Carlo Digilio – dichiarazioni 04.05.1996

Spontaneamente intendo riferire una circostanza della massima importanza e che riguarda la gravissima strage che avvenne a Brescia. Qualche giorno dopo la cena con MAGGI, MINETTO e i due SOFFIATI di cui ho parlato nel precedente interrogatorio, e precisamente non più di 4 o 5 giorni dopo, Marcello SOFFIATI, su ordine del dr. MAGGI, fu mandato a Mestre a ritirare una valigetta da Delfo ZORZI e con questa valigetta, in treno, tornò a Verona nell’appartamento di Via Stella.

Io mi trovavo lì e vidi Marcello SOFFIATI letteralmente terrorizzato. Mi fece vedere la valigetta, era tipo 24 ore, che conteneva una quindicina di candelotti, non so se dinamite o gelignite, ma comunque diversi da quelli che aveva procurato ROTELLI in passato e che erano entrati nella disponibilità di ZORZI. Insieme ai candelotti vi era anche il congegno praticamente già approntato. Era costituito da una normale pila da 4,5 volt e da una sveglia grossa di tipo molto comune con dei bilancieri che facevano rumore. I fili erano già collegati tra la pila e la sveglia e quest’ultima, inoltre, aveva già il perno sistemato sul quadrante e le lancette con le punte piegate in alto per facilitare il contatto.

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Notai che il quadrante della sveglia non era di vetro, ma di plastica. Era una sveglia veramente dozzinale e di poco prezzo. SOFFIATI era molto spaventato perchè anche se la sveglia era ovviamente ferma, egli temeva che in qualche modo il congegno potesse entrare un funzione poichè il perno era già ben inserito e il quadrante di plastica, se toccato si schiacciava e poteva creare anche involontariamente il contatto.
Io gli dissi che era stato un pazzo a portare quell’ordigno in treno da Mestre e di buttare via nell’Adige quella roba appena avesse potuto. SOFFIATI però mi disse che su disposizione di MAGGI gli era stato in pratica ordinato di andare a Mestre per ritirare il congegno da ZORZI per portarlo poi a Milano, sempre in treno. ZORZI aveva detto che per quell’operazione era disponibile a mettere a disposizione l’esplosivo e il congegno, ma non a fare altro.
SOFFIATI era preoccupato e spaventato, ma alla fine mi disse che non poteva fare altro che portare l’esplosivo dove gli era stato ordinato. L’unica cosa che potei fare fu quella di sollevare un po’ il perno dal quadrante svitandolo con grande attenzione e riducendo così il pericolo di un contatto non voluto.

Dopo pochissimi giorni vi fu la strage di Brescia. Marcello apparve subito angosciato in modo terribile e da quel momento entrò in contrasto definitivo con ZORZI e MAGGI ed io gli consigliai di abbandonare definitivamente il gruppo. Marcello SOFFIATI ebbe la netta sensazione che ZORZI intendesse eliminarlo ed infatti quando si trovò in qualche occasione a Mestre ebbe cura di tenere una pistola alla cintola. Da quel momento, anche su mio consiglio, intensificò i viaggi all’estero, in particolare in Spagna, per tenersi lontano dall’ambiente.
In sostanza vi fu una progressione costituita dalla cena di Rovigo, di cui ho già parlato e che fu molto importante sul piano strategico, dalla cena a Colognola con MAGGI e MINETTO e appunto dall’arrivo di SOFFIATI a Verona con la valigetta. Il tutto nel giro di pochi giorni.

Secondo me, in particolare a quella cena di Rovigo, fu decisa una vera e propria strategia di attentati che si inserivano nei progetti di colpo di Stato che vedevano uniti civili e militari e si inserivano nella strategia anticomunista del Convegno Pollio del 1965. Marcello SOFFIATI parlò, come destinatari dell’ordigno, di gente delle S.A.M. a Milano, senza specificare nomi. Faccio presente che quando vi fu la cena con MINETTO e MAGGI in cui quest’ultimo preannunziò l’attentato non disse in quale città sarebbe avvenuto, ma indicò genericamente il Nord-Italia. Dopo quella cena io ero un po’ spaesato e rimasi ospite da Marcello SOFFIATI in Via Stella e quindi ero lì quando lui partì per Mestre e ritornò a Verona sapendo di trovarmi.