminate atte a seminare il panico, risponderanno con rappresaglie, ritorsioni, ultimatum (…). In questi casi l’odio, semmai, si rivolgerà verso chi dette rappresaglie ha causato ignorando l’ultimatum. (…) E’ bene mettere in guardia i militanti dal rischio che si corre promuovendo strette alleanze con la cosiddetta malavita (…). A essa si può eventualmente ricorrere per procurarsi all’inizio i primi mezzi e strumenti per la lotta (…). Nelle alleanze operative con i rossi (…) non si dovrebbe andar oltre a una non belligeranza (…). E’ bene tener presente che determinati gruppi sociali e certe categorie di persone, come ad esempio alcuni settori della borghesia o certi cattolici che possono vedere di buon occhio la nostra lotta rivoluzionaria, magari solo in funzione anticomunista, non sono sempre sufficientemente motivati per darci un appoggio personale (rischiando anche in prima persona), mentre potrebbero essere disponibili per contributi finanziari, aiuti indiretti o per creare una situazione generale a noi favorevole.

documento redatto nel 1979 nel carcere di Nuoro da Tuti, Azzi, Giannettini, Fumagalli, Bonazzi, Marzorati, Malentacchi e altri.