Marotta Rosa gestiva in Roma, Via Aureliana n.21, una ricevitoria del lotto, avvalendosi della collaborazione di tale Trillo Milena.
Nell’angusto locale, sulla destra rispetto alla porta d’ingresso, era installato un telefono pubblico. Nella mattinata del 31 luglio una ragazza,vestita con una minigonna a fiorellini entrava nella suddetta ricevitoria per fare una telefonata, mentre un solo cliente era intento a presentare delle schedine dell’Enalotto.
Secondo quanto denunciato dalla Marotta il successivo 9 agosto, la ragazza nel corso della telefonata aveva pronunciato le seguenti frasi: “Le bombe sono pronte…. da Bologna c’è il treno per Mestre… là trovi la macchina per passare i confini…. stai tranquillo….. i passaporti sono pronti….”.
La Marotta precisava che la ragazza aveva parlato a voce bassa ma piuttosto distinta; che aveva percepito chiaramente quanto da lei detto, essendo seduta dietro il bancone a non più di un metro dal telefono; che il successivo 2 agosto la ragazza era tornata ed aveva fatto una seconda telefonata. Questa volta la ricevitoria era affollata, si che essa Marotta aveva solo compreso che la ragazza cercava di tranquillizzare il suo interlocutore dicendo: “Tutto a posto, stai tranquillo”.
La Trillò deponeva in conformità, adducendo che in occasione della prima telefonata aveva distintamente sentito dire: “Le bombe sono pronte…. è tutto pronto…. Bologna…. treno per Mestre, chi sa se arriva in ritardo, ti ritelefono oggi pomeriggio e ti faccio sapere….”.
Poiché la ragazza era stata vista entrare nel vicino stabile di Via Aureliana n.25 e frequentava un misterioso studio che il portiere sospettava fosse della Polizia, veniva prontamente identificata per certa Ajello Claudia. Costei, di madre greca e buona conoscitrice di quella lingua, figlia di un ufficiale superiore dei CC, dopo la morte del padre aveva collaborato saltuariamente col SID sia come traduttrice, sia come informatrice circa l’attività e gli orientamenti dei numerosi emigrati greci – prevalentemente studenti – che all’epoca si trovava no in Italia, dopo le. notÉ!. vicende, che avevano condotto all’instaurazione del cosiddetto “regime dei colonnelli”.
Di poi l’Ajello era stata assunta dal SID con la qualifica di “interprete traduttrice”, con decorrenza 1° luglio 1974. Aveva così ricevuto le chiavi dell’appartamento di Via Aureliana n.25, preso in locazione sotto falso nome da un ufficiale del SID ed utilizzato in quel periodo per l’espletamento di traduzioni.
Risultava che l’Ajello si era iscritta di recente al P.C.I., Sezione di Casalbertone, cosa di cui i suoi superiori si dicevano all’oscuro. Essi sapevano che la ragazza, per la sua attività di informatrice, frequentava studenti greci simpatizzanti per partiti di estrema sinistra, partecipando così a riunioni ed a convegni in quell’ambito, ma non che si fosse spinta fino ad iscriversi al partito comunista.
La Ajello dunque, sentita dal P.M., ammetteva di aver fatto la telefonata sentita dal personale del banco lotto.
L’Ufficio dove lavorava era infatti privo di telefono – o meglio ve n’era uno, da lei non utilizzabile – sicché per le sue telefonate, private o d’ufficio, si avvaleva dei telefoni pubblici instai lati in un vicino bar o nella ricevitoria del lotto, preferibilmente di quest’ultimo per la maggior tranquillità del locale.
Adduceva che nel periodo fra la fine di luglio ed i primi d’agosto aveva fatto diverse telefonate a sua madre, che doveva partire con ta’amica per una breve crociera sul Danubio, con inizio da Vienna Il punto d’incontro dei partecipanti era a Mestre: poiché essa Ajello si era occupata della preparazione del viaggio per quanto riguarda i contatti con l’Agenzia, i passaporti e l’acquisto di valuta estera, aveva frequentemente telefonato per tenere al corrente la madre e per ripeterle gli ultimi avvertimenti. Era quindi probabile che avesse parlato del treno Roma-Bologna-Mestre, di passaporti, di confine di macchina per la stazione.
Negava per altro di aver potuto usare la parola “bombe”. Avendo l’abitudine di chiamare scherzosamente la madre “bionda”» era possibile avesse usato quest’epiteto. Scherzando poi affettuosamente sulle possibilità di incontri galanti che la crociera avrebbe potuto offrire e sulle velleità giovanili di sua madre e dell’amica, non poteva escludere di averle qualificate con l’appellativo di “sexi- bombe”.
Ferma l’Ajello su questi assunti, sicure la Marotta e la Trillò di aver udito le frasi da loro riferite, si stabiliva che in realtà la madre della Ajello, Kreusi Ilaria, aveva partecipato, con l’amica Messinò Bianca, ad una crociera denominata “Danubio Blu”, organizzata dall’Ente Turistico dei lavoratori italiani, che aveva avuto luogo dal 4 all’11 agosto-1974; che le due donne erano partite da Roma verso le ore 22 del 3 agosto, ed erano giunte a Mestre con grave ritardo per il disservizio causato dall’interruzione della linea Firenze-Bologna proprio per l’esplosione sull’Italicus, tanto che, essendo già partiti da Mestre i partecipanti alla ero ci era, avevano dovuto raggiungere Vienna con mezzi propri.
Il cliente della ricevitoria che aveva assistito alla telefonata del 31 luglio non veniva rintracciato, né più si presentava, come era solito fare, a giocare presso la ricevitoria di Via Aureliana.
Sentenza appello Italicus 1986 pag 39-44