Al movente generico, proprio di qualunque terrorismo, consistente nel diffondere panico ed insicurezza tra la popolazione, sino al punto da ingenerare un senso di sfiducia nelle istituzioni incapaci di tutelare l’ordine e la sicurezza collettiva, si aggiunge il movente specifico di turbare il regolare svolgimento della campagna per il referendum popolare per l’abrogazione della legge istitutiva del divorzio, considerata una prova politica i cui risultati avrebbero assunto significati generali ulteriori rispetto al tema specifico.
Il programma fu chiaramente enunciato nell’intervista rilasciata da Ordine Nero al giornalista Macrì dell’Europeo, pubblicata il 3.10.74 e della cui autenticità non sembra lecito dubitare, (ove si consideri che vi furono trattati argomenti come gli attentati del luglio 74 – all’epoca sconosciuti persino agli inquirenti) nella quale è detto testualmente :
“ Noi siano convinti che se vanno al potere i comunisti evidentemente tutta quella fetta di borghesia che è attualmente su posizioni democratiche, liberali eccetera, per mantenere i suoi privilegi e liberarsi di certe forze di estrema sinistra, non esiterà a mettere a disposizione di una eventuale formazione clandestina determinate possibilità… Solo che non potevamo aspettare che i “comunisti fossero al potere”.
Concetti sostanzialmente identici verranno espressi da alcuni imputati (v. per tutti gli interrogatori di D’Intino Alessandro) esprimenti i fini antidemocratici perseguiti ed il delinearsi di un vasto disegno avente quale finalità ultima quella di attentare alla sicurezza dello stato.
Sentenza G.I. Processo Ordine Nero