Ancor più falsa ed indismostrata è la terza premessa della tesi in contestazione, che cioè lo Sgrò abbia detto il vero su quella Liliana Santucci che avrebbe collaborato all’asportazione dello esplosivo poco prima della perquisizione operata dalla Polizia negli scantinati dell’Istituto di Fisica. E’ lo stesso Sgrò ad ammettere di aver inventato il nome Santucci Liliana, ed infatti dalle indagini di polizia è risultato come nessuna ragazza di questo nome figurasse fra gli studenti ed il personale che frequentava l’Università.
Quando si adduce essere impossibile che lo Sgrò abbia fatto per caso un nome corrispondente a quello della ex fidanzata di Formentini Pietro, abitante a Roma nel suo stesso stabile, si dimentica in primo luogo come lo Sgrò abbia indicato un nome (Liliana) che non coincide con’ quello della ragazza di Reggio Emilia già fidanzata del Formentini (Graziella).
Non si tiene conto poi di quanto sia comune il cognome Santucci. Ove infine si consideri che lo Sgrò pacificamente non conosceva e non frequentava il Formentini, si che il difensore ha dovuto supporre che lo Sgrò abbia sentito fare il cognome Santucci “sicuramente nei paraggi di casa sua”, dando per scontato che la Santucci Graziella sia stata a Roma a trovare il Formentini, nonostante che entrambi abbiano dichiarato il contrario e siano ampiamente credibili se è vero che la loro relazione era terminata da anni, ben prima che il Formentini si trasferisse da Reggio Emilia a Roma;- se si considera tutto ciò, si vede come la tesi difensiva in argomento sia della più assoluta inattendibilità.
Tutto si riduce ad un odioso anonimo, scritto da chi, ben addentro alla vita ed alla amicizie del Formentini, voleva nuocergli coinvolgendolo nel la vicenda Italicus, nonché ad una coincidenza fra uno dei due cognomi inventati dallo Sgrò – l’altro, Proietti, così comune a Roma, la dice lunga sull’invenzione – ed il cognome di una e’ la ragazza del Formentini, Coincidenza che così com’è, limitata al solo cognome, non ha in sé proprio nulla di inverosimile e di incredibile.
Come poi si giunga ad identificare in tale Vittorio Campanile l’autore dell’anonimo, non lo si spiega in nessun modo. Si tratta di mera fantasia, così come è puro vaneggiare, slegato da ogni emergenza di causa, quello supponente che il figlio del presunto autore dell’anonimo – Alceste Campanile , che si dice ucciso nel luglio-agosto ’75 con un colpo di pistola alla nuca – sia stato assassinato da elementi di sinistra perché avrebbe fatto delle rivelazioni compromettenti sulla strage dell’Italicus.
L’unica cosa vera è che il prof.Ennio Scolari, indicato, nell’anonimo come legato al Formentini, si è suicidato per non testimoniare al processo di primo grado. In una lettera al Presidente della Corte d’Assise (voi.33°, fol.4065) ha però spiegato che non avrebbe avuto nulla da dire in relazione al processo, collegando la sua tragica decisione ad uno stato di profonda depressione ehe gli rendeva intollerabile la sola idea di dover testimoniare. Il suicidio è di norma un gesto inconsulto,questo non fa eccezione alla regola:,costruirvi delle ipotesi su un presunto coinvolgimento dello Scolari nella strage è infondato quanto ingeneroso.
Sentenza appello Italicus