Gianluigi Oggioni – dichiarazioni 23.06.1992

A.d.r. prendo atto che vengo sentito in qualità di testimone nell’ambito di procedimenti relativi all’attentato al treno Italicus e alla strage di Bologna del 2.8.80. Chiestomi se abbia mai conosciuto Augusto Cauchi, ricordo di averlo incontrato soltanto una volta al pronto soccorso di Montevarchi. Con lui non ho avuto nessun tipo di rapporto.

A.d.r. non sapevo che aveva avuto una relazione con la Ghelli Mirella, mia infermiera. La Ghelli era una persona di mia fiducia, ma escludo di aver avuto io stesso rapporti diversi da quelli professionali con la predetta.

A.d.r. chiestomi se sia stato in contatto con il centro CS di Firenze, ricordo che ho operato la madre del col. Mannucci Benincasa. Conosco il col. Mannucci da molto tempo, ma non lo vedo da circa due anni.

A.d.r. escludo nel modo più assoluto di aver messo in contatto il Cauchi con il Mannucci. Escludo altresì di avere svolto, seppure occasionalmente, attività per conto del centro CS di Firenze. Prendo atto che da documenti provenienti dal S.i.s.m.i. – a suo tempo addirittura coperti dal segreto di stato risulta il contrario. Lei G.I. mi rammenta nuovamente i miei doveri di testimone ed io insisto a dire che non ho mai messo in contatto Cauchi con Mannucci. Le hanno raccontato delle balle.

A.d.r. Franci era un amico di Cauchi, ma non l’ho mai conosciuto. Non e stato certo ricoverato nel mio reparto. Ricordo che il direttore sanitario del tempo mi disse che era stato ricoverato in chirurgia generale, credo per un appendicite acuta.

A.d.r. prendo atto che lei G.I. insiste ulteriormente ad incoraggiarmi a dire la verità nel modo più chiaro e completo. La verità e quello che ho già detto.

A.d.r. anche circa i miei rapporti col Mannucci confermo che l’ho visto per l’ultima volta soltanto due anni or sono. Eravamo amici ed io curavo sotto l’aspetto ortopedico tutto il personale del centro CS di Firenze, ma appunto due anni or sono mia moglie venne operata a Marsiglia ed il Mannucci non si fece neppure vivo, cosa che mi ha contrariato.

A.d.r. assieme ad altri ho fondato la loggia Setteponti, fra gli altri fondatore c’era il Lauri, ex capocentro CS di Firenze. Dalla Setteponti sono stato immesso, senza che io lo volessi, nella loggia P2.

A.d.r. prendo visione della nota a firma licio Gelli del 28.6.78 dalla quale risulta che avrei sollecitato io il trasferimento nella P2. Prendo visione altresì della nota indirizzata a Salvini e datata Montevarchi 11.5.76, dalla quale risulta che ho chiesto esplicitamente di entrare nella P2. La firma effettivamente e la mia. E’ vero che volevo entrare nella P2, ma solo per liberarmi dagli impegni settimanali richiesti dall’appartenenza alla Setteponti. Nella loggia, inoltre, era entrata della gente che non mi piaceva. Sono stato l’ortopedico di Gelli ed ho operato uno dei suoi figli per una frattura al femore.

A.d.r. ho conosciuto anche il gen. Bittoni, la cui moglie era una compagna di studi di mia moglie e si e laureata assieme a lei.

A.d.r. ho conosciuto anche l’ammiraglio Birindelli, che incontrai per la prima volta a la spezia presso il reparto sommozzatori dove conoscevo un medico ortopedico.

A.d.r. ho visto spesso Gelli in quanto suo medico ortopedico. Per ogni minimo disturbo, sia lui che i suoi famigliari venivano a Montevarchi. Io ero amico di Maria Grazia Gelli. Io andavo spesso a casa di Gelli.

A.d.r. nulla so in merito ad eventuali rapporti fra Gelli e Cauchi.

A.d.r. non so se Gelli e Mannucci si siano conosciuti. Non lo credo. Gelli sospettava che Mannucci fosse uno del servizio. Lei G.I. mi contesta l’incongruenza di questa mia affermazione, posto che Gelli conosceva benissimo i vertici del servizi segreti ed io insisto a dire che e cosi.

A.d.r. per parte sua il Mannucci mi chiedeva in continuazione notizie su Gelli, notizie che fornivo nei limiti delle mie conoscenze. In particolare il Mannucci mi chiedeva notizie su Gelli dopo la sua fuga dal carcere in Svizzera.

A.d.r. Gelli non l’ho mai visto durante la latitanza. E’ moltissimo tempo che non lo vedo. Ricordo che non lo incontrai neppure in occasione della morte della figlia Maria Grazia, mia buona amica.

A.d.r. anche Viezzer l’ho conosciuto. Ricordo di averlo incontrato una volta, mi pare a un pranzo al quale partecipò anche Gelli. A.d.r. non conosco ne Giunchiglia, ne von Berger.

A.d.r. prendo visione della nota 11.5.66 indirizzata a Ghinazzi. Il Lagi che vi e menzionato è un tale che aveva ucciso la moglie, si era laureato in medicina in carcere ed era diventato un 33 nella loggia di Ghinazzi. La lettera si riferiva al fatto che Lagi non voleva dare il resoconto delle spese della loggia.

A.d.r. mi sono iscritto alla massoneria a bologna, non ricordo in quale anno, nella loggia di Ghinazzi, mi pare nel 61 – 62. Abbandonai la loggia di Ghinazzi, insieme all’avvocato valenti proprio per una questione di quattrini, per il fatto che non venivano fatti i resoconti mensili delle spese.

A.d.r. Ghinazzi l’avro visto una volta sola. Non so quali fossero i suoi orientamenti politici e non so se avesse rapporti con ambienti della destra, in particolare extraparlamentari. Ricordo che ad un certo punto, verso il 79 – 80 ci fu un tentativo di unione tra Ghinazzi e Gelli e i rispettivi gruppi. Di tale fatto me ne parlo Gelli. Non ho mai saputo se questa riunione ci sia stata o meno.

A.d.r. non ho mai conosciuto personalmente Giovanni Rossi di Arezzo, anche se mi pare di averne sentito parlare.

A.d.r. proseguendo nel tratteggiare la mia carriera massonica ricordo che lasciato Ghinazzi fondai la loggia Setteponti a Montevarchi e che successivamente entrai nella loggia P2.

A.d.r. Gelli l’ho conosciuto nel 62 – 63 quando operai il figlio.

A.d.r. non ho mai conosciuto il giornalista Coppetti.

A.d.r. ho conosciuto bene il gen. Palumbo in quanto era il predecessore di Bittoni come comandante di brigata a Firenze.

A.d.r. Bittoni e Gelli si conoscevano, come pure Palumbo e Gelli. E’ possibile che sia stato io a presentare Palumbo a Gelli, ma non ricordo esattamente. Chiestomi se abbia presentato io Palumbo a Salvini, faccio presente che Salvini era legato a Gelli e che quindi e possibile.

A.d.r. circa la vicenda Szal, io mi limitai a curare la moglie che aveva subito una frattura nell’incidente e a segnalare l’incidente al prefetto. Della vicenda di Szal mi parlo poi Mannucci Benincasa il quale affermava che la fuga era falsa e che in realtà l’ambasciatore faceva spionaggio industriale per i paesi comunisti.

A.d.r. Mannucci mi parlava male di Gelli, ma io ero molto abbottonato perché ero molto più amico di Gelli che di Mannucci. Ribadisco che non incontro il Mannucci da due anni e che non gli ho fatto cenno che ero stato citato innanzi lei come testimone. Il Mannucci da tempo si serve da un altro ortopedico

Ed anche per questo mi sono risentito.

L.c.s.­