E’ giunto il momento di esporre le notizie essenziali contenute nel documento Azzi facendo presente che, per facilitarne la comprensione, talune notizie sparse in più paragrafi del documento devono essere coagulate tra loro in modo da darne una visione più unitaria.
– ATTENTATO ALLA COOP:
Secondo l’appunto è stato organizzato da ROGNONI e FERRI. Doveva essere compiuto da DI GIOVANNI e CURTOLO (certamente CUCCIOLO e cioè Davide PETRINI).
Fumagalli, tuttavia, ha bloccato le trattative per la commissione di tale attentato e Rognoni ha incaricato DE MIN e AZZI.
Il congegno è stato preparato con tritolo tenuto da Azzi.
– ATTENTATO ALLA SCUOLA SLAVA DI TRIESTE:
L’attentato venne deciso in occasione di una riunione a Treviso cui erano presenti AZZI e DE MIN.
L’episodio doveva essere coordinato da FERRI con CICUTTINI di Udine. Venuto poi a mancare l’apporto di Cicuttini, era rientrato in causa per l’organizzazione dell’attentato Giancarlo ROGNONI che aveva preso contatti direttamente con Trieste. Secondo Azzi, l’esecutore è stato lo stesso Rognoni con elementi locali reclutati sul posto.
– LA CASSETTA CON ESPLOSIVO RINVENUTA SULL’APPENNINO
– IL PROGETTO DI PROVOCAZIONE IN DANNO DI FELTRINELLI
– I TIMERS DI PIAZZA FONTANA:
Nico Azzi era stato invitato dal “colonnello” ad accettare un trasferimento durante il servizio militare a Casale Monferrato al fine di conoscere meglio certe “locazioni” (probabilmente una villa o un’abitazione) di Feltrinelli.
Azzi era al corrente della “cassetta” trovata sull’Appennino ligure dopo il fallito attentato al treno. Tale cassetta era stata preparata a La Spezia con materiale fornito dallo stesso “colonnello”, unico elemento di tale gruppo che Azzi conosceva.
La decisione di far ritrovare la “cassetta” era stata presa da ROGNONI che aveva poi mandato Azzi dal “colonnello”. Costui aveva forse prestato servizio, in passato, presso gli Alpini e all’epoca aveva un incarico presso la Scuola di Guerra.
In un primo tempo si era pensato di far trovare insieme alla famosa “cassetta” i tagliandi delle borse collegate alla strage di Piazza
Fontana, ma in seguito il progetto era stato accantonato perchè ritenuto esagerato.
I tagliandi delle borse furono fatti avere a ROGNONI, ora sembra che siano in possesso di FERRI.
– PREPARAZIONE DELL’ATTENTATO AL TRENO TORINO-ROMA:
A Parigi, il 27 febbraio, AZZI, ROGNONI e DE MIN avevano partecipato alla riunione dei gruppi ove era emersa la necessità di interventi diretti al fine di determinare una tensione interna con ripercussioni anche all’estero.
Per questo motivo erano stati scelti i treni.
Un’altra riunione si era svolta a Lione ove era stata discusso il problema della scelta delle persone che dovevano compiere gli attentati. La discussione era poi proseguita a Milano presso la casa del fratello di Azzi, presenti ROGNONI e FERRI e due persone che Azzi definisce “molto importanti” perchè facenti parte del S.I.D. I timers per l’attentato provenivano da Casale Monferrato. L’attentato al treno era stato discusso alla birreria tedesca di Galleria Vittorio Emanuele, presenti oltre ai componenti del gruppo La Fenice, tra cui anche la moglie di Rognoni, altre tre persone venute da Roma (il cui nome all’estensore dell’appunto non è stato indicato). L’attentato originariamente doveva avvenire l’11 aprile; durante la riunione alla birreria fu imposto ad Azzi il cambiamento di programma.
– ISTRUTTORI DELL’O.A.S.:
Alla riunione di Lione erano presenti diversi ex elementi dell’O.A.S. i quali fungevano da insegnanti ed inoltre potevano fornire anche uomini adatti allo scopo di affiancare gli elementi italiani. Costoro potevano anche provvedere al trasporto di armi in Italia tramite la Germania e la Francia.
– CONTATTI CON I MILITARI PER LA FORNITURA DI ARMI E BOMBE A MANO:
Le forniture di bombe a mano provenivano da Imperia, Cuneo e Casale Monferrato e sopratutto quest’ultima era la base ove più facilmente si poteva avere del materiale. Vi era un capitano, originario della stessa zona di Nico AZZI, il quale faceva da tramite con Cesare FERRI per qualsiasi cosa servisse (paragrafo D).
Altro punto di riferimento per ottenere con facilità armi e munizioni era la caserma dei paracadutisti di Livorno (paragrafo F).
A Livorno vi era un certo Lupo, impiegato presso una filiale delle Poste.
Costui era stato presentato anche ad Azzi da Rognoni ec era in contatto diretto con ufficiali dei paracadutisti per la fornitura di bombe a mano e di munizioni.
Tali ufficiali erano anche in contatto con altri ufficiali di caserme del Veneto, sopratutto della Folgore ed Azzi stesso si era recato
personalmente in una caserma di Villa Vicentina, in provincia di Udine, per incontrare un capitano che aveva promesso di far pervenire del materiale a Milano tramite FERRI. Il tritolo usato per gli attentati commessi dal gruppo La Fenice era stato custodito in casa da Nico Azzi, proveniva dal Genio militare ed era stato fornito dal Capitano SANTORO il quale era in stretto contatto con l’industriale Magni (paragrafo G).
– I FINANZIAMENTI AL GRUPPO:
I finanziamenti provenivano in buona parte dalla Germania mediante assegni intestati a varie persone che ruotavano intorno al gruppo. A partire da un certo momento si era tuttavia preferito utilizzare corrieri che portavano denaro liquido. I soldi portati dalla Germania provenivano anche da finanziatori italiani che li versavano in quel Paese.
Dei sovvenzionamenti all’interno delle carceri si occupava il ragioniere dell’industriale Magni il quale ne rendeva conto all’onorevole SPANO’ (certamente l’on. PISANO’). Magni, in occasione di una riunione tenuta a Monza il 1°.4.1968 con altri industriali del milanese, li aveva invitati a sovvenzionare i gruppi fascisti, i soli che potessero salvaguardare i loro interessi anche con sabotaggi da addossare sulle sinistre. A tale riunione era presente anche l’on. SERVELLO (paragrafo G).
– POSSIBILITA’ DI ESPATRIO IN GRECIA:
Il gruppo aveva punti di riferimento stabili in Svizzera (paragrafo E), inoltre a Napoli vi era un tale Ruggeri, non iscritto al M.S.I. ma in contatto anche con Pino RAUTI, al quale si poteva fare ricorso sia per sovvenzionare chi si trovasse in pericolo sia per provvedere all’espatrio di camerati in Grecia. Costui infatti era in contatto con elementi del contrabbando e disponeva anche di mezzi personali (paragrafo H).
– FUGA DI EDGARDO BONAZZI DOPO L’OMICIDIO DEL MILITANTE DI SINISTRA, MARIANO LUPO:
Edgardo Bonazzi, dopo l’omicidio del giovane di sinistra, Mariano Lupo, su indicazione di Pino RAUTI era stato mandato proprio da Ruggeri. Costui però non si era assunto alcuna responsabilità avendo ricevuto ordini “dall’alto”. Pino Rauti aveva in pratica fatto il doppio gioco con Bonazzi.
– RIUNIONE A TREVISO CON PINO RAUTI:
Pino Rauti aveva tenuto una riunione a Treviso il 10.9.1971 durante la quale aveva invitato i camerati di Ordine Nuovo e tenersi costantemente in contatto con Di Giovanni di Milano (esponente di Avanguardia Nazionale) dato che a breve scadenza sarebbe stato opportuno agire in Lombardia. Per gli attentati i camerati di Milano dovevano a tutti i costi disporre di un alibi consistente poichè il loro scopo era quello di far ricadere ogni responsabilità su Potere Operaio.
Anche AZZI era presente alla riunione di Treviso. Un’altra riunione venne tenuta da Rauti a Monza il 20.9.1971, ma in tale
occasione Azzi non era presente. Si trattava comunque di una riunione di coordinamento in cui con Rognoni, Di Giovanni ed Esposito (certamente Giancarlo ESPOSTI) vennero fissate le modalità del finanziamento.
– FORNITURE E DEPOSITI DI ESPLOSIVI:
Bombe e tritolo che erano serviti anche per gli attentati del Meridione, compresi quelli in Calabria, erano depositati nella campagna di Caivano (in provincia di Napoli). Gli spostamenti di tale materiale venivano effettuati tramite commercianti di frutta (paragrafo H). Altra parte del materiale proveniva dal’Alto Adige ed era stato depositato presso un’agenzia pubblicitaria di Abbiategrasso. Tale esplosivo era servito per tutti gli attentati al tritolo del 1971/1972 (pararafo I).
Si osservi che leggendo le cinque pagine del documento, la qualità e la precisione delle notizie sembra progressivamente sfumare come se durante il colloquio la fonte tendesse a chiudersi, forse pentendosi dello sfogo cui si era lasciata andare.