Il caso Ajello – Sentenza appello Italicus 1986

Marotta Rosa gestiva in Roma, Via Aureliana n.21, una ricevitoria del lotto, avvalendosi della collaborazione di tale Trillo Milena.

Nell’angusto locale, sulla destra rispetto alla porta d’ingresso, era installato un telefono pubblico. Nella mattinata del 31 luglio una ragazza,vesti­ta con una minigonna a fiorellini entrava nella sud­detta ricevitoria per fare una telefonata, mentre un solo cliente era intento a presentare delle schedi­ne dell’Enalotto.

Secondo quanto denunciato dalla Marotta il suc­cessivo 9 agosto, la ragazza nel corso della telefo­nata aveva pronunciato le seguenti frasi: “Le bombe sono pronte…. da Bologna c’è il treno per Mestre… là trovi la macchina per passare i confini…. stai tranquillo….. i passaporti sono pronti….”.

La Marotta precisava che la ragazza aveva par­lato a voce bassa ma piuttosto distinta; che aveva percepito chiaramente quanto da lei detto, essendo seduta dietro il bancone a non più di un metro dal telefono; che il successivo 2 agosto la ragazza era tornata ed aveva fatto una seconda telefonata. Questa volta la ricevitoria era affollata, si che essa Marotta aveva solo compreso che la ragazza cercava di tranquillizzare il suo interlocutore dicendo: “Tutto a posto, stai tranquillo”.

La Trillò deponeva in conformità, adducendo che in occasione della prima telefonata aveva distinta­mente sentito dire: “Le bombe sono pronte…. è tut­to pronto…. Bologna…. treno per Mestre, chi sa se arriva in ritardo, ti ritelefono oggi pomeriggio e ti faccio sapere….”.

Poiché la ragazza era stata vista entrare nel vicino stabile di Via Aureliana n.25 e frequentava un misterioso studio che il portiere sospettava fos­se della Polizia, veniva prontamente identificata per certa Ajello Claudia. Costei, di madre greca e buona conoscitrice di quella lingua, figlia di un ufficiale superiore dei CC, dopo la morte del padre aveva collaborato saltuariamente col SID sia come traduttrice, sia come informatrice circa l’attività e gli orientamenti dei numerosi emigrati greci – prevalentemente studenti – che all’epoca si trovava no in Italia, dopo le. notÉ!. vicende, che avevano con­dotto all’instaurazione del cosiddetto “regime dei colonnelli”.

Di poi l’Ajello era stata assunta dal SID con la qualifica di “interprete traduttrice”, con decorrenza 1° luglio 1974. Aveva così ricevuto le chiavi dell’appartamento di Via Aureliana n.25, preso in locazione sotto falso nome da un ufficiale del SID ed utilizzato in quel periodo per l’espletamento di traduzioni.

Risultava che l’Ajello si era iscritta di re­cente al P.C.I., Sezione di Casalbertone, cosa di cui i suoi superiori si dicevano all’oscuro. Essi sapevano che la ragazza, per la sua attività di in­formatrice, frequentava studenti greci simpatizzan­ti per partiti di estrema sinistra, partecipando così a riunioni ed a convegni in quell’ambito, ma non che si fosse spinta fino ad iscriversi al partito comunista.

La Ajello dunque, sentita dal P.M., ammetteva di aver fatto la telefonata sentita dal personale del banco lotto.

L’Ufficio dove lavorava era infatti privo di telefono – o meglio ve n’era uno, da lei non utiliz­zabile – sicché per le sue telefonate, private o d’ufficio, si avvaleva dei telefoni pubblici instai lati in un vicino bar o nella ricevitoria del lotto, preferibilmente di quest’ultimo per la maggior tran­quillità del locale.

Adduceva che nel periodo fra la fine di luglio ed i primi d’agosto aveva fatto diverse telefonate a sua madre, che doveva partire con ta’amica per una breve crociera sul Danubio, con inizio da Vienna Il punto d’incontro dei partecipanti era a Mestre: poiché essa Ajello si era occupata della preparazio­ne del viaggio per quanto riguarda i contatti con l’Agenzia, i passaporti e l’acquisto di valuta estera, aveva frequentemente telefonato per tenere al corrente la madre e per ripeterle gli ultimi avver­timenti. Era quindi probabile che avesse parlato del treno Roma-Bologna-Mestre, di passaporti, di confine di macchina per la stazione.

Negava per altro di aver potuto usare la paro­la “bombe”. Avendo l’abitudine di chiamare scherzosamente la madre “bionda”» era possibile avesse usato quest’epiteto. Scherzando poi affettuosamente sulle possibilità di incontri galanti che la crociera avrebbe potuto offrire e sulle velleità giovani­li di sua madre e dell’amica, non poteva escludere di averle qualificate con l’appellativo di “sexi- bombe”.

Ferma l’Ajello su questi assunti, sicure la Marotta e la Trillò di aver udito le frasi da loro riferite, si stabiliva che in realtà la madre della Ajello, Kreusi Ilaria, aveva partecipato, con l’ami­ca Messinò Bianca, ad una crociera denominata “Danu­bio Blu”, organizzata dall’Ente Turistico dei lavo­ratori italiani, che aveva avuto luogo dal 4 all’11 agosto-1974; che le due donne erano partite da Roma verso le ore 22 del 3 agosto, ed erano giunte a Me­stre con grave ritardo per il disservizio causato dall’interruzione della linea Firenze-Bologna pro­prio per l’esplosione sull’Italicus, tanto che, es­sendo già partiti da Mestre i partecipanti alla ero ci era, avevano dovuto raggiungere Vienna con mezzi propri.

Il cliente della ricevitoria che aveva assisti­to alla telefonata del 31 luglio non veniva rintrac­ciato, né più si presentava, come era solito fare, a giocare presso la ricevitoria di Via Aureliana.

Sentenza appello Italicus 1986 pag 39-44

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