Nuova disputa fra i giudici di Arezzo e Bologna che si sono occupati delle inchieste sul Fronte Nazionale Rivoluzionario di Tuti e Ordine Nero. Dopo il “caso” Fianchini, l’evaso di Arezzo che con le sue rivelazioni ha portato all’incriminazione di Tuti, Franci e Malentacchi per la strage dell’Italicus, una nuova vicenda divide la procura di Arezzo e quella di Bologna. Al centro del nuovo “caso” c’è l’avvocato Oreste Ghinelli, federale del MSI di Arezzo e difensore dei terroristi neri aretini.
Secondo i giudici bolognesi che hanno svolto l’inchiesta su Ordine Nero di cui Augusto Cauchi proprio ieri arrestato in Spagna era uno dei massimi esponenti, ci sono sufficienti elementi per contestare all’avvocato Ghinelli il reato di favoreggiamento nei confronti proprio del Cauchi, arrestato mentre spacciava dollari falsi in un locale della cittadina spagnola di Marbella.
La stessa accusa i giudici di Bologna l’hanno rivolta anche a un sottufficiale della questura aretina. Trasmessi gli atti per competenza territoriale (in quanto i reati sarebbero stati commessi ad Arezzo) i giudici di Bologna si sono visti tornare l’incartamento con una richiesta a dir poco sorprendente. La procura di Arezzo chiede, infatti, che si proceda per il reato di calunnia nei confronti di coloro che hanno accusato Ghinelli: una richiesta assurda in quanto la procura aretina avrebbe prima dovuto accertare se le accuse contro Ghinelli erano infondate e riferire poi alla magistratura bolognese che in questo senso aveva voluto procedere.
In realtà vengono al pettine antichi nodi: già quando fu scoperta la cellula nera di Arezzo non furono approfonditi i legami che univano i terroristi con il MSI di Arezzo del quale erano esponenti Rossi, Franci, Malentacchi e Gallastroni. Ed è piuttosto significativo che solo il giudice istruttore di Bologna Vito Zincani e non la procura di Arezzo abbia affermato nella sentenza di rinvio a giudizio degli ordinovisti neri che “a onta delle proclamazioni ufficiali le persone accusate di aver fatto parte di Ordine Nero operavano stando all’interno del partito (MSI-DN, ndr) dal quale ricevevano denaro e protezione per il tramite del locale federale e difensore di alcuni, avvocato Ghinelli”.
Queste accuse vengono dal neofascista fiorentino Andrea Brogi e da Alessandra De Bellis, moglie di Augusto Cauchi. Andrea Brogi partecipò alla famosa riunione di Monte San Savino nel corso della quale furono messi a punto: piani per gli attentati di Moiano, Ancona e Bologna. Brogi non può essere considerato un mitomane: egli faceva parte del gruppo eversivo, conosceva tutti i retroscena dell’organizzazione; era amico del Cauchi e quindi le sue dichiarazioni dovevano essere per lo meno controllate da parte della magistratura aretina. Più o meno le stesse accuse a Ghinelli le ha ribadite la moglie del Cauchi che senza dubbio sa molte più cose di quanto si crede. Del resto sulla fuga del Cauchi, avvenuta tre giorni dopo la strage di Empoli, fin dal primo momento sono stati sollevati molti interrogativi. Lo stesso avvocato Ghinelli ammise di essersi incontrato con il Cauchi poche ore prima che sparisse dalla circolazione. Il federale di Arezzo precisò in quell’occasione di aver consigliato il giovane di Cortona a presentarsi alla polizia. Apparve strano tra l’altro che Cauchi, nonostante fosse conosciuto per la sua attività di picchiatore e di appartenente alla organizzazione eversiva Ordine Nuovo, non venisse posto sotto controllo appena il suo nome, saltò fuori dall’agenda del Tuti e si sia atteso tre giorni prima di spiccare l’ordine di cattura.
La procura di Arezzo ha passato la patata bollente a Bologna, senza però rispondere agli interrogativi sollevati dai magistrati bolognesi i quali si trovano nella condizione di non sapere se l’avvocato Ghinelli è incorso nel reato di favoreggiamento proprio perché i loro colleghi di Arezzo non vogliono precisarlo. Questo nodo deve essere sciolto se si vuole fare piena luce sui favoreggiatori, sui mandanti e i finanziatori delle trame nere in Toscana.