‘ Paolo Signorelli il mandante morale dell’ omicidio del giudice romano Mario Amato. Fu lui a istigare i ragazzini dei Nar che nel giugno del 1980 assassinarono l’ unico magistrato della Procura che indagava sulla destra eversiva. Per questo merita l’ ergastolo. L’ ha deciso ieri notte la Corte d’ assise d’ appello di Bologna rovesciando la sentenza che aveva assolto l’ ideologo del neofascismo per insufficienza di prove da uno dei delitti più odiosi compiuti dai terroristi neri. Nel febbraio del 1986 anche Stefano Soderini, oggi dissociato, era stato assolto con la formula del dubbio. Ieri è stato invece condannato a 18 anni di carcere avendo usufruito degli sconti di pena previsti dalla legge. La Corte ha emesso un ordine d’ arresto che sarà eseguito nel carcere di Paliano dove Soderini è rinchiuso per altri reati. Per l’ omicidio Amato stanno già scontando l’ ergastolo Gilberto Cavallini, Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Signorelli ha saputo della condanna dal suo difensore, l’ avvocato Gianfranco Bordoni, nella casa romana dove da qualche mese è agli arresti domiciliari per motivi di salute. Il provvedimento fu adottato l’ estate scorsa dopo vivaci polemiche. Il processo terminato ieri rappresenta l’ ennesima tappa di una vicenda giudiziaria molto tormentata, il cui ultimo atto era stato il parziale annullamento della prima sentenza d’ appello. La Corte di Cassazione aveva accolto i ricorsi della difesa e della Procura generale invitando i giudici bolognesi a riesaminare le posizioni di Signorelli e Soderini. Ieri notte la Corte ha evidentemente accolto la tesi dell’ accusa, anche se ha indicato Signorelli non come l’ organizzatore, ma come l’ istigatore dell’ omicidio. La sentenza è stata letta dal presidente Pellegrino Iannaccone all’ una di notte, dopo 14 ore di camera di consiglio. Gli imputati non erano presenti, come non lo erano stati neppure quattro anni fa alla lettura della sentenza di primo grado, quando Signorelli era stato condannato all’ ergastolo dalla stessa corte d’ assise che da dieci giorni è in camera di consiglio per decidere la sorte dei 21 imputati della strage alla stazione di Bologna. Ora la parola torna alla Cassazione che dovrà esaminare anche un’ altra sentenza d’ appello-bis costata a Signorelli un ergastolo: quella pronunciata a Firenze per l’ omicidio del giudice Vittorio Occorsio. Il professore nero infine è accusato di strage e associazione sovversiva nel processo per l’ attentato del 2 agosto 1980 ed è indicato da molti pentiti come una delle pedine fondamentali attorno alle quali è ruotato per anni il panorama dell’ eversione di destra. Un arcipelago sul quale il giudice Mario Amato stava indagando da solo e senza alcuna protezione nei mesi immediatamente precedenti l’ eccidio di Bologna. Una solitudine che all’ indomani dell’ omicidio non aveva mancato di suscitare feroci polemiche contro il vertice della Procura occupato allora da Giovanni De Matteo. Sul tavolo del magistrato assassinato finivano immancabilmente tutti gli episodi legati all’ attività dei neri e Amato, a poco a poco, aveva cominciato a collegare nomi, circostanze, episodi. Per questo era diventato pericoloso, ma nessuno aveva ritenuto di farlo accompagnare da una scorta, o di fornirgli almeno una macchina blindata. Al processo di primo grado la vedova aveva pronunciato un duro atto d’ accusa contro i superiori del marito. Mio marito aveva chiesto aiuto aveva detto ma il procuratore capo De Matteo se l’ era cavata chiedendo, durante un’ assemblea, se ci fosse un volontario intenzionato ad affiancare Amato. Avevano risposto in coro che ci tenevano alla tranquillità e alla pelle e che tenevano famiglia. Per Gilberto Cavallini, il killer, fu dunque un gioco da ragazzi freddare Amato davanti a casa mentre stava aspettando l’ autobus che avrebbe dovuto portarlo al lavoro. Un omicidio facile, preparato nelle settimane precedenti da Giusva Fioravanti che aveva seguito il magistrato annotando abitudini e percorsi.