Il dossier Mi.Fo.Biali

Preliminarmente occorre precisare che con il termine Mi.Fo.Biali si intende un dossier formato dal SID negli anni 1974/75 su Mario Foligni fondatore del Nuovo Partito Popolare con cui questi voleva contrastare la Democrazia Cristiana, che, secondo quello che egli riteneva, era degenerata perdendo i suoi originari valori. L’indagine su Mario Foligni era stata ampliata alla Guardia di Finanza durante la quale erano state fatte anche intercettazioni telefoniche ed ambientali illegali, perché non autorizzate dalla magistratura, anche se erano state utilizzate strutture esistenti presso organi pubblici. L’autorizzazione a indagare su Mario Foligni e sul Nuovo Partito Popolare era stata data dal ministro della difesa che, all’epoca, era Giulio Andreotti. Tale circostanza è affermata da Gianadelio Maletti ed appare credibile, malgrado la smentita di Giulio Andreotti e l’astio che può avere spinto Maletti a fare dichiarazioni contrarie all’imputato, perché Gianadelio Maletti riferisce di avere appreso la circostanza dal capo del servizio segreto ammiraglio Casardi e ha annotato l’ordine di continuare a indagare su Mario Foligni e sul Nuovo partito Italiano e di riferire direttamente o all’ammiraglio Casardi o a Giulio Andreotti; la circostanza peraltro è stata pubblicamente ammessa dal governo della repubblica italiana che rispondendo al senato e alla camera dei deputati, ha dato notizia della conoscenza del dossier da parte del ministro e della sua autorizzazione all’indagine.

Il dossier era pervenuto nella mani di Carmine Pecorelli –ad ulteriore prova della bontà delle fonti di prova di cui egli disponeva- il quale ne aveva pubblicato ampi stralci sottolineando che da tale dossier emergeva non solo l’attività politica di Mario Foligni e del Nuovo Partito Popolare, ma, soprattutto, episodi di corruzione ed esportazione illegale di valuta degli alti gradi della Guardia di Finanza (in particolare del comandante generale dell’arma generale Raffaele Giudice, di sua moglie e del suo segretario particolare Giuseppe Trisolini, del vice comandante generale dell’arma Donato Lo Prete) e un traffico di petrolio con la Libia a cui erano interessati non solo Mario Foligni, ma anche il fratello del premier dello stato di Malta Don Mintoff, petrolieri italiani, alti prelati ed ancora il comandante della guardia di finanza generale Raffaele Giudice.

Si trattava, quindi, di un grosso scandalo anche alla luce di quello che stava emergendo in sede giudiziaria, in quel periodo, in ordine al contrabbando di petrolio. Per tale fatto la corte non ravvisa alcun interesse di Claudio Vitalone, ma solo quello di Giulio Andreotti nella sua qualità di ministro della difesa che aveva autorizzato lo spionaggio politico utilizzando mezzi illegali, nonché gli appartenenti alla Guardia di Finanza che dalla pubblicazione degli articoli vedevano compromessa la loro posizione.
E’ stato prospettato da alcuni difensori che il movente dell’omicidio sia da individuare proprio nel possesso del dossier Mi.fo.biali, derivando tale affermazione dalle dichiarazioni, che, seppure a contestazione, sono state fatte da Franca Mangiavacca la quale ha dichiarato, allorquando ha consegnato il dossier alla magistratura, che solo il possesso del dossier le aveva salvato la vita in quegli anni.

andreotti 7

Ritiene la corte, al contrario, che tale affermazione non sia conferente perché dal raffronto tra il dossier e quello che era stato pubblicato su OP si raggiunge la convinzione che oramai non vi era altro di scottante da rivelare in ordine alla corruzione dei vertici della Guardia di Finanza e al traffico di petrolio con la Libia. Peraltro non si comprende come il dossier in parola possa avere salvato la vita a Franca Mangiavacca, circostanza questa che presume la segretezza della notizia in suo possesso con il timore della sua divulgazione, se fin dalle prime indagini il dossier era stato sequestrato nell’abitazione di Carmine Pecorelli ed era a disposizione della magistratura. Evidentemente si tratta di una conclusione errata della testimone.

Sentenza omicidio Pecorelli primo grado